La conversazione con Samantha lasciò in Caleb una strana sensazione. Voleva poterle ridare sua figlia, voleva poterle dire quanto Chloe fosse diventata importante per lui e quanti sogni futuri custodiva nel suo cuore. La realtà, però, si scontrava con tutti quei desideri che era costretto a celare, consapevole di come sarebbe realmente finita.
«Ehi, Cal!» esclamò Erik, raggiungendolo all'esterno verso mezzogiorno «hai più visto Joseph in giro?!».
«Si rintana sempre nel suo bar. Anche i suoi fedeli amici sembrano girargli al largo» fissò l'orizzonte senza interesse.
«Che succede, ragazzone?!» chiese, sedendosi su una panca di legno «è da stamattina che parli poco e fumi molto».
Fece un sorriso amaro. «Ripenso alla chiacchierata avuta con Samantha. Ho cambiato un po' i piani dell'affare» lo guardò.
Corrugò la fronte, accendendosi anche lui una sigaretta. «Che significa che hai cambiato i piani?!».
Annuì. «Ho deciso di dare una piccola smussata ai soldi richiesti. Ho chiesto solo la parte di Joseph...quindi tre milioni».
Lo guardò per alcuni secondi e annuì. «È giusto così, Cal! Non voglio quei soldi e nemmeno tu! Se siamo ancora qui, lo dobbiamo a quel grandissimo pezzo di merda» si passò una mano tra i capelli «lei sa di tutto questo? Le hai detto di suo padre?Stamattina non hai voluto nemmeno vederla, Cal».
Scosse la testa. «So che se vado, lei noterà subito che c'è qualcosa che non va» fece spallucce «come te!».
«Cal, non dovrei essere io a dirtelo ma... Chloe deve sapere! Non puoi nasconderle una cosa del genere. Sua madre sta per pagare al posto di quello stronzo! Samuel è apparso in tv, fregandosene di sua figlia! Quei filmati, una volta usciti da qui, saranno alla portata di Chloe... Non puoi darle questo dolore! Lei si fida di te e si aspetta che tu le dica la verità».
Si portò una mano alla tempia. «Lo so. Ma sono così stanco di arrecarle dolore» sospirò «arrivo lì che è felice. E poi la vedo incupirsi ad ogni mia parola».
«So che non è facile per te, Cal! So che vorresti solo che sorridesse sempre... Ma non è questo il momento e il luogo adatto! Per ora, è tutto ciò che puoi fare. Non ci sono scelte che possano permetterti di cambiare le cose. Un giorno, dopo tutta questa sofferenza, potrai dire di aver fatto la cosa giusta. Ai suoi occhi sarai stato sincero» gli spiegò, spegnendo la cicca sotto la scarpa.
Lo ascoltò attentamente e si alzò, annuendo.
«Grazie! Forse da solo avrei fatto solo cazzate su cazzate» gli diede una pacca sulla spalla e andò da lei.
Trovò la ragazza sotto il raggio di sole che filtrava dalla finestra, intenta a farsi delle trecce.
«Oggi il buongiorno arriva un po' più tardi».
«Me ne sono accorta!» esclamò, senza guardarlo «posso sapere cosa ti è successo? A parte lanciarmi una cicca e lasciarmi lì come una completa imbecille, decidendo di farti vedere solo adesso? A volte, sei persino peggio di una donna con il ciclo!».
«Eppure dovresti saperlo che sono un tipo problematico» si sedette a terra accanto a lei «ti stanno bene le trecce».
Sorrise appena. «Grazie!» incrociò le gambe, osservandolo «in realtà evito di farle in pubblico. Mi rendono troppo bambina agli occhi degli altri».
«Invece dovresti farle più spesso» passò la mano su una di esse «tua madre ti ama davvero tanto».
Gli rivolse uno sguardo, non capendo. «E... Come lo sai?!».
«L'ho contattata nuovamente come promesso» abbassò lo sguardo facendo col dito segni invisibili sul pavimento «lei è disposta a tutto, pur di riaverti a casa. A differenza di tuo padre a cui importa più provocare noi, che salvare te».
«Cal...» gli afferrò il mento con decisione, girandogli il viso verso di sé «ti conosco da un mese ormai...E, forse, posso dire di aver imparato a captare ogni tuo segnale di malessere. Non mi hai dato la buonanotte ieri sera. Stamattina hai preferito non vedermi. Se provo a pensare a tutto questo, mi viene in mente Erik! Solo lui può aver detto qualcosa che ti ha permesso di venire qui! Se sei sparito, non è stato di certo per la mia frase post sesso! Cosa ti ha bloccato esattamente? Cosa non mi stai dicendo?».
«Faresti prima a vederlo con i tuoi occhi» le mostrò la video intervista di suo padre.
Afferrò il cellulare e osservò suo padre, ascoltando con attenzione le sue parole. Spalancò gli occhi incredula e la rabbia iniziò ad aumentare, quando sentì Samuel rivolgersi al rapitore. Al termine del filmato, la sua espressione si indurì, alzandosi da terra. Camminò nervosamente per la stanza e scosse la testa più volte, ancora incredula per ciò che aveva dovuto ascoltare.
«Perché non me lo hai detto subito?» gli chiese severa.
«Ero combattuto!» si alzò anche lui «per non vederti così...».
«Tu dovevi dirmelo!» alzò il tono di voce «io ho il diritto di sapere quanto possa fare schifo quell'essere» iniziò a tremare dalla rabbia «non gli importa nulla di me! Nulla! Uscita di qui, non ci sarai tu a farmi sopportare questo dolore» le lacrime iniziarono a scendere lungo il suo viso «quindi ho bisogno di sapere quale inferno dovrò affrontare!».
Quelle parole lo colpirono in pieno. Indietreggiò, sentendosi mancare la terra sotto i piedi. Sapeva che non poteva proteggerla, ma sentirlo dire da lei fu un pugno nello stomaco. Si lasciò cadere sul pavimento e non disse nulla, ripensando alle parole dette da Chloe. 'Uscita di qui, non ci sarai tu a farmi sopportare questo dolore'. Queste poche parole sapevano così tanto di verità.
Lei lo fissò sconvolta, andando immediatamente da lui. Si inginocchiò di fronte a Caleb e gli prese il viso tra le mani, scuotendo la testa. «Cosa succede? Cal, parlarmi!».
«M-mi dispiace» riuscì a sussurrare, fissandola con uno sguardo spento.
«Cal, no! Amore mio... Ti prego!» lo portò contro il suo petto, stringendolo forte a sé «non pensare, Cal! Per favore non farlo».
Serrò la mascella, non riuscendo a mostrare nessuna emozione. Restò immobile, mentre quelle parole continuavano a risuonare nella sua testa.
«Amore, non voglio tutto questo!» disse disperata, pentendosi per il tono usato «Cal, io ce la farò! Ce la farò perché avrò il tuo cuore con me! Combatterò per noi, per il nostro amore».
Sospirò, abbassando lo sguardo e cambiando atteggiamento. «Lo ammazzerò con le mie stesse mani. Così mettiamo fine alla sua inutile vita».
«Cal... Non azzardarti a fare una cosa simile» rispose severa «ho bisogno di sapere che potrò tirarti fuori da lì, non di certo di farti marcire in carcere per lui» gli riempì il viso di baci, abbracciandolo forte «ascolta, Cal...Ho bisogno che tu metta a disposizione la tua telecamera».
Corrugò la fronte. «Perché?».
«Perché ho bisogno di parlare con Samuel Morgan» rispose, sospirando.
«Cosa?» si rialzò «sei impazzita? Vuoi continuare a sfidarlo?» la guardò allarmato «lo sai che potrebbe scoprirlo Joseph?».
«E la sua intervista, allora?! Anche quella può essere vista da Joseph! Voglio che tu gli faccia arrivare la cassetta e che dentro ci siano le mie parole! Deve sapere quanto io sia arrivata a disprezzarlo!» la sua espressione si indurì ancora una volta «e tu me lo devi permettere! Ha osato toccare l'unica cosa che non doveva permettersi di toccare... E quel qualcosa sei tu!».
Sospirò, annuendo. «Torno subito» uscì, cercando tutti gli strumenti sotto gli occhi indagatori di Erik «vuole registrare un video al padre. Andiamo» gli passò il telo.
«Che felicità!» esclamò con sarcasmo, sospirando e seguendolo in camera. Osservò Chloe e non fece domande, sistemando dietro la ragazza il telo bianco.
«So che te lo stai chiedendo, Erik! Ma non risponderò alla tua domanda. Ne ho bisogno e voi dovete aiutarmi» disse lei, sedendosi al bordo del letto, attendendo che Caleb sistemasse il tutto.
Lui posizionò la camera sul cavalletto e, non appena fu tutto pronto, le fece cenno di parlare.
«Ciao papà...Come vedi, sono ancora tutta intera!» esclamò con sarcasmo «forse questa notizia ti renderà triste. Dato che non hai mosso un solo dito fino ad oggi, per riportarmi a casa!» il suo tono si fece freddo «tu non puoi nemmeno immaginare cosa ho provato, quando mi è stato comunicato che non avresti mai pagato per riavermi. La sofferenza che mi hai causato non potrò mai perdonartela!» fissò la telecamera con rabbia, provando a trattenere le lacrime «ho passato la vita a compiacerti. Ho sempre cercato di essere perfetta ai tuoi occhi, di essere come volevi. Ho fatto le tue scelte e mai le mie. Ho dato sempre il massimo in ciò che facevo, senza mai provare a ribellarmi. E, tutto questo, nella speranza che tu potessi amarmi! Non ti chiedevo altro...Volevo solo essere una figlia amata da suo padre!» alzò la voce, in preda alla disperazione «quando mi lasciavi sola la notte, per andare dalle tue donnacce, io aspettavo il tuo ritorno e il giorno in cui mi avresti abbracciata per la prima volta. Attendevo quel momento, come fosse tutto ciò per il quale vivessi davvero. Non ho mai ricevuto affetto da te, mai una carezza, mai un bacio. Sono sempre stata solo un problema... Il tuo problema!» scacciò via le lacrime con rabbia «nonostante questo, quando mi hanno condotta qui, io ci ho sperato! Ho sperato che potessi finalmente dimostrarmi il tuo amore. E, invece, dal quel momento in poi ti sei preoccupato solo del tuo maledetto ego! Ti sei innalzato di fronte a tutto questo, ergendoti come 'colui che non si lascia intimorire'. Beh, sai cosa ti dico Samuel Morgan?! Mi fai schifo!» esclamò, con tutta la sofferenza e il disprezzo che provava per lui «so che queste parole non ti toccheranno ma...Ti chiedo di pregare! Pregare affinché io non torni a casa. Perché, quando lo farò, mi preoccuperò di rovinarti la vita! Non ho più paura di un essere spregevole come te. E farò in modo che lo sappiano tutti quello che sei veramente! A causa di tutto quello che mi è successo, ho potuto finalmente conoscere che volto ha il male travestito da bene... E quel male sei proprio tu!» soffocò un singhiozzo, lanciando un ultimo sguardo alla telecamera «d'ora in poi, io non vorrò più essere tua figlia...Perché per essere mio padre dovevi meritarlo!» concluse, portandosi una mano sugli occhi, scoppiando in lacrime.
Caleb bloccò la registrazione e andò da lei, abbracciandola forte. «Non merita le tue lacrime».
Urlò contro il suo petto, scaricando tutta la tensione accumulata.
Erik la guardò dispiaciuto e accarezzò i suoi capelli, togliendo il telo e l'attrezzatura. Lanciò uno sguardo a Caleb e si allontanò dalla stanza, preferendo lasciarli soli.
«Fa male!» esclamò tra i singhiozzi, stringendo il suo maglione nelle mani «fa troppo male... Ha preferito lasciarmi morire, piuttosto che salvarmi!».
«A volte chi dovrebbe donarti il mondo, in realtà non ti vorrebbe al mondo» inevitabilmente un pensiero andò ai suoi genitori «ma è così che si impara a diventare più forti».
Bagnò il suo maglione con le lacrime e chiuse gli occhi, affondando il viso nel suo collo. «Non lasciarmi, Cal! Non mandarmi via dalla tua vita...Non uccidermi, ti prego!».
«Chloe, non posso lasciarti! Sarei un folle...» la riempì di baci sulla fronte.
«Tu sarai sempre la cosa più bella, in questo mondo troppo sbagliato per due come noi» toccò le labbra di Caleb con le sue, baciandolo con estrema dolcezza «ti amo... Non devi mai dubitare di questo».
Sorrise teneramente. «Lo so. Farò di tutto, affinché tu possa essere felice» accarezzò le sue trecce «davvero felice».
Accennò un sorriso, tirando su col naso. «Vorrei dei cioccolatini...E della panna» esclamò all'improvviso, asciugandosi le lacrime con le maniche della felpa.
«Ma sei davvero sicura di non essere incinta?» la fissò preoccupato.
Gli mollò uno schiaffo sul braccio. «Smettila, Cal! Non avrai un figlio, puoi dormire sonni tranquilli» alzò gli occhi al cielo «è che quando sto male, ho bisogno di cioccolato... La panna mi serve per mangiarla sul tuo corpo» ammise, senza scomporsi.
Cambiò la preoccupazione in stupore. «Ma lo sai che sei davvero piena di sorprese, Chloe Morgan? Dovrei cambiare il tuo nome. Da micetta, a maialina».
Ridacchiò. «Sei tu che smuovi queste mie fantasie, Caleb Jones!» fece spallucce «ad ogni modo, vorrei del cioccolato. Per la panna, decidi tu! Ma, sappi, che potrei lasciarla cadere anche sul mio corpo» gli fece l'occhiolino.
«Nah, è sprecata! Io non la mangio» scoppiò a ridere «vado da Willy Wonka» la baciò e, recuperate le sue cose, uscì di lì.
«Non riesco a guardare il suo dolore, Cal!» disse Erik, non appena lo vide uscire da lì.
«È difficile, ma lo supererà» indossò dei guanti e afferrò la cassetta, riponendola in una busta «è una ragazza forte, anche se a volte vacilla».
Annuì. «È questo che mi rincuora. Siete molto simili su certe cose! Nonostante il dolore, sapete trovare sempre la forza per rialzarvi» sospirò «resti a pranzo o stai andando via?!».
«Ho appuntamento dal signor Wonka!».
Corrugò la fronte. «Mi stai prendendo per il culo, vero?!».
«No! Chloe ha voglia di cioccolato» afferrò le sue cose «la vuoi anche tu?».
«Vista la mia chiusura con Jessica, accetto volentieri» fece spallucce «il cioccolato risolleva sempre il morale».
«Ok, cioccolata per tutti!» sorrise «va a farle un po' di compagnia» andò via.
Annuì e terminò di preparare il pranzo, andando dalla ragazza. Aprì la porta e la trovò seduta per terra, con lo sguardo rivolto verso il cielo. Si accomodò accanto a lei e le passò il piatto, iniziando a mangiare anche lui. «Se non ti dispiace, pranzo volentieri con la mia gattina preferita» sorrise, provando a sollevarle il morale.
Chloe gli lanciò uno sguardo, iniziando a mangiare anche lei. «Sono consapevole che Cal finirà in carcere, Erik. Ma sentirmelo ricordare da quel mostro, mi ha davvero ferita» ammise, chiudendo gli occhi per un attimo.
Erik la guardò dispiaciuto e le posò un bacio sulla fronte, lanciando uno sguardo fuori. «Hai paura Chloe e ti capisco. Dovrai affrontare il mondo e ti sentirai sola contro tutti. Ma so anche che sei forte e riuscirai a sopravvivere a tale sofferenza».
«Potrò sopravvivere al dolore, ma non all'assenza di Caleb... A questo non sarò mai pronta, Erik!» rispose, tamponandosi una lacrima «non poterlo stringere, non poterlo vedere, mi renderà morta dentro. Però combatterò per lui e cercherò la forza per affrontare l'inferno» susseguì, poggiando il viso sulla sua spalla.
«Sei una guerriera, Chloe Morgan! Supererai ogni ostacolo e avrai il tuo lieto fine» la rassicurò, restando lì ad ascoltare i suoi timori.
![](https://img.wattpad.com/cover/179595364-288-k92149.jpg)
STAI LEGGENDO
35 DAYS OF YOU
ChickLitSacramento. California. Samuel Morgan, un ricco uomo spietato, decide improvvisamente di chiudere la sua azienda metalmeccanica vendendola per una cospicua somma e licenziando senza spiegazioni gli ottanta operai. Tre di loro, Caleb Erik e Joseph, o...