8.

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L'ho visto altre sere affacciarsi al balcone per cercarmi ma l'ho sempre lasciato a bocca asciutta. Lui mi piace, tanto, però devo avere io il coltello dalla parte del manico. Ci soffro e vorrei vederlo e passare del tempo con lui tutte le sere ma so che non devo. Ma i martedì, beh, i martedì sono un'altra storia. Ogni martedì ormai abbiamo un appuntamento fisso: io lui i nostri balconi e la mia biancheria intima ogni volta diversa. Ogni volta sceglie lui la musica, ogni volta gli mostro qualcosa in più di me, qualcosa che può sembrare piccolo ma che mi aiuta a lasciarlo sulle spine quanto basta. Andiamo avanti con questa storia da quasi un mese e mi fa stare bene, i suoi occhi addosso, i suoi commenti eccitati mi fanno stare bene. Non l'ho ancora detto a Gaia perché per ora voglio che resti una cosa solo tra me e lui, poi più in là vedrò.
Sono al locale che salgo sul palco per iniziare la mia serata di lavoro quando lo vedo. E' qui al mio locale, a pochi metri da me. Con la sua altezza spicca tra gli altri, ride e sorseggia un drink con un gruppo di amici e diverse ragazze che lo circondano. Non ho il coraggio di avvicinarlo, non so nemmeno se mi riconoscerebbe. Anzi sì, visto il mio non-abbigliamento mi riconoscerebbe facilmente visto che di solito mi vede così.
"Franci senti.." chiamo una mia collega che mi avvicina trascinandosi i lunghi capelli neri. "Dimmi tesoro.." sorride cordiale come sempre. "Puoi metterti tu di qua? Stasera prendo io i tranquilli che non mi sento tanto bene" le dico, indicando il lato della sala coi ragazzi meno casinisti. "Certo va bene" annuisce e facciamo cambio palo. Ballo per tutta la sera dando le spalle a Fabian e ai suoi amici e fortunatamente non mi vede.
Quando torno a casa crollo a letto e ripenso a lui lì a pochi metri da me e alla possibilità concreta che mi vedesse sul palco. Non mi vergogno del mio lavoro però preferisco che sia io a dirlo e non che mi vedano all'opera.
Il giorno dopo è Gaia a svegliarmi, con la sua voce stonata che canta dalla doccia.
"Io ieri ho lavorato, posso dormire in pace?" Urlo e lei dopi pochi istanti appare nella mia stanza. "No, certo che no! Sono le undici e ieri ho scopato quindi sono felice, su vestiti che ti porto a fare un giro" mi dice togliendomi le coperte da dosso. "Ma che sono un cane che mi porti a spasso?" Sbuffo ma lei non accetta risposte negative e mi tira fuori dal letto. Mi faccio una doccia veloce e mi vesto. Vuole portarmi al centro commerciale per fare compere e ci riesce. Restiamo lì anche a pranzo, poi mi riaccompagna a casa e lei va a lavoro. E' di nuovo martedì e verso le dieci mi preparo per Fabian. Metto un intimo di tulle blu scuro con un kafkano che dà l'effetto vedo-non vedo. Alle undici apro le persiane e lo trovo già lì seduto ad aspettarmi. Appena mi vede socchiude gli occhi e si inumidisce le labbra. Mi mostro per intero, volteggio su me stessa, lascio cadere il kafkano. Oggi ho messo un perizoma, mi giro di spalle per mostrarglielo, allargo leggermente le gambe e giro solo la testa mostrandogli il profilo del mio viso. Mi rigiro verso di lui e so che si sta toccando guardandomi, mi chiede di continuare, vuole di più, sempre di più. Mi siedo sulla mia sedia, mi accarezzo il seno che ormai ho liberato dalla bralette; scendo giù, sempre più giù. Ho voglia di soddisfarlo e ho voglia di soddisfare me stessa. Non ho mai vissuto una situazione così eccitante e non voglio rimpiangerla. Voglio godermela fino alla fine senza bigottismi inutili. Voglio farlo prima per me stessa, poi per lui. Ho deciso e mi lascio andare appoggiandomi allo schienale. Una mia mano scivola nello slip, inizio a massaggiarmi tra le gambe e lui mi chiede di non fermarmi. Inizio ad entrare ed uscire da me con due dita, mi spingo sempre più al limite e non mi fermo. Non sentivo una voglia cosi prorompente da mesi e non posso fingere di non sentirlo. Fabian mi ha fatto riscoprire la voglia di provare piacere e ora voglio arrivare fino in fondo. Vado più veloce, non mi fermo fino a quando inizio a sentire il fuoco divampare nel basso ventre, le gambe iniziano a tremarmi, ho il fiatone, mi dimeno. Anche lui si agita sulla sua sedia restando con gli occhi su di me, poi lo vedo acquietarsi proprio quando lo faccio anche io. Alzo lo sguardo verso di lui che mi fissa ancora incredulo ma soddisfatto. Gli sorrido e lui ricambia senza esagerare. Si alza, mi lancia un bacio e sparisce dentro casa sua.

Nati dalla tempesta | Fabián RuizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora