Dopo una lunga notte insonne, Caleb aveva deciso di avere un faccia a faccia con Chloe. Doveva chiarire il sentimento che provava per lei e doveva convincerla di come tutta questa storia era impossibile da mandare avanti.
Uscì di casa molto presto. Dopo pochi metri, una sensazione lo pervase come se qualcuno lo stesse seguendo. Si voltò più volte, ma nessuno sembrava sospetto. Decise così di andare ad acquistare le sigarette. Uscito dal negozio, il suo sguardo si posò su due uomini dall'altro lato della strada.
Si accese la sigaretta e iniziò a girovagare senza una meta. Quegli uomini erano sempre lì, a pochi metri da lui. Ciò confermò i suoi dubbi. Qualcuno lo stava seguendo e ora doveva avvisare Erik. Si fermò a un angolo della strada e afferrò il cellulare, contattandolo.
«Tutto ok, la gattina è stata sfamata anche oggi» gli rispose il ragazzo, tranquillizzandolo nell'immediato.
«Bene! Io non posso badare a lei» fece una pausa «ho dei cani da guardia da gestire».
Spalancò gli occhi. «Cazzo!»Erik si passò una mano tra i capelli «tu sai che non sarà facile tenerla buona, vero?!» sospirò «puoi fidarti di me. Me ne occuperò io».
«Grazie!» mise giù e andò in un bar lì vicino. Ordinata una birra, si sedette al bancone, da dove riusciva ad osservare gli sbirri che gli erano alle costole.
Una ragazza bruna dai capelli lunghi e dalle forme sinuose, seduta allo stesso bancone, lanciò uno sguardo a Caleb. Lo osservò con circospezione e si morse le labbra, attirando l'attenzione del barista.
«Una birra anche per me, grazie» sorrise e il ragazzo annuì «te la offro!» disse in modo sensuale, rivolgendosi a Caleb.
Le lanciò un'occhiata indifferente. «No grazie. Non ce n'è alcun bisogno».
«Allora me la offri tu!» gli sorrise, dandogli una leggera gomitata. Si passò una mano tra i capelli e si sistemò la scollatura, accavallando le sue gambe lunghe.
Osservò i suoi movimenti e sorrise con sarcasmo. «È tutto inutile. Fidati!».
Corrugò la fronte, sentendosi offesa. «Cosa c'è, hai la mogliettina gelosa a casa?!».
«No! Ma non amo le donne facili».
«Ma come diavolo ti permetti?» lo fissò con rabbia «fottiti, stronzo!» afferrò una ciotola con delle arachidi all'interno e gliela rovesciò addosso, allontanandosi di lì poco dopo.
Lui lanciò un'occhiata al cameriere e fece spallucce. «Mettile sul mio conto».
Il ragazzo scosse la testa. «Non è colpa tua. Al massimo sarà lei a pagarle» rispose, facendogli l'occhiolino.
Scoppiò a ridere. «Allora dovevo approfittarne per farmi pagare la birra».
Rise a sua volta, passandogli delle patatine da accompagnare alla birra. «Tutto ok, Cal?! Non ti si vede più tanto spesso, ormai».
«Da quando sono stato licenziato, sono costretto a gestire meglio i miei soldi» addentò una patatina.
«Capisco... Vedo spesso Jo, ultimamente! Più di una volta, mi sono ritrovato costretto a cacciarlo via. Crea troppi casini. Siete ancora amici?» gli chiese, asciugando le stoviglie.
«Ormai non faccio altro che litigarci. Sta diventando un problema per tutti!».
«Oh, aspetta un attimo... Ma tu non lavoravi per Samuel Morgan? Hai saputo cosa è successo a sua figlia? Davvero una brutta storia quella» scosse la testa «ho i miei dubbi che sia ancora viva, sai?».
«Per colpa di quello stronzo, sono stato interrogato dalla polizia» sorseggiò la sua birra «sembra sia ancora viva. Ieri hanno mostrato un suo video, spedito al padre».
Spalancò gli occhi. «Me lo sono perso il notiziario di ieri. Povera ragazza, chissà cosa starà passando in questi giorni. Pare lui non voglia cedere al riscatto».
«È uno stronzo attaccato ai soldi. Dovevano rapire lui, non la figlia» esclamò Caleb con rabbia.
Annuì. «Sì, è un vero stronzo! Vi ha sbattuti fuori senza preavviso ed ora pensa a voler mandare in galera il sequestratore piuttosto che sganciare la grana e salvarla» gli indicò la ragazza di poco prima «una volta quelle così ti facevano impazzire. Non hai mai avuto problemi ad attirare l'attenzione su di te. Cosa c'è, oltre ad essere disoccupato sei anche fuori forma?» sogghignò.
«Sarà!» esclamò divertito «forse sto iniziando ad invecchiare e non reggo più i ritmi di voi giovani».
Rise. «C'è un tempo per tutto a quanto pare» lo osservò, facendosi serio «che farai ora che non hai più un lavoro? Non c'è molto impiego qui intorno» fece spallucce.
«Potrei prostituirmi!».
Restò interdetto e poi scoppiò in una grassa risata. «Saresti molto richiesto, sai? Ti ci vedo nel ruolo di accompagnatore per donne sole o annoiate».
«L'importante è che non mi costringono a tagliare i capelli» se li toccò.
«Non scherziamo! I tuoi capelli biondi sono la tua ricchezza» ridacchiò «se li tagliassi, temo perderesti la tua virilità».
«Grazie per la fiducia eh!» finse di fare l'offeso.
Gli diede una pacca sulla spalla, ridendo di gusto. «Questo è quanto mi devi, distruttore di cuori» lo prese in giro, posandogli il conto sul bancone «quando vedi Erik, salutamelo e digli che lo sto aspettando per quella partita a biliardo che mi doveva».
«Chiederò a sua madre di liberarlo» lasciò sul banco più del dovuto «tieni pure il resto» addentò l'ultima patatina «buona giornata, Paul» andò via e si accorse che le due guardie scattarono non appena lo notarono.
Lui sospirò rassegnato e si diresse dal suo amico Alex, il suo tatuatore di fiducia. Entrò e attese il suo turno.
«Ehi Cal! Finalmente ti sei deciso per quel leone sulla schiena?».
«Magari!» gli diede una pacca sulla spalla «lo farò non appena avrò un nuovo lavoro» afferrò il blocco dove erano presenti i disegni di animali, iniziando a sfogliarlo «voglio questo!» indicò un gatto stilizzato, seduto e col muso rivolto verso l'alto.
«Un gatto?» lo fissò confuso.
«Una gatta in realtà!» si sfilò la maglia «la voglio qui» indicò il petto, dal lato del cuore.
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35 DAYS OF YOU
ChickLitSacramento. California. Samuel Morgan, un ricco uomo spietato, decide improvvisamente di chiudere la sua azienda metalmeccanica vendendola per una cospicua somma e licenziando senza spiegazioni gli ottanta operai. Tre di loro, Caleb Erik e Joseph, o...