VERSIONE DEI FATTI

766 55 12
                                    

La sera precedente, Chloe nascose il suo denaro nell'armadio ed evitò di confessarlo a sua madre, limitandosi a raccontarle di essersi recata in biblioteca per poter restare sola con i suoi pensieri in compagnia di un buon libro. Caleb, invece, evitò qualsiasi tipo di discussione con gli agenti, cercando di tenere duro in attesa di rivedere la sua donna. Per fortuna in quell'inferno c'era Erik a incoraggiare il suo amico, ogni qualvolta riuscivano ad incontrarsi.
Chloe quel giorno si svegliò molto presto e si gettò in doccia, scivolando lungo il muro e sedendosi. Lasciò scorrere l'acqua sul suo corpo e accarezzò il tatuaggio, provando un immenso vuoto dentro. Caleb le mancava come l'aria ma sapeva di non poter crollare.
Lavò anche i suoi capelli e li asciugò, guardandosi allo specchio. Più osservava il suo riflesso, più faticava ad intravedere la ragazzina che era un tempo. Baciò con la mente Caleb e si dedicò al trucco, optando per un makeup semplice ma che la rendesse donna. Entrò in camera sua e rovistò nel suo armadio, scegliendo un tailleur nero che metteva in risalto le sue forme. Afferrò un paio di décolleté color carne e le indossò, lasciando il tatuaggio a vista. Spruzzò alcune gocce del suo profumo e verso le 8.00 raggiunse sua madre in cucina, salutandola.
«Oggi vorrei volentieri i tuoi waffle con gelato, mamma! Mi serviranno molte energie per affrontare i giornalisti e gli agenti» sospirò, sedendosi al suo solito sgabello.
«Sei bellissima!» sorrise, porgendole la sua porzione «il tuo avvocato ci raggiungerà direttamente in centrale. Andrà tutto bene» si sedette di fronte a lei.
Annuì, iniziando a mangiare un po' di gelato. «H-ho un tatuaggio, mamma. Te lo dico perché a breve potresti notarlo».
«Cosa?» esclamò scioccata.
Allungò la gamba verso sua madre, mostrandole il collo del piede. «Ho fatto un tatuaggio! È inutile continuare a nasconderlo, lo avresti comunque notato prima o poi» addentò un pezzo di waffle «non è un fiore qualsiasi...È un giglio!».
«Chloe, tu mi farai morire» lo osservò, distogliendo lo sguardo subito dopo «se hai qualcos'altro di sconvolgente, ti pregherei di riferirmelo subito».
«Caleb mi ha chiesto di sposarlo» confessò di getto, mostrandole l'anello che teneva al collo «quando tutta questa storia sarà finita, abbiamo intenzione di unirci per sempre».
Lo afferrò, osservandolo. «Adesso stai scherzando, vero?».
«No, mamma! Questo è suo! Ha creato questo ciondolo perché è troppo largo per il mio dito. Non aveva altro con sé e si è privato dell'unico anello a cui teneva di più. Glielo aveva regalato l'uomo che gli ha insegnato a surfare» le spiegò, guardando sua madre che appariva sconvolta.
«Mi sto sentendo male» esclamò portandosi una mano sul petto «questa cosa provocherà un grosso scandalo. Tuo padre ti spedirà chissà dove, lontana da qui».
Corrugò la fronte. «No, mamma! Io non farò quello che vuole lui. Ha smesso di tenermi in pugno. E tu dovrai lottare con me, affinché la smetta di ricattarti a causa mia» si alzò e le andò vicino, abbracciandola «ti prego, restami vicino e non giudicarmi. Non mi importa quello che diranno! Caleb non ha fatto nulla di sbagliato nei miei confronti. Ci siamo innamorati e non l'abbiamo previsto».
Scosse la testa. «Chloe, io lo vedo come l'uomo che ti ha strappata alla libertà» singhiozzò «sono troppe cose da accettare».
«Non ti chiedo di farlo ora! Prenditi il tuo tempo, ok? Un giorno ti ricrederai su di lui. Io non ho scelto di amarlo...Semplicemente mi è entrato nel cuore e c'è rimasto. E se la gente penserà che sto con un criminale, io sarò disposta a macchiare il mio nome per lui!» le posò un bacio sulla fronte, allontanandosi «dobbiamo andare in centrale, mamma» le indicò l'orologio sulla parete.
Guardò l'ora e annuì, asciugando le lacrime versate. Si alzò barcollante e indossò il suo cappotto. Arrivata anche Chloe, si diressero all'auto e raggiunsero la centrale di polizia in pochi istanti.
«Miss Morgan, Mrs Wilson, buongiorno! Sono Jason Foster, l'avvocato che si occuperà del suo caso» si rivolse alla ragazza, stringendole la mano.
Chloe lo osservò e si limitò ad annuire, lanciando uno sguardo al capo della polizia. «Vado a comunicare che sono qui, mamma!» le disse, avvicinandosi al poliziotto «buongiorno, ho un colloquio con lei, Mr Coleman».
«Miss Morgan! La aspettavo» sorrise, stringendole la mano «si accomodi in quella stanza col suo avvocato, io arrivo subito» invitò un suo collega ad accompagnarla «lei può attendere qui. Non può assistere al colloquio» esclamò a Samantha.
«S-sì ne sono consapevole!» si accomodò, passandosi una mano sulla fronte. Le ultime confessioni di sua figlia l'avevano catapultata in una dimensione che sembrava irreale.
Chloe, nel frattempo, si accomodò con il suo avvocato e gli lanciò uno sguardo, notando che il ragazzo la osservava con interesse. Alzò gli occhi al cielo e distolse lo sguardo, accarezzandosi l'anello di Caleb.
«Eccomi!» esclamò Coleman, facendo capolino nella stanza «questo interrogatorio, in presenza del suo avvocato, serve solo per chiarire le vicende che l'hanno coinvolta in questo ultimo mese» avviò un registratore «questa è solo una prassi...» sorrise nel notare l'espressione confusa di Chloe «mi dica, Miss Morgan, come è avvenuto il rapimento?».
Fece un grande respiro, ripensando a quel giorno. «I-io ero appena uscita dall'università. Avevo dialogato pochi istanti prima con la mia migliore amica e... Dovevo recarmi a casa perché avevo una lezione di pianoforte alle 16.00. Stavo percorrendo la mia solita strada, quando qualcuno mi ha afferrata alle spalle e mi ha trascinata verso un furgone scuro, fermo nel vicolo appena imboccato» fece una pausa, deglutendo a vuoto «erano in tre! Ma non potevo vederli in viso. Sentivo solo delle voci e uno di loro dettava ordini agli altri due» gli lanciò uno sguardo «la sua voce la ricordo perfettamente! Ed era quella di Joseph Brown»mentí, intenzionata a fargliela pagare.
Afferrò tre foto segnaletiche. «Quindi non mostravano il loro volto...» posò gli scatti davanti a Chloe «Caleb Jones, Erik Williams e Joseph Brown» glieli indicò «aveva già visto il loro volto? O si coprivano ogni qualvolta comunicavano con lei?».
Guardò Caleb e il suo sguardo si addolcì immediatamente. «Coprivano il loro volto. Joseph Brown ci teneva a questo dettaglio. Ma potevo riconoscerli attraverso gli occhi, la bocca e la corporatura. Erano le uniche cose che potevo vedere» sospirò «entravano sempre in tre. Lui obbligava i due a legarmi e imbavagliarmi. Ma, appena si allontanava dalla stanza, Caleb Jones mi slegava».
«Caleb Jones...» la osservò attentamente «come mai in quella stanza c'erano peluche, fogli da disegno e fiori?».
Perse un battito, stringendo l'anello tra le dita. «Ho subito una tentata violenza, durante la mia prigionia. Joseph Brown era di guarda insieme a Erik Williams, quel giorno. Il secondo ragazzo non so dove fosse perché Brown ha fatto irruzione nella stanza e ha provato a violentarmi» fece una pausa, sentendo il cuore battere a mille «era ubriaco! Sentivo il suo alito che puzzava di alcol. È stato Williams a impedire la violenza. Caleb Jones non era lì...Quando lo ha saputo, lo ha affrontato e i due si sono picchiati. Sentivo le loro urla e quando si colpivano. Da quel momento in poi, gli hanno impedito di avvicinarsi a me. Quell'evento mi ha sconvolta a tal punto da non riuscire a restare lucida. Caleb mi ha permesso di indossare i suoi vestiti, perché i miei erano ormai distrutti. I vari regali sono arrivati per alleviare le mie sofferenze».
«A quanto pare abbiamo un rapitore gentiluomo» esclamò sarcastico, continuando ad osservare ogni sua reazione «sa perché Joseph Brown ha sparato Caleb Jones?».
«Sicuramente perché lui gli ha impedito di portare a termine il suo piano!» rispose, fissandolo «e perché mi ha protetta, tenendomi lontana da lui. Ha sempre nutrito rancore nei suoi confronti ed è arrivato a vendicarsi anche con mia madre, per far ricadere la colpa su di lui e Erik Williams. Grazie a Caleb Jones, ho le prove che lo confermano».
«Di quali prove sta parlando?» corrugò la fronte.
«Ho il cellulare di Caleb con me! Un audio da lui registrato testimonia il coinvolgimento di alcuni teppisti ai quali Brown aveva promesso soldi, se avessero aggredito mia madre» aprì la borsa e afferrò il telefono, avviando la registrazione. Posò il cellulare sul tavolo e osservò in silenzio il poliziotto.
«Ci deve consegnare il cellulare» disse al termine dell'audio «doveva portarci questa registrazione sin da subito».
«L'ho scoperta solo ieri. Lui mi aveva consegnato il telefono dicendomi che conteneva una prova importante. Non ho capito di cosa parlasse, fino a quando non l'ho notata» spiegò, stringendo il cellulare nella mano «state registrando la conversazione. Questo audio finirà in quella cassetta. Non avete bisogno del suo cellulare».
«È il cellulare di Caleb Jones, potrebbero esserci altre importanti prove. Perché non me lo vuole consegnare?».
Il suo sguardo si indurì. «Davvero mi sta chiedendo di dirle il motivo? Fra poco si scaricherà. Non ci sono altre prove, mi creda! Solo video privati e foto. Avrei potuto attendere il processo per farlo mettere agli atti. Invece ho optato per questa soluzione».
«Miss Morgan, Caleb Jones l'ha per caso persuasa oppure minacciata pur di non consegnare il suo cellulare?».
Quella affermazione la irritò ulteriormente. «Cosa mi sta chiedendo, Mr Coleman? Perché, da come mi guarda, sembra quasi credere che io sia facilmente manipolabile!».
«Miss Morgan, glielo dia! Non ha motivo di insistere» esclamò Foster, lanciandole uno sguardo rassicurante.
Chloe lo fissò truce, scuotendo la testa. «Rivorrei il mio orso, Mr Coleman! Anzi, rivorrei tutto! Compresi gli indumenti ritrovati» esclamò, alzando un sopracciglio.
«E potrebbe illuminarmi sul motivo di tale richiesta?».
«Sono regali! Regali pagati da un uomo che non aveva nulla e si è tolto tutto. Se permette, mi spettano di diritto. Non avete motivo per tenerli qui» ribatté velenosa.
«Non sono regali. È stato solo un modo per tenerla buona» esclamò irritato «quell'uomo, insieme agli altri due, l'ha rapita e l'ha tenuta rinchiusa per più di un mese e lei insiste col proteggerlo. Cosa mi nasconde, Miss Morgan?».
A quell'affermazione, Chloe si alzò, battendo entrambe le mani al tavolo. «Mi spiace concludere in questo modo il nostro colloquio, Mr Coleman! La verità è solo la mia. Potrà non credere ai miei sequestratori, ma io so cosa ho vissuto e cosa Caleb Jones ed Erik Williams hanno fatto per me! Se sono viva e non ho subito alcuna violenza, lo devo a loro due. E mi creda, non le conviene remarmi contro! Mio padre non ha mosso un solo dito per riportarmi a casa! E chi doveva essere la parte cattiva della situazione, ha finito per proteggermi, impedendo a quella bestia di farmi davvero male. Avrei potuto essere violentata e uccisa...Caleb lo ha impedito! Ed io non lascerò che paghi per un gesto dettato dalla rabbia e dal bisogno di soldi».
Bloccò la registrazione. «Verrà informata riguardo la data dell'udienza. Lei sarà chiamata a testimoniare» tolse di mezzo le fotografie e le porse dei fogli «firmi su questo, per quanto riguarda l'interrogatorio. Mentre questo serve per ritirare gli oggetti da lei richiesti».
Afferrò la penna e mise le firme richieste, ripassandogli i fogli. L'avvocato si alzò e si recò all'uscita, aprendole la porta.
«Ci vediamo fuori, devo dire un'ultima cosa all'agente» lo informò, bloccando Coleman nella stanza.
«O-ok, vado da sua madre!» ribatté Foster, fissandola stranito per alcuni secondi. Appena richiuse la porta, lei si voltò verso il poliziotto.
«Mr Coleman, so che Caleb Jones ha raggiunto il penitenziario ieri. E, dato che conosco mio padre, mi auguro lo stiano trattando come essere umano. Perché qualora io venga a conoscenza di atti sbagliati verso la sua persona, reagirò davvero male! Quindi, gentilmente, si assicuri che stiano facendo correttamente il loro mestiere» afferrò la sua borsa, riponendo anche il cellulare in essa.
«Cosa intende, Miss Morgan? Che siamo poliziotti facilmente corruttibili?» alzò un sopracciglio «Caleb Jones verrà trattato come tutti gli altri detenuti. Pagherà per ogni sua colpa e, quando sarà il momento, uscirà di lì. Ma ci vorranno anni» sogghignò.
«Lo lasci decidere al giudice quanto tempo ci vorrà, Mr Coleman» si allontanò da lui, stringendo con rabbia i manici della sua borsa «sa qual è il problema, agente? Quello che ricevete a fine mese vi permette a malapena di affrontare tutte le spese. Non potete permettervi molte vacanze e se avete figli diventa difficile vivere con un solo stipendio. Quelli come mio padre sanno nutrirsi di questo genere di debolezze. Ma quello che non sa è che io sono disposta a pagare molto, molto di più se è necessario» susseguì pungente, uscendo di lì senza dargli il tempo di ribattere. Raggiunse sua madre e attese che un agente le consegnasse gli oggetti «mi ridanno tutto, mamma» la informò, facendole un sorriso.
«Mi fa piacere» le accarezzò il viso «tutto bene con il commissario?».
«Oh, sì! È una persona davvero disponibile» rispose sarcastica.
«Ecco qui, Miss Morgan. Questi sono gli oggetti» il poliziotto posò per terra l'orso gigante e una busta contenente gli altri regali di Caleb.
Appena vide il peluche sorrise teneramente. «Il mio Romeo gigante» esclamò, guardando sua madre «potresti aiutarmi? Sei più alta di me, mamma».
Foster lo afferrò, precedendo Samantha. «Ti aiuto io» le sorrise, afferrando anche la busta. Chloe lo ringraziò, dirigendosi all'esterno con sua madre e l'avvocato. Non appena furono fuori, la ragazza fu travolta dai flash e dai giornalisti. Spalancò gli occhi e abbassò lo sguardo, chiedendo loro di lasciarla passare.
«Per favore, lasciatemi andare» disse, respingendo i registratori.
«La ragazza non risponderà ad alcuna domanda, state indietro» proferì Foster, facendo spazio a Chloe.
«Miss Morgan, solo una domanda. Cosa augura ai suoi sequestratori?» urlò un giornalista, puntandole contro il microfono.
Lo fissò sconvolta, abbassandolo. Infilò gli occhiali da sole e si lasciò guidare da sua madre, protetta anche dal suo avvocato.
«Miss Morgan, spera una pena esemplare?» chiese un'altro, cercando di avvicinarsi a lei.
Scosse la testa esasperata e si diresse velocemente all'auto, entrandoci quasi subito. Jason infilò gli oggetti nel portabagagli e allontanò i giornalisti, lasciando che lei e sua madre abbandonassero la stazione di polizia.
Chloe si portò una mano sul viso e si abbandonò sul sedile, trattenendo le lacrime a stento. «Non posso farcela, mamma! Sento che potrei crollare da un momento all'altro».
«Non li ascoltare. Si comporteranno da iene e tu sei la loro preda» accostò in un'area tranquilla e, slacciata la cintura, la portò verso sé stringendola forte «purtroppo per tutti loro lui è un criminale, ma io ti credo. Ammetto che mi hai sconvolta, ma desidero conoscerlo» le scostò i capelli dal viso «sapevi che mi aveva chiesto solo tre milioni?».
Scosse la testa. «N-no, non ne sapevo nulla! Mi ha sempre detto che lo stava facendo per le minacce ricevute da Joseph. E che, per quanto lo riguardava, non voleva niente. Né lui né Erik Williams. Avrebbero posto fine a questa storia molto tempo prima, se non ci fosse stato Joseph».
«Al telefono mi disse che gli bastavano tre milioni. Ero riuscita a raccoglierne solo due e lui mi diede altri cinque giorni» sospirò «a quanto pare ha molto da farsi perdonare».
«Mamma, lui non ha nulla da farsi perdonare. Lo vedono tutti come fosse un assassino, un criminale, una bestia. Ma solo io so chi è veramente! Ha commesso un errore, ma forse era semplicemente l'unico modo per conoscerlo. Io sono sicura che lui era già previsto nel mio destino» si asciugò le lacrime «dovresti accompagnarmi in un posto, mamma» afferrò un bigliettino e glielo porse «questo è l'indirizzo di Erik Williams. Ho bisogno di parlare con sua madre. Quella donna sarà distrutta».
Lo lesse. «Sì, ma solo se mi prometti che non piangi più» sorrise «il rapitore romantico non ha bisogno delle tue lacrime».
Ridacchiò. «Bello l'orso, vero?» le diede un bacio sulla guancia, rimettendosi la cintura «mi ha anche regalato un abito meraviglioso».
«Ha speso così tanti soldi per te» lanciò un'occhiata dietro, osservando l'orso «Romeo eh?».
Annuì. «C'è anche Romeo junior. Ma lui ha bisogno di un lavaggio molto accurato» rispose divertita «Caleb ha un tatuaggio dedicato a me. Sul petto, in direzione del cuore. È un gattino stilizzato con il muso all'insù. Mi ha sempre chiamata 'gattina'. Perché, secondo lui, graffiavo e miagolavo troppo».
«A quanto pare ti conosce molto bene» disse stupita «quindi ha fatto un tatuaggio dedicato a te. È una cosa seria allora».
«Mi ha chiesto di diventare sua moglie. Direi che è molto seria come cosa. Avevo disegnato le nostre mani unite, il giorno prima che Joseph scoprisse di noi. Lui è andato a tatuarsi quel disegno sul polpaccio, spendendo gli ultimi risparmi. E mi ha regalato i gigli, con i soldi che erano avanzati» le sorrise, toccandosi l'anello «mi manca tanto...Mi addormento ogni sera guardando i suoi video. Il commissario voleva togliermi il suo telefono, ma io gli ho impedito di farlo! Lì dentro c'è tutto quello di cui ho bisogno».
«Mi piacerebbe se mi mostrassi qualcosa di suo dopo» svoltò a destra e accostò una volta giunti a destinazione.
Prese il cellulare dalla borsa e glielo porse, dopo aver cliccato sulla galleria immagini e video. «Potresti ammazzare il tempo, conoscendo il mio futuro marito» fece spallucce «non dovrei metterci molto, mamma. Nel frattempo, mi piacerebbe che tu vedessi chi è Caleb» le sorrise, scendendo dall'auto. Si diresse al citofono e, dopo un grande respiro, premette il pulsante, sperando che la mamma di Erik fosse in casa.
«Chi è?» esclamò una donna.
Sussultò, deglutendo a vuoto. «S-sono Chloe Morgan. Vorrei parlarle, se è possibile».
La donna restò in silenzio per alcuni secondi. «S-salga pure».
Fece un sospiro di sollievo, dirigendosi all'interno del palazzo. Entrò in ascensore e premette il tasto, raggiungendo il piano pochi minuti dopo. Appena si aprirono le porte uscì, trovandosi davanti la mamma di Erik. La guardò un istante e notò la somiglianza con suo figlio. Un sorriso dolce apparve sul suo viso, notando immediatamente il dolore nel suo sguardo. «Salve, Mrs Williams...».
«Miss Morgan, io...» le lacrime le impedirono di proseguire «m-mi dispiace!» riuscì a proferire.
Scosse la testa, andandole vicino. «Non sono qui per questo» le prese le mani, accarezzandole «ci sono delle cose che vorrei dirle».
La guardò addolorata e annuì, invitandola ad entrare. La fece accomodare e si ricompose. «Posso offrirle una tazza di tè?».
«Volentieri, grazie!» posò la borsa ai suoi piedi, guardandosi intorno «ha davvero una cosa accogliente, Mrs Williams!» la osservò, dispiaciuta.
«Grazie» accennò un piccolo sorriso e iniziò la preparazione del tè. Mise delle tazze e dei biscotti su un vassoio e tornò da Chloe «sono i biscotti preferiti da mio figlio».
Le afferrò la mano, lanciandole uno sguardo. «So quanto dolore sta provando e mi dispiace con tutto il cuore. Ma, se posso rendere questa sofferenza più sopportabile, voglio che sappia cosa è successo. Erik, così come Caleb, non mi hanno fatto alcun male. Si sono solo ritrovati a commettere un errore, dettato dalla rabbia e dall'insistenza di Joseph Brown».
«Non ho mai accettato quel ragazzo nella loro vita» ricominciò a piangere «li ha sempre spinti verso una cattiva strada. Facevano risse, giochi d'azzardo...» singhiozzò «considero Caleb come un figlio e le chiedo scusa anche a nome suo. Mi dispiace per tutto ciò che le hanno arrecato».
«Mrs Williams, suo figlio e Caleb sono nel mio cuore. Per quanto possa risultare strano e inverosimile, loro mi hanno davvero protetta da quella bestia. Abbiamo instaurato un bellissimo rapporto, mi creda! Se sono ancora viva e non ho subito una violenza, lo devo a loro. A suo figlio, soprattutto! Mi ha salvata da Joseph, quando ha tentato di violentarmi».
«Il mio bambino...» ricominciò a piangere disperata «mi manca così tanto».
La guardò e sentì una stretta al cuore. Si alzò e l'abbracciò istintivamente, comprendendo il suo immenso dolore. «Io farò di tutto per riportare Erik a casa. Mi creda, non ho alcuna intenzione di farlo marcire lì dentro. Vorrei dirle tante cose... Ma le dirò che io ho davvero intenzione di liberare entrambi e far pagare a Joseph tutto il male procurato. Suo figlio mi ha parlato sempre di lei e posso giurarle che la ama tanto. Se si è lasciato coinvolgere è stato anche per questo. Voleva tanto darle un futuro migliore».
«Grazie, Miss Morgan» la teiera iniziò a fischiare e si affrettò a spegnere il gas, portandola a tavola «spero le piaccia il tè aromatizzato alla vaniglia» immerse la bustina.
«Sarà buonissimo!» prese un biscottino e lo addentò, apprezzandone il sapore «Mrs Williams, io e Caleb ci siamo innamorati» confessò, lanciandole uno sguardo «più passavamo del tempo insieme, più i nostri cuori faticavano a star lontani».
Spalancò gli occhi stupita. «Innamorati?».
«Proprio così!» confermò, posando il biscotto sul tovagliolino «Erik sa tutto ed è felice per noi. Ha davvero fatto tanto per me e Caleb. Ci siamo raccontati ed è nata una splendida amicizia. Suo figlio è un uomo buono, proprio come lei. Ed è per questo che le chiedo di non abbandonarlo! Sono sicura che sta soffrendo tanto quanto lei».
Annuì. «Andrò a trovarlo. Non lo avrei mai abbandonato» sorrise «è pur sempre il mio bambino».
Sorrise teneramente. «Erik mi ha raccontato di aver avuto bisogno di quei soldi, per poterle regalare un sogno. Sentiva il dovere di darle un futuro migliore. Mi ha detto che voleva farle girare il mondo, non avendo mai potuto viaggiare. Il denaro serviva a questo».
«Non sono mai uscita dalla città. Ho sempre lavorato per dargli da mangiare e un'istruzione adeguata. Lui mi ha sempre detto che un giorno avrebbe guadagnato così tanti soldi, da poter soddisfare questo desiderio» sorseggiò il suo tè «io adesso rivoglio solo mio figlio. Non mi importa del denaro».
Annuì, bevendo il suo tè. «È delizioso!» le accarezzò la mano «lo tireremo fuori di lì, non deve temere nulla. L'unico che pagherà sarà Joseph Brown!» terminò il suo biscottino «Caleb mi ha chiesto di diventare sua moglie! La gente pensa sia un criminale, ma a me non importa. Lei sa quanto buono c'è in lui».
«Oh...» la osservò con tenerezza «come ci sei riuscita? È così difficile far mettere la testa a posto a quel ragazzone».
Ridacchiò. «In realtà, non ho fatto nulla! Ho semplicemente sfidato la sua pazienza, fino a sfinirlo tutte le volte» fece spallucce «mi manca...Non lo vedo da quando mi hanno liberata e sembra una eternità» lanciò uno sguardo all'orologio, alzandosi «mi spiace lasciarla di già, Mrs Williams. Mia madre mi sta aspettando in auto e sarà meglio che la raggiunga».
«Oh mi spiace! Poteva farla accomodare» si alzò anche lei, accompagnandola all'ingresso «è stato un piacere conoscerla».
Le si avvicinò, abbracciandola forte. «Suo figlio tornerà a casa» la rassicurò, staccandosi da lei. Prese la borsa e prelevò una busta lettere, porgendogliela «la apra quando sarò andata via. E per il contenuto, aspetti suo figlio ok?».
Corrugò la fronte e annuì. «Grazie di tutto».
Le diede un bacio sulla guancia e uscì, entrando in ascensore. Appena le porte si richiusero, sorrise, sapendo di aver appena donato alla madre di Erik un futuro più felice.
La donna appena restò sola aprì la busta. All'interno trovò un assegno piegato in due e un biglietto. Restò spiazzata da quello che conteneva la busta e lesse immediatamente il fogliettino.
'Carissima Mrs Williams, la prego di accettare questo mio regalo con l'augurio che possa realizzare gran parte dei suoi sogni. Sarò per sempre grata a suo figlio, per tutto ciò che ha fatto per me. Un bacio, Chloe Morgan.'
La donna si portò una mano sulla bocca e aprì l'assegno, spalancando gli occhi. Chloe aveva intestato a suo nome cinquecentomila dollari. Si poggiò alla parete per non cadere e scoppiò in lacrime, ringraziando la ragazza con il pensiero. Quel gesto inaspettato aveva appena cambiato il destino di una madre e di suo figlio.

35 DAYS OF YOUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora