14.

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| Fabián |

Si è appena rivestita ed è andata via. Io resto ancora a letto, c'è mia sorella nella stanza affianco e tra poco farò colazione con lei. Sono le dieci e non ho proprio dormito, né riesco ad addormentarmi ora. Non riesco a spegnere il cervello che frulla senza sosta.
Devo smettere di pensare a Martina, devo smetterla. Sapevo che se fosse successo, se avessimo passato la notte insieme qualcosa dentro me si sarebbe rotto.
Non so cos'ha questa ragazza, a primo sguardo niente di più e niente di meno alle altre centinaia di ragazze che mi sono fatto. E volevo che questa mia teoria fosse confermata dopo il sesso ma non so se, in onestà, posso dire che sia così. Chiudo gli occhi e mi passano davanti le scene di stanotte: io sdraiato e lei che si muove su di me, seduta sulla mia erezione che agita i fianchi, gli occhi chiusi forte, i capelli lisci che dondolano sulle spalle, le sue curve sul muro come ombre cinesi, le gambe strette al mio corpo. Poi lei sotto che mi stringe le braccia per pregarmi di non smettere, i miei affondi, il sudore, la sua voce calda. Tutto, tutto mi ha spaccato a metà.
C'è qualcosa che mi lega a lei, qualcosa che non capisco. Qualcosa che non posso permettere che accada. Forse ho sbagliato tutto con lei, dovevo smettere di cercarla fin da subito, godermi gli spogliarelli e il sesso veloce di quella notte e sparire. E' iniziato per sbaglio e sta continuando sbagliando. Ieri sera quando mia sorella mi ha chiesto di restare qui a dormire ho sbagliato di nuovo a mandarle la posizione. Era una buona scusa per darle buca, per dirle che non era possibile vederci e che era meglio smetterla e basta. Invece no, le ho mandato la posizione, ho invitata qui, ho detto alla hostess di farla salire. E ora mi merito di avere la testa incasinata come ce l'ho. Però ora basta, devo fare in modo di smetterla. Devo tornare quello di sempre e smettere di pensare a lei se non per il sesso o meglio ancora, nemmeno per quello. Chiudo gli occhi e prometto a me stesso di farcela, devo tornare in me.
Bussano alla porta e vado ad aprire, è mia sorella Yamila.
"Sei pronto?" Mi chiede entrando. "Sì, metto le scarpe e scendiamo" vado in camera e lei mi segue, mi siedo per mettermi le scarpe quando la vedo fare un'espressione schifata.
"Hai fatto sesso qui dentro Fabian?" Mi chiede e mi accorgo che sta guardando il cestino dove ho buttato i preservativi usati. "Sì, e allora? Faccio parecchio sesso, che problema c'è?" Rispondo onesto alzando le spalle "Sempre con ragazze diverse?" Chiede ancora. "Mi interessa il sesso, nient'altro. Mi aiuta a rilassarmi e a giocare bene" dico freddo come un ghiacciaio. "Allora trovati una ragazza con cui farlo perché così è disgustoso" risponde lei. Ora ci manca solo lei, non bastano Piotr e tutto il resto della squadra che me lo ripetono in continuazione, e poi proprio dopo stanotte, non mi aiuta di certo a zittire il mio cervello che continua a pensare a Martina. "Non ne ho bisogno. Parliamo d'altro, ok?" Cambio argomento e lei sospira. Non mi va proprio di parlarne, tantomeno con mia sorella che mi guarda a metà strada tra il disgusto e la compassione. Andiamo a fare colazione e mi arriva un messaggio di Martina che ignoro. 'Tutto bene?' Mi domanda semplicemente, ma so che non devo risponderle, soprattutto a domande del genere. Deve capire che deve interessarsi a me per il sesso, non per altro. Non le rispondo e proseguo la mia giornata in giro con mia sorella cercando di ignorare la vocina nella mia testa che mi esorta a risponderle.
Devo essere più forte, devo vincere io.

Nati dalla tempesta | Fabián RuizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora