La notte precedente trascorse tranquilla. Chloe aveva superato il peggio e, sotto l'attento controllo di Caleb, durante la notte la febbre restò costante, permettendole di riposare serenamente tra le braccia del suo uomo.
Erik invece verso le 8.00 si alzò e afferrò il telefono, chiamando Jessica per darle il buongiorno. I due conversarono per diversi minuti e, chiusa la chiamata, si dedicò alla colazione, in attesa di sapere come stesse la ragazza.
«Buongiorno!» disse Caleb, uscendo dalla stanza.
«Buongiorno, Caleb Jones! Come sta la nostra gattina?» chiese, iniziando a versare il caffè nelle tazze.
«Ha dormito tutta la notte. A differenza mia» sbadigliò «la febbre non è più salita per fortuna».
«Povero tesoro mio, l'amore ti ha proprio distrutto» sogghignò «io, invece, ho provato il sesso telefonico ieri sera. Una bella novità» trattenne una risata.
Si alzò dal divano di scatto. «Potevi dirlo prima» si sedette su una sedia e sbadigliò ancora «sono distrutto!» poggiò la testa sul tavolo.
Scoppiò una grassa risata. «Non è mica successo lì» sogghignò, dandogli una pacca sulla spalla «hai bisogno di riposare. Vado io da lei?».
Annuì e si gettò nuovamente sul divano, addormentandosi nell'immediato.
Erik gli posò il lenzuolo sul corpo e andò da Chloe, trovandola sveglia.
«Buongiorno gattina! Oggi dovrai accontentarti di me. Il tuo sequestratore è sul divano che russa» fece spallucce.
«Oh, povero amore! È restato tutta la notte a vegliare il mio sonno» sorrise teneramente, mettendosi seduta.
Il ragazzo posò una mano sulla sua fronte e si tranquillizzò. «Per fortuna è scesa tanto rispetto a ieri» le porse la colazione.
«Si è spaventato molto, vero? Glielo leggevo negli occhi che era preoccupato» iniziò a mangiare con gusto.
«Sì, Chloe» le accarezzò il viso «per un attimo, ho temuto che crollasse! Era davvero preoccupato per le tue condizioni di salute. Deliravi e sudavi. Ho avuto paura anche io» ammise.
«Mi spiace, Erik! Sono la solita testona che non accetta i propri limiti» sospirò «oh, a proposito...» arrossì «credo di puzzare» confessò imbarazzata e Erik scoppiò a ridere.
«È stato lui a dirtelo, vero?!» scosse la testa divertito «il solito Caleb Jones... Vuoi che ti accompagni in bagno?!».
Scosse la testa. «N-no... Mi chiedevo solo se si sentisse tanto» lo guardò in attesa e lui rise ancora.
«Hai sudato molto, è vero! Ma Cal si diverte ad esagerare» la tranquillizzò, lasciandola mangiare tranquilla.
Caleb continuò a dormire per tutto il tempo, svegliandosi intorno all'ora di pranzo.
«Oh cavoli» sussultò «mi sono addormentato! Perché non mi hai chiamato?».
«Perché russavi tremendamente bene, Caleb Jones» rispose, facendo zapping davanti alla tv «dovevi fare qualcosa di importante, per caso?!».
«Certo! Devo aiutare Chloe» strofinò una mano sulla faccia, cercando di riprendersi.
«Devi aiutarla in cosa?!» chiese, corrugando la fronte «ah, prima che mi dimentichi... Sei proprio uno stronzo! Le hai davvero detto che puzzava?» lo fissò severo.
«Sì!» sogghignò «ed è per questo che la aiuterò con la doccia».
«Vuoi goderti il panorama, eh?!» scosse la testa rassegnato «quella ragazza crede di essere un cassonetto, grazie al tuo tatto» sospirò rumorosamente.
«Nah! Non ho fatto nulla di male» si versò il caffè rimasto e lo bevve, facendo una smorfia di disgusto «fa schifo freddo!».
«Ma davvero?! Ed io che credevo fosse caldo il problema» alzò gli occhi al cielo «non vuoi proprio parlarmi di quelle scatole?» le indicò.
«No! Lo scoprirai dopo» disse, andando da Chloe «la micetta è pronta per il bagnetto?».
«La vedo alquanto impaziente, Caleb Jones! Non vede l'ora di lavare la sua gatta, vero?!» scostò le coperte, alzandosi «avrei potuto farlo io ma...Vorrei lo facessi tu» sorrise.
«Hai fatto la scelta giusta» la prese per mano e andarono in bagno. Piegò le maniche e aprì il rubinetto in attesa dell'acqua calda «getta tutto a terra».
Si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, sentendosi improvvisamente imbarazzata. «Cal, facciamo l'amore ma...Mi risulta ancora difficile mostrarti il mio corpo» ammise, iniziando a spogliarsi. Sentì il cuore battere forte e, appena levò anche gli slip e il reggiseno, si avvicinò a lui, deglutendo a vuoto.
«Non dovresti, perché sei bellissima» sorrise teneramente e controllò l'acqua. Non appena arrivò il getto caldo la fece andare sul vano doccia. Prese il doccia schiuma e glielo porse «così per te è meno imbarazzante» si mise lo shampoo sulla mano e iniziò a frizionarle i capelli.
Sorrise con dolcezza, mettendosi sul palmo il bagnoschiuma. Lo passò sul corpo senza fretta, lasciandosi coccolare dalle mani di Caleb che, con estrema delicatezza, massaggiavano i suoi capelli. Si rilassò lentamente, osservando quell'uomo che amava più di ogni altra cosa.
«Questo va ben oltre tutto, Cal! È molto più di due persone che fanno l'amore o si baciano o si coccolano. È meravigliosamente intimo».
Sorrise. «Sei la prima alla quale faccio un bagno» ammise «è come se sentissi il bisogno di occuparmi di te anche in questo modo».
«Toccami, Cal!» disse, fermandosi «voglio che sia tu a lavare il mio corpo» lo guardò, facendo un grande respiro «è giusto così...».
Risciacquò i suoi biondi capelli e passò al suo corpo, massaggiandolo con estrema dolcezza. Si inginocchiò e la osservò dal basso. «Sei da venerare, Chloe Morgan».
Mise le mani sul suo viso, scostandogli i capelli. Sorrise timidamente e si inginocchiò a sua volta, avvicinando il viso al suo. «Ti amo tanto!» sussurrò contro le sue labbra, baciandole con estrema dolcezza «grazie...Grazie per questo e per tutto ciò che sai darmi».
«Adesso però basta! Sei stata troppo sotto l'acqua» si rialzò insieme a lei e la sciacquò ben bene. La fece uscire dalla doccia e le mise su due asciugamani, mentre con un terzo iniziò a frizionare i suoi morbidi capelli. Afferrò un phon portato la sera precedente e lo azionò, puntandolo sulle umide lunghezze.
«Anche parrucchiere, adesso?! Wow, sei proprio un uomo da sposare, signor sequestratore» ridacchiò, solleticando i suoi fianchi.
«Sta buona, gattina» si scostò divertito.
Rise e lo lasciò fare, godendosi quel momento intimo e magico. Osservò i gesti attenti di Caleb e si beò di tutte quelle attenzioni, che le stava regalando. «Potrei seriamente abituarmi a tutto questo» accarezzò il suo addome, facendo una smorfia di apprezzamento.
«Senza la parte dove ti sale la febbre» fece una smorfia. Spense il phon e le sistemò le ciocche «ecco qua! Adesso andiamo in stanza, così ti puoi vestire».
Annuì, alzandosi sulle punte. Gli posò un bacio sulle labbra e tornò in camera con lui. «Adesso sono nuovamente la tua gattina al profumo di primavera» ridacchiò.
«Già...aspetta qui» uscì un istante e rientrò poco dopo con gli scatoloni e la busta «inizia dalla busta».
Corrugò la fronte e la osservò. «Mi hai preso altro intimo, per caso?! Vuoi vedermi tutta sexy, Mr Jones?» chiese divertita, iniziando a rovistare nella busta.
Come volevasi dimostrare, all'interno della busta c'era un delizioso body in pizzo nero, con dei semplici collant dello stesso colore.
«Indossali».
Chloe li tirò via e osservò attentamente il tutto, rivolgendogli uno sguardo. «Cal, i-io...» proferì stupita e annuì, levandosi l'asciugamano di dosso. Rivolse un altro sguardo al suo uomo e infilò il body e i collant, sotto lo sguardo attento di lui. Passò le mani su quel tessuto e arrossì «è bellissimo, Cal».
Le fece l'occhiolino. «Adesso la scatola rosa».
«Dovrei farmi salire la febbre più spesso! Tutto questo ti rende meravigliosamente dolce» disse divertita, afferrando la scatola e aprendola poco dopo.
All'interno vi era un maxi pull nero con rose rosse stampate sulle maniche.
Spalancò la bocca, alzando lo sguardo verso di lui. «Cal, ma è stupendo!» esclamò, facendo un ampio sorriso «devo indossarlo?!».
«Assolutamente sì» mostrò un ampio sorriso.
Lo tolse dalla scatola e lo indossò euforica, facendo un giro su se stessa. «Mi sento finalmente bella» rise, sentendo il cuore a mille.
«Lo saresti anche con un sacco» le indicò la scatola blu «adesso tocca a lei».
Si avvicinò alla scatola e fece un grande respiro. «Questa deve essere la più importante» lo guardò, aprendola piano.
Estrasse dalla scatola un paio di Chelsea boots color cuoio con tre centimetri circa di tacco e si portò una mano sulla bocca sgranando gli occhi «Cal, ma sei diventato pazzo?!» urlò felice, saltellando su se stessa. Senza attendere ordini, le indossò, guardandosele «sono tornata donna» sorrise, commuovendosi «n-non so cosa dire, amore. Hai realizzato uno dei miei sogni più grandi... Farmi bella per te».
«Tu sei bellissima, Chloe. Non è di certo un abito che ti rende tale» prese l'ultima scatola, quella rossa, e la aprì estraendo un meraviglioso abito a maniche lunghe vintage con la parte superiore nera e la parte della gonna bianca con nere decorazioni floreali e un fiocco nero a segnare la vita.
Restò senza fiato, accarezzando il suo tessuto. «Cal, qualsiasi cosa stia accadendo, vorrei non finisse più!» gli rivolse uno sguardo «è a dir poco bellissimo... Mi lasci senza fiato».
«Questo potrai indossarlo domani. O quando vuoi» lo ripose nella scatola «sei favolosa» le porse la mano.
Posò la mano sulla sua, stringendola. «Ti amo così tanto, da risultarmi impossibile descrivere quello che sto provando» lo guardò con estrema dolcezza «tu sai davvero come rendere felice una donna, Caleb Jones».
Le fece fare un giro su sé stessa e la riportò di fronte. «Ho capito tante cose in questi pochi giorni. E ieri, dopo la paura di perderti, ho dato conferma a tutte quelle cose...».
Lo ascoltò, posando l'altra mano sul suo braccio. «E... Quali conferme hai avuto?» chiese, non riuscendo a staccare gli occhi dai suoi.
«La conferma che sei così importante da non volerti perdere, Chloe Morgan...» avvolse i suoi fianchi, portandola più vicina a sé «perché ho capito che ti amo».
Spalancò gli occhi, smettendo di respirare. Deglutì a vuoto e lo fissò incredula. «Cal... O sto sognando o la febbre mi sta facendo un brutto scherzo» proferì a fatica, passandosi una mano sulla fronte «m-mi hai davvero... Mi hai davvero detto che mi ami? Sei innamorato di me, Cal?» chiese, sentendosi improvvisamente su una nuvola.
«Sì!» sorrise «e se vuoi, te lo ripeto. Ti amo...ti amo...ti amo».
Restò senza fiato, sentendo le lacrime arrivare con prepotenza. «I-io non posso credere che stia davvero succedendo, Cal! Ho aspettato tutto questo e l'ho desiderato per giorni, ore, minuti, secondi...Adesso fatico a credere che tu sia mio. Totalmente mio!» accarezzò il suo viso, sentendosi la donna più felice al mondo.
Si avvicinò e le rubò un bacio pieno di passione. «Io non ero così romantico. Tu mi hai cambiato».
«Io non credevo nemmeno di riuscire a fartelo dire» rise, aggrappandosi al suo collo «ti amo da morire, Cal! Sei tutto ciò per il quale vale la pena lottare».
Rise spensierato, facendo un giro su sé stesso. «Che ne dici se andiamo da Erik? Avevo promesso che gli avrei mostrato il contenuto delle scatole».
«Solo se gli dici che hai confessato» ridacchiò, annuendo «non vedo l'ora di godermi la sua faccia».
Corrugò la fronte. «Non ti allargare troppo, ragazzina!» la rimise giù, prendendola per mano e uscendo di lì «ehi, ti piace il contenuto delle scatole?».
Erik si voltò, osservando attentamente Chloe. Restò in silenzio e guardò il suo amico, facendo una smorfia. «E questo schianto chi sarebbe esattamente?!».
Chloe rise di gusto. «Sono la vostra vittima. In versione femminile» rispose divertita, lanciando uno sguardo a Caleb «mi ha reso molto felice, Erik».
Lui li guardò per alcuni secondi, studiando i loro sguardi. «Cosa devo sapere, Caleb Jones?!».
«C'è anche un altro vestito che le ho acquistato».
La ragazza scoppiò a ridere, guardando Erik. «Qualsiasi cosa tu stia pensando, credo sia giusta» gli disse semplicemente, posando sulla guancia di Caleb un bacio.
«Quindi... Cosa siete diventati voi due, ora?!» chiese, osservando attentamente il suo amico «perché so perfettamente cosa può essere successo lì dentro, pochi minuti fa».
«Cosa siamo diventati?» ci pensò su «forse due procioni?».
Chloe scoppiò nuovamente a ridere, scuotendo la testa rassegnata. «Due gattini» ribatté lei, aggrappandosi al suo braccio, poggiando su di esso la guancia.
«Tu sei davvero scemo, Caleb Jones! Devi dedicarti solo a lei e devi amare solo una persona, adesso. Credo non sia difficile intuire che tu ti sia impegnato, finalmente! Chloe, grazie per essere riuscita a cambiarlo!» disse, lanciando una cartaccia contro il suo amico.
«Ehi!» scoppiò a ridere «non sono cambiato. Semplicemente la sto usando come passatempo, non avendo la possibilità di andare altrove» si sedette sul divano accanto a lui, portando Chloe sulle gambe «se Jo entrasse adesso, sarebbe la fine».
«Hai ragione...Sicuramente la sua fine!» sospirò, lanciando uno sguardo a Chloe «sei sempre stata bella. Ma ora lo sei di più. E non per gli abiti che indossi, ma per quello che traspare sul tuo viso» le sorrise teneramente.
Lei lo ascoltò, arrossendo. Avvolse il collo di Caleb con le sue braccia e annuì. «Anche se si ostina a fare il burbero, mi ha davvero resa la donna più bella e amata al mondo».
«E se ce l'ha fatta Caleb Jones a trovare l'amore, c'è una speranza anche per me» fece una smorfia.
«Beh, se vuoi puoi correre dalla tua principessa tettona» sogghignò «io mi preoccuperò di rinchiudere per bene la micetta nella sua gabbietta».
«Quanto sei volgare» si alzò, annuendo «accetto molto volentieri la proposta. Terrò d'occhio anche quel coglione di Brown. Per qualsiasi cosa, ti chiamerò» accarezzò il viso di Chloe, sorridendo «dovrai avere molta pazienza con lui! In fondo, l'amore è anche questo» sogghignò, afferrando il giubbotto «fate i bravi, mi raccomando».
«Tranquillo. Ci limiteremo a tubare come due piccioni» sogghignò.
Scoppiò a ridere, salutando i due. Non appena furono soli, Chloe lo fissò in cagnesco. «'Principessa tettona', Mr Jones?! E... Quando avresti constatato questo particolare?» chiese, incrociando le braccia.
«Quel giorno in cui ho fatto il lavoro sporco per il mio amico» sorrise «le ho detto che questo mio amico voleva il suo numero e lei me lo ha dato senza problemi. Non è colpa mia se ha la scollatura sempre in bella mostra».
«Come darti torto, d'altronde! Non è di certo colpa tua, se fatichi a guardarle negli occhi» esclamò pungente «in fondo, è proprio dal seno che si capisce l'intelligenza di una donna» sospirò rassegnata, lanciando uno sguardo ai fornelli «e se, prima di rinchiudermi nella gabbietta, cucinassimo insieme?!» propose, accarezzando il suo petto «un pranzo cucinato da noi è un altro dei nostri desideri, Caleb Jones».
Scosse la testa. «Non possiamo rischiare! Mi dispiace».
Affondò il viso nel suo collo. «Mi sarebbe piaciuto tanto, Cal! Soprattutto ora, che somiglio decisamente di più ad una donna» mordicchiò la pelle a sua disposizione «tornare lì dentro, vestita così, un po' mi rattrista».
«Chloe, a me rattrista tenerti qua dentro!» sospirò «è difficile, ma dobbiamo fare molta attenzione. Jo è davvero pericoloso».
Annuì, senza insistere. «Va bene, amore mio» lo guardò, accarezzando il suo viso «hai gusto, sai?! Soprattutto per quanto riguarda l'intimo» sollevò il maxi pull, accarezzando con le dita il body.
«Ti sta meravigliosamente» le accarezzò un fianco «te l'ho già detto che dovresti indossare solo pizzo?».
Scosse la testa. «Non credo tu lo abbia confessato, Mr Jones» sorrise teneramente «indosserò solo pizzo, allora!» gli rubò un bacio, poggiando la sua mano su quella di lui «non vorresti venerarmi, con solo questo indosso?!» sussurrò al suo orecchio, afferrando tra i denti il lobo.
«Me lo chiedi, nonostante tu sappia già la risposta?».
Ridacchiò. «Sono una donna educata, mio caro carnefice» ribatté divertita, sistemandosi meglio sulle sue gambe «vorrei mi riportassi nella gabbietta, come fossi una principessa... Potresti prendermi in braccio?».
«Ehi! Hai le gambette, usale» si accasciò sul divano, fingendosi stanco.
Gli lanciò un'occhiataccia, gettandosi su di lui poco dopo. «Volevo mostrarti il mio body, stupido!» si strusciò piano «e poi, sono malata...Ho la febbre» fece spallucce, mordendogli il mento.
«Non è vero! Si vede che la febbre è scesa del tutto. Sei tornata la solita rompiscatole» la guardò dì sottecchi.
Trattenne una risata, solleticando i suoi fianchi. «Se non erro, sei pazzamente innamorato di questa rompiscatole» strofinò il naso sul suo collo, scostandogli il maglione «hai anche detto di non volermi perdere...» passò i denti sulla sua scapola destra, baciandola poco dopo.
La prese in braccio e si alzò di scatto. «Non provocare la bestia, perché potrebbe non trattenersi. E non avendo nessun altro qui, è pericoloso» la portò nella sua stanza «però ti prometto una cena romantica» la mise giù «o almeno ci proverò».
«Vorrei tanto vedere la bestia, sai? Ho conosciuto il carnefice romantico...Non mi dispiacerebbe quello rude e passionale» si avvicinò, sbattendo le ciglia «sono anche vestita da perfetta fidanzatina» fece un giro su se stessa «quel genere di ragazza dall'aspetto puro, che nasconde il suo lato malizioso sotto un maxi pull» lo sollevò nuovamente, scoprendo la gamba sinistra e una parte dell'inguine, ove c'era il pizzo.
Le afferrò fermamente il viso. «Chloe, no!» le disse in tono fermo «se Jo ci becca, prima ammazza te e poi me».
Smise di sorridere, tornando seria. «V-va bene, ho capito!» si abbassò l'orlo, allontanandosi da lui «stavo solo scherzando. Non c'è bisogno di spaventarmi» andò a sedersi sul bordo del letto, abbassando lo sguardo.
«Ehi...» le si avvicinò, accarezzandole il viso «io non sto scherzando. Tu sei qui, bella da paura. E nemmeno immagini cosa vorrei farti. Ma devo pensare prima a proteggerti» le alzò il viso, per farsi guardare «quindi accontentati delle mie doti culinarie, ok?».
Annuì, tranquillizzandosi. «Sono sicura che sarai bravissimo» gli regalò un sorriso «posso chiederti di dirmi che mi ami, prima di andare via? So che odi questo genere di richieste ma...Sei tremendamente bello quando lo dici. E poi fatico ancora a crederci, quindi non sarebbe male farselo ripetere» fece spallucce.
«Ingorda» rise e si avvicinò al suo viso, sfiorandolo «ti...amo».
Fece un ampio sorriso. «E tu sei bello, Caleb Jones. Meravigliosamente bello e perfetto» incontrò i suoi occhi, accarezzando una ciocca dei suoi capelli «ti amo anche io. Ti amerò sempre, Cal!» baciò la punta del suo naso.
Sorrise e andò via. Cercò di preparare qualcosa con il cibo a disposizione. Riuscì a realizzare della pasta al sugo e piastrò del pollo, posandolo su un letto di insalata. Mise il tutto a tavola e posò dei fiori di campo al centro. Chiuse a chiave la porta d'ingresso, così da avere tempo a disposizione in caso di cattive sorprese. Quando ebbe tutto sotto controllo, tornò da Chloe.
«Il cameriere ci informa che il nostro tavolo è pronto».
Lo guardò, scoppiando a ridere. Si accarezzò l'abito e fece un giro lento su se stessa, mostrandosi a lui, con il vestito nero che le aveva regalato. Tra i capelli infilò un giglio e lo fermò con il suo ferretto, donando al viso un aspetto delicato e dolce.
Fece un fischio di apprezzamento. «Sei a dir poco splendida. Forse dovrei tornare un attimo in città, per mettere qualcosa di elegante anch'io».
Scosse la testa. «Tu saresti elegante anche con un sacco di patate, Mr Jones» gli andò vicino e si fermò, muovendo i fianchi per far ondeggiare la gonna ampia «mi sento una principessa che sta per cenare con l'uomo più bello e desiderato al mondo».
«Tu sei una principessa» le accarezzò il viso «e sei mia!» le lasciò un delicato bacio sulle labbra.
Arrossì, toccandosi il fiore. «Sono decisamente emozionata, sai? Questa cena ha un non so che di magico. Forse, sarà perché arriva dopo una giornata altrettanto magica» sfiorò con le dita la sua mano, stringendola poco dopo «possiamo andare, mio cavaliere».
«Bene» le prese la mano e la accompagnò a tavola «non è molto, ma ci ho provato».
Guardò il tutto con stupore, sorridendo dolcemente. «Ma amore, sei stato bravissimo» accarezzò i fiori sul tavolo e gli diede un bacio sulle labbra «è la cosa più bella che potessi realizzare. E c'è anche un delizioso profumo di cibo qui!».
«Wow, hai parlato di profumo» la guardò stupito «ho chiuso a chiave la porta d'ingresso, così se qualcuno vuole fare una sorpresa lo sentiremo».
Annuì, tranquillizzandosi. Si accomodò e guardò il suo uomo, ammirando la sua bellezza, mentre riempiva i piatti dandole le spalle. Si soffermò sui suoi capelli biondi e sorrise dolcemente, scendendo sulle sue spalle larghe e muscolose. Fece una smorfia di apprezzamento e osservò le sue mani, mordendosi il labbro inferiore. L'idea di quelle dita bellissime sul suo corpo, le fece provare un brivido dietro la schiena. Sospirò e continuò a scendere con lo sguardo, fermandosi sui suoi fianchi. Scese ulteriormente e si soffermò sul suo fondo schiena, arrossendo appena. Lo osservò nella sua interezza e si sentì la donna più fortunata al mondo. Quell'uomo che aveva amato sin dal primo istante, ricambiava finalmente il suo sentimento. Lo guardò incantata e, non appena lui si voltò, distolse immediatamente lo sguardo, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Spero ti piaccia della semplice pasta! Il caviale era terminato» posò i piatti, accomodandosi di fronte a lei «cosa c'è?» notò le gote rosse.
Scosse la testa. «N-nulla...» guardò il suo piatto, sorridendo «a questo punto, mi sembra giusto svelarti un segreto» si piegò in avanti verso di lui «io il caviale l'ho sempre odiato» si allontanò, ridacchiando.
«Oh grazie al cielo» sospirò rilassato «il mio portafogli ti ringrazia».
Scoppiò a ridere. «Cal, io non ho mai voluto la ricchezza. Ed ora più che mai, ne sono davvero convinta! Ci sono cose che non è possibile acquistare. L'amore è una di queste! Vivrei ovunque, tranne che nella mia casa. In quella casa che sa di ricchezza, ma è terribilmente priva di amore. I fiori di campo possono tranquillamente sostituire delle rose costose. E una cena in casa, può sostituire un ristorante di lusso. Io sarò sempre ricca...Con o senza mio padre. Ma quei soldi mi serviranno per costruire il futuro che desidero. E nel futuro che sogno non ci sono serate di lusso, ostriche e champagne» spiegò, iniziando a mangiare.
«E cosa vedi nel tuo futuro?» chiese tra un boccone e l'altro «no, aspetta. Lo so! Tanti croccantini».
Lo fissò, scoppiando in una grassa risata. «Beh, ovvio! Una cuccia rosa a forma di divanetto, una ciotola tempestata di Swarovski, un collarino rigorosamente rosso in velluto, una lettiera chiusa e confortevole e...» finse di pensarci su «un maschio dai colori chiari che mi corteggi».
«Sull'ultima parte potrei aiutarti. Per il resto, usa la tua carta di credito» versò il vino nei due bicchieri «facciamo un brindisi?» sollevò il suo.
Annuì, sollevando il suo. «A cosa vuoi brindare, signor sequestratore?!» lo fissò divertita.
«A te, alla tua immensa bellezza, a come hai cambiato me e alla tua felicità futura» tintinnò i bicchieri «e a quanto ti amo».
Sorrise con estrema dolcezza, sorseggiando un po' di vino. «E...quanto mi ami precisamente, Mr Jones?!» chiese, posando nuovamente il bicchiere sul tavolo.
«Beh, tanto da sacrificarmi per il tuo bene» sorrise, allungando la mano verso lei.
Guardò il suo palmo e posò la sua mano, stringendo quella di Caleb. «Ci sono delle cose che voglio dirti. E voglio che tu le comprenda attentamente...Tutto questo lo porterò sempre con me! Non ci sarà situazione, luogo, persona, che potrà farmi dimenticare il tuo viso, la tua dolcezza, il tuo carattere forte e fragile allo stesso tempo. Ovunque sarò, saremo, tu vivrai nelle mie vene, nelle mie ossa, nella mia pelle. Più di ogni altra cosa, io amerò te! Qualsiasi strada percorreremo che sia uniti o separati, tu avrai il mio cuore per sempre. Non posso descriverti il futuro, Caleb... Ma posso mostrartelo! E ti giuro che ce la metterò tutta affinché tu possa essere felice. Farò qualsiasi cosa, per avverare i tuoi sogni, più dei miei. E se questo significherà dirti addio, io ti dirò addio. Perché, prima di me arrivi tu! Anche da lontano, mi preoccuperò che tu abbia ciò che meriti. I miei soldi, mi serviranno a questo... A renderti felice, a prendermi cura di te e a ridarti indietro una dignità e una vita che ti è stata negata per troppo tempo!».
Le baciò la mano. «Non so se succederà nell'immediato, ma ti regalerò un futuro fatto di sentimenti. Non soldi» sorrise «troverò un lavoro e ti regalerò tutto quello che vorrai. Non sarà un lavoro qualsiasi. Ma sarà un lavoro dignitoso».
«Io non voglio nulla, amore mio! Voglio solo te e una vita tutta nostra. Mi bastano i tuoi fiori di campo e le tue uova rigorosamente insipide» ridacchiò «voglio l'amore, Cal... Quell'amore che ho sempre sognato e che ho conosciuto grazie a te».
«Però smettiamola di considerare le mie uova insipide, ok?» fece una smorfia «a me sono sempre piaciute».
Scoppiò a ridere, annuendo. «Se può renderti felice, io ho imparato ad amarle. Non potrei più farne a meno» terminò il suo piatto, leccando la forchetta sporca di sugo «e sappi che questo pasta era davvero ottima. Quando è fatto con amore, tutto acquisisce un valore in più».
Mostrò un ampio sorriso. «Però le stoviglie sporche le lascio ad Erik!» si alzò e tolse i piatti sporchi, sostituendoli con la seconda portata.
«Ma quanto sei stato dolce, amore mio! Una cena davvero perfetta» disse, addentando un po' di insalata «il dolce, saresti tu?».
«Nah! Io sono salato» sogghignò «il dolce sei tu».
Trattenne una risata, iniziando a mangiare il pollo. «Siete davvero un mascalzone, Mr Jones!» gli lanciò uno sguardo, visibilmente divertita «mi auguro possa piacerle il mio sapore, allora!».
«Il più pregiato e il più prelibato!» addentò un pezzo di pollo.
Terminò la sua insalata, accarezzando il dorso della sua mano. «Hai visto, Cal? L'amore unisce a prescindere da ciò che si è o si possiede. È proprio nella diversità che si trova ciò che si desidera».
Sorrise teneramente. «Vorrei aprire quella porta e portarti via. Il più lontano possibile. E viverti alla luce del sole».
Si alzò e andò da lui, togliendogli di mano la forchetta. Si accomodò sulle sue gambe e gli scostò i capelli dal viso, baciandolo con estrema dolcezza. «Lo so, amore mio! È tutto ciò che vorrei anche io. Vorrei tanto viverti senza paure. Ma so che accadrà! Costruiremo il nostro futuro e non avremo più alcun timore» mordicchiò il suo naso, posando poco dopo un bacio su di esso.
«Non vedo l'ora di realizzare tutto ciò» le accarezzò la schiena «spero di averti reso felice, dopo la brutta giornata di ieri».
«Tu mi rendi sempre felice, Cal!» accarezzò la sua guancia, posandogli un bacio su di essa «è stato tutto perfetto e magico. Soprattutto la parte dove hai confessato il tuo sentimento» arricciò il naso, mordicchiando la sua mascella.
«E quando avrei detto una cosa del genere?».
Lo fissò truce. «Questa mattina, dopo avermi riempita di regali. Precisamente dopo avermi mostrato questo abito meraviglioso» passò la mano sulla sua gonna «ti stupisce, Mr Jones? Non dirmi che già ti sei pentito di aver ammesso alla tua gattina capricciosa che la ami».
«No, è che adoro farti arrabbiare» la baciò sul collo «mi spiace che questa serata sia già giunta al termine» sospirò.
«Eh, già! Dovresti riaccompagnarmi a casa» ridacchiò «ma, se vuoi, possiamo vederci per un secondo appuntamento...».
La mise giù, alzandosi. «Ti chiamerò sicuramente» le porse la mano «andiamo! Non lascerei mai che una ragazza così bella torni a casa da sola a quest'ora».
Scoppiò a ridere, afferrando la sua mano. «Per fortuna non abito molto lontano da qui. Saranno giusto due passi».
«Non fa niente! Mi spiace solo non poterti accompagnare in auto, ho dimenticato di far benzina» si avviarono verso la stanza.
«Dopo la cena che hai preparato, conviene smaltire» ribatté divertita, fermandosi davanti alla porta. Poggiò la schiena su di essa e lo guardò, accarezzando i suoi fianchi con entrambe le mani«quindi... Dovremmo salutarci, adesso».
«Già...» le accarezzò il viso «per questa notte sarà meglio che io dorma nel mio letto. Sempre che tu stia bene» le toccò la fronte.
«Me la caverò, Mr Jones!» sorrise, tirandolo verso di sé «mi mancherai tanto...» gli posò un bacio sulla guancia.
«Anche tu» le toccò il naso «a nanna! Devi recuperare le energie».
Aprì la porta, entrando in stanza. Fece qualche passo e si lanciò sul letto, ridacchiando. «Pensami, Caleb Jones!» disse, lanciandogli uno sguardo «ti amo! Ti amo..
Ti amo... Ti amo» disse più volte, alzando gradualmente la voce.
«Ti amo!» sussurrò lui, richiudendo la porta. Sorrise al ricordo di quella giornata e capì che non desiderava altro dalla vita.
Gli bastava l'uragano Chloe.
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35 DAYS OF YOU
ChickLitSacramento. California. Samuel Morgan, un ricco uomo spietato, decide improvvisamente di chiudere la sua azienda metalmeccanica vendendola per una cospicua somma e licenziando senza spiegazioni gli ottanta operai. Tre di loro, Caleb Erik e Joseph, o...