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| Fabián |

Il torneo era iniziato male, una sconfitta contro l'Italia. Poi però ci siamo ripresi e abbiamo battuto tutte le nostre avversarie vino ad arrivare qui, in finale. Stiamo giocando in Italia, quindi in stadi che già conosco anche se a Napoli non abbiamo proprio giocato perché c'è un'altra competizione sportiva in corso. la finale si giocherà nel moderno stadio dell'Udinese, ad Udine. Martina è venuta a vedermi con Gaia a Reggio Emilia ai quarti di finale. È arrivata la mattina, siamo stati un po' insieme e poi l'ho rivista direttamente sugli spalti la sera. Abbiamo vinto passando in semifinale e ho passato qualche altra ora con lei. Purtroppo non ho potuto fare più di questo perché ho giocato ogni quattro giorni e non ho avuto mai un attimo di riposo. Lei l'ha capito, non me ne ha mai fatta una colpa, anzi, mi ha sempre incoraggiato ad andare avanti e a tenere duro fino alla fine.
Una come lei mi ci voleva, ne sentivo proprio la necessità. È una che mi dà forza, mi sprona, mi incoraggia. Su questo è molto simile a Sara ed è per questo che ultimamente la penso molto. Penso a cosa penserebbe di me se mi vedesse ora, se sarebbe o no orgogliosa di me. A volte resto ore, al buio, di notte, a pensarci. Penso a come sarebbe la mia vita se lei fosse qui con me, se si fosse svegliata da quel maledetto coma e fosse venuta con me in Italia come avevamo sempre sognato. E poi Martina? Forse non l'avrei mai conosciuta, o forse me ne sarei innamorato lo stesso? Dopo Sara e tutto ciò che è successo credevo di non poter mai più dire una frase del genere invece ora lo dico eccome. Sono innamorato di Martina e voglio renderla felice, perché se è felice lei lo sono anche io. Questo però non mi farà mai dimenticare di Sara che è parte integrante di me e della mia vita. È grazie a lei se sono dove sono e se sono ciò che sono. Non ho mai raccontato di lei a Martina perché non voglio passare per quello che vive ancora nel passato ma prima o poi gliene parlerò, devo farlo perché è una parte troppo importante di me e del mio passato.
Scendo in campo per la finale con l'ansia che mi fa tremare le ginocchia ma anche la voglia di sfondare tutto ciò che ho a tiro. Iniziamo subito bene, soprattutto io. Dopo nemmeno dieci minuti mi lanciano in campo aperto e arrivo fuori l'area di rigore tirando un missile che trafigge il portiere. Gol! Urlo e corro nel campo coi miei compagni che mi rincorrono, sento una gioia indescrivibile che vorrei gridare al mondo in qualche modo. Nel secondo tempo un mio compagno raddoppia su una ribattuta di un mio tiro e poi la Germania accorcia le distanze verso la fine. La partita finisce sul 2-1 per noi e la festa può iniziare. Siamo campioni, campioni d'Europa e l'abbiamo assolutamente meritato. Vinco anche il titolo come miglior giocatore del torneo e mi commuovo, vorrei che le persone che più amo al mondo fossero qui a gioire con me.
"Fabián, Fabián! Complimenti, sei stato strepitoso" un giornalista italiano mi avvicina e inizia ad intervistarmi. "Cosa vuoi dire alla fine di questo torneo così bello e importante per te?" Mi domanda. Mi sento il cuore in gola, sono su di giri, commosso, in lacrime. "Voglio ringraziare tutti quelli che mi hanno permesso di essere qui, il mio club, la mia famiglia, tutti coloro che mi hanno aiutato in qualche modo. Grazie a tutti" dico, col fiatone. "Vuoi dedicare questa vittoria a qualcuno in particolare?" Chiede ancora guardandomi e porgendomi il microfono. "Sì, se sono riuscito ad arrivare fino a qui lo devo ad una sola persona che ha sempre creduto in me, che mi ha sempre incoraggiato anche quando le cose non andavano bene e io le sarò grato per sempre. Questa è tua, è soprattutto tua Sara. Grazie" mando un bacio alla telecamera e vado via continuando a festeggiare coi miei compagni.

Nati dalla tempesta | Fabián RuizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora