Erik verso le 7.30 si recò da Jessica e le diede il suo buongiorno, accomodandosi al bancone. Guardò la sua nuova donna preparare i caffè e sorrise, sentendosi finalmente sereno. Nonostante sentiva di doverla tenere a distanza, l'idea di avere una presenza femminile accanto lo stava rendendo felice. Lei riusciva a dargli un po' di serenità, in mezzo a tutto quel caos. Parlò con Jessica per circa mezz'ora e poi andò via, dirigendosi ad una edicola per acquistare il giornale. Svoltato l'angolo, si bloccò, notando due agenti in borghese che, nei giorni precedenti, avevano seguito a distanza lui e Caleb. Corrugò la fronte confuso e li osservò, non comprendendo il motivo dei loro sguardi rivolti al bar di Clarissa. Si accese una sigaretta e cercò di non farsi notare, avvicinandosi senza fretta. Non appena la figura di Joseph si palesò all'uscita del locale, sussultò, capendo immediatamente chi stessero controllando. Tornò indietro velocemente e deviò per un'altra strada, arrivando al casolare più in fretta che poteva.
Entrato in cucina, si ritrovò davanti una tavola decorata con fiori di campo e stoviglie sporche nel lavello. Fece una smorfia e rivolse lo sguardo a Caleb che dormiva sul divano, scuotendo la testa rassegnato.
«Cal, svegliati. Devo dirti una cosa importante!» disse, dandogli un colpetto sulla gamba per farlo svegliare.
Lui si mosse, girandosi dall'altro lato.
«Cal, porca miseria alzati!» lo scosse ancora «si tratta di Joseph!».
Aprì gli occhi e si voltò verso lui. «Lo hanno finalmente arrestato?».
«Purtroppo, no! È successo di peggio... Lo stanno controllando a vista!» si passò una mano sulla fronte «spero non faccia casini proprio oggi».
«Prima o poi doveva toccare anche a lui» si mise seduto e si strofinò la faccia assonnata «non farà cazzate, perché non gli conviene. Almeno riguardo la storia di Chloe».
«Già... Ha troppo da perdere!» sospirò, lanciando nuovamente uno sguardo al tavolo «l'hai messa incinta per caso?».
«A tua sorpresa, mi sono comportato come un vero signore» lo guardò e scoppiò a ridere «in realtà ho evitato quel genere di distrazione pericolosa».
«Ma non ci posso credere!» lo guardò stupito «davvero non hai approfittato di quel bel bocconcino? Caleb Jones che si trattiene e si comporta da vero gentiluomo?! Che cazzo ti è successo, si può sapere?» gli passò il caffè «una volta, se non concludevi in giornata, c'era da preoccuparsi. E tu hai sempre infilato la cannuccia nel bicchiere, Mr Jones!» sogghignò.
«Chloe non è tutte le altre» afferrò la tazza «quello che cercava di spiegarti ieri è che le ho detto ti amo».
«Oh, grazie al cielo!» fece un sospiro di sollievo «finalmente ci sei riuscito!» si accomodò sul divano accanto a lui, dandogli una pacca sulla spalla «e...Come è stato?».
«Strano!» sorseggiò la bevanda «bello!...tenero!».
«Era veramente stupenda ieri. La gioia che stava provando, illuminava il suo viso costantemente. Le hai regalato un giorno davvero intenso... Non lo dimenticherà sicuramente!» sorrise «sono contento per te, Cal! Perché hai avuto la fortuna di conoscere l'amore. E, per due come noi, non è così scontato».
Annuì felice. «Se solo ne avessi la possibilità, le regalerei il mondo».
«Credo tu lo stia facendo, pur non avendo nulla!» si alzò «e, comunque, resti uno stronzo! Hai pensato bene di dilettarti in cucina, lasciando a me il compito di ripulire le stoviglie» brontolò, alzandosi le maniche dalla camicia.
«Beh, un po' per ciascuno» sogghignò «quindi Mr Bastardo ha i cani alle costole eh?».
«Già! Per oggi eviteremo ansie inutili. Magari lo arrestano lo stesso, per ciò che combina con quei teppisti del cazzo».
«Sarebbe un sogno» si alzò «sperando che si accorga di avere i cani dietro».
«Quando si ubriaca, non si accorge nemmeno di esistere! Se resterà lucido, credo non gli sarà difficile capire di essere pedinato» sospirò «più tardi farò un giro in città e mi renderò conto della situazione!» tolse i fiori dal tavolo, posizionandoli su una mensola «ah, Cal... Jessica mi fa stare bene!» ammise, voltandosi verso di lui «è ciò di cui ho bisogno, adesso! In futuro, quando tutto sarà finito, penserò a qualcosa di più serio».
«Sono contento per te» gli si avvicinò «dai ammettilo, hai messo la faccia in quel ben di dio?».
Si bloccò, scoppiando in una grassa risata. «L'ho fatto anche per te! Ormai puoi solo ricordarti quella sensazione, Caleb Jones!» sogghignò «se proprio devo dirlo... beh, è alquanto focosa! Una vera pantera».
«E bravo Erik!» gli diede una pacca sulla schiena «sei il mio degno erede, ragazzo! Sono fiero di te».
Gli lanciò contro uno strofinaccio, scuotendo la testa divertito. «Quanto sarebbe felice Chloe, di sentirti dire queste cose... Ti amerebbe molto di più».
«Lo so!» gli fece l'occhiolino e andò da Chloe «un nuovo giorno è arrivato!» urlò.
Sobbalzò, sentendo il cuore a mille. «Ma sei imbecille dalla nascita, o lo sei diventato crescendo?» urlò esasperata, lanciandogli contro una scarpa «che problemi hai esattamente, ti diverte farti lanciare addosso oggetti di ogni tipo?».
Scoppiò a ridere. «No, è il mio modo delicato di svegliare la gente».
«Stai cercando un modo per liberarti di me, vero? E, magari, vuoi farlo senza sporcarti le mani» sbuffò, mettendosi seduta «una morte naturale e via il problema».
Lasciò il vassoio e si gettò sul letto accanto a lei. «Nah! Non potrei mai farlo» la afferrò da dietro.
Cacciò un urlo, scoppiando a ridere. «Sei proprio scemo, Caleb Jones! Hai intenzione di svegliarmi tutti i giorni così, finché avrò vita?».
«Quasi tutti! Mi piace svegliarti anche con dolcezza» la baciò sul collo.
Sorrise teneramente, accarezzandogli un braccio. «Questa parte mi piace decisamente di più, Mr Jones» si lasciò coccolare «e poi, cos'altro ti piace?».
«Vederti ridere» le scostò i capelli «e mi piace sapere che sono io l'artefice della tua felicità».
«Tu sarai sempre l'artefice della mia felicità, Cal!» si portò la sua mano davanti alla bocca, baciando le sue dita «ho apprezzato molto il tuo atteggiamento di ieri, sai?! Hai preferito dormire sul divano, piuttosto che saltarmi addosso. Avrei tanto voluto che accadesse, ma il fatto che tu mi abbia rispettata, lasciando prevalere la ragione sull'istinto, mi ha davvero colpita!».
«In realtà sono stato con un'altra donna!».
Si voltò di scatto. «Cosa hai detto?!» chiese, fissandolo in cagnesco «mi auguro per te, non sia successo davvero!».
«Beh, mi annoiavo! Dovevo pur fare qualcosa» sogghignò.
«Cal, stai seriamente rischiando di prenderti uno schiaffo in faccia» lasciò la sua mano, sbuffando «mi auguro ti abbia davvero soddisfatto! Perché, d'ora in poi, ti annoierai spesso» susseguì velenosa.
«E perché dovrei annoiarmi spesso?» la fissò con un sorriso inebetito.
Lo fissò attentamente e, colta da un senso di fastidio, lo schiaffeggiò sull'addome. «Perché non mi toccherai più, razza di idiota! Ti piace farmi arrabbiare, vero? Bene, eccoti accontentato».
«Dai! Tanto lo so che non sei arrabbiata» la afferrò per i polsi, tirandola a sé.
«Cal, sono arrabbiatissima!» sbuffò, finendo su di lui «cosa vuoi sentirti dire, che sono gelosa? Mi hai detto ti amo solo un giorno fa! Ma vedo che, nonostante questo, tu sia rimasto un perfetto imbecille» morse il suo mento.
«E mi vorresti diverso?» le diede una pacca sul sedere.
Sussultò. «No! Se tu fossi diverso, dubito che potrei amarti» inalò il suo profumo, poggiando la testa sul suo petto «ho imparato ad amare i tuoi difetti, più di quanto potessi riuscire ad amare i tuoi pregi! Sei l'amore della mia vita, Cal! Anche se ti diverti a fare lo stupido, non c'è nulla che cambierei di te».
Si girò su se stesso, facendola finire sul materasso. «E se ti ricordassi che ti amo?» la baciò, senza darle il tempo di rispondere.
Mise le mani nei suoi capelli, lasciandosi trasportare da quel bacio intenso e dolce. «Non smettere mai di farlo, Cal» sussurrò contro le sue labbra, mordendole delicatamente «finché continuerai ad amarmi, nulla potrà farmi paura» sorrise teneramente «sai di caffè e del mio sapore preferito... Il tuo» strinse le ciocche tra le mani, portandolo nuovamente contro di sé.
Infilò le mani sotto la sua maglia, accarezzandole la pelle. «La tua colazione si fredderà. Anche se ti desidero con tutto me stesso».
«La mia colazione sei tu!» afferrò l'orlo del suo maglione, sollevandolo fino a levarglielo «quanto sei bello, Caleb Jones! La tua pelle è la mia dipendenza. Potrei restare tra le tue braccia per sempre» sollevò la testa dal cuscino, baciando il suo petto, con estrema dolcezza.
Inspirò bruscamente. «Ti voglio, Chloe Morgan. Voglio perdermi in te» le afferrò il viso, rubandole prepotentemente un bacio.
Ansimò contro le sue labbra, sfilandosi velocemente la felpa. Si aggrappò alle sue spalle e continuò a baciarlo con veemenza, sentendo la passione travolgere entrambi. Il desiderio che provavano, era qualcosa che li aveva uniti sin dal primo istante. I loro indumenti finirono violentemente sul pavimento, lasciando che i loro corpi potessero unirsi, desiderarsi, amarsi.
«Non ne avrò mai abbastanza di te, Cal! Potranno togliermi tutto, ma tu resterai mio!» disse contro le sue labbra, reclamando il suo sapore con prepotenza.
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35 DAYS OF YOU
ChickLitSacramento. California. Samuel Morgan, un ricco uomo spietato, decide improvvisamente di chiudere la sua azienda metalmeccanica vendendola per una cospicua somma e licenziando senza spiegazioni gli ottanta operai. Tre di loro, Caleb Erik e Joseph, o...