GIORNO 30

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Un altro giorno era giunto. Erik e Caleb fecero colazione molto presto. Fumarono la loro solita sigaretta post caffè e diedero uno sguardo alle news del giorno, per tenersi costantemente informati. Verso le 9.00 Erik entrò nella stanza della ragazza e posò il vassoio sul comodino, raccogliendo tutte le carte dei cioccolatini mangiati, portando via con sé anche la panna spray.
«Siamo sicuri che tutta questa cioccolata non crei sonnolenza in Chloe?! Oggi fatica a svegliarsi!» fece una smorfia, notando la bomboletta semi vuota «se non fosse così magra, stenterei a credere che l'abbia divorata tutta da sola» susseguì, lanciando uno sguardo a Caleb, intento a leggere un quotidiano.
«Non so di cosa stai parlando» gli lanciò un'occhiata «ah sì, la panna! L'ha gustata su di me» sogghignò.
Spalancò gli occhi. «Gustata su di te?!» chiese scioccato «porca miseria! Questa ne sa più di una trentenne! Lo avevi mai provato prima?».
«No! Ed è stato davvero fantastico» tornò a guardare il giornale «non mi era mai capitata una donna che venera il proprio amante».
«Non ti era capitato, perché nessuna ha mai provato ad amarti, Cal! Chloe venera ciò che ama... E tu lo meriti!» gli sorrise, dandogli una pacca sulla spalla.
Annuì. «Sa come stupirti!» ripiegò il giornale «se vuoi tornare un po' a casa, va pure! Mi occupo io della gatta».
«Sì, devo parlare con Jessica! Dopo aver chiuso con lei al telefono, non sono più riuscito a spiegarle le ragioni della mia decisione. È arrivato il momento di mettere un punto a tutto e di farlo di persona» si alzò, afferrando la sua giacca «e poi ho bisogno di staccare un po' la spina e stare con mia madre. Salutami Chloe appena si sveglierà».
«E tu salutami tua madre! Dille che non vedo l'ora di assaggiare nuovamente le sue deliziose polpette».
Rise. «È innamorata di te anche lei, sai?! Mi ha sempre detto che se avesse vent'anni in meno ti farebbe la corte» gli diede una pacca sul braccio e lo salutò, andando via poco dopo.
Caleb sistemò un po' la cucina e andò da Chloe, trovandola intenta a fare colazione.
«Buongiorno dormigliona».
«Buongiorno, sequestratore!» gli fece un ampio sorriso, terminando il suo caffè «oggi ho fatto la brava bambina, hai visto?! Mi sono svegliata da sola, senza il tuo richiamo della foresta».
«Che peccato! Oggi volevo svegliarti con dolcezza» si sedette accanto a lei, baciandola «oggi siamo soli soletti. Ed Erik ti saluta».
Sorrise. «Vuoi possedermi in ogni angolo della casa quindi?» ridacchiò, posando il vassoio sul comodino, ripulendosi dalle briciole «tanto lo so che fai questo genere di fantasie su di me».
«Nah! Le mie non sono fantasie. Ciò che voglio, lo prendo» sogghignò «oggi ho voglia di regalarti un po' di libertà».
Lo guardò interdetta. «Un po' di libertà? Cosa fai, mi incappucci e mi porti al mare?» chiese divertita.
«Un giorno ci andremo» le scostò una ciocca di capelli «oggi possiamo fingere di vivere in una casa tutta nostra».
Sgranò gli occhi. «Dici sul serio? Posso girovagare tranquillamente tra queste mura, cucinare insieme ed essere semplicemente due persone che si amano?» chiese, sentendo la felicità pervaderla.
«Hai capito perfettamente» sorrise «sempre facendo attenzione!».
«Oh, Cal... Ma io ti amo!» urlò, saltandogli addosso «grazie, grazie, grazie! Farò la brava, giuro» lo riempì di baci, alzandosi e iniziando a saltellare come una bambina. Afferrò i suoi collant e il suo maxi pull, sfilandosi immediatamente la sua tuta «devo farmi bella!» lo informò, piena di gioia.
Scosse la testa divertito. «Allora ti aspetto di là. Se hai bisogno del bagno, sai dove si trova» afferrò il vassoio e uscì. Si sedette sul divano e attese guardando la TV e fumando una sigaretta.
Chloe si precipitò in bagno e iniziò a farsi una doccia veloce, lavando e asciugando anche i capelli. Circa mezz'ora dopo uscì e si vestì, dando un'occhiata alle altre stanze presenti nel casolare. Appena terminò lo raggiunse, sedendosi sulle sue gambe «la mansarda è davvero carina. Se questo posto avesse le giuste cure, sarebbe bellissimo!».
Avvolse un braccio intorno ai suoi fianchi. «Le cure amorevoli di una donna» sorrise «quindi hai curiosato in giro, eh?».
Annuì. «Lo confermo, vostro onore!» rispose, portandosi una mano sul cuore «la nostra casa sarà piena di fiori e curata nel minimo dettaglio».
«Devono esserci anche cavalli, cani e gatti. E dovrà essere grande abbastanza da vivere con Erik e la sua futura compagna».
«Mi piace!» gli stampò un bacio sulle labbra «e deve essere piena di ricordi. Foto ovunque e poster sui muri» sorrise «oh, e poi dobbiamo appendere alcuni miei quadri. Per dare colore alle pareti» si guardò intorno «non ci sono radio qui, però!Volevo della musica...».
«Vuoi ballare?» rise «non esageriamo, micetta!».
«Hai mai ballato con una donna, Cal?» chiese, alzandosi «potevamo fare un primo ballo insieme. In ricordo di questo giorno» iniziò a muovere i fianchi, ondeggiando lenta davanti a lui «sul tuo telefono non hai una canzone abbastanza romantica?».
«Oh ti prego, no!» rise imbarazzato «non chiedermi di ballare».
Alzò gli occhi al cielo, afferrandogli i polsi. «Sei un uomo davvero noioso, signor sequestratore!» lo tirò verso di sé per farlo alzare «con o senza musica, voglio poter ricordare di aver ballato con te almeno una volta».
«Tu sei totalmente pazza e stai rischiando di farti seriamente male ai piedi» afferrò il cellulare e scelse una canzone casuale.
Ridacchiò. «Credo che questa sia abbastanza romantica» si portò la sua mano sinistra dietro la schiena e si avvicinò a lui, stringendo nella sua la mano destra «devi solo lasciarti andare, Cal» gli sorrise, iniziando ad ondeggiare lenta insieme a lui «e devi guardare me!» lo rimproverò, alzandogli il mento «non pensare ai passi».
«Guarda un po' cosa mi tocca fare» seguì i suoi movimenti in modo impacciato.
Lo guardò per tutto il tempo, senza mai staccare gli occhi dai suoi. Si staccò appena e lo guidò in una giravolta, tornando stretta tra le sue braccia poco dopo «stiamo ballando, amore mio» gli sorrise con dolcezza, posandogli un bacio sulle labbra «e tu sei molto tenero in versione ballerino».
«Sì, certo!» fece una smorfia «tenero come un bradipo».
Scoppiò a ridere. «Fingi che ti piaccia, ok?!» girò ancora, posizionandosi davanti a lui. Si circondò con le sue braccia la vita, ondeggiando lenta. Poggiò la nuca sul suo petto, godendosi appieno quel momento «vorrei non doverti lasciare andare mai...».
«Sono qui, Chloe. Non ti lascio» la strinse forte a sé.
Chiuse gli occhi e si beò di quell'attimo, non desiderando altro. Non appena la canzone terminò, tornò di fronte a lui. «Grazie per avermi concesso questo ballo» gli prese il viso tra le mani e lo baciò con passione, aggrappandosi al suo collo «sei così buono con me...» gli mordicchiò le labbra, staccandosi da lui riluttante «questo giorno lo ricorderemo per sempre, Cal! Niente e nessuno potrà togliercelo».
Le scostò i capelli dal viso. «Mi stai facendo scoprire così tante cose. Sarebbe impossibile dimenticarle» sorrise «cuciniamo insieme?».
Annuì più volte. «Non vedo l'ora di essere ai fornelli con te!» esclamò impaziente, facendo un ampio sorriso.
«E allora iniziamo!» si avvicinarono alla cucina «abbiamo del tonno, della salsa, olive...» disse uscendo i vari ingredienti «del salmone surgelato...funghi. Scegli gli ingredienti che più ti ispirano».
«Siete ben riforniti, vedo» sorrise, afferrando il salmone e i funghi» possiamo creare qualcosa con questi. Un risotto o della pasta con i funghi e il salmone per secondo» poggiò tutto sul tavolo, mettendo i funghi in una coppa «privali della sporcizia e poi li taglialiamo, amore mio» gli passò vicino, dandogli un bacio sulla guancia.
Sorrise e fece come disse, pulendoli per bene sotto acqua corrente e privandoli dell'eccesso. «Almeno in questo posso reputarmi bravo» le mostrò la coppa.
Rise divertita, annuendo. «Tu sei sempre bravo, Mr Jones! Sai pulire i funghi, sai strapazzare le uova, sai bruciare il bacon, sai baciare, fare l'amore, fumare in modo estremamente sexy...» posò la coppa sul tavolo, passandogli un coltello «sai far ridere una donna, sai farla arrossire e sai proteggerla» iniziò a tagliare un fungo, mostrandogli il procedimento.
«Sì, sì va bene! Però non è vero che brucio il bacon» la abbracciò da dietro, baciandola sul collo e non prestando attenzione.
Sentì un brivido percorrerle la schiena. «C-Cal, mi distrai» balbettò, piegando un po' di più la testa, godendosi quel tocco leggero «dovresti aiutarmi...».
«Ma io ti sto aiutando» strofinò il naso dietro il suo orecchio.
Deglutì a fatica, cercando di restare concentrata. «Amore mio, tu stai aiutandomi ad impazzire prima del dovuto» rispose, sorridendo teneramente «ogni volta che ti avvicini, sento le farfalle nello stomaco» ammise.
«Va bene!» si staccò, mettendosi accanto a lei «cosa devo fare?».
«Quello che sto facendo io!» glielo mostrò nuovamente, passandogli un fungo «io mi occuperò del brodo per il risotto. Se mi assicuri che le tue dita resteranno attaccate tutte e cinque alla tua mano» lo punzecchiò.
Sbuffò rumorosamente. «So come si tagliano i cibi» iniziò ad affettare i funghi.
Alzò gli occhi al cielo. «Mi scusi signor tagliatore professionista» ribatté divertita, occupandosi del brodo. Appena terminò, tagliò finemente un po' di cipolla, gettandola in padella per farla rosolare «puoi inserire i funghi, adesso!» lo informò, recandosi al frigo. Lo aprì e prese la bottiglia di vino, afferrando anche due bicchieri. Li riempì e gli passò il suo, osservandolo incantata mentre versava i funghi nella padella «non so se sia la mia presenza a renderti così bello ma...Amo vederti cucinare. Il tuo viso assume un'espressione che non so descrivere. So solo che mi innamoro ogni volta che ti guardo!».
Accennò un sorriso e, dopo aver mescolato il tutto, si avvicinò a lei. «A cosa vuoi brindare?».
«A te, Caleb Jones!» lo guardò dritto negli occhi «a te che sei entrato nella mia vita e non eri previsto. Al giorno in cui ho capito che ero pazza di te e che mi stavo innamorando perdutamente dell'uomo che sei! Voglio brindare al tempo che abbiamo vissuto insieme e a quello che vivremo ancora. E poi voglio brindare alla tua vita... Affinché tutto possa sistemarsi e tu possa correre da me, senza più alcun timore. Brindo al tuo futuro, amore mio. Che possa essere come lo desideri» sorrise, tintinnando il suo bicchiere.
La afferrò e la baciò con passione. «Io non brindo al mio futuro. Io brindo al nostro futuro» bevve tutto d'un fiato.
«Al nostro, hai ragione!» bevve anche lei, trattenendo una piccola quantità di vino in bocca. Si avvicinò e lo tirò a sé, passandogli il liquido nella bocca. Lo baciò con con trasporto, leccando le sue labbra lentamente «se non stessimo cucinando, ti chiederei di farmi tua su quel tavolo» disse, afferrandogli il mento tra i denti.
«Sei davvero sfacciata, Chloe Morgan» sogghignò «ma cerchiamo di restare vestiti. Almeno per oggi».
«Tranquillo, Caleb Jones! Non ti salterò addosso...Mi limiterò a farti arrossire dall'imbarazzo» ridacchiò, dandogli una pacca sul sedere. Prese il riso dalla dispensa e lo versò in padella, iniziando a tostarlo «sei contro il matrimonio, ma oggi ti stai comportando da perfetto maritino» iniziò a provocarlo.
«Coinquilino, micetta. Coinquilino» la osservò intenta nella preparazione «è strano vedere uno di voi cucinare. Solitamente avete dei domestici pronti a far tutto».
«Mi sottovaluti, Mr Jones!» fece spallucce «io aiutavo la domestica in cucina, quando mio padre era via. Ha sempre mantenuto il segreto, per fortuna» gli lanciò uno sguardo «e tu? Cucini quando sei a casa o mangi sempre fuori?».
«Ero solito andare in un fast food. Tuo padre ci faceva sgobbare e l'ultima cosa che volevo fare era mettermi ai fornelli» afferrò un pezzetto di fungo, addentandolo «quindi ti piace cucinare?».
Annuì. «Moltissimo! Mi rilassa cucinare per gli altri» bagnò il riso con un po' di vino, lasciando evaporare l'alcol «con me non avrai più questi problemi, amore mio! Cucinerò per te, attendendo con ansia il tuo ritorno a casa. Ti accoglierò sempre con un ampio sorriso e tanti bacini. Tranne quando sarò arrabbiata!» fece una smorfia.
Scoppiò a ridere. «Quando sarai arrabbiata non mi accoglierai con i bacini, o con il cibo?».
«Non ti accoglierò!» rispose divertita «mi troverai in cucina, o con i cavalli» gli rubò un bacio sulle labbra «mi piacerebbe molto visitare la tua casa, Cal! Il tuo piccolo mondo lontano da tutto e tutti».
«Non è nulla di che. Un semplice monolocale semi vuoto» fece spallucce.
«Ma è il posto dove vivi. Quindi per me sarebbe bellissimo anche se si trattasse di una caverna buia e paurosa» ridacchiò.
«Nella caverna buia e paurosa ci sei già».
Scoppiò in una grassa risata. «E tu chi saresti, l'uomo nero?!» lo osservò attentamente.
Si guardò e scosse la testa. «Per il momento sono ancora un uomo bianco».
Rise di gusto, saltandogli addosso. «Ti piace prendermi in giro, vero?» lo riempì di baci, iniziando ad occuparsi del salmone, lasciando che lui ultimasse la cottura del risotto «un altro sogno appena realizzato, Mr Jones! Cucinare insieme era uno dei nostri obiettivi».
«Giusto! Però non abbiamo cucinato il mio piatto forte» finse tristezza «il mio adorato bacon croccante».
Scoppiò nuovamente a ridere, riempiendo la stanza con la sua risata. «A colazione lo preparerai rigorosamente tu, ok? Tutti i giorni, per il resto della nostra vita» scosse la testa divertita, spegnendo il fuoco «cerchiamo di non bruciare questo risotto, Mr Jones!» prese i piatti, passandoglieli «a te l'onore di impattare» si mise alle sue spalle, accarezzandogli il petto con le mani, per poi infilarle sotto la maglia «mh... Davvero interessante il corpo umano» passò le dita sugli addominali.
«Cosa stai facendo?» sorrise, riuscendo a impiattare nonostante tutto.
«Credo di stare molestando il mio fidanzato per un giorno» ridacchiò «e devo dire che quello che ha da offrire è davvero appetitoso» lo punzecchiò, passando le unghie sul petto.
Sussultò, irrigidendosi. «Se non vuoi il tuo meraviglioso risotto a terra, dovresti rimandare le molestie a data da destinarsi».
Gli posò un bacio al centro della schiena, allontanandosi da lui. Sculettò fino alla sua sedia e si accomodò, osservandolo divertita. «Adoro metterti in difficoltà, Caleb Jones! È la cosa che più amo fare. E con te, non è affatto semplice riuscirci».
La fissò truce e portò i piatti a tavola, accomodandosi di fronte a lei. «Siamo sicuri che sia commestibile tutto ciò?».
«Ehi...» gli lanciò un'occhiataccia «sono sempre stata brava in cucina. Ed oggi, con il tuo aiuto, sicuramente abbiamo creato un ottimo risotto» lo invitò ad assaggiare «le mie sono vere prelibatezze» si pavoneggiò.
«Ok! Effettivamente ho controllato ogni tuo minimo movimento e non hai inserito nessun ingrediente sconosciuto» la prese in giro e assaggiò, restando in silenzio.
Alzò gli occhi al cielo, restando in attesa. «Allora?! Hai intenzione di farmi invecchiare qui?» chiese impaziente.
«Mh...è mangiabile! Abbastanza mangiabile» cercò di restare serio.
«Abbastanza mangiabile» scimmiottò, assaggiando anche lei «sei proprio un imbecille!» gli fece una linguaccia, trovando delizioso il suo risotto «lo abbiamo preparato con amore, dovresti sprecare più parole per il nostro pranzo romantico».
Non riuscendo più a resistere, scoppiò a ridere. «È delizioso! Sei piena di sorprese».
«Finalmente abbiamo avuto l'onore di ricevere un suo giudizio, Caleb Jones» sorrise teneramente, accarezzandogli il dorso della mano «quel telefono che usi sempre, è il tuo personale o lo usi da quando sono qui? Perché non so se ne hai, ma mi piacerebbe vedere qualche video di te mentre pratichi surf».
«Sì, è il mio. E non ti conviene vedere i miei video» sogghignò.
Spalancò la bocca. «Non dirmi che sei uno di quelli a cui piace filmare le proprie prestazioni?» lo fissò interdetta.
«Ma cosa dici!» esclamò divertito «quelli sono ricordi da tenere solo nella testa. Semplicemente sentirai le mie fan in sottofondo».
Lo fissò accigliata. «Sopravviverò!» fece un sospiro di sollievo, andando a sedersi sulle sue gambe «basta cibo, Mr Jones!» gli tolse la posata dalla mano, ridacchiando «voglio vedere... Dai, fammi ammirare la tua bravura» attese impaziente.
Alzò gli occhi al cielo. «Rompiscatole» afferrò il cellulare, iniziando a scorrere i video. Trovò quello richiesto e glielo mostrò.
Prese il telefono tra le mani, alzando al massimo il volume. «Wow, sei super acclamato Caleb Jones» sorrise, osservando l'immagine di lui che allacciava alla caviglia il braccialetto che lo collegava alla tavola, per poi correre in acqua insieme ad altri surfisti «la tua tavola è bellissima» commentò, restando incantata di fronte ad un Caleb così pieno di grinta ed energia. Guardò il suo uomo cavalcare l'onda in maniera impeccabile e spalancò gli occhi, innamorandosi perdutamente di quello che stava ammirando «adrenalina pura».
«Eh già!» esclamò orgoglioso «quello è il momento migliore per me. Saltare sulla tavola e dimenticare tutti i problemi» sorrise «e poi sono circondato da tante belle donne».
Sospirò rumorosamente. «L'ultima parte non mi piace affatto! Mi spiace informarti che, d'ora in poi, ogni tua vittoria sarà per me! Ed ogni tuo sguardo sarà per me. E dovrai baciarmi ogni volta che tornerai a riva. Così mettiamo subito in chiaro le cose in maniera efficace!».
«Sì, signor comandante!» la baciò «e tu imparerai a surfare con me».
Lo guardò, poco convinta. «Non lo so, Cal! Tu sei bravissimo... Sembra difficile riuscire a possedere un'onda di tali dimensioni» disse, continuando a guardare il video con attenzione, ignorando le inquadrature sulle ragazze «sono decisamente smorfiosette queste fans!».
Rise, sfilandole il cellulare di mano. «Sta tranquilla. Non le ascolto mai, perché resto concentrato su quel che faccio».
«Da quanto tempo non cavalchi l'onda, Cal?» chiese, accarezzando le sue braccia.
«Circa tre mesi» sospirò «e ad essere sincero, mi manca».
«Vorrei tanto che tu lo facessi! Che mi dedicassi quel momento, anche se non sarei lì fisicamente. Solo tu e il mare...» accarezzò il suo viso con le dita «ne hai bisogno, Cal! Dovresti prenderti metà giornata solo per te».
Scosse la testa. «No, non è possibile!» la fece scendere dalle sue gambe e andò a prendere il salmone.
Sospirò dispiaciuta. «Ho toccato un tasto dolente, vero?» chiese, tornando al suo posto «dipingerò il mio nome sulla tua tavola, se può renderti felice» cambiò discorso, evitando di innervosirlo.
«Solo se utilizzerai i colori del tramonto» tornò a tavola.
Annuì. «Disegnerò quello che desideri e, proprio al centro, avrai il mio nome» gli spiegò, iniziando a mangiare un po' di salmone «ti piace l'idea? Andremo sulla spiaggia e catturerò i colori giusti, per poi inserirli sulla tua tavola».
Sorrise teneramente. «Va bene! La tavola ti aspetterà a casa mia. Così quando finirà questa storia, potrai sbizzarrirti».
«Mi consegnerai una copia delle chiavi, così da raggiungerti a qualsiasi ora, in qualsiasi momento, senza che tu possa prevederlo?» chiese divertita «giusto per assicurarmi che, in mia assenza, non ci siano ospiti a me indesiderati».
«Mi fai paura...» la fissò preoccupato «ricordo che solitamente la si regala la chiave. Da quando la si pretende?».
Scoppiò a ridere. «Sto scherzando, Cal! So che non mi faresti mai del male. Credo nel tuo amore e so che non sei un uomo tanto schifoso da arrivare a tradirmi» gli spiegò, terminando anche il secondo.
«Davvero? Quale onore...» sorrise «riferirò a Nicole che può scorrazzare liberamente nel mio appartamento!».
«Nicole?» proferì, corrugando la fronte «e... Chi sarebbe?» chiese stizzita.
«La mia amante numero tre» disse in tutta tranquillità «ti dà fastidio la cosa?».
Lo fissò attentamente, provando a non lasciar trapelare alcuna emozione sul viso. «E chi sarebbero le altre due?» ribatté, nascondendo sotto il tavolo la mano chiusa in un pugno.
«Lo so cosa stai facendo con quella manina lì sotto» bevve del vino «fino a cinque secondi fa dicevi di essere sicura che non ci sia nessuna e adesso?».
Sussultò appena, aprendo la mano. «Oh, sei così irritante!» sbuffò, afferrando i piatti e portandoli nel lavello «devo smetterla di cascare nelle tue stupide trappole! Mi fanno sentire una completa idiota».
«Irritante?» si alzò e la afferrò da dietro, facendole cacciare un urlo «se io fossi davvero irritante, dovresti togliere quel sorrisino che ti spunta ogni qualvolta lo dici».
«Non so proprio di cosa tu stia parlando» mentì, fingendo di volersi liberare dalla sua presa «sarà sicuramente un riflesso incondizionato, Mr Jones».
«Oh sì, ci credo!» la sollevò da terra, gettandosi sul divano «e dimmi, anche la manina di prima era un riflesso incondizionato?».
«Quale manina, la destra o la sinistra?» chiese, mettendogli davanti al viso entrambe «perché, per quanto mi riguarda, non sono io a gestirle» le infilò sotto la sua maglia, sollevandola di poco «vedi? Fanno tutto da sole».
La osservò attentamente. «Quindi vorresti dire che non provi nulla quando le manine mi toccano?».
«Questa domanda è davvero pericolosa, Caleb Jones! Se dico una bugia, temo che tu possa accorgertene. E se dico la verità, poi dovrei ucciderti» arricciò il naso, mordendogli il mento «ogni volta che ti tocco, sento brividi lungo la schiena...».
«E se ti tocco io?» infilò la mano sotto la sua maglia, accarezzandole la schiena solo con le dita.
Sussultò, trattenendo il respiro. «C-Cal... Così non vale!» lo fissò, accarezzando le sue labbra con l'indice «se mi tocchi, diventi la mia fine».
«Davvero?» le sfilò «mi dispiace, non volevo» sogghignò.
Restò spiazzata, dandogli uno schiaffo sul petto. «Se ti piace tanto farmi soffrire, sarò io a negarti la passione, Caleb Jones!» sbuffò, alzandosi e andando davanti alla finestra «ricordo la sera in cui mi hai regalato l'universo...» sorrise teneramente al pensiero «nonostante l'ubriachezza, so di essere stata davvero felice quel giorno».
«E lo eri! Per la prima volta sentivo di aver fatto del bene» si mise alle sue spalle, abbracciandola «e mi piacerebbe vederti nuovamente come quella sera! Eri la stella più luminosa».
«Mi stai dicendo che vuoi vedermi ubriaca, Mr Jones?!» ridacchiò, accarezzando le sue braccia «tu mi hai dato molto più di quanto pensi, Cal! Ci sono molti, moltissimi ricordi che porterò con me. Per quanto mi sentissi felice quella notte, c'è stato un giorno in cui lo sono stata sicuramente di più. Ed è stato dopo la mia febbre, quando mi hai confessato il tuo sentimento».
«Probabilmente ero io quello ubriaco. Ma cosa mi è saltato in mente?» sogghignò.
Si voltò verso di lui, lanciandogli un'occhiataccia. «Già... Cosa ti sarà saltato in mente? Non è certamente da te innamorarti» alzò gli occhi al cielo, sospirando «ogni tanto potresti seminare un po' di dolcezza, sai?! A noi donne piacciono le paroline dolci...».
«Meglio di no! Potresti abituarti e non va bene» le baciò la fronte «voi donne tendete ad essere ingorde».
«Giusto! Non sia mai che io preferisca la tua dolcezza alla tua arroganza» fece spallucce «io, invece, mi assicurerò che tu possa sentirti amato molto, moltissimo. Preoccupandomi di riempire i tuoi giorni, con tutto ciò che il mio cuore vuole dirti».
La strinse forte a sé. «Tu mi farai impazzire. Ed è per questo che ti amo».
Sorrise teneramente, poggiando la testa sul suo petto. «Io amo farti impazzire!» sussurrò, sentendosi per un giorno una semplice ragazza in una casa lontano dal male, con l'amore della sua vita accanto.

Nel tardo pomeriggio, Chloe e Caleb guardarono la tv, evitando le news, per non destare in lei preoccupazioni. Verso sera, cucinarono nuovamente raccontandosi annedoti divertenti, davanti alla loro cena.
«Ci sono le stelle, Cal!» Chloe gliele indicò, desiderando di sdraiarsi sull'erba, per ammirarle insieme a lui «e sono infinite...».
Si allontanò dal lavabo dove aveva ammucchiato le stoviglie. «Vuoi andare un po' all'esterno?».
Spalancò gli occhi e annuì più volte. «Lo vorrei tantissimo. E mi hai praticamente letto nel pensiero» sorrise, impaziente «andiamo, Cal! Ti prego fa questa pazzia con me» gli afferrò la mano, sbattendo le ciglia.
«Ne abbiamo fatte fin troppe oggi» spalancò la finestra, calando la lanterna «andiamo. Ma non restiamo molto».
Cacciò un urlo di gioia, salendo a fatica sul davanzale. «Maledetta altezza!» bofonchiò, riuscendo a salirci su poco dopo. Fece un ampio sorriso e scese all'esterno, ridacchiando «non abbiamo bisogno della porta, amore mio» fece spallucce.
Scosse la testa, visibilmente divertito, e scavalcò senza problemi. Fecero qualche passo e si gettò a terra, tirandola con sé.
«Stasera il cielo è molto più limpido».
Si strinse a lui, osservando le varie costellazioni. «Potrei restare così per sempre» fece un grande respiro, travolta dalla felicità «io non ho bisogno di molte cose, Cal! A me basti tu, un cielo stellato e il nostro amore a farci da cornice».
«Non è molto!» fece una smorfia «io vorrei donarti una vita stabile. Non mi accontento del cielo».
«Io, invece, mi accontento! Perché ho dei soldi che possono darmi quello che dici» lo ammonì «da te non vorrò mai nulla, Cal! Tornerò a dipingere ed esporrò i miei quadri, se questo mi aiuterà a darci il futuro che sogniamo».
Sospirò, avvolgendola in un caldo abbraccio. «Godiamoci questa notte».
Annuì, posando gli occhi sulla luna. Osservò la sua bellezza infinita e sospirò, desiderosa di vivere una vita semplice e senza paura con l'uomo del quale si era innamorata. Nonostante Caleb si ostinasse a porle davanti i vari ostacoli, lei non riusciva a pensare che tali cose avrebbero mai lacerato il loro amore. Sapeva cosa voleva e glielo avrebbe regalato. Con la sua ricchezza, avrebbe regalato al suo uomo una vita dignitosa. Si sarebbe rimboccata le maniche e avrebbe iniziato a crearsi il suo avvenire, certa del suo sentimento indissolubile. Certa che niente e nessuno l'avrebbero fermata dal donargli il futuro che Caleb meritava.

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