Quello stesso giorno, anche Erik, Joseph e Caleb furono interrogati in presenza del loro avvocato. Ad Erik e Joseph ne fu assegnato uno d'ufficio, mentre per Caleb accadde qualcosa di inaspettato.
«Mr Jones, appena arriverà il suo avvocato inizieremo l'interrogatorio. Avrete un breve colloquio e poi potremo iniziare» lo informò Coleman, facendolo accomodare nella stanza riservata agli interrogatori per i detenuti.
Caleb si sedette al suo posto e attese in silenzio, osservandosi i polsi bloccati dalle manette e sentendosi stranamente nervoso.
Venti minuti dopo, Ryan Jones fece il suo ingresso. Salutò il capo della polizia e si voltò verso suo fratello, notando il suo sguardo pieno di stupore.
«Ciao, Cal!» proferì, accomodandosi accanto a lui. Coleman afferrò i suoi fogli e uscì dalla stanza, per lasciarli al loro colloquio.
«C-che ci fai qui?» lo stupore lasciò subito lo spazio al disprezzo.
«Cal, tu non hai idea di quanto io ti abbia cercato in tutti questi anni. Non sapevo dove fossi, che fine avessi fatto e poi mi sono ritrovato a vedere la tua foto al notiziario. Sono venuto qui, per prendere in carico il tuo caso».
«Non ho bisogno di te! Mi possono dare un avvocato qualsiasi» gli ringhiò contro «sei venuto a prenderti gioco di me, su ordine di tuo padre?».
«Perché fai così? Io non ti ho mai fatto nulla. Non puoi incolparmi per cose che non ho mai voluto. È stato lui ad esaltarmi sempre, a disegnarmi come il figlio perfetto! Non ho mai apprezzato il suo atteggiamento nei tuoi confronti» gli spiegò dispiaciuto «sono davvero qui per difenderti. Non intendo giudicarti per il tuo gesto, Cal!».
«Potevi ricordarti molto prima di me» abbassò lo sguardo «invece non facevi altro che gonfiarti ad ogni sua parola, ignorando come potessi sentirmi io. Riuscivi a renderti protagonista anche ai miei compleanni...e a quel tempo ero solo un bambino».
Sospirò. «Hai ragione! Ho preferito non contraddire nostro padre. Ho lasciato che ti trattasse male, senza muovere un solo dito. Lui non sa che sono qui e non mi importa! Se puoi, ti chiedo di perdonarmi. Lasciami rimediare, ti prego!».
«Non ho nulla da perdonarti. Non ti ho mai odiato...» lo guardò nuovamente «a dirla tutta, ti ho invidiato. Volevo esserci io al tuo posto» ammise con più calma.
Sorrise. «Ho una vita abbastanza noiosa, Cal! Tu invece ti sei dato parecchio da fare, vedo!» fece una smorfia «ascolta, non abbiamo molto tempo. Spiegami cosa è successo veramente. Sei davvero tu l'artefice del rapimento di Chloe Morgan?».
Si guardò intorno e, non sentendosi a suo agio, scosse la testa. «Devi parlare con lei. Fidati di me. Io posso solo dirti che non c'entro nulla» si avvicinò a lui «non mi fido di questo posto. Ci ascoltano sicuramente» sussurrò appena «contatta Chloe e dille da parte mia che deve riferirti tutta la verità...e la nostra di verità».
Annuì. «Lo farò! Siamo d'accordo, allora...Mi accetti come tuo legale?».
Annuì. «Se me ne davano uno loro, ero fottuto già in partenza» sospirò «qui sono tutti corrotti».
«So come funzionano queste cose e so quanto ti odia Samuel Morgan. Tranquillo, ti tirerò fuori di qui!» lo tranquillizzò.
Coleman rientrò in stanza, sedendosi al suo posto. «Se avete finito, possiamo iniziare» si rivolse a Ryan che annuì quasi subito.
«Bene, Mr Jones! È arrivato il momento di ascoltare la sua versione» aprì il fascicolo, dando inizio al suo interrogatorio.
Caleb rispose a tutte le domande dell'agente, senza mai mostrare esitazione nelle sue risposte. Più descriveva gli eventi, più la sua versione sembrava confermare quella di Chloe ed Erik. L'interrogatorio andò avanti per un'ora e, al suo termine, Caleb fu raggiunto da due agenti per essere riportato in cella.
«Avrò un incontro con Chloe, sta tranquillo» disse suo fratello, prima di lasciarlo andare.
Annuì. «Ryan, grazie. Davvero...» riuscì a sorridergli.
Ricambiò il suo sorriso. «Ti voglio bene, Cal! Non sono come loro. Puoi fidarti di me» gli fece l'occhiolino, lasciandolo alle guardie. Notò il loro atteggiamento scontroso e corrugò la fronte, intuendo che ci fosse qualcosa di strano nel loro comportamento verso Caleb. Lo fissò un'ultima volta e poi lasciò il penitenziario, tornando in hotel.«Mamma, tubino blu o nero?» esclamò Chloe, mostrando a sua madre i due abiti «sono alquanto agitata e non riesco a decidere» sospirò, lanciando uno sguardo all'orologio «voglio essere puntuale, Caleb non si aspetta questa visita».
«Chloe, uno vale l'altro» la vide incupirsi e sospirò, indicandole quello nero «ma non è rischioso andare in carcere?».
Scosse la testa. «È più rischioso lasciarlo nelle mani di quei poliziotti corrotti» sfilò l'abito dalla gruccia, indossandolo subito «ho bisogno di saperlo al sicuro, mamma!».
«Va bene, tesoro» le accarezzò il viso «ma fa attenzione e digli che ho voglia di conoscerlo» afferrò la sua borsa «adesso scappo in ufficio. Ti voglio bene» la baciò e le lasciò le chiavi dell'auto, andando via.
Corse in bagno e raccolse i capelli in uno chignon morbido, optando per un trucco dai toni chiari e luminosi. Creò una linea di eyeliner e scelse un rossetto nude, guardandosi allo specchio. «Tra poco sarò lì, amore mio» disse tra sé, con la gioia nel cuore. Indossò un paio di décolleté neri e scelse una giacca rosa antico, uscendo di casa mezz'ora dopo.
Salì in auto e si recò al penitenziario, tra gli sguardi sorpresi degli agenti. Deglutì a vuoto e si avvicinò ad uno di loro, sistemandosi il tubino.
«Salve, agente! Sono qui per una visita».
«Chi vorrebbe incontrare?» la osservò dalla testa ai piedi.
Si schiarì la voce, facendo un grande respiro. «Caleb Jones!» rispose, fissandolo attentamente.
L'agente sussultò, stupito dalla sua richiesta. «Bene...mi consegni il suo documento e attraversi il metal detector» disse ricomponendosi.
Annuì, consegnando al poliziotto il suo documento. Attraversò il metal detector e notò un altro poliziotto fissarla con aria maliziosa. Alzò un sopracciglio e abbassò ulteriormente il suo tubino, lanciandogli un'occhiataccia. «Sta sbavando troppo!» gli disse, dirigendosi all'interno dell'edificio.
Nel frattempo, una guardia si recò da Caleb per comunicargli quanto stava accadendo. «Ehi, Jones! A quanto pare oggi è il tuo giorno fortunato! Hai una visita».
Si alzò, andandogli vicino. «E chi è?».
«Stai chiedendo troppo, Jones!» aprì la cella, sbuffando «attendi lì insieme agli altri! Fra poco sarete accompagnati nella stanza delle sorprese» sogghignò.
Chloe, accompagnata da un agente, si recò nella sala visite, dove altra gente attendeva di poter incontrare il proprio parente o marito o fidanzato. Fece un grande respiro e ignorò gli sguardi stupiti degli agenti, accomodandosi di fronte ad una vetrata. Osservò la cornetta alla sua sinistra e si incupì, capendo che sarebbe stato quello l'unico mezzo di comunicazione con il suo uomo.
«M-Miss Morgan, se ha bisogno di qualcosa non esiti a chiedermelo» disse il poliziotto alle sue spalle, mostrandole grande rispetto.
Lei lo fissò attentamente e annuì, voltandosi nuovamente verso la porta dove sarebbe comparso Caleb di lì a poco.
Pochi minuti dopo tutti i detenuti interessati, raggiunsero una saletta. Caleb vide Erik e lo saluto col suo solito occhiolino, accompagnato dal sorriso che regalava solo a pochi. Dato l'ok da parte di un agente, i detenuti entrarono nella sala visite e Caleb si bloccò nel vedere Chloe, la sua donna, dall'altra parte della vetrata. Si ricompose e si andò ad accomodare, afferrando la cornetta.
«Ciao micetta».
Non appena udì il suono della sua voce, tornò finalmente a vivere. «Ciao, Mr Jones» gli sorrise teneramente «te l'avevo detto che non ti avrei mollato».
«Sei bellissima...» la guardò attentamente «e mi manchi da morire».
«Mi manchi tanto anche tu! Ti amo, Cal...Ho avuto così paura di perderti!» sospirò «va tutto bene, qui? Ti stanno trattando da essere umano, o come una bestia?».
Scosse la testa. «Cerco di fare il bravo, perché questi sono tutti corrotti...da tuo padre» sospirò «hai parlato con mio fratello?».
«N-no! Abbiamo solo organizzato un incontro. Ammetto che sono rimasta stupita, dopo quello che mi hai raccontato...ma sta tranquillo, non sei solo amore mio!» lo guardò con estrema dolcezza «vorrei poterti stringere, Cal...» abbassò un momento lo sguardo, cacciando indietro le lacrime «ho una sorpresa per te» gli fece l'occhiolino.
«Mi hai portato tuo padre?» esclamò sarcastico.
Ridacchiò senza rispondere. Gli diede le spalle e alzò la gamba, mostrandogli il tatuaggio.
Spalancò gli occhi, sorpreso da ciò che stava vedendo. Sorrise e posò le dita sul vetro, seguendo il disegno. «Il giglio...quindi devo dedurre che hai conosciuto Jack».
Annuì, notando gli agenti guardarla confusi. Li ignorò e posò le dita in corrispondenza di quelle di Caleb, guardandolo dritto negli occhi. «Mia madre sa di noi. Sa tutto, Cal! Si è sentita male un paio di volte, ma adesso non vede l'ora di conoscerti».
«Solo un paio di volte?» sogghignò «Ha la pelle dura quella donna!» tornò serio «sai cosa stai combinando, vero? Questi stronzi non mi molleranno fino a quando non riusciranno a capire il motivo di questo incontro. Sento i loro sguardi su di noi. E giungerà notizia anche a tuo padre».
«Tu mi sottovaluti, Mr Jones» schioccò le labbra «non credo si permetteranno di darti fastidio. Mio padre non è disposto a pagare quanto me!» fece spallucce «dimentichi che, se voglio, so graffiare e anche tanto».
«Chloe, no! Non sprecare soldi per me...» esclamò dispiaciuto «io ce la farò!».
«Sono talmente ricca, da avere voglia di investire il mio denaro» ribatté severa «Cal, smettila di preoccuparti per me. Devo saperti al sicuro e devo fare guerra a Samuel Morgan. Non mi metterò in pericolo, ok? Solo, abbi fiducia in me».
«Io in te ho tutta la fiducia di questo mondo. Solo, sta attenta...mi distrugge non poterti restare accanto e proteggerti» sospirò «come sei bella, micetta. Vorrei riempirti di baci e sfilarti di dosso quei graziosi vestiti».
«Lei è davvero un porco, signor sequestratore!» ridacchiò «farei l'amore con te tutto il giorno, Cal! Mi manca sentirti mio» osservò il suo viso, incantandosi per un attimo «sei sempre bello. E sei tutta la mia vita».
Sorrise. «Lo so, l'arancione mi dona...mette in risalto il colore dei miei occhi» sogghignò «non appena sarò fuori di qui, ti porterò sulla famosa spiaggia! E faremo l'amore...tu mi aspetterai, vero?».
«Amore mio, tu non hai nulla da temere. Io ti appartengo, Cal! Questo anello rappresenta il nostro futuro» glielo mostrò «voglio essere tua per sempre...E ti aspetterò anche se ci metterai più del dovuto a tornare» lo rassicurò, regalandogli uno dei suoi sorrisi più belli.
«Mi manchi come l'aria!» avvicinò la mano in direzione delle sue labbra «prometto che farò il bravo, così da poter uscire prima del previsto».
«Dimmi che mi ami, Cal! Ne ho bisogno. Ho bisogno di vedere le tue labbra baciare quella parola» posò gli occhi sulla sua bocca, fissandola con dolcezza.
«Ti amo! Ti ho amata sin da subito, anche se non me ne rendevo conto» sorrise «ti amo e ti amerò per sempre».
«Amore mio dolce» si asciugò una lacrima, poggiando la mano su quel vetro «pagherei qualsiasi cifra per poterti stringere a me» sospirò malinconica «dimmi di Erik, lo trattano bene?» chiese preoccupata.
«Sì!» lanciò un'occhiata verso lui e sorrise nel vedere sua madre «sono solo scortesi nei miei confronti. Ma appena sarò fuori, farò una pessima recensione su internet».
Scoppiò a ridere improvvisamente, attirando a sé gli sguardi della gente. Erik corrugò la fronte nel notare i presenti guardare in direzione di dove era Caleb e lanciò uno sguardo a chi era seduto dall'altra parte, sogghignando. Chloe si ricompose e lanciò un'occhiataccia a Caleb, scuotendo la testa divertita. «Sei sempre il solito, Mr Jones!» alzò gli occhi al cielo, afferrando la sua borsa «ti ho scritto una lettera. E ho spruzzato alcune gocce del mio profumo. Quello che hai inalato quando mi hai afferrata».
«Chloe, sai che è una mossa molto pericolosa? Potrei seriamente fare cose sporche» fece una smorfia «sempre se me la consegnano!».
«Beh, vorrà dire che saprai ammazzare la noia» gli fece l'occhiolino «c'è anche una mia foto all'interno. Ti terrà compagnia, quando saremo lontani» si baciò le dita e le posò sul vetro, in direzione delle sue labbra «io ti bacio sempre, Cal! Ogni volta che il mio pensiero ti raggiunge, io ti stringo forte a me! Avrai questa lettera, sta tranquillo».
Si baciò le sue e le posò in direzione della mano della ragazza. «Ti bacio anche io. Ogni sera e ogni mattina» sorrise «vorrei che questo momento non finisse mai».
«Lo vorrei anche io, amore mio! Saremo più forti di prima, Cal! Questa è la prova più dura che il nostro amore sta affrontando. Ma se tu mi aspetti, io sarò lì ad attenderti. Non smettere di lottare per noi, ti prego».
Scosse la testa. «Non temere. Lotto per te e per poter indossare la manetta al dito».
«Un tempo, il solo pensiero ti provocava l'orticaria» ribatté divertita «l'amore ti salva, Cal! Tutti mi chiedono come sia riuscita a rubarti il cuore...Ma la verità è che io non ho fatto nulla! Sei tu che mi hai salvata da una vita in gabbia».
«Lo so! La mia bellezza vi fa cascare tutte ai miei piedi» sogghignò.
Alzò gli occhi al ciel. «Sei pessimo, Caleb Jones!» lo guardò rassegnata, beandosi di quella serenità che vedeva sul suo viso.

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35 DAYS OF YOU
ChickLitSacramento. California. Samuel Morgan, un ricco uomo spietato, decide improvvisamente di chiudere la sua azienda metalmeccanica vendendola per una cospicua somma e licenziando senza spiegazioni gli ottanta operai. Tre di loro, Caleb Erik e Joseph, o...