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Esattamente una settimana dopo me lo ritrovo fuori la libreria. Fabián ovviamente, non il ragazzo moro. Cosa vuole ancora? Non vuole proprio lasciarmi in pace.
"Buongiorno" mi dice inseguendomi verso la cassa. "Ciao Fabián, sei qui per acquistare un libro? La sezione sportiva è da quella parte" gli indico lo scaffale con le biografie e le autobiografie degli sportivi e torno al mio lavoro ma lui non si muove. "Ti ho portato il cornetto, hai già fatto colazione?" Mi domanda con quel cazzo di sorriso di chi è pentito che mi fa perdere la testa. "Si ho già mangiato ma grazie lo stesso" mento, sono digiuna ma non voglio dargli soddisfazioni. "Va bene, te lo lascio lo stesso così se dopo ti viene fa.." lo interrompo bruscamente, voglio che se ne vada. "Fabián ma cosa vuoi? Ho testimoniato in tuo favore in tribunale, ho fatto quello che volevi. Ora che cosa diamine vuoi ancora da me?" Alzo la voce senza neanche accorgermene. "Niente.." Dice con un filo di voce abbassando lo sguardo. Non sembra nemmeno più lui, forse tutta questa faccenda gli è servita a qualcosa o almeno lo spero. "Voglio solo te" continua la frase inaspettatamente lasciandomi di sasso. Stavolta mi guarda negli occhi, ha lo sguardo serio, le labbra serrate e le sopracciglia leggermente aggrottate. Scoppio a ridere, mi sta prendendo in giro? "A pesca o a limone? Il bar lì di fronte li vende, io no" rispondo ironica. Lui avvicina il viso al mio e batte la mano sul bancone. "Non sto scherzando e non dovresti farlo nemmeno tu" dice, puntandomi il dito. "Mi stai minacciando?" Rispondo scuotendo la testa. "No seriamente, voglio stare con te, l'ho capito già da un po' ma avevo pura ad ammetterlo. Ma ora eccomi qui.." sorride in cerca di una distensione tra di noi. Mi mordo la guancia, poi rido ancora. "Già una volta mi hai detto una cosa del genere e mi sono fidata sbagliando e soffrendo davvero tanto. Non ci casco più, Fabián Ruiz Peña" lo lascio al bancone e vado ad uno scaffale a fingere di sistemare libri. Lui mi segue senza darmi tregua. "Stavolta è diverso, te lo giuro su mia sorella. Sono stanco di perdere tempo dietro ragazze che mi annoiano e di cambiarne una al giorno come se fossero auto da noleggiare. Ne voglio una che sia fatta apposta per me, ne voglio una che mi faccia perdere il sonno, che mi faccia imbestialire, che non mi annoia. Una che posso guardare anche tutta la notte mentre dorme senza stancarmi. Ne voglio una così e credo di averla trovata, voglio te Martina. Ci sono tante cose che non sai di me, che quasi nessuno sa di me e che mi hanno fatto diventare ciò che sono ora: un arrogante e prepotente ragazzino viziato. Ma se tu mi potessi aiutare, se tu fossi al mio fianco sono sicuro che ne verrei fuori, sono sicuro che potremmo farcela, juntos" termina il suo discorso restando con le mani sul suo petto e gli occhi lucidi nei miei. Ho la gola secca, non riesco a deglutire e mi sembra che l'aria si sia improvvisamente diradata. Bevo un bicchiere d'acqua, mi metto seduta e poi cerco le parole giuste da dirgli. "Non so se riuscirò a fidarmi ancora Fabián, sarei una bugiarda se ti dicessi che non ti voglio e che ti ho dimenticato perché non è così e non mentirò. Ma questo non vuol dire che sono pronta a riallacciare i rapporti con te perché sono veramente stanca di attraversare tempeste, ho bisogno anche io del sole ora. Devo pensare a me, a stare bene. Questa è la mia priorità al momento" dico, mentre lui mi fissa. "E hai ragione, fai bene. Anche io ho bisogno di calmarmi e di ritrovare me stesso e non ti sto chiedendo di metterci insieme perché non saprei nemmeno come si fa, non l'ho mai fatto.." si interrompe e vedo un lampo di tristezza attraversargli gli occhi che abbassa, poi riprende il discorso "però se me lo permetti vorrei iniziare a frequentarti seriamente e regolarmente" termina trattenendo il respiro. "Va bene ma.." mi fermo e mi avvicino ancora a lui "con calma, passo dopo passo" dico. Annuisce d'accordo e mi prende una mano baciandomela. "Va benissimo, sono d'accordo" mi prende il viso e lo avvicina al suo baciandomi a stampo come era sua abitudine. "Stasera passi da me?" Mi chiede e io faccio roteare gli occhi. "Vedo che hai capito tutto eh?" Lo spingo e lui se la ride. "Dai scherzo, oggi vado a Castelvolturno che domani gioco. Però ti chiamo, almeno questo posso farlo?" Domanda aspettando un mio consenso. "Va bene, quello sì" sorride e fa sorridere anche me. Entra un cliente e lui mi saluta lanciandomi un bacio e andando via lasciandomi al mio lavoro.
Spero che questo nuovo inizio non sia un'altra delusione per me perché di nuovo non so se lo sopporterei. Forse non dovevo accettare, vero. Solo che credo di amarlo e contro l'amore è inutile mettersi, sarei comunque stata male quindi ho deciso di riprovarci e spero con tutta me stessa che questa sia la volta buona.

Nati dalla tempesta | Fabián RuizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora