GIORNO 27

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Quel mattino, Erik aprì gli occhi e si ritrovò nella stanza di Chloe, accanto a Caleb. Sorrise nel ripensare alla sera precedente e a quando avevano deciso di dormire tutti e tre insieme sul materasso che ospitava la ragazza da quasi un mese. Solleticò il collo al suo amico e provò a svegliarlo, facendo attenzione a non disturbare Chloe, che riposava stretta al suo uomo.
Caleb corrugò la fronte, toccandosi il collo infastidito.
«Dai amore, svegliati» gli sussurrò, continuando a solleticarlo anche sull'orecchio «stanotte è stato davvero magico» sogghignò.
Aprì riluttante gli occhi e gli rivolse un'occhiata. «Tu sei completamente pazzo» gli sussurrò di conseguenza.
Rise, abbracciandolo da dietro. «Il mio orsetto innamorato» lo punzecchiò, scompigliandogli i capelli. Si fece serio improvvisamente e spalancò gli occhi «cazzo! Oggi è il giorno in cui indosserò le manette...».
«Come vorrei assistere a questo spettacolo» sogghignò, spostando piano Chloe. Si alzò e tirò su il suo amico, uscendo dalla stanza «dovrai mangiare tanto! Avrai bisogno di parecchie energie questa sera».
«Smettila di fare il simpatico, Caleb Jones!» sospirò, passandosi una mano sulla fronte «ho passato la vita a fare sesso a pagamento. L'unica volta che una donna decide di omaggiarmi, scopro che ha gusti strani».
«Ma magari ti piace anche!» iniziò a preparare la colazione «lo hai mai provato prima?».
«Ti sembro uno che ha già provato a farsi frustare? Perché, secondo me, si tratta di questo!» si accomodò, accendendosi una sigaretta «tu? Hai mai fatto cose del genere?».
Annuì, continuando a strapazzare le uova.
Spalancò gli occhi. «Quando cazzo avresti fatto ste cose tu?!» si alzò, avvicinandosi «adesso, mi racconti! Perché ho bisogno di sapere che devo fare».
Scoppiò a ridere. «Ti ricordi quella quarantenne che ci provò con me un paio di anni fa?».
Ci pensò su. «No, dai! Sembrava così noiosa...Che cazzo avete combinato voi due?!».
«Hai detto bene, sembrava noiosa!» spense i fornelli, impiattando il tutto «invece era fottutamente pericolosa. Non mi diede nemmeno la possibilità di scegliere, che mi ritrovai con i polsi legati alla testata del letto» posò i piatti e il caffè a tavola.
«Porca miseria, Caleb Jones!» lo guardò stupito e scoppiò a ridere «e...Come è stato?».
«Non mi è piaciuto. Ma il motivo è semplice» fece spallucce «io devo avere sempre il controllo della situazione».
«Infatti è proprio questo a preoccuparmi. La donna che mi sottomette non mi entusiasma» si accomodò, iniziando a mangiare «ho paura di restarne traumatizzato» ammise.
«Trovate un accordo, prima di iniziare» addentò la fetta di bacon «se la cosa non ti piace, è dovere suo slegarti».
«Già... Voglio davvero provare ad assecondarla. È la prima volta che mi ritrovo di fronte ad una donna così sfacciata! Il sesso telefonico lo ha preteso lei l'altra sera. Però mi è davvero piaciuto» sogghignò.
«Wow! Non pensavo fossi così» lo fissò stupito «sei pieno di sorprese come la micetta».
Corrugò la fronte. «Cosa devo sapere, Mr Jones?» chiese, fissandolo curioso «cosa nasconde quell'angelo biondo, dietro quel visino delicato e puro?».
«Niente di importante!» sorrise compiaciuto «semplicemente è la prima che si sofferma ad osservare tutto il mio corpo. E con tutto, intendo tutto».
Spalancò la bocca. «Ma che maialina è questa Chloe Morgan?!» rise divertito «beh, se si è soffermata su ciò che penso, vuol dire che le soddisfi davvero bene queste donne. Forse è solo più sfacciata delle altre, Caleb Jones!» gli diede una pacca sulla spalla «mi risulta veramente difficile  pensare che, proprio lei, sia più maliziosa di molte altre donne. Soprattutto più grandi e più esperte» sogghignò «a letto fate proprio scintille, eh?!».
«Mi sfinisce» ammise «però con lei è tutto dolce! Lo farei più volte al giorno».
«C'è amore, Cal! Quando la tocchi, lei è tua e tu sei suo. Nulla a che vedere con ciò che abbiamo sempre provato con le altre» sorseggiò il caffè, facendosi serio «a proposito di questo... Cosa facciamo con la questione Joseph Brown?».
Sospirò, incupendosi. «Chiamerò Samantha. È il momento di far calare il sipario su questa faccenda».
«Cal... Lei sa cosa è successo ieri?» lo fissò «stai per minacciare sua madre, hai intenzione di farglielo sapere almeno?!».
«Non le ho detto ancora nulla. Non posso dirle di ieri, si preoccuperebbe troppo» ci pensò su «forse dovrei dirle almeno del contatto che avrò con sua madre».
Annuì. «Lei si fida di te, Cal! Credo tu glielo debba dire... Prima che lo scopra da sola! Non sarebbe piacevole per Chloe. Penserebbe davvero che sei ancora interessato a quel fottuto denaro».
«Glielo riferirò prima di andare in città» guardò fuori «non mi è mai importato di quei soldi. Io volevo solo fottere quello stronzo».
«Lo so... L'ho sempre saputo! E Chloe ti ha solo confermato che non sei portato per questa vita di merda! Tu devi mettercela tutta, amico. Devi lottare per la tua felicità! E se dovremo pagare, pagheremo. Ma dopo tu andrai a riprenderti quella ragazza e ti preoccuperai di renderla felice».
Annuì. «Sarà quello che farò. Sempre che quello stronzo non ci coinvolga nella storia dell'aggressione» sospirò.
«Tu sottovaluti la piccoletta! L'ultima parola spetterà sempre a Chloe. E lei racconterà tutto ciò che servirà ad aiutarci».
La sua espressione si addolcì. «Anche questo è vero. Però quei suoi amici resterebbero liberi di circolare. Non ci sono prove sul loro coinvolgimento».
«Troveranno il modo per scoprirlo! Se noi eravamo qui e loro erano in tre, non può esserci altra verità! Gli sbirri hanno visto con chi è stato il giorno che lo hanno seguito. E poi Samantha potrebbe aiutare le indagini tramite il riconoscimento delle loro voci».
«Anche questo è vero!» si alzò «vado a dare la lieta notizia alla micetta» si recò da lei «che splendida giornata!» urlò come al solito.
«Oh, quanto mi irriti!» urlò esasperata, battendo una mano sul cuscino «credo seriamente tu sia caduto dal seggiolone, Caleb Jones! Altrimenti non si spiega il tuo essere così imbecille».
Scoppiò a ridere. «Adoro i tuoi dolci e amorevoli buongiorno» si sedette accanto a lei.
«Mi adeguo!» fece spallucce, notando il piatto con le uova e il bacon «wow, amore! Mi mancava la tua super colazione energetica» ridacchiò «hai intenzione di fare cose hot?».
«Sarebbe un'idea» la baciò sulle labbra «però non ora».
Iniziò a mangiare con gusto, lanciandogli uno sguardo. «È stato davvero bello dormire tutti insieme qui. Forse il vino ha contribuito a provare questa esperienza, però ne è valsa la pena».
«Il vino?» la fissò divertito «guarda che l'unica ubriaca qui eri tu».
Gli lanciò un'occhiataccia. «Io il vino lo reggo benissimo! Ero solo euforica per la situazione in cui eravamo» fece spallucce «resta il fatto che, per la prima volta, ho dormito con due uomini. Ti piacciono cose strane vero, Caleb Jones?» chiese divertita, iniziando a punzecchiarlo.
«Piacciono di più a te. Dicevi di voler fare l'amore lì fuori» rise al ricordo «il problema è che lo dicevi ad Erik».
Spalancò gli occhi, divenendo rossa in viso. «Lo s-stavo informando...» proferì, travolta dalla vergogna «gli spiegavo cosa vorrei fare con te»
«Sì, certo! Saltandogli addosso» poggiò la testa sulle sue gambe «dovevo esserne geloso, invece eri troppo divertente».
«Cal, non ho mai guardato Erik sotto quella forma. Non so davvero cosa mi sia preso» sospirò «te l'ho sempre detto di non farmi bere, o rischi di vedere cose di me che non mi so spiegare» passò le dita tra le ciocche, accarezzandole «che vergogna... Sono davvero un guaio a volte!».
«Eri simpatica. Poi le tue guance erano tutte rosse. Erik mi ha licenziato come amico di bevute, perché dice di volere te».
Scoppiò a ridere. «Il bello di ubriacarsi, è proprio quello di non ricordare nulla al risveglio!» si piegò in avanti, posandogli un bacio sulla fronte «hai notato persino le mie guance rosse, Mr Jones... Cosa fai, ti piace osservarmi?» chiese divertita.
«Sempre! Voglio non dover dimenticare nulla di te, ogni qualvolta chiudo gli occhi» sorrise teneramente, incupendosi subito dopo.
«Cosa c'è, amore mio?!» chiese, notando la tristezza nei suoi occhi «sai che riesco a percepire ogni tua emozione dal tuo sguardo».
«Purtroppo lo so...» sospirò «devo contattare tua madre».
Sgranò gli occhi. «Perché, Cal?!» chiese, pur conoscendo già la risposta.
«Perché è il momento di far calare il sipario su tutta questa faccenda. E perché è il momento di liberarsi di Joseph Brown».
«Ma... Cosa c'entra lei? Tu vuoi mio padre! Non puoi farmi questo, Cal. Non dopo quello che le hanno fatto» rispose, sentendo la tristezza pervadere il suo corpo.
Scosse la testa, rialzandosi. «Per tuo padre posso tenerti a vita qui dentro! Devo sollecitare lei a far qualcosa, altrimenti...».
«Altrimenti?!» chiese, cambiando espressione in viso «cosa non mi stai dicendo esattamente, Cal?!».
Abbassò lo sguardo. «Jo mi ha minacciato che se non ottengo quei soldi prima fa male a tua madre e poi a te. Non...non posso rischiare».
Si portò una mano davanti alla bocca, sconvolta. «C-che significa che farà del male a mia madre e a me?!» lo fissò confusa e, poco dopo, spalancò gli occhi «è successo ieri, vero? Quando ho visto le lacrime sul tuo volto, quando sei corso ad abbracciarmi e a rassicurarmi, lui ti aveva minacciato, non è così?!».
Annuì. «Chloe, ti prego...» la guardò con la stessa disperazione del giorno prima «non odiarmi per questa cosa. Ho le mani legate, devo proteggervi».
«Fammi uscire di qui, Cal!» si alzò, travolta dalla rabbia «non mi lascerò intimorire da lui! Non ti permetterò di macchiarti per quel maledetto! Mi basterebbe denunciarlo per sbatterlo in galera».
«No, non posso» le andò vicino, afferrandola per le braccia «non chiedermi una cosa del genere, Chloe. Lascia fare a me. Solo...non odiarmi».
Lo fissò disperata e arrabbiata. «Cal, a causa sua io ti perderò! Uscita di qui, sarò sola contro il mondo. Lo odio... Lo odio con tutta me stessa! Ti sta tenendo in pugno a causa mia! Stai per fare ciò che non vorresti e lo stai facendo per me!» si scostò, scuotendo la testa «per una volta, vorrei che ti lasciassi proteggere. Io ho il potere di sbattere quel mostro in galera...».
«Non è vero! Questa volta non hai nessun potere» disse con tristezza «mi dispiace, amore mio. Ma devo fare questa cosa».
Si portò una mano sulla fronte, travolta dall'angoscia e la paura. «Fa ciò che devi!» proferì, dandogli le spalle «metti fine a questa storia!» deglutì a fatica, stringendo il bordo della felpa con tutta la forza che aveva dentro, trattenendo a stento le lacrime.
«Chloe, sto proteggendo anche tua madre. Dei soldi me ne fotto altamente» uscì di lì e, dopo tanto tempo, chiuse a chiave quella porta.
Sentì quella chiave girare nella toppa e chiuse gli occhi, lasciando cadere le lacrime sulla felpa. «E tu continui a non fidarti di me» sussurrò tra sé, gettandosi sul letto. Afferrò il cuscino e diede dei pugni contro di esso, dando luogo alla disperazione.
«Vado in città!» Caleb indossò la giacca «non farla uscire per nessun motivo. E se vai da lei, chiudi sempre la porta a chiave».
«Ma... Non ha più provato a scappare, Cal! Che succede?» chiese, confuso.
«È sotto forte stress, potrebbe tentare la fuga».
«O-ok, farò attenzione!» rispose, sospirando «sapevamo che non l'avrebbe accettato, Cal! Al suo posto avrei fatto la stessa cosa».
«Lo so. Ma devo» andò via di lì.
Sospirò, gettandosi sul divano. Guardò verso la porta di Chloe e scosse la testa, immaginando cosa stesse provando la ragazza. Evitò di disturbarla e accese la tv, provando immenso odio per Joseph Brown. A causa sua, Caleb stava assumendosi l'ennesima responsabilità.
Una responsabilità costretta. Una responsabilità che lo allontanava dall'unica donna che amava. Ma per il bene di quella donna, era disposto a tutto.
Con questo pensiero continuo, Caleb tornò in città, fermandosi a una cabina telefonica posta in una stradina deserta. Compose il numero della casa di Samantha e attese.
«Samantha Wilson!» esclamò la donna, con un tono di voce dolce, come quello di sua figlia.
«Salve signora Wilson! Noi non ci conosciamo, ma io conosco molto bene sua figlia».
Sgranò gli occhi, portandosi per istinto una mano sul petto. «Con chi parlo?» chiese, poggiandosi alla parete.
«Con qualcuno che ha avuto molta pazienza. Ma che ora è veramente seccato».
«È nelle tue mani, vero? Sei tu che me l'hai strappata, solo per una vendetta contro il mio ex» iniziò a piangere, sentendosi mancare la terra sotto i piedi «ho provato in tutti i modi a chiederti di contattarmi. Sono disposta a darti tutto, solo non farle del male. Ti prego, se hai una coscienza, se sei padre anche tu, non toccarla!».
Sussultò nell'udire la sua disperazione e cercò di mantenere la calma. «Non voglio il tuo denaro, voglio quelli del tuo ex marito. Ma continua a fare lo stronzo. Perché fa così?».
«N-non lo so! Non posso rispondere a questa domanda. Dimmi che sta bene, dimmi che è viva... Ti prego, ho bisogno di saperlo!» disse angosciata.
«Sono io che faccio le domande!» cercò di apparire aggressivo «hai la possibilità di contattarlo?».
Fece una pausa, sospirando. «Posso provarci... Dimmi cosa devo fare!».
«Brava, tu sai come comportarti! Voglio che convinci quel maledetto a pagare. Perché se non lo fa...».
Sussultò a quell'ultima frase, stringendo nella mano la collanina di sua figlia, che ora portava al collo. «Non farle nulla, per favore! So che sei arrabbiato, so che ti ha fatto male... ma Chloe non c'entra nulla! Mi è stata già strappata da lui, non darmi questo grande dolore. Proverò a convincerlo, ok? Farò in modo che tu abbia ciò che chiedi. Te lo chiedo in ginocchio, non farle del male. Non merita di soffrire a causa di suo padre» provò a persuaderlo.
«Lei sta bene!» ammise «ma se vuoi che stia ancora bene, fatti dare quei fottuti soldi! Altrimenti troveremo un accordo noi due».
«S-sì, ci proverò!» fece una pausa «grazie per avermi detto che sta bene» disse, trattenendo un singhiozzo «anche se ci metterei più tempo, sono disposta a darti io quella somma».
«Bene! Mi farò sentire domani. Cerchiamo di non farlo sapere a nessuno» mise giù e si poggiò con la testa sul telefono, esasperato.
Samantha mollò la cornetta e si accasciò al suolo, scoppiando in un pianto disperato. «Oh, amore mio... Dove sei?» sussurrò tra sé, angosciata.
«La pagherai cara, Joseph Brown» disse Caleb tra sé «fosse l'ultima cosa che faccio».
Erik invece si dedicò al pranzo, in attesa di ricevere notizie dal suo amico. Lanciò uno sguardo fuori e sospirò, andando a vedere come stesse Chloe. Entrò e chiuse la porta a chiave, sedendosi al bordo del letto.
«Ehi, gattina...» disse, scostandole i capelli dal viso.
«Lasciami stare, Erik!» rispose, dandogli le spalle «mi state nuovamente rinchiudendo, come fossi un animale. Cos'è, Caleb Jones ha deciso di non fidarsi di me?» susseguì velenosa, asciugandosi le lacrime.
«Chloe, per quanto difficile possa sembrarti, fidati di ciò che ti ha detto... Ora più che mai, devi permettergli di proteggerti. Non puoi fare tutto da sola, le cose non stanno come credi! Joseph è pericoloso e a piede libero» le spiegò, provando a calmarla.
«È proprio questo il punto! È ancora a piede libero, perché nessuno lo ha denunciato e sbattuto in galera. Caleb si sta macchiando a causa sua ed io non potrò mai perdonare quella bestia, per tutto il male che ci sta facendo! Ha osato toccare mia madre ed ora minaccia il mio uomo, costringendolo a commettere azioni che non vorrebbe commettere! Caleb non è più quella persona... Lui ha chiuso con tutto quello schifo! Quindi, se me lo concedi, sono alquanto arrabbiata».
Sospirò. «Lo so e ti capisco! Tutto ciò che ti chiedo è di non odiarlo per ciò che ha fatto o sta per fare. Un giorno capirai che ti avrà amata così tanto da mettere te prima di ogni cosa».
Chloe a quelle parole si voltò verso Erik e lo abbracciò, sfogando tutta la sua angoscia contro quella spalla. «Sarò sola... Uscita di qui, sarò sola!» esclamò, singhiozzando.
Il ragazzo la strinse a sé, scuotendo la testa. «Tu hai la forza dalla tua parte, piccola Chloe! Sei testarda, determinata e coraggiosa. Non sarai sola, sarai soltanto una guerriera che combatterà per il suo uomo» sorrise teneramente, accarezzandole i meravigliosi capelli biondi.
Caleb nel frattempo si recò al bar che da tempo Joseph frequentava. Lo vide seduto a un tavolo nascosto e lo raggiunse, sedendosi di fronte a lui.
Alzò lo sguardo verso di lui e corrugò la fronte, gettandosi contro lo schienale della sedia. «A cosa devo l'onore, gorilla?» chiese, sorridendo beffardo.
«L'ho chiamata» accese una sigaretta, evitando il suo sguardo.
«Bravo il nostro eroe!» batté le mani «a quando la riscossione?» domandò, sorseggiando un po' di birra.
«Deve parlare con lui!» sospirò «la ricontatterò domani. E vedrò cosa mi dirà, agendo di conseguenza».
Lo ascoltò. «E tu... troverai il modo per farmi avere quella somma!» posò la birra sul tavolo, avvicinandosi col busto a lui «poi potrai anche andartene a fanculo, Caleb Jones!».
«Tu per me ci sei andato già tempo fa» gli rivolse uno sguardo.
Scoppiò a ridergli in faccia. «Oh, sei così divertente, gorilla Jones!» scosse la testa divertito «sei venuto ad assicurarti che non faccia del male a mamma gatta, vero? Tranquillo, tu dai a me ciò che voglio, io lascio stare la tua fottuta gattina di merda!».
Sospirò, guardando fuori. «I tuoi nuovi amici, invece? Ti hanno già dato il ben servito?».
«Non amano gli sbirri. E, a quanto pare, ultimamente hanno deciso di rompermi il cazzo» fece spallucce.
«Forse sei tu che rompi il cazzo alla gente, ci hai mai pensato?» spense la cicca nel posacenere, alzandosi.
«Io non rompo il cazzo! Tendo a prendermi solo ciò che mi spetta! Quella troia è lì dentro grazie al mio aiuto, non dimenticarlo» sbottò, terminando la sua birra «il tempo scorre, Caleb Jones. Tic tac, tic tac...» sogghignò «purtroppo è diventata il tuo punto debole quella micina capricciosa. È stata lei a metterti in queste condizioni».
«Doveva essere una questione di giorni. Ma quel coglione ha altri affetti» Caleb si guardò intorno «quella ragazza non ha colpe. E io non mi trasformerò in una bestia. Come te...» gli lanciò un ultimo sguardo e andò via.
Lo fissò con odio, chiudendo la mano in un pugno. «La pagherai cara, Caleb Jones! Ti farò così male, da assicurarmi che tu soffra e tanto» disse tra sé, scaraventando per terra un porta tovaglioli.
Chloe, nel frattempo, terminò il suo pranzo e si sedette sul pavimento, osservando il cielo dalla sua finestra. Un pensiero andò al suo uomo e sospirò malinconica, faticando ad accettare le sue scelte.

Samantha, ritrovata la calma, afferrò il telefono contattando il padre di sua figlia chiedendogli di andare a casa sua. Circa trenta minuti dopo, lui era lì.
«Che bella notizia!» esclamò sarcastico Samuel, accomodandosi «se mi hai fatto venire fino qui per parlarmi di quel riscatto fasullo, sarò ben felice di tornarmene al mio lavoro».
«Samuel, dà loro ciò che chiedono!» lo guardò disperata «riporta a casa nostra figlia» singhiozzò, tamponando il viso con un fazzoletto «non provi niente per lei?».
«Per chi, per una figlia che mi hai costretto ad accettare?» ribatté con astio «non mi lascio sottomettere da un poveraccio di merda, Samantha Wilson! Per quanto mi riguarda, quella ragazzina può aver organizzato tutto questo proprio per farmi un dispetto! In fondo, siete uguali. Due rompi coglioni, che vanno dietro ai sogni e alle favole!» susseguì, alzandosi «i miei soldi restano dove sono! Se la rivuoi, sai cosa fare».
«Sei tu che mi hai strappato la mia bambina!» gli urlò contro «adesso esigo che tu la salvi. Non è possibile che per te siano più importanti i soldi di Chloe» ricominciò a piangere «come puoi pensare così tante cattiverie di lei?».
«La tua bambina, appena tornerà a casa, sarà spedita fuori dall'America! Perché mi sono veramente rotto il cazzo di averla tra i piedi» le ringhiò contro «non mi lascio intimorire da un coglione! Fai meno la ex mogliettina frustrata e occupati tu di questa situazione» afferrò le chiavi dell'auto, dirigendosi fuori dalla stanza.
«La pagherai Samuel Morgan» urlò e scoppiò in un pianto disperato.
«Sto tremando, Samantha Wilson» rispose, sbattendo la porta alle sue spalle.

Caleb tornò al casolare, gettandosi sul divano esausto.
«Ci hai messo tanto... Cosa ha detto?» chiese Erik, accendendosi una sigaretta.
«Che proverà a parlare con Morgan» si portò le mani sulla faccia «è veramente disperata. Mi ha fatto male sentire il suo dolore».
«Cal, stai facendo il loro bene! Devi pensare che in qualche modo le stai proteggendo» spiegò, accomodandosi «non avevi scelta! Chloe capirà...».
«Sono stato da Jo!» lo guardò «se non gli diamo quei soldi, non ci lascerà in pace».
Sospirò, passandosi una mano sulla fronte. «Ovviamente sono l'unica cosa che gli interessa!» proferì irritato «siamo in questa situazione a causa sua! Se fosse stato per me, avrei mollato già dieci giorni fa. E voi due ora sareste il più lontano possibile da qui a godervi il vostro amore».
«Dobbiamo sperare in quella donna, affinché lo convinca a pagare» sospirò «tu va pure a casa, stasera ti aspetta la passione».
«Merda! L'avevo dimenticato» sospirò «mi auguro solo di arrivare tutto intero a domani mattina!» afferrò il suo giubbotto.
«Assolutamente! Mi servi intero» sogghignò «domani dovrai raccontare tutto».
«Certo amore mio, sarà un piacere» rispose divertito, abbandonando il casolare poco dopo.
Caleb si fumò l'ennesima sigaretta e andò da Chloe.
«Vengo in pace...».
«Dovresti chiudere a chiave, non vorrei tu ti ritrovassi a rincorrermi» esclamò, sospirando.
Spalancò la porta. «Vai pure. Va dove vuoi...» si mise da parte «però poi non dare a me la colpa, se ti ritrovi a piangere sul cadavere di tua madre».
Scosse la testa esasperata. «Attento a ciò che dici, Cal! Perché, da quanto mi risulta, potresti ritrovarti anche tu a piangere sul mio» sospirò, lanciandogli uno sguardo. Lo fissò attentamente e allungò la mano verso di lui, addolcendosi.
«È ciò che sto evitando» si avvicinò a lei, prendendole la mano «sto evitando che tu e tua madre vi facciate male a causa mia».
«Non dire nulla, Cal! Abbracciami e basta...» gli gettò le braccia al collo, stringendolo forte «mi dispiace, amore mio. Mi dispiace per tutto ciò che sei costretto a subire».
La strinse forte a sé. «Ti libererò da questo incubo».
Annuì. «Ed io ti darò il nostro futuro, Cal! Ti giuro che ce la metterò tutta» inalò il suo profumo, aggrappandosi forte a lui «non permetterò che ti accada qualcosa».
«Ti amo, Chloe Morgan. Non dimenticarlo mai» le prese il viso e la baciò.
Si lasciò travolgere dalla passione di quel bacio, prendendosi tutto il suo sapore. Strinse le sue braccia e lo portò di più contro di sé, facendogli sentire tutto l'amore che provava per lui. Ripeté più volte che lo amava e si posizionò sulle sue gambe, senza staccare le labbra dalle sue. Dentro quel semplice bacio, si nascondeva l'infinita paura e l'immenso amore che Chloe provava per il suo uomo. Più i giorni trascorrevano, più il momento di separarsi sembrava vicino. Lasciò cadere alcune lacrime lungo il viso, promettendo a sé stessa che, qualunque cosa fosse successa, avrebbe lottato con tutte le sue forze per quell'amore che, dopo tanto dolore, meritava un lieto fine.

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