Erik, che la sera precedente rimase al casolare per permettere a Caleb di tornare a casa a cambiarsi, quella mattina si alzò dal divano verso le 8.00 e accese la tv, preparandosi un caffè. Afferrò una padella e ci gettò dentro due uova, iniziando a cucinare la colazione per Chloe, in attesa dell'arrivo del suo amico.
Caleb arrivò quindici minuti dopo, portando con sé un mazzo di rose rosse.
«Mh, che buon profumo!».
Erik si voltò, osservando le rose stupito. «Vuoi chiedermi di sposarti, per caso?!» lo guardò divertito, poggiando il cucchiaio sul piatto.
«Cavoli, come lo hai capito?» posò il mazzo sulla tavola «e io che volevo stupirti!».
«Amore, ti ringrazio. Ma devi prima liberarti dell'amante! Non amo la poligamia» sogghignò, terminando la cottura delle uova «se sei arrivato a regalarle dei fiori, hai molto da farti perdonare eh?!».
«Io non ho nulla da farmi perdonare! È solo un modo per rallegrare la stanza».
Scoppiò a ridere. «Sei davvero uno stronzo!» scosse la testa divertito, passandogli la colazione e il caffè «ti conviene non dirle che vuoi 'rallegrare' la stanza o te li tirerà addosso».
«Correrò il rischio!» bevve il suo caffè tutto d'un sorso e andò da Chloe «che bella giornata abbiamo oggi!» esclamò a gran voce.
Lei battè una mano sul cuscino e afferrò la sua scarpa, lanciandogliela con rabbia. «Questo per avermi trattata come una stupida» urlò, prendendo immediatamente anche l'altra scarpa «e questo per non essere nemmeno venuto a darmi la buonanotte!» gliela tirò contro, infilando la testa sotto al cuscino.
Cercò di scansarle entrambe, ma la seconda lo colpì sul fianco. «Però sono venuto a darti il buongiorno» rise, avvicinandosi a lei «guarda qui!».
Sbuffò rumorosamente, voltandosi. «Oh!» esclamò stupita, osservando la bellezza di quelle rose «sono bellissime...» il suo tono si addolcì, mettendosi seduta.
«E sono per te!» le accarezzò il viso «ma se non le vuoi, posso regalarle a qualcun'altra».
Gli lanciò un'occhiataccia. «Le accetto volentieri, Mr simpatia!» gliele tolse di mano, infilando il naso tra quei petali, inalando il loro profumo «il tuo romanticismo deve necessariamente durare cinque secondi, prima di tornare a fare l'idiota?».
«Si dice realista! Non idiota» mostrò un ampio sorriso «e merito un bacio» le porse la guancia.
Lo fissò per alcuni secondi e poi avvicinò le labbra alla sua guancia, facendogli una pernacchia su di essa. Si allontanò e scoppiò a ridere, godendosi l'espressione di Caleb. «Per il bacio puoi andare dall'altra alla quale regaleresti queste rose».
«Ok! Mi presenterò da lei senza maglia» sbuffò.
«Provaci e sarà l'ultima cosa che farai!» esclamò minacciosa, premendo le labbra contro le sue, baciandolo con trasporto e passione. Tirò il labbro inferiore con i denti e glielo leccò poco dopo, sorridendo «grazie amore mio, è il gesto più bello che potessi dedicarmi» strofinò il naso contro il suo, accarezzandogli il viso.
Sorrise teneramente. «Se solo potessi, ti porterei tutti i fiori di questo mondo».
«Oh, Cal!» posò i fiori accanto a sé e lo strinse forte «qual è il fiore che mi attribuiresti?!» chiese, posizionandosi di fronte a lui per farsi guardare bene.
La osservò attentamente, pensandoci. «Sei dolce e pura. Riesci a sprigionare gioia anche quando tutto sembra difficile» sorrise «sei un giglio».
Lo ascoltò stupita, sorridendo con dolcezza. «Un giglio...» sussurrò, posandogli un bacio sulle labbra «allora, d'ora in poi, diventerà uno dei miei fiori preferiti» accarezzò il dorso della sua mano, guardandolo «quando vuoi sei proprio bravo a sorprendere una donna, Caleb Jones! Ho sempre ricevuto infinite rose nel giorno del mio compleanno. Ma tu sei riuscito a dar un valore ad ogni fiore che mi hai regalato».
La afferrò, facendola sedere sulle sue gambe. «Tu sei la rosa più bella del mio giardino».
«Per giardino, intendi la tua lista di conquiste?!» chiese, fingendosi seria.
Scosse la testa e si diede un colpetto in direzione del cuore.
«Sei proprio un orsetto dolcissimo, Mr Jones!» sorrise teneramente, poggiando la testa sulla sua spalla «grazie per avermi riservato un posto speciale nel tuo cuore, Cal! Finché vivrò in te, nulla potrà mai distruggere quello che ci siamo donati».
«Ma tu non hai un posto nel mio cuore. Tu hai il mio cuore» le accarezzò il viso e le porse il piatto «non vorrai far freddare la colazione».
«È decisamente difficile pensare alla colazione, dopo tutta questa dolcezza da parte tua» fece spallucce «qualunque cosa stia facendo il neurone burbero, lascialo alle sue faccende ok?!» prese la forchetta e iniziò a mangiare, restando tra sue braccia.
Le scostò i capelli, baciandola sul collo con estrema delicatezza. «Non capisco perché mangi con gusto il cibo preparato da Erik e non il mio».
Ridacchiò, faticando a deglutire. «Non è vero, Mr Jones! Io amo le tue uova insipide e il tuo bacon bruciato! E poi... Il tuo mi serve per sopravvivere» piegò la testa, godendosi quel tocco leggero.
«Per sopravvivere?» la osservò interdetto.
«Beh, ho bisogno di cibo per vivere. Il tuo mi torna sempre utile» lo prese in giro, lanciandogli un'occhiata.
«Va bene! Quando cucinerò io, non condividerò nulla con nessuno» si finse offeso.
«Ti amo così tanto, che passerei la vita a ingurgitare le tue uova, mio bellissimo sequestratore» gli baciò la punta del naso, terminando il suo piatto «non mi hai baciato qui» gli indicò un punto del collo, portandosi i capelli da un lato.
Annusò quel punto, baciandolo subito dopo. «Profumi ancora di pioggia».
Sorrise, prendendogli il viso con entrambe le mani. «E tu sai di caffè» lo baciò sulle labbra, scendendo lungo il suo mento «e di nicotina» sussurrò, continuando a scendere con le labbra lungo il centro del suo collo «e di bagnoschiuma» scostò il maglioncino, mordicchiando la sua spalla destra «e sai di Caleb... Sai di fresco e sai di muschio».
«E ti piace ciò che stai assaggiando?» chiese nonostante conoscesse già la risposta.
Annuì. «Mi piace da morire, Mr Jones!» proferì contro la sua pelle, infilando una mano sotto il maglione. Accarezzò il suo petto, percorrendo con le dita i suoi addominali.
«Hai trovato qualcosa di bello?» sussurrò compiaciuto.
«Oh, tu non puoi nemmeno immaginare cosa sto trovando» ridacchiò, passando le dita lungo il tessuto dei suoi jeans «potrei venerarti per ore, amore mio» gli afferrò una mano e se la portò sotto la felpa, guardandolo «non vuoi cercare anche tu, qualcosa di bello?!» chiese, maliziosa.
«Io trovo sempre qualcosa di bello!» strizzò il suo seno «molto bello».
«Non eri un tipo da quarta, tu?!» disse divertita, lasciandolo fare. Sbottonò il suo jeans e infilò la mano al suo interno, facendo una smorfia di apprezzamento «io ho appena trovato il tesoro» esclamò, fingendo stupore.
Sussultò per quel contatto, sorridendo subito dopo. «I tuoi genitori sanno che sei un angioletto nella vita?».
Si bloccò. «Di solito lo sono! Sarò diventata monella quando ho capito come attirare la tua attenzione» schioccò le labbra, stringendo appena la sua presa «ti piacciono le gattine noiose, per caso?!».
Sfilò la mano da sotto la felpa, poggiandola su quella di Chloe. «Trattalo bene e non stringere troppo».
«Puoi mostrarmi tu come trattarlo!» lo fissò, allentando la presa «oppure, puoi lasciarmi fare e vedere se riesco a soddisfare le tue aspettative».
«Sono tutto tuo» mollò la sua mano.
Chloe arrossì, non sapendo esattamente come comportarsi. Si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e infilò la mano all'interno dei suoi slip, lasciando che fosse l'amore per quell'uomo a guidarla. Lo fissò ardentemente, iniziando a compiere dei movimenti lenti e a tratti decisi. L'idea che fosse proprio lei a donargli il piacere, la catapultò in una realtà meravigliosa. Si rese conto di quanto fosse bello amare qualcuno, senza il timore di essere giudicata per un gesto così naturale e intimo.
Nonostante Caleb fosse il suo secondo uomo, per lei risultò il primo. L'unico con il quale riusciva ad essere se stessa, pur sapendo di rischiare di non risultare all'altezza delle sue vecchie conquiste. Ad ogni respiro profondo di lui, Chloe aumentava di poco la sua velocità, lasciandosi trasportare da quello che leggeva negli occhi di Caleb. Più il suo sguardo diventava ardente, più lei capiva quello che stava riuscendo a donagli. In un attimo, la sua poca esperienza lasciò il posto a nuove consapevolezze ed emozioni.
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35 DAYS OF YOU
ChickLitSacramento. California. Samuel Morgan, un ricco uomo spietato, decide improvvisamente di chiudere la sua azienda metalmeccanica vendendola per una cospicua somma e licenziando senza spiegazioni gli ottanta operai. Tre di loro, Caleb Erik e Joseph, o...