Erik arrivò al casolare intorno alle 8.00 e posò la colazione sul tavolo. «Abbiamo avuto una seratona di fuoco, vedo!» si rivolse a Caleb, afferrando la bottiglia di vino vuota «scommetto che è già incinta!» sogghignò.
«No, volevamo fare una cosa a tre, ma tu non c'eri» sbadigliò, strofinandosi gli occhi.
«Potevi chiamarmi! Lo avremmo fatto al telefono...io sono sempre pronto a nuove esperienze!» fece spallucce «cappuccino!» glielo passò, facendosi serio «come è andata?! Tra voi due intendo!» gli chiese, sedendosi.
«Le ho parlato di me!» assaporò la bevanda calda «e mi sono sentito bene. Libero!».
Sorrise teneramente. «Hai preso la decisione giusta! Lei ora amerà anche questo di te!» gli passò un muffin «il potere dell'alcol fa miracoli».
«D'ora in poi solo acqua» staccò una goccia di cioccolato dal muffin e la mangiò.
Scoppiò a ridere. «È anche così che nascono bambini, sai?! Sarà meglio evitare anche le birre, nel tuo caso» lo prese in giro.
«Tutto l'alcol è bandito d'ora in poi. E tu mi farai compagnia».
«E perché mai?! Io non ho una donna a due passi da me! Tra l'altro con una tutona mia addosso» fece spallucce «per la tua gattina cupcake, oggi!» glielo mostrò.
«Ma quanto sei tenero!» gli accarezzò il viso «perché non glielo porti? Ti amerà da impazzire».
«Vuoi davvero che io e Chloe stiamo insieme?!» chiese, fingendosi serio «ok, se per te non ci sono problemi, andrei volentieri a corteggiarla».
«Ma poi non uscire di lì» fece spallucce.
Scoppiò a ridere. «Sei proprio un gelosone, Caleb Jones» scosse la testa divertito «c'è anche il cappuccino. Chloe lo ama particolarmente».
«Sai troppe cose! D'ora in poi ti controllerò» mise tutto su un vassoio e andò a svegliare la ragazza «sveglia, gente!» esclamò divertito.
«Ma perché non te ne vai a quel paese e ci resti?!» urlò esasperata, svegliandosi con riluttanza.
«Nervosetta la ragazza!» sogghignò «forse dovrei togliere la caffeina dalla tua colazione».
«Tu mi irriti profondamente!» sbuffò, allungando la mano verso il bicchiere «mi chiedo se prima ti divertivi a svegliare le tue donnacce esattamente così! Sai, non amo la competizione» esclamò, ironica.
«Sei più nervosa del solito. Hai le mestruazioni per caso?» corrugò la fronte «perché altrimenti è un enorme problema!».
Spalancò la bocca. «Oh, sei così volgare Caleb Jones!» lo guardò sconvolta «cosa c'è, ti preoccupa scegliere quale assorbente acquistare?!».
«Esattamente» incrociò le braccia «voi donne siete così difficili!».
Lo guardò accigliata. «Io uso quelli interni!» rispose, sarcastica «la comodità, prima di tutto» sospirò rumorosamente, sorseggiando il suo cappuccino.
«Capisco...» afferrò la scatola verde «Erik oggi ti ha voluto viziare» gliela porse «apri!».
Ridacchiò. «Sembri alquanto imbarazzato, Mr simpatia» afferrò la scatolina e l'aprì, illuminandosi in viso «oh, ma è bellissimo» fece un ampio sorriso «Erik sa come comportarsi con una donna... Dovresti imparare da lui».
Sbuffò. «C'è bisogno di fare sempre dei confronti?».
Lo fissò divertita. «Tu resti il mio burbero preferito, tranquillo» gli fece l'occhiolino, leccando la crema presente sul cupcake «è buonissima!» chiuse gli occhi per attimo, gustandosi quel sapore che tanto le era mancato «dovresti assaggiarne un po', sai?!» prelevò un po' di glassa con l'indice e glielo portò davanti al viso.
Scosse la testa. «Sto bene così».
Chiuse gli occhi a fessura, sporcandogli le labbra poco dopo. «Mai contraddire una micina!» sogghignò.
«Ehi!» si ripulì con la mano «non iniziare a fare la bambina capricciosa».
Alzò gli occhi al cielo. «Sei tu che ti ostini a non assecondarmi» fece spallucce «ti ho solo chiesto di assaggiarne un po'» addentò il suo dolcetto, prelevando altra crema con la lingua.
Fece un verso gutturale, muovendosi nervosamente sul letto. «Semplicemente ho già fatto colazione».
«Un po' di glassa non ti avrebbe di certo riempito il pancino» ribatté «o non vuoi essere imboccato da una bella biondina, Caleb Jones?» lo punzecchiò.
«Mangia di più e parla di meno, ragazzina» la ammonì.
Si bloccò immediatamente, divenendo seria. «Non azzardarti a trattarmi come se fossi il tuo cagnolino, Cal!» rispose severa «non riesci proprio a stare al gioco per più di tre secondi, vero? Devi sempre trattarmi da ragazzina imbecille».
«E tu non riesci a stare più di trenta secondi senza sbraitare inutilmente» esclamò avvicinandosi a lei e rubando un morso al suo cupcake.
Alzò un sopracciglio. «Il tuo problema è che non accetti che qualcuno ti dica cosa fare! Beh ti svelo un segreto... Nemmeno io!» fece spallucce.
«Tu parli troppo» mise una mano dietro la sua testa e, senza darle il tempo di replicare, la baciò.
Chloe spalancò gli occhi, smettendo di respirare. Lasciò cadere il cupcake sul pavimento, sentendo il cuore uscire fuori dal suo petto. Mise le mani nei suoi capelli e lo spinse di più contro le sue labbra, lasciando che le loro anime si toccassero fino ad esplodere. Tutto ciò che aveva sempre voluto, era improvvisamente arrivato. Chiuse gli occhi e si lasciò guidare dalle labbra di Caleb, conoscendo il suo sapore. Quello che aveva spesso immaginato, ma che non credeva di riuscire a conoscere. Accarezzò il suo viso e cadde nel vortice della passione, sapendo di non voler più tornare indietro.
Caleb la afferrò e se la mise sulle gambe, donandole tutta la passione che per giorni aveva cercato di sopprimere. Si staccò riluttante da quel contatto e sorrise, accarezzandole il viso.
«Finalmente c'è un po' di silenzio...».
«N-non ho mai amato il silenzio, come in questo momento!» sussurrò, respirando affannosamente contro di esse «non credevo ti facesse questo effetto un cupcake!» sorrise teneramente, dandogli un altro bacio.
«Avrà sicuramente combinato qualcosa il mio amico» tirò appena il suo labbro «cosa mi stai facendo, Chloe Morgan?».
«Hai una vaga idea di quanto io abbia atteso questo momento, Caleb Jones?! Temevo di invecchiare» sospirò, abbracciandolo fortissimo «è stato il bacio più bello che io abbia mai avuto».
«Non approfittarne! Sei pur sempre di fronte ad una bestia» sorrise «non ti facevo schifo?».
Ridacchiò. «Ed io non ero solo una ragazzina snob, Mr simpatia?» chiese a sua volta, sentendosi finalmente felice «qualsiasi cosa stia facendo al tuo cuore, non impedirmelo, Cal!» accarezzò con il pollice il suo labbro inferiore, baciandoglielo poco dopo.
Ricambiò il bacio, stendendosi sulla schiena. «Tu mi hai stregato, meravigliosa micetta» le scostò una ciocca di capelli.
Si poggiò sul suo petto, godendosi quel momento. «Non c'è nessuna a parte me, vero Cal?!» chiese, timorosa.
«Beh, ce ne sono circa...» ci pensò su «venti!».
«E dove le tieni nascoste, nella tua cantina degli orrori?» ribatté acida.
«No, loro sono libere! A differenza tua».
«Cal, posso decidere di mollarti un ceffone. E sai che ho la manina sempre pronta a tale evenienza» sbuffò, sentendo la gelosia travolgerla «visto che ami impollinarle tutte, potresti dire a queste donnacce di civettare un po' più in là, Caleb Jones?! Sai, non vorrei ritrovarmi a commettere omicidi prima o poi!» sbuffò.
«Sei gelosa! Sei gelosa del tuo sequestratore» la strinse forte a sé e si rotolò in modo da finire sopra di lei.
Ridacchiò. «Io gelosa di te? Nemmeno se fossi l'ultimo uomo presente in terra, mio caro carnefice!» fece spallucce, fissando i suoi occhi con dolcezza. Sollevò la testa e avvicinò le labbra a quelle di Caleb, posando un delicato bacio su di esse «ho immaginato per giorni il tuo sapore. Adesso che lo conosco, so di non poterne più fare a meno».
«Non ti ci abituare. Questo è solo un omaggio della casa» la punzecchiò «e poi sono riuscito a zittirti!».
Alzò gli occhi al cielo. «Quindi è questo quello che mi farai sempre credere, vero?! Che il bacio è arrivato, solo perché ti ho esasperato?!» accarezzò le sue spalle contratte, scendendo con le mani fino alle sue braccia muscolose «se è così, cercherò di farlo molto spesso» strofinò il bacino contro il suo «alla fine la tua gattina ti ha decisamente fregato, burbero rapitore».
«Non credere di aver vinto!» la baciò ancora e questa volta lo fece con più passione.
Chloe mise entrambe le mani sul suo viso e lo portò ancora di più contro di sé, assaporando nuovamente quel gusto che stava iniziando ad amare follemente. Il cuore batté all'impazzata e capì in quel preciso istante di essersi innamorata di lui.
Un amore mai provato per nessuno. Quell'amore forte e irrazionale, che non sa conoscere ostacoli. Quello stesso amore che l'avrebbe sempre riportata da Caleb. Più non possedeva certezze, più sentiva di voler lottare. Non era più Chloe Morgan. Lei sapeva di appartenere a colui che l'aveva tra le braccia in quel momento. E più le loro lingue si esploravano, più Chloe si sentiva viva. Sollevò più volte il bacino verso di lui, respirando affannosamente contro quella bocca che si ostinava a cercare la sua prepotentemente.
«Tu sei la mia unica certezza in questo mare di casini, Chloe Morgan» le sussurrò, sfiorando le sue labbra.
Sorrise teneramente, baciandolo più volte su quelle labbra ancora piene di loro. «Ovunque sarai io sarò sempre lì, Caleb Jones» poggiò una mano sul suo cuore, premendola «finché mi farai vivere qui, questo mare di casini non potrà allontanarci».
«Se solo potessi, ti terrei rinchiusa per il resto della mia vita qui dentro» la guardò con timore.
Osservò quegli occhi pieni di angoscia e scosse la testa più volte. «Cal... No!» sussurrò, sentendo una stretta al cuore «non voglio vedere questo nei tuoi occhi. Non voglio che tu possa pensare di perdermi» accarezzò i suoi capelli, sorridendogli con dolcezza «tutto questo non è più cancellabile. Io non sarò mai completa senza di te... Mai!».
«Chloe, lo sai anche tu che tutto questo è sbagliato» sospirò, nascondendo il volto nel suo collo.
Chiuse gli occhi, accarezzando la sua nuca. «Questo è lo sbaglio più bello che io abbia mai commesso, Caleb Jones!» sussurrò al suo orecchio «ho provato a fingere che potessimo evitarlo. Ho tentato di darti quello che mi avevi chiesto. Ma... più tempo passo con te, più mi accorgo di quanto sia impossibile non desiderare il tuo contatto!» baciò la sua guancia «io voglio vivere nelle tue vene, Cal! Voglio che tu mi senta dentro, più di quanto qualcuno abbia mai fatto. E se questo è solo un maledettissimo errore, io voglio continuare a sbagliare» sospirò.
Non rispose e restò lì, stretto a lei. Aveva paura di questo sentimento così travolgente, aveva paura di lasciarla sola una volta usciti di lì. Eppure allo stesso tempo aveva bisogno di quel contatto, aveva bisogno delle sue carezze, aveva bisogno della sua protezione. Perché era così. Chloe Morgan, così piccola e all'apparenza fragile, era riuscita a infondergli una protezione che nessuno fino ad allora era stato capace di donargli.
Chloe lo strinse forte a sé, come se avesse paura di lasciarlo andare. Come se dentro sentisse che la vita stesse regalando loro un attimo. Solo un attimo, di quel tempo che scorreva via troppo velocemente. Pur consapevole di come sarebbe finita, Chloe non riusciva a rassegnarsi. E, più lui era tra le sue braccia, più il pensiero che lo avrebbe amato per sempre diveniva una certezza.
Per troppo tempo aveva desiderato quelle labbra, quelle parole, quel contatto. Ed ora, che si sentiva finalmente libera di amarlo, stava decidendo di donarsi completamente a lui. Perché, laddove la vita li avrebbe divisi, l'amore li avrebbe sempre riuniti. E lei sapeva che non avrebbe più potuto dimenticare quell'odore, quegli occhi, quel sapore, quel viso. Nessuno sarebbe mai stato Caleb, nessuno l'avrebbe mai protetta quanto lui. Nessuno le avrebbe più donato quel sorriso sincero, che nasceva ogni qualvolta i loro occhi si incontravano e moriva ogni qualvolta si separavano.
«Sono ancora deciso a distruggere tuo padre» disse rompendo l'atmosfera che si era creata tra loro.
Si bloccò, fissandolo. «Cal, non lo distruggerai. Non ti darà ciò che vuoi! Ha praticamente lasciato una figlia nelle mani di chissà chi, senza muovere un solo dito» sospirò «nemmeno se mi riportassi a lui a pezzi, proverebbe qualcosa!».
«Io non mi arrendo!» disse in tono fermo «voglio provarci ancora. Adesso più di prima! Non riesco ad accettare il suo menefreghismo nei tuoi confronti» le accarezzò il viso «dovrebbe trattarti come il più bel fiore».
«Ma a me non importa più! Questo accadeva prima di me e te. Prima che io...» si bloccò, non riuscendo a dirgli che lo amava «ci sei tu, ora... Ci sarai tu anche nel mio domani!».
«No, Chloe!» la ammonì «non posso...non posso lasciar perdere! Per me non è semplice» ripensò alle minacce di Joseph.
«Non c'è nulla di semplice in questo» gli indicò la stanza «e non c'è nulla di semplice tra noi. Cal, se solo tu me lo permettessi, io potrei proteggere te ed Erik» provò a farlo ragionare «cosa pensi di fare ancora? Di legarmi e simulare una tortura?» scosse la testa, esausta «non puoi fare niente... Niente!».
«Illuminami allora» si staccò da lei «mostrami la soluzione!».
«Se andassi via, ora... Nessuno saprebbe di te ed Erik. Nessuno a parte me, Cal! Potrei dare a lui la sua parte e noi cambiare vita, insieme» gli spiegò, accarezzando il suo viso.
«Impossibile!» si scostò «non dimenticare che siamo in tre».
«O-ok, allora farò in modo che anche l'altro abbia la sua dannata parte, Cal!» esclamò disperata «io non so cosa fare, per non farti commettere ulteriori errori. Perché è così difficile rinunciare a questo?» sentì il dolore travolgerla «io non posso accettare che ti accada l'inevitabile. Non puoi chiedermi questo».
«Sono coinvolto in troppe cose. Mi dispiace Chloe, ma non è semplice uscirne».
Sospirò, spingendololo via da sé. «Non devi spiegarmi nulla. Siamo troppo diversi, con pensieri diversi. Tutto questo non è servito, vero Cal? Quello che c'è stato poco fa non è abbastanza per farti smettere. E anche se tu non lo stai dicendo, lo sto leggendo nei tuoi occhi» si rattristò.
Scosse la testa, sospirando. «Purtroppo anche io mi ritrovo nella tua stessa gabbia» la lasciò sola, andando via.
«Tu sei solo un maledetto egoista!» urlò lei, precipitandosi davanti a quella porta ormai chiusa «mi senti, Caleb Jones...Tu sei solo un egoista! Non ti importa di me. A te non importa nulla!» la calciò con disperazione, scoppiando a piangere. Si accasciò al suolo e singhiozzò, tornando inevitabilmente alla realtà.
Forse quell'amore così grande per lui non era abbastanza.
Erik sentì le urla di Chloe e corrugò la fronte, stupito. «Ma che è successo? Perché sta urlando queste cose, Cal?» gli chiese, non appena riuscì a fermarlo davanti a sé.
«L'ho baciata! E so di aver fatto un grosso errore» lo guardò con estrema tristezza «non dovevo cedere a quel sentimento che sta prendendo piede nella mia anima».
Si portò le mani ai capelli, non riuscendo a crederci. «Cal...» lo guardò con angoscia, nonostante comprendesse il gesto del suo amico «Cal, è stato l'errore più grande che potessi fare» sospirò «ma anche l'unico al quale non potevi opporti».
«E invece dovevo» sbottò «dovevo fermarmi! Ma sono sempre il solito coglione, che deve sbagliare!» lo spintonò, uscendo dal casolare.
«Non sei un coglione, Cal! Sei semplicemente un uomo troppo innamorato. Di sbagli ne abbiamo fatti eccome, ma lei... Lei non avresti potuto fermarla, nemmeno se l'avessi previsto» gli andò vicino, passandogli una sigaretta «dopo quello che vi siete donati, non voglio che tu te ne penta».
«Ma solo io ricordo la presenza di Joseph Brown?» continuò a urlare.
«Lo ricordo perfettamente anche io!» alzò la voce a sua volta «ma ormai è tardi! È tutto un fottuto errore? Sì! Non dovevo permettere che tu ti legassi a lei? No!» susseguì, calciando la panca in legno «No, Cal! Io non potevo impedirtelo! Tu sei felice grazie a lei.. Porca puttana, ho passato anni a vedere i tuoi occhi spenti. Quando Chloe è arrivata qui, in te si è finalmente accesa quella fottutissima fiamma!» urlò ancora «fanculo il denaro, fanculo il carcere e fanculo Joseph Brown! Se il prezzo da pagare è questo, se questo dannato rapimento ti ha donato quella creatura, allora io sono pronto a marcire in galera e ad ammazzare quel grandissimo pezzo di merda! Perché, se solo prova ad avvicinarsi a lei, giuro che gli taglio quella gola del cazzo».
«La fai fin troppo facile, amico» afferrò la sigaretta «mi dispiace, ma la decisione ultima spetta a me. E io ho deciso che questo legame è un fottuto errore» la accese.
«Senti Cal, fa come vuoi!» si arrese «ma se vedrò Chloe star male, star davvero male, non ti darò il mio supporto» scosse la testa «perché, se tu puoi andare avanti senza lei, so già che per lei sarà una lenta distruzione. Sai quanto bene ti voglio e sai che per te continuerò ad esserci. Ma a volte ci sono cose che arrivano prima! E lei ho giurato di proteggerla» terminò, gettando per terra la sua sigaretta, rientrando.
Scosse la testa e restò lì fuori per ore. All'imbrunire rientrò in casa e si gettò sul divano.
Erik preparò la cena e portò del cibo a Chloe, vedendoselo rifiutare.
«Non fare così! Non puoi permettere a tutto questo di distruggerti» le disse lui, accarezzando il suo viso «non è pronto per affrontare la realtà, Chloe! Ha bisogno di sbatterci la testa».
«Non difenderlo, Erik! Non voglio alcuna parola positiva verso di lui!» ribatté pungente «mi ha fatto già troppo male! Io non posso accettare quello che dice, non posso accettare il suo rifiuto. Mi ha sempre detto di imparare a vivere il presente e, quando l'ho fatto, mi ha respinta!».
Erik sospirò. «Ci sono cose che non posso dire. Non posso e non voglio! Ma ti assicuro che lui sta cercando di proteggerti» provò a spiegarle «a modo suo, nel modo più sbagliato, lui sta tenendoti a distanza dai guai».
«Al diavolo tutto, Erik!» sbottò «mentre lui pensa a proteggermi, io penso ad amarlo» urlò disperata «sì, io lo amo! Lo amo da quando ho imparato a conoscerlo dentro. Io lo amo dall'istante in cui ho capito, che sarebbe rimasto nella mia pelle per sempre, Erik! Quando mi ha baciato, stamattina, io ho sentito di essere follemente innamorata dell'uomo più sbagliato che potessi conoscere» alcune lacrime caddero inevitabilmente sul suo viso «vorrei che lui lo sapesse, vorrei potergli dire che non c'è nulla che non farei per lui, per noi, per questo amore nato all'improvviso. Ma non posso!» abbassò lo sguardo, guardandosi le mani «i-io... non sarò più la stessa dopo questa esperienza. Anche se tornerò a casa senza Caleb, non ci sarà niente che potrà ridarmi quello che mi ha dato lui».
«Lo so! So quanto amore nutri per lui, Chloe! Mi dispiace per tutto il dolore che ti stiamo causando. Mi dispiace per le parole che abbiamo usato con te e per la paura che ti abbiamo trasmesso» le scostò una ciocca di capelli dal viso «vorrei dirti che, se avessi potuto, ti avrei evitato questa ennesima sofferenza ma... Non sarei sincero! Sei stata l'unica persona che è riuscita a scavare dentro di lui, ridandogli ciò per il quale ha lottato per anni... La libertà! Anche se ora tutto appare sbagliato, io so che è esattamente questo quello che doveva succedere».
Lo ascoltò, poggiando la fonte sulla sua spalla. «Non ci sarà più notte né giorno per me, senza i suoi occhi. Non avrò più luce né buio, senza il suo sorriso. Non avrò respiro né sogni, senza il suo viso. Io non sarò mai più Chloe senza Caleb» disse a fatica, singhiozzando tra le braccia di Erik.
Lui la ascoltò e la strinse forte, lasciando che la ragazza sfogasse tutta la sua frustrazione e il suo dolore. E proprio come gli aveva detto lei, Erik sapeva che era esattamente così. Nulla avrebbe mai potuto sostituire ciò che riuscivano ad essere insieme. Nulla avrebbe ridato a Chloe e Caleb, la voglia di vivere. Qualunque cosa, ormai, appariva superflua di fronte al loro sentimento.«Come sta?» chiese ad Erik, senza staccare gli occhi dalla TV.
«Come una donna distrutta!» rispose, iniziando a mangiare il suo panino «come una donna di ventidue anni che ha tanto da insegnare a noi teste di cazzo!» susseguì, scuotendo appena la testa.
«Appunto, ha ventidue anni. Le passerà!» sorseggiò la sua birra.
«Ringrazia che non possa sentire ciò che esce dalla tua bocca, Cal!» lo fissò severo «lo penso anche io, sai? Le passerai... Le passerai così tanto, che troverà qualcuno che sappia amarla come merita» disse, sapendo di scatenare in lui forti emozioni.
Serrò la mascella. «Non dimenticare il cazzo di motivo per cui siamo qui».
Sorseggiò un po' di birra, sapendo di averlo colpito in pieno petto. «Il cazzo di motivo per cui siamo qui, non ti ha impedito di tatuartela addosso! Il cazzo di motivo per cui siamo qui, non ti ha impedito di toccare le sue labbra con le tue!» ribatté, gettando nel cestino il tovagliolo usato «ed è sempre per il cazzo di motivo per cui siamo qui, che non te la scorderai nemmeno fra trent'anni!» sospirò «se pensi che la scorderai Cal, se pensi che lei sia solo un capriccio del momento o un errore dovuto alle circostanze, allora non entrare più lì dentro. Non guardare più il suo viso e non pensare più a tutto ciò che è successo tra voi. Prendila come l'ennesima esperienza del cazzo! Conosci una donna e scopatela come hai sempre fatto! Ma se non ci riesci, se solo provi ad avvicinarti ad un'altra e nei suoi occhi vedi Chloe, allora sai cosa fare! Sai da chi tornare».
«Vaffanculo, Erik! Smettila di parlare di quella fottuta ragazzina» lanciò la bottiglia contro il muro «contatteremo al più presto sua madre e cercheremo un fottuto accordo. Chiaro?».
Lo fissò per alcuni secondi in silenzio, raccogliendo poco dopo la bottiglia rotta. «Va' via Cal... Non ci stai con la testa! Non ti voglio qui se pensi questo di lei» disse con calma «Chloe non deve rientrare nei tuoi casini! Lei me la lasci fuori da questo fottuto macello».
«Già che ci sei, scopatela» andò via rabbioso.
Erik contrasse la mascella e, poco dopo, scaraventò a terra la sua birra spaccando anche quella. Batté violentemente la mano sul tavolo e sospirò, scuotendo la testa esasperato. «Il tuo cuore ha già scelto, stupido!» disse tra sé, gettandosi sul divano poco dopo.
Caleb tornò in città e iniziò a vagare senza meta. Quel bacio che sembrava la scelta migliore, ora lo vedeva con occhi diversi. Aveva paura di incasinare anche la sua vita. Voleva proteggerla da tutto e tutti. Voleva proteggerla da sé stesso.Verso mezzanotte, Erik andò da Chloe assicurandosi che dormisse. Aprì la porta e la trovò seduta sul pavimento, mentre guardava il suo orsetto. Fu travolto dalla tristezza e le andò vicino, sedendosi accanto a lei, senza dire nulla. Si limitò a guardare quegli occhi pieni di lacrime, accarezzando il suo viso distrutto.
«Lui non ha le braccia...» sussurrò, poggiando la tempia su quella spalla amica.
Erik corrugò la fronte, non capendo cosa intendesse.
«Lui sa di quanto io abbia bisogno delle sue braccia» singhiozzò, accarezzando il papillon rosso, bagnato dalle lacrime «non tornerà, vero?» disse sofferente, continuando a mantenere uno sguardo basso.
«No, Chloe! Lui non tornerà...» ammise, circondandole la spalla con il suo braccio.
«Quando i miei urlavano, quando litigavano fino a rompere piatti e bicchieri, io mi rifugiavo nei miei sogni Erik...Immaginavo cose, luoghi, principi, cavalli, paesaggi. Da quando sono qui, faccio esattamente questo per sopravvivere» tirò su col naso «nella mia nuova storia, io non sono una prigioniera e Caleb non è il mio sequestratore. Nella mia mente, io e lui ci conosciamo nel nostro fast food preferito. Lui sorseggia la sua birra al mio tavolo preferito. Io mi avvicino e glielo faccio notare. Gli dico che dove si trova lui si ammira il tramonto più bello di tutta la California e, quasi con prepotenza, mi siedo accanto a lui e glielo indico attraverso le vetrate. Caleb mi guarda, con la sua aria altezzosa e sicura... Fa una smorfia divertita e poi si volta a guardare verso la spiaggia. E mentre lui guarda l'orizzonte, io mi perdo nel suo viso. Lo spettacolo più bello che sia mai riuscita a contemplare» fece una pausa, sentendo il cuore esploderle dentro «e tutto è finalmente al suo posto, Erik... Io e lui siamo liberi di conoscerci, amarci, unirci. Nei miei sogni, quando lui torna a guardare i miei occhi, entrambi ci innamoriamo perdutamente. Senza timore o paura» si asciugò le lacrime restando lì, inerme, stretta al suo punto di riferimento. L'unico uomo che, nonostante tutto, le era sempre restato accanto senza giudicarla.
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35 DAYS OF YOU
ChickLitSacramento. California. Samuel Morgan, un ricco uomo spietato, decide improvvisamente di chiudere la sua azienda metalmeccanica vendendola per una cospicua somma e licenziando senza spiegazioni gli ottanta operai. Tre di loro, Caleb Erik e Joseph, o...