GIORNO 19

1.2K 60 14
                                    

Erik il mattino dopo salutò sua madre e andò via, recandosi al solito bar. Ordinò una colazione per tre e si accomodò al bancone, salutando Jessica, la barista della quale aveva parlato a Caleb. Si accese una sigaretta e lanciò uno sguardo fuori dalle vetrate, notando due uomini osservarlo.
«Merda!» esclamò a denti stretti, distogliendo lo sguardo «Jessica, ci ho ripensato! Fammi solo un caffè da bere qui» sbuffò, passandosi una mano sulla fronte.
«Ecco a te!» esclamò lei, passandogli il caffè. Si piegò in avanti e poggiò i gomiti sul balcone, mostrando ad Erik la sua scollatura.
Lui lanciò un breve sguardo al suo seno e scosse la testa, afferrando la tazza.
I due uomini continuarono a lanciare sguardi all'interno del bar e si fumarono una sigaretta, sedendosi su una panchina.
Erik sorseggiò la sua bevanda calda e si alzò dopo poco, lasciando i soldi sul balcone. «Il resto tienilo pure!» le disse lasciandola lì, senza troppa considerazione. Uscì nervosamente dal bar e prese la strada opposta al casolare, per essere certo che lo stessero seguendo. Non appena svoltò a destra, i due si alzarono, standogli a debita distanza. Lui afferrò il telefono ed entrò in una edicola, componendo il numero di Caleb.
«Ehi amico, hai perso la strada?» esclamò Caleb, sogghignando.
«Hai presente i cani randagi che hanno fiutato il tuo odore?! Adesso pare abbiano fiutato il mio» sospirò rumorosamente, afferrando un quotidiano per non destare sospetti.
«Caspita! Non li hanno ancora presi?» sospirò «va bene! Goditi la giornata e non tatuarti la mia micetta».
Scoppiò a ridere. «Stavo pensando di tatuarmi il tuo viso. Indovina dove?!» scosse la testa divertito «ah, amico... Terrò a bada io il gatto nero» disse, riferendosi a Joseph «nel frigo troverai cibo a sufficienza per la tua gatta».
«Grazie! Non per il tatuaggio» fece un verso di disgusto.
Rise di gusto. «Non farla accoppiare troppo, mi raccomando. Sai che ne sono geloso» sogghignò, rimettendo giù.
Acquistò il quotidiano e si diresse nuovamente fuori, notando i due uomini riprendere a seguirlo. Alzò gli occhi al cielo e passeggiò per le vie del centro, scegliendo dei fiori da regalare a sua madre.

Chloe, nel frattempo, si svegliò abbracciata al suo peluche. Si stiracchiò e si mise comoda, in attesa di rivedere il suo amore.
Caleb la raggiunse poco dopo, portandole la sua solita colazione.
«Buongiorno micetta».
«Buongiorno sequestratore del mio cuore!» lanciò uno sguardo al piatto e sorrise divertita «ormai queste uova insipide resteranno nella mia memoria per sempre! Addirittura più di te» lo punzecchiò.
«Ma sentitela» la fissò truce «mi dispiace, ma oggi dovrai accontentarti delle mie pietanze. Erik ha i cani da guardia alle calcagna».
Spalancò gli occhi.  «Oh, mi spiace!» sospirò «quindi...Sarò sola con te per tutto il giorno?» chiese, portandosi i capelli da un lato.
«Già! Che peccato, vero?» la baciò sul collo scoperto.
Rabbrividì a quel tocco e sorrise poco dopo. «Un vero peccato! Dovrai sorbirti la mia linguetta, senza interruzioni!» ridacchiò, iniziando a mangiare un po' di bacon «tu hai già assaporato questa delizia?».
«Sì! Buonissima...sono proprio un bravo cuoco» continuò a baciarla.
Inspirò bruscamente, cercando di continuare la sua colazione. «Sì... Proprio bravo!» deglutì a fatica, sorseggiando un po' di caffè «mi piacerebbe molto vederti ai fornelli. Avresti un'aria davvero sexy».
«Impossibile!» si staccò da lei «cucino meglio da solo! In totale tranquillità».
Gli lanciò un'occhiataccia. «Cosa c'è Mr simpatia, hai paura che potrei distrarti?! Magari presentandomi da te con una tua camicia e... Senza nulla sotto» lo provocò, addentando altro bacon.
«Vestita così, vorrei te ai fornelli» sogghignò «sarà meglio evitare per oggi» disse tornando serio «non vorrei che quello stronzo si ripresenti!».
«Io non stavo pensando assolutamente a nulla, signor pervertito»lo tirò verso di sé, dandogli un dolce bacio sulle labbra «va bene così, Cal! Non serve che tu dica nulla» terminò il suo piatto, accarezzando il suo viso «dimmi, che tempo c'è oggi...».
«Mh...tempo da restare chiusi qui, a farsi le coccole» la afferrò «ti alletta l'idea?».
Sorrise teneramente. «C'era il sole quando mi hai rapita. Ricordo che, quel giorno, ero in ritardo per la lezione di pianoforte. Avevo notato il furgone svoltando l'angolo, ma continuai a camminare. Eppure, dentro di me, sentivo la tua presenza. Non so come spiegarlo... Era come se qualcuno seguisse ogni mio passo, ad ogni mio respiro. Alzai il volume del mio mp3, senza voltarmi. Non so cosa mi abbia spinto a non girarmi» accarezzò le sue labbra con il pollice «adesso lo so! Non potevo ribellarmi al mio destino. Ho sentito l'odore di nicotina entrare prepotentemente nelle mie narici e il tuo odore mi ha pervasa totalmente. Quando ti sei avvicinato a me, dopo avermi messa nel furgone, ho sentito il tuo respiro vicinissimo al mio viso. Era caldo, profondo, stranamente calmo. Ricordo ogni singolo particolare di te, Caleb Jones!» sorrise, passando le labbra sul suo mento «ricordo persino la mia gomitata» ridacchiò.
«Vorrei farti dimenticare tutto il dolore. Tu meriti di vivere solo di bei ricordi» sorrise «e ti obbligo a dimenticare anche quella gomitata!».
«Ti ho fatto male, vero?» rise divertita «dovevo pur difendermi dal mio orco cattivo!» affondò il viso nel suo collo, ispirando a fondo «non voglio che tu te ne faccia una colpa, amore... Sei entrato nel mio cuore, senza far rumore! Ci saresti entrato, anche se non fossimo arrivati a questo» accarezzò il suo petto con le dita «hai sempre avuto la capacità di proteggermi!» mordicchiò la sua mascella, posandoci tanti piccoli baci, poco dopo.
«Dovresti farti perdonare per quella cosa!» infilò una mano sotto la sua felpa, accarezzandole la schiena.
Lo lasciò fare, godendosi quel tocco leggero e delicato. «E tu dovresti farti perdonare per avermi strappato il giaccone!» lo ammonì «ti è sempre piaciuto provocarmi, Mr Jones!» accarezzò le sue spalle, passando le dita nei suoi capelli «quando hai iniziato a guardarmi? Guardarmi davvero, intendo».
Sospirò, abbassando lo sguardo. «Il giorno che ti ho obbligata a girare il video per tuo padre».
Gli afferrò il mento, facendosi guardare. «Non so se provi qualcosa di forte o non è abbastanza. Io voglio solo ringraziarti per essere arrivato nella mia vita» strofinò il naso contro il suo «ci vai al mare?» chiese, infilando le mani all'interno della sua maglia, passando le dita sul suo addome.
«Io adoro il mare!» sorrise «adoro surfare. Sfidare le onde e vincerle. Tu lo hai mai fatto?»
Spalancò gli occhi dallo stupore. «No, mai! Mio padre non mi avrebbe mai permesso di praticare surf» sospirò «per lui sarebbe stato uno sport poco consono ad una ragazza» fece spallucce «dovevo immaginarlo che ti piacesse. Il tuo fisico e il tuo viso hanno proprio le caratteristiche del perfetto surfista!» accarezzò i suoi capelli, scostandoli dal volto «vorrei nuotare con te...Vorrei sentire l'acqua sui nostri corpi e le onde travolgerci».
«Sarà la prima cosa che faremo fuori di qui! Però non ti porto sulle onde, è troppo pericoloso» la baciò sulla fronte «potrai invece restare sul bagnasciuga e guardarmi insieme alle mie groupie».
«Che non comprende donne, suppongo!» fece una smorfia «perché... Non le comprende, giusto?!».
«Chi?» fece finta di non capire.
Lo fissò truce. «Donne!» proferì, acida «sono esseri umani, dotate di braccia, gambe, seni, fondo schiena, capelli lunghi, corti o medi, che tendono ad atteggiarsi da smorfiose quando incontrano il sesso opposto!» susseguì irritata.
«Ah sì! Beh...le groupie sono solo donne!» sogghignò.
Spalancò la bocca. «E io dovrei stare sul bagnasciuga a guardare loro, mentre tu fai surf?!» chiese, travolta dalla gelosia «non si potrebbero lasciare a casa queste 'groupie'?».
«Purtroppo sono loro che decidono di seguirmi» fece spallucce «ma non pensiamo a loro dai! Pensiamo a noi due» si sfilò il maglioncino.
«Mi auguro per te, che tra loro non ci siano tue vecchie fiamme. Soprattutto compagnie notturne ormai passate» osservò i suoi muscoli, facendo un verso di apprezzamento «e poi?! Poi dove mi porterai, non appena avrai cavalcato le onde e dedicato a me la tua vittoria?» accarezzò il suo petto, passando le dita sul tatuaggio che aveva sul fianco destro.
«In un angolo della spiaggia che solo i surfer conoscono. Una piccola caletta che nessuno può raggiungere. O quasi» inspirò bruscamente.
«Mh... Mi piace!» si leccò le labbra, scendendo lentamente con le dita lungo la sua vita. Passò l'indice sul suo jeans, sbottonando il primo bottone «ops!» sussurrò, lanciandogli un breve sguardo «e poi? Vorresti fare cosa, Caleb Jones?!» sbottonò anche il secondo bottone, accarezzando l'elastico dei suoi slip.
«Vorrei adagiarti sulla sabbia e iniziare a baciare tutto il tuo corpo. Sentire sulle mie labbra il tuo sapore misto alla salsedine» si mosse appena.
Sorrise maliziosamente, sbottonando anche il terzultimo bottone. «Continua a piacermi il tuo racconto, Mr Jones!» si morse il labbro inferiore, tirando verso di sé l'elastico, per poi rilasciarlo subito. Si scostò di poco e si levò la felpa, guardandolo dritto negli occhi «voglio che mi fai vedere quello che stai descrivendo» gli prese una mano e se la portò su un fianco, facendo un grande respiro. Sbottonò il reggiseno e lo lasciò cadere, portando la testa all'indietro «voglio le tue labbra qui» si passò l'indice lungo il collo.
Sospirò compiaciuto e si avvicinò a lei, baciandola sul punto indicatogli.
«Farai l'amore con me su quella spiaggia, Caleb Jones?!» chiese, tornando a fissarlo «perché io vorrei tanto che accadesse».
Annuì. «Di certo non ti porterei lì per guardare le onde infrangersi sugli scogli» le accarezzò i seni, baciandoli subito dopo «sei così perfetta».
«Tu parli troppo!» passò una mano sulla nuca e afferrò i suoi capelli, stringendoli «se stiamo rischiando, non mi importa!» disse, portandosi le labbra di Caleb contro le sue. Lo baciò con intensità e passione, respirando affannosamente contro di esse «sei bellissimo e non posso farne a meno! Non posso fare a meno di te».
«Anche tu parli troppo!» accennò un sorriso e la fece stendere sul letto «amo rischiare, perché so che sono con te».
«Noi vivremo tutto quello che hai detto, Cal! Noi lo vivremo insieme. Nuoteremo in mare aperto ed io ti vedrò surfare. Poi mi porterai in quella caletta e sarò tua! Avremo il sole a riscaldare la nostra pelle e il mare ci farà da sfondo!» alzò la testa dal cuscino, baciandolo con passione. Passò le dita sul suo jeans e glielo abbassò di poco, toccandogli le natiche con entrambe le mani «non male, Caleb Jones!» ridacchiò, mordendogli il mento.
«L'ho pensato anche io! Del tuo bel culo» sogghignò «quando ti ho dato l'opportunità di fare la doccia».
Si bloccò, fissandolo. «Cosa hai detto?!» proferì, sbalordita «non lo avrai fatto sul serio, vero?».
«Come potevo scegliere gli slip senza conoscere il tuo culetto?».
Gli mollò uno schiaffo sulla spalla destra. «Ma sei davvero un porco! Io mi fidavo della tua serietà» lo guardò sconvolta, scoppiando a ridere poco dopo «sai fingere bene tu! Ed io che pensavo di non rientrare nei tuoi gusti» scosse la testa divertita, alzando appena il bacino, abbassandosi il pantalone «oggi sono bianchi!».
«Mh, come una deliziosa verginella. Ma tu non lo sei» infilò una mano negli slip «no, non lo sei».
Si mosse appena, sentendo il respiro farsi più intenso. «E tu non ne sembri affatto dispiaciuto!» sussurrò, stringendo il suo bicipite «le fai impazzire tutte così o sono io a donarti questa capacità?!» strinse la sua natica con l'altra mano, spingendogli il bacino verso il suo pube.
«Adoro far impazzire te» cercò di resistere alla spinta.
«Oh, ti prego Cal!» proferì, ansimante «sei così arrogante!» susseguì, provando a spingerlo ancora verso di sé, senza riuscirci «e sei tremendamente sexy quando ti atteggi da prepotente» morse le sue labbra, passando poco dopo la sua lingua su di esse.
Sfilò qualcosa dalla tasca, porgendoglielo. «Arrogante, ma attento».
Sorrise, strappando la carta con i denti. «Vedo che iniziamo a ragionare, signor sequestratore» lo sfilò, guardandolo «vuoi che lo faccia io?!».
«Tanto lo so che ti piace»ribattè prontamente.
Ridacchiò, infilandoglielo con estrema delicatezza. «Adesso non hai più motivi per desistermi» si aggrappò alle sue spalle, baciandolo con veemenza e prendendosi il suo sapore con prepotenza.
Senza attendere ancora, Caleb la fece sua con estrema delicatezza.
Lei portò la testa all'indietro, lasciandosi pervadere da quella sensazione dolce e aspra allo stesso tempo. Ogni suo movimento lento le ricordava quanto amore nutriva per quell'uomo bellissimo, che aveva scelto lei, desiderava lei, impazziva per lei. Respirò affannosamente, stringendo le sue braccia, fino ad affondare le unghie nella sua pelle.
«Ti amo, Cal! Ti amo infinitamente» sussurrò, ansimando contro la sua spalla.
I loro cuori iniziarono a battere all'unisono, mentre le loro anime si unirono, trasformandosi in una cosa sola.
Alla fine Caleb prese una sigaretta e la accese, osservando Chloe che dormiva rilassata. Guardò quel corpo bellissimo, che si muoveva a ritmo dei suoi respiri lenti. Un sorriso aleggiò sul suo viso mentre si chiedeva ripetutamente cosa avesse fatto per meritarsi quella creatura meravigliosa.

35 DAYS OF YOUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora