GIORNO 9

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«Nottata di fuoco, soldato?!» esclamò Erik, arrivando al casolare verso le 7.30 di quel mattino.
Vide Caleb sul divano e scosse la testa divertito, sbattendo sul tavolo un sacchetto, per farlo svegliare.
«Che palle, amico!» affondò il viso nel cuscino e, quando si rese conto di aver bisogno d'aria, alzò la testa fissandolo «che ore sono?».
«Sono le 7.30, caro orsetto innamorato» continuò a stuzzicarlo «sono già andato dalla gattina e le ho dato il bacino del buongiorno, sta tranquillo» mentì, trattenendo una risata.
«Se non fossi stato mio amico, ti avrei messo già le mani addosso» si mise seduto «e poi non sono innamorato. La tratto solamente...bene».
«Questa è senza alcun dubbio la stronzata più grande che abbia sentito da quando hai deciso di confessare il fattaccio» gli passò un bicchiere «caffè espresso, per iniziare bene la giornata».
«Grazie!» ne bevve un sorso «guarda che ha dieci anni meno di me!».
«Ma davvero? Non me ne ero accorto, sai?!» alzò gli occhi al cielo «quella mocciosa si sta dimostrando più astuta di una trentenne. E lo sappiamo entrambi» uscì delle confezioni dal sacchetto «sai se le piacciono i pancakes, o tutta quella roba da ricconi?».
Fece spallucce. «Se li rifiuta, mangio io volentieri la sua parte» si avvicinò al tavolo, inalando il buon profumo.
Scoppiò a ridere. «E poi le prepareresti di sicuro le tue uova immangiabili» fece una smorfia di disgusto e poi lo guardò pensieroso «l'hai già baciata?!» chiese, incuriosito.
«Cosa?» lo fissò «no! Certo che no! Sono pur sempre il suo sequestratore».
«Bravo!» gli diede una pacca sulla spalla «mai baciare la propria vittima. Bisogna essere carnefici fino alla fine» si prese gioco di lui «poi quando sarà rilasciata ognuno per la propria strada e ciao bambina, è stato un vero piacere fare la tua conoscenza»seguitò sarcastico, sorseggiando il suo caffè.
«Smettila di pigliarmi per il culo!» sbuffò «se ne hai voglia, perché non la baci tu?».
«Dato che, tecnicamente, non c'è stato nulla tra voi... lo farei volentieri» lo guardò «per te va bene, no?».
«L'incolumità è la tua, non di certo la mia» addentò un pancake.
Scoppiò a ridere. «Sei un fottuto bugiardo, Caleb Jones» scosse la testa divertito, facendosi serio poco dopo «dovrebbe aver ricevuto la cassetta o sta per riceverla» disse, guardando l'orologio.
«Mh...» si fermò con la forchetta a mezz'aria «già immagino il suo cinismo, mentre fissa la figlia disperata».
«Per fortuna, lei un cuore sembra averlo. Sarà più simile a sua madre» addentò anche lui un pancake «non capisco come si possa preferire il denaro agli affetti. Io darei la vita per mia figlia».
«Non lo so. Magari non l'ha mai desiderata questa figlia...sarà arrivata e si sarà rassegnato. Ma, allora, perché non lasciarla crescere a sua madre?».
«Perché è un fottuto egoista? E perché ha i soldi» scosse la testa schifato «non avrà accettato la separazione e le avrà tolto la figlia... Se solo Chloe sapesse, non ci biasimerebbe».
«Sarebbe un duro colpo per lei. Lo vede come un padre perfetto. Che sarà disposto a salvare la figlia».
«Già! E dubito che crederebbe a dei sequestratori assetati di vendetta. Potremmo dirle qualsiasi cosa, Cal... Penserebbe che stiamo mentendo per farle ulteriore male» sospirò, accendendosi una sigaretta «quel pezzo di merda non ci darebbe quel denaro nemmeno se gliela restituissimo un pezzo alla volta».
«Abbiamo fallito» mollò la colazione «con o senza soldi, non abbiamo ottenuto la nostra vendetta. Quello stronzo ha vinto ancora».
«Tu hai vinto lei...» gli fece notare «e lei vale più dei soldi, Caleb Jones. Non è andata come avevamo pianificato, ma se non l'avessimo rapita tu non l'avresti mai conosciuta».
Fece un sorriso amaro. «Come se lei volesse uno come me. Un poveraccio e per di più l'uomo che l'ha strappata con violenza alla sua vita spensierata».
«Non essere severo con te stesso! Hai tante qualità e doti che puoi mostrarle... Tranne quelle culinarie» fece una smorfia «se vuoi il mio parere, penso ancora che voi siate troppo diversi. Siete la luce e il buio, la luna e il sole, il cattivo e la buona, il bene e il male» indicò il suo tatuaggio «siete quei fottuti opposti che si attraggono» sorrise «e più vi allontanate, più vi cercate. Secondo me, non le sei affatto indifferente. Tu sei semplicemente tutto ciò che non ha mai pensato di guardare. E, come per ogni cosa, ciò che è sconosciuto ti attrae inevitabilmente. E più ti dicono di non avvicinarti, più tu ti avvicini» si alzò «non sai come sarà, fino a quando non lo proverai sulla tua pelle Cal! Se deciderà di dimenticarti, tu la lascerai andare. E lo farai, perché l'amore è anche questo...».
Si guardò il tatuaggio, accarezzandolo. «Da quando sei diventato così sentimentale?».
Gli lanciò una bottiglietta vuota. «Da quando ho rapito una ragazzina e il mio migliore amico si è fottuto con le sue stesse mani».
«Se mi spezza il cuore, promettimi che mi consolerai tu» gli saltò addosso «lo sai che io sotto sotto amerò sempre te!».
Scoppiò a ridere, accogliendolo nelle sue braccia. «Se ti spezza il cuore, vorrà dire che l'avrai amata, scemo!» passò una mano nei suoi capelli, arruffandoli «e tu lo sai che, sotto sotto, io amerò sempre i tuoi riflessi biondi».
«Non tutti hanno la fortuna di essere fighi come me» fece l'occhiolino.
«Vaffanculo amico!» rispose, spintonandolo «lo sappiamo che potresti avere tutte le donne ai tuoi piedi. Non è corretto da parte tua, farmi notare che io devo pagarle invece» sbuffò.
Scoppiò in una grassa risata. «La troverai, stupido! Forse evitando di andare dove si pagano le donne».
«Dalla cameriera, ad esempio?!» lo punzecchiò «quella mocciosa ti ha proprio folgorato. Resti qui anche quando, di regola, sarebbe il mio turno» susseguì divertito.
«In realtà controllo te! Potresti lasciare un coltello nella sua stanza» si rialzò.
«Non sei affatto simpatico! Ero sotto stress per via dell'ispezione» brontolò «e poi, nessuno avrebbe mai immaginato che potesse usare un manico di scopa. Ammetto che ne sono rimasto alquanto stupito».
«Quando quello è ubriaco, lo stendi con un dito» gli diede una pacca sul viso «a proposito. Dov'è quello stupido?».
«Sei davvero sicuro di volerlo sapere?!» lo guardò «l'ho visto ieri che usciva dal fast food di tua conoscenza. Per poi unirsi al gruppo di teppisti della zona. Lo stesso gruppo che creava problemi al night club dove andavamo spesso e con i quali abbiamo avuto una rissa un mese fa» confessò.
«Che figlio di puttana!» esclamò irritato «quello ci porterà problemi, Erik. Quello potrebbe farci saltare tutto».
«Lo so! E so anche che dobbiamo proteggere Chloe da quella bestia. Sta cercando di imitarti, Cal... Adesso sei tu il suo problema» si passò una mano tra i capelli, preoccupato «ho paura che possa sospettare di voi due e decidere di fare una stronzata».
«Farò attenzione, non preoccuparti! Poi ho te dalla mia parte» sorrise «e ora so che posso anche allontanarmi di qui con tranquillità, se ci sarai tu con lui».
Annuì. «Sai che puoi contare su di me. Non gli permetterò di ripetere quello che ha provato a farle l'altro giorno» gli passò i pancakes e la glassa «sono le 8.30 ormai... Dovresti farla nutrire» cambiò discorso «è dimagrita rispetto a una settimana fa. Sarà meglio darle del cibo vero» lo prese in giro.
«Vorresti dire che fa schifo il mio cibo?» afferrò il piatto «invidiosi!» lo lasciò lì e andò dalla ragazza. «Buongiorno!» esclamò a gran voce.
Sbuffò irritata, affondando il viso nel cuscino, dopo un breve sobbalzo. «Sei davvero insopportabile! La mia sveglia è decisamente meno irritante di te».
«Anche se sono una sveglia con dei pancakes?».
Alzò la testa e lo guardò, assicurandosi che non stesse mentendo. Fece un ampio sorriso e si mise comoda sul letto, attendendo impaziente la sua porzione. «Forse un tantino più sopportabile della mia sveglia».
Si avvicinò a lei, passandole il piatto. «Colazione a letto. Degna di una riccona».
«Smettila di giudicarmi con superficialità» gli lanciò un'occhiataccia «piuttosto, ho bisogno di uno spazzolino e un dentifricio» addentò il pancake «e, dato che contro la nostra stessa volontà il mio soggiorno si sta protraendo, dovresti prestarmi anche un tuo slip o boxer. Non preoccuparti per le dimensioni, userò il mio elastico per capelli per regolarlo».
«Ha bisogno di altro, mia signora?» chiese visibilmente divertito «abbiamo anche l'area che presenta acque termali, che giungono direttamente dalla sorgente».
«Non oso immaginare di che sorgente si tratti...» alzò gli occhi al cielo «mi spiace se sono una ragazzina alquanto pretenziosa per i tuoi gusti. Non so chi frequenti tu, ma io tengo alla mia cura personale» disse acida.
«Sta tranquilla, non sono un tipo sudicio. E poi lo so bene. Ricordo ancora il profumo che indossavi il primo giorno».
Si bloccò immediatamente, ingoiando il boccone. «Ricordi il mio profumo?» chiese, restandone spiazzata «ma tu, esattamente, che razza di pervertito sei?!» lo fissò interdetta.
Si stese di lato, poggiandosi su un gomito. «Io pervertito? Sei tu che usi profumi troppo intensi. E poi ti lamenti delle mie sigarette».
«I mei profumi avvicinano le persone, le tue sigarette le allontanano» ribatté velenosa «vediamo se dici la verità, Mr Spaccone. Che tipo di fragranza indossavo?!».
«Una fragranza leggera, ma intensa. Quelle che non lasciano la scia, ma le senti quando sei vicina» sorrise «sicuramente un profumo artigianale».
Lo fissò stupita, senza confermare né smentire. Posò il piatto vuoto sul comodino e incrociò le gambe, avvicinando il busto verso di lui. «Adesso te la dico io una cosa: Tu usi sempre lo stesso profumo. Uno di quelli dalle note muschiate. Non credo si tratti esattamente di un eau de toilette ma, sicuramente, è di qualità modica e, probabilmente, acquistato in un discount» lo osservò attentamente «ma non è certamente il tuo profumo. Tu sei un tipo da fragranza orientale, con note speziate e dai toni legnosi. Il tuo profumo è di quelli sensuali e che impongono la tua presenza, catturando immediatamente l'attenzione su di te» gli spiegò, ignara di quanto i suoi occhi stavano amando quello che avevano davanti in quel momento.
«Qualcosa di costoso allora» le spostò una ciocca di capelli «cose che potrò permettermi non appena pagheranno per te».
«E potrai finalmente liberarti di un peso» si scostò, allontanando la sua mano «assicurati di offrire ostriche e champagne alla tua futura conquista. Quella che si avvicinerà a te, non appena fiuterà l'odore dei soldi e del lusso».
«E del profumo da te consigliatomi» sogghignò «cadranno tutte ai miei piedi».
Si accigliò. «Ti diverti, vero?! Tu godi da morire nel fare quello che fai. Ti diverti dal primo momento che mi hai avuta qui! Ti piace proprio farmi del male e mettermi sotto i tuoi piedi. Non so che razza di egoista e imbecille tu sia, ma mi fai veramente schifo quando ti atteggi da sbruffone».
«Non capisco perché ti infastidisce. Sembri...gelosa».
«Oh, ma fammi il favore...» rispose, negando l'evidenza «e di chi dovrei essere gelosa, di uno psicopatico che rapisce giovani donne ricche, per estorcere denaro ai loro padri? Perché non inizi a dire la verità? Perché non mi dici davvero come stanno le cose e perché, dopo una settimana, sono ancora qui a vedere la tua faccia da imbecille?» sbottò, ormai al limite«sto seriamente pensando che mio padre non ti abbia fatto assolutamente nulla. Nulla che tu e i tuoi due amici non abbiate meritato. Sto anche pensando che lo fai da sempre e, magari, ti è andata bene fino al giorno che hai rapito me. Quando, credendo di sbrigare l'ennesimo affare dopo soli tre giorni, ti sei ritrovato a rivedere i tuoi stupidi piani» disse d'un fiato, alzando la voce.
Scattò in piedi. «Credi che io faccia tutto questo per hobby? Mi reputi così bestia?» le urlò contro «ogni azione ha un suo perché. Tu non puoi capire, visto che non fai altro che vivere nella tua bolla».
Gli andò vicino e gli sferrò un sonoro schiaffo, facendogli voltare la testa. «Non azzardarti mai più a reputarmi tanto superficiale» lo avvertì, fissandolo con freddezza «tu non sai nulla della mia vita, tu non sai nulla di me!» urlò a sua volta «mia madre ti ha offerto quello schifoso denaro, ma tu ancora insisti con mio padre! Cosa c'è veramente sotto? Dimmi dove sta la verità, ora!» lo intimò «perché mi sono davvero stufata di restare zitta ad aspettare che ti decida a mollarmi!».
«Tuo padre ci ha buttato tutti in mezzo ad una strada» le urlò rabbioso «lavoravamo per uno stipendio misero. E per soldi, non ci ha pensato due volte a chiudere la sua fottutissima fabbrica, gettando novanta operai in mezzo ad una strada. Quell'essere viscido ha sempre ragionato in base ai suoi guadagni».
Ascoltò le sue parole e faticò a crederci. «Tu menti!» proferí, confusa e smarrita «lui non lo farebbe mai! Stai solo cercando di portarmi dalla tua parte. Tu stai cercando di manipolarmi per non farmi parlare con la polizia. Ti vuoi assicurare il mio silenzio» sentì le lacrime troppo vicine «lui non mi lascerebbe mai marcire qui dentro, mai!».
«E allora perché è apparsa tua madre in TV? L'hai detto tu stessa che non ha i soldi necessari».
«Perché avrete sicuramente minacciato anche lei o, forse, state chiedendo più di quanto io sappia!» continuò a negare la realtà, sentendo il cuore spaccarsi ancora una volta «ma perché non mi lasci andare e basta? Perché hai scelto me, perché mi hai costretta a tutto questo? Io non lo meritavo» iniziò a colpirlo sul petto «perché devi farmi odiare mio padre e la mia vita?» chiese ancora tra le urla, visibilmente esausta e stanca «mi stai facendo impazzire qui dentro, lo capisci? Prenditi quei soldi e sparisci per sempre. Oppure uccidimi... Uccidimi e poni fine a questa mia sofferenza» singhiozzò, crollando sul pavimento, sfinita.
«Pensavamo tu fossi importante per lui. Che in un paio di giorni ci avrebbe dato i soldi, pur di riaverti» la guardò dall'alto «e invece abbiamo scoperto che non è disposto a pagare! E poi non abbiamo mai contattato tua madre. Non è da lei che vogliamo vendetta».
Alzò lo sguardo e lo fissò con angoscia. «Vendetta... Vendetta a mie spese» cacciò via con rabbia le lacrime «non ti è mai importato di me! Tu mi hai sempre vista come una miniera d'oro e basta! Se lui non mi vuole, allora che farai? Mi terrai qui fino a quando non ti chiederà di uccidermi? Ne uscirai a mani vuote... È finita per te! Non c'è nulla che tu possa fare per cambiare la situazione. La tua ultima opportunità è mia madre ma non vuoi ascoltarla. E non vuoi farlo non per vendetta verso mio padre, ma perché non accetti di aver fallito» si alzò, mettendosi davanti a lui «dovresti sentire quello che dici» scosse la testa schifata «hai pensato che in un paio di giorni sarebbe tutto finito. Ma non hai riflettuto su quanto anche solo due giorni avrebbero potuto devastare una ragazza più giovane di te. Sei solo un egoista! Tu non hai cuore né anima. Hai messo i soldi davanti alla possibilità che mi avresti devastata per sempre. Quando brinderai con il tuo dannato champagne, ricordati di chi avrai ucciso dentro. Perché, se mai ne uscirò viva e tu indenne, sappi che avrai distrutto tutti i miei sogni e tutti i miei desideri. A causa tua, quando chiuderò gli occhi, io non potrò più sognare qualcosa che non sia il tuo maledetto viso» gli puntò il dito contro «quando ti avvicinerai ad una donna, voglio che ti ricordi di me. Voglio che tu veda sempre il mio viso ferito davanti agli occhi. Perché voglio che tu sia consapevole di quanto avrai segnato il mio cuore e la mia esistenza» gli disse, tra le lacrime che cadevano incontrollabili.
La ascoltò sconvolto e all'improvviso si accasciò a terra. «Quando ho contattato tuo padre, lo minacciai dicendogli che se non pagava ti avremmo restituita morta. La mia intenzione non è mai stata quella di farti del male, ma decisi di optare lo stesso per questa minaccia» fece un profondo respiro, toccandosi nervosamente i capelli «mi rispose che non gli importava, che potevamo ammazzarti. Ma non avrebbe mai pagato».
Raggelò davanti a quella confessione. «Vattene Caleb! Vattene via, esci da qui, ora!» disse, senza mostrare alcuna emozione «sparisci già da ora dalla mia vita, se ogni volta che varchi la soglia che ci separa poco dopo senti che non ho alcun valore per te. Lascia il comando ad uno dei tuoi amici, anche al peggiore dei due, non mi importa... E non venire più qui!» rispose, sentendo un immenso dolore dentro.
Scosse la testa, visibilmente amareggiato. «Non posso più lasciarti andare. Non voglio...».
«Smettila di dirmi ciò che voglio sentire! Smettila di toccarmi e smettila di mostrarmi la tua dannata faccia. Potessi tornare indietro, non ti chiederei di mostrarmi il tuo volto!» urlò, con tutta la disperazione che aveva dentro «non vuoi, perché non puoi! Non vuoi perché il tuo denaro vale più di me!» singhiozzò, allontanandosi da lì «hai già ferito abbastanza il mio cuore per oggi! Tornatene da dove sei arrivato e lasciami in pace!».
Si alzò rassegnato. «Non mi importa più del denaro. Se continuo è perché lo devo al mio amico, che merita una vita dignitosa. Se fossi stato l'unico coinvolto, avrei rinunciato già giorni fa al denaro. Se continuo, è anche perché non mi rassegno all'idea di non vedere più il tuo meraviglioso faccino» allungò la mano verso lei, ma la ritrasse nell'immediato andando via.
Lei si accasciò, cacciando un urlo di disperazione e dolore. Erik, che era in cucina, sgranò gli occhi davanti a quel grido e accorse immediatamente, trovandosi davanti il suo amico dal viso distrutto.
«Ma cosa cazzo è successo?!» chiese, confuso «sta bene?».
«Ha appena scoperto chi è suo padre e inoltre non vuole vedermi più» afferrò la giacca «occupati di lei, non farle mancare nulla. Io ho bisogno di un po' d'aria» andò via e, non appena fu all'esterno, una lacrima bagnò inevitabilmente il suo viso.
Erik restò spiazzato da quanto appena appreso e guardò il suo amico allontanarsi, lanciando uno sguardo anche alla porta oltre la quale si trovava Chloe. Si avvicinò ad essa e posò una mano sulla maniglia, provando ad ascoltare. Sentì Chloe singhiozzare e sospirò dispiaciuto. Si allontanò da lì e scosse la testa, capendo quanto entrambi avessero bisogno di stare insieme. Due anime ferite dalla vita, che faticavano ad unirsi. Si gettò sul divano e ripensò agli ultimi eventi, pensando seriamente di abbandonare tutto per il bene del suo amico.

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