GIORNO 31

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Erik arrivò al casolare verso le 9.00 portando a Caleb la solita colazione. Si recò anche da Chloe e le posò il vassoio sul comodino, tornando dal suo amico, intento a bere il suo caffè.
«E così le hai regalato una giornata di libertà?» lo fissò «me lo ha appena riferito la tua gattina!».
«Quella ragazza parla troppo!» sorseggiò il caffè, leggendo le notizie sul quotidiano.
«Le tue idee sono sempre le migliori, amico mio! Mentre lei me lo raccontava con la gioia negli occhi, io stavo per avere un infarto» gli lanciò un'occhiataccia «anche le stelle fuori, eh?! E dopo cosa hai organizzato, un caffè a casa tua?!».
«Volevo farlo, ma saremmo rientrati troppo tardi» lo guardò «dovresti avere più fiducia in me».
«Io mi fido di te, Caleb Jones! Mi diverto solo a vedere cosa ti fa combinare l'amore» sogghignò, iniziando a lavare le stoviglie «hai trascorso una bella giornata?».
Annuì, sorridendo. «Davvero meravigliosa. Lo sai che vuole dipingere la mia tavola da surf?».
Spalancò gli occhi. «La tua intoccabile tavola da surf?! Non sapevo dipingesse...Che donna piena di risorse».
«Eh già! Vuole fare anche un dipinto di me nudo» addentò un cornetto al cioccolato «con la sigaretta».
Lo fissò scioccato. «Non mi sconvolge ciò che vuole fare lei, ma il fatto che tu sia disposto a lasciarglielo fare. Devi esserne proprio innamorato, Caleb Jones. Ma innamorato perso!».
«No, sono un narcisista» sogghignò «potresti farti dipingere anche tu».
«Nudo?! Sarà un vero piacere» trattenne una risata, rubandogli l'ultimo pezzo di cornetto «mi auguro solo non si innamori delle mie dimensioni poi».
«Certo che sei proprio uno stronzo» sbuffò, alzandosi «vado fuori. Ho bisogno di una sigaretta».
Sogghignò. «Ti amo anche io, amore mio!» urlò, iniziando a lavare le stoviglie sporche.
Dopo pochi minuti, Joseph arrivò al casolare, trovando Caleb seduto fuori mentre fumava la sua sigaretta.
«Buongiorno, gorilla» gli disse, fermandosi di fronte a lui «sono venuto a conoscenza delle belle parole di Samuel Morgan verso chi detiene la sua principessa. Ho preferito pensare che, nonostante tutto, tu sia riuscito ad arrivare ad un accordo. Perché, se così non fosse, la cosa prenderebbe una piega spiacevole...».
«Hai visto Morgan in lacrime? Disposto a tutto per riavere sua figlia?» sbuffò rumorosamente «trai le tue conclusioni».
«Forse non hai capito, gorilla! A me non frega un cazzo di lui e delle sue paroline! Quella puttana muoverà il culo al posto suo, sì o no?» si avvicinò a lui minaccioso «non vorrai mica che la gatta incontri dei cani randagi, uscita da qui, vero?».
«Bada a come parli!» si alzò, fissandolo truce «a differenza tua, io so trovare accordi senza fare il pezzo di merda» gli ringhiò contro, rendendolo udibile anche ad Erik.
Il ragazzo mollò la spugna, uscendo velocemente fuori. «Che cazzo vuoi ancora?! I tuoi fottuti soldi li avrai quando ne verremo in possesso! Vai a rompere il cazzo ai tuoi amichetti» sbottò, fissandolo rabbioso.
Joseph lo guardò e scoppiò a ridere, scuotendo la testa. «Oh, siete così divertenti...» si passò una mano sul mento, guardando attentamente Caleb «ma pensi davvero che io sia un coglione?» chiese, cambiando atteggiamento.
«Sì, lo penso! Ti dà forse fastidio?».
«E invece, ti dimostrerò che non lo sono!» si avvicinò ancora, ignorando Erik che, di conseguenza, gli andò vicino «la difendi troppo e spesso! Sei arrivato addirittura a minacciarmi di uccidermi, se solo oso avvicinarmi a lei» disse, fissandolo attentamente «all'inizio non te ne fotteva un cazzo di lei. Adesso ti trasformi in una bestia, se solo te la nomino. Se pensi che non mi sia accorto che ti piace, ti sbagli! Lo so cosa rappresenta per te quella troia! Ti ha portato dalla sua parte, abbagliandoti! Sei diventato un coglione, nelle mani di una riccona. Quelle come lei non guardano quelli come te. Ne resterai fottuto... Decisamente fottuto! Quelle come lei, fuori da qui, ti mollano un calcio in culo e scelgono un avvocato o un dottore. Uno che possa dare loro un futuro. Tu, esattamente, cosa le daresti invincibile Jones?» sorrise beffardo «pane e debiti con la giustizia? O, magari, lascerai che sia lei a prendersi cura di te».
«Tu stai farneticando!» digrignò i denti «ogni parola pronunciata, è pura follia. Credi che sia così stupido da farmi abbindolare da una ragazzina?».
Annuì. «Oh, sì! Perché lei è diversa e a te piace! E poi...È ricca! Mi chiedo cosa penserebbe la gente, nel sapervi insieme. Ci hai mai pensato? Il suo cognome non è uno qualunque. Appartiene ad un fottuto ricco e tale resterà! E tu? Tu cosa rappresenteresti nella sua vita? Un poveraccio, senza lavoro e senza futuro. Di cosa vivresti, Caleb Jones? Vuoi offrirle i tuoi debiti e il tuo monolocale in affitto?» rise ancora, prendendosi gioco di lui «non puoi darle nulla! Né un matrimonio né i figli. Tu non vali un cazzo ora, non varrai un cazzo domani».
Erik lo spintonò, ormai al limite. «Fatti i cazzi tuoi! Stai farneticando troppo e mi stai decisamente rompendo i coglioni» lo spintonò ancora «vattene da qui! Torna a bere le tue fottute birre».
«Sta zitto!» scansò Erik, afferrando Joseph per il bavero della giacca «tu non sai un cazzo di me! E lo stai dimostrando con le puttanate che escono dalla tua bocca» mollò la presa «avrai i tuoi fottuti soldi! Perché io a differenza tua so trovare degli accordi...ma se vuoi il denaro, dovrai rispettare i miei tempi».
«Ti ho colpito, vero?! La tua gattina è riuscita a fotterti. O, forse, sei tu a fotterla come si deve!» sogghignò, sistemandosi la giacca «quanta verità si cela dietro la rabbia, Caleb Jones! E tu mi hai appena dimostrato che non sbaglio. Sarai fottuto! Ha ventidue anni e si stancherà di un poveraccio come te! Le donne hanno bisogno di un uomo che dia loro ciò che sognano. Tu puoi solo regalarle false speranze e parole. Parole che non sarai in grado di concretizzare» lo colpì ancora, accendendosi una sigaretta «non farmi attendere molto, gorilla!» si allontanò, sicuro di aver toccato uno dei tasti più dolenti per Caleb.
Non appena fu abbastanza distante da non vederlo più, Caleb afferrò la panca di legno e la scaraventò con violenza. Quelle parole furono come un fulmine a ciel sereno. Qualcosa in lui iniziò a vacillare.
«Cal, lo ha fatto apposta! Sta calmo, per favore» provò a placarlo Erik «vuoi davvero dare credito alle sue parole? Quello non sa un cazzo, lo fa solo per colpirti».
«Lasciami solo» si allontanò di lì.
Lo guardò allontanarsi, scuotendo la testa esasperato. Tornò dentro e batté una mano al muro, richiudendo con violenza la porta alle sue spalle. «Fottuto Joseph Brown!» disse tra sé, travolto dalla rabbia.
Caleb iniziò a vagare lì intorno, ripensando alle parole di Joseph. Poteva avere tanti difetti, ma aveva ragione. Lui non aveva nulla da dare a Chloe, non aveva soldi, sapeva che lo aspettava il carcere. Ma soprattutto non voleva essere il mantenuto di Chloe.
Allo stesso tempo Erik andò dalla ragazza e la trovò pensierosa davanti alla finestra, mentre si creava una treccia laterale.
«È successo qualcosa?» gli chiese, bloccandolo.
Lui afferrò il vassoio e scosse la testa, provando a non lasciar trapelare alcuna emozione. «No, Chloe! È tutto ok» le sorrise, sforzandosi di risultare convincente.
Lei lo fissò per alcuni secondi e poi sospirò. «Caleb? È qui o è andato via?».
«Lui...Lui è andato a darsi una sistemata» rispose, avviandosi alla porta.
«Lui è andato a casa e tu, invece, scappi!» ribatté, alzando un sopracciglio «quando non viene a trovarmi, so già che devo preoccuparmi, Erik!».
«Ma no, Chloe! Dormiva quando sono arrivato. Poi abbiamo fatto colazione e mi ha chiesto di poter andare a casa per una doccia. Sai com'è fatto Caleb! Deve sempre lavarsi, o tende a sentirsi sporco».
Lo ascoltò, guardandolo con circospezione. «O-ok! Non dirgli della treccia appena torna... voglio fargli una sorpresa! A lui piacciono molto» sorrise teneramente, accarezzandosela.
Erik contrasse la mascella e annuì, uscendo immediatamente dalla stanza. Si recò in cucina e lanciò tutto nel lavello, passandosi una mano sulla fronte. «Cal, non fare stronzate!» sussurrò, stappandosi una birra.

35 DAYS OF YOUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora