27.

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Torno a casa dopo un'altra serata su quel palco nel locale. Un'altra serata ad averlo davanti agli occhi, non ce la faccio più.
"È venuto di nuovo?" Mi domanda Gaia quando mi vede la mattina dopo. Sbuffo, sono esausta. "Sì, non capisco cosa vuole.." mi siedo sul divano e lei mi passa la tazzina col caffè. "Ti vuole tenere sotto controllo e si vuole far vedere. È un egocentrico del cazzo" dice. Annuisco, so che quello che dice è vero ma non capisco lo stesso perché mi sta facendo questo. Cioè non mi vuoi più? Okay, ma almeno lasciami in pace nella mia depressione. Invece no, me lo ritrovo almeno un paio di volte a settimana nel locale dove lavoro. Lo vedo bere, ballare, divertirsi, portarsi le ragazze al bagno e poi sorridermi sfacciatamente. Che vuole da me? Perché vuole farmi soffrire? Non lo so. Eppure è stato lui a dirmi che non gli interesso più, è stato lui a dirmi di lasciarlo in pace. Ora che vuole? Non lo capisco. Con tutte queste domande che mi affollano la mente torno nella mia stanza e mi riaddormento. Mi sveglio alle due, pranzo e poi vado in libreria.
"Devi svagarti, non pensarlo più" mi consiglia Gaia, la sera a cena. "Cosa dovrei fare secondo te?" Le chiedo. Lei posa il cucchiaio e avvicina il suo viso al mio. "Scopare con un altro, finché hai il suo sapore addosso non ti passerà mai" dice onesta. "Ma non voglio, cioè, non ne ho letteralmente voglia" piagnucolo, vorrei solo non essermi messa in questo casino. "Devi farlo anche se non ne hai voglia, per il tuo bene" continua. Faccio di sì con la testa ma so che non sarà facile per me farlo davvero. Sento ancora il suo sapore addosso, il suo profumo nelle narici, le sue parole nelle orecchie. Me ne dovrei liberare ma una parte di me non vuole e quindi non ci riesco.
La sera dopo ho il turno al locale e appena entro cerco di adocchiare qualcuno che possa aiutarmi. Non vedo nessuno di interessante e non vedo nemmeno Fabián. Spero di stare serena almeno per stasera. Salgo sul palco a mezzanotte, ballo finché non lo vedo in lontananza: è di nuovo qui.
"Scusa.." un ragazzo cerca di attirare la mia attenzione ma deve chiamarmi un paio di volte prima di averla "sei disponibile per un ballo in privato come l'altra volta?" Mi chiede. Ci metto un po' ma poi me lo ricordo, è il ragazzo moro che è stato qui qualche mese fa e ho ballato per lui nel privé. Annuisco e dico alla mia collega che mi assenterò per una mezz'ora. Scendo dal palco e vado con questo ragazzo nel primo privé che trovo libero, lo faccio accomodare e poi chiudo la porta.
"Ti ricordi di me?" Mi chiede sedendosi e leccandosi le labbra secche. "Mhmh" annuisco e lui sorride. "Sono venuto diverse volte ma non avevo il coraggio di parlarti, sembravi sempre pensierosa su quel palco e non so.." parla con un filo di voce, sembra un pesce fuor d'acqua in questo luogo di persone che urlano e sbraitano. "Ora però il coraggio l'hai trovato, no?" Ammicco e lui annuisce. "Non ce la facevo più, dovevo farlo" dice e noto che è già eccitato. "Va bene, allora iniziamo?" Salgo sul palo e accendo la musica iniziando a ballare sensualmente. Mi guarda ma come l'altra volta non fa niente di sconcio, mi guarda solo. Sono io ad avvicinarmi a lui, mi piace questo ragazzo strano, non è il solito spaccone, non mi dice cose sguaiate, non fa considerazioni volgari. "Sei bella" mi dice semplicemente quando sono difronte a lui. Alza gli occhi per guardarmi tutta e deglutisce rumorosamente. Ha uno strano accento, non penso sia del posto e mi piace ancora di più. Gli prendo una mano e me la metto su un fianco, lui sgrana gli occhi e mi guarda. "Non so se.." Sembra indeciso ma quando mi metto seduta su di lui mettendo le gambe ai lati del suo corpo sembra convincersi. Lo bacio e lui si scioglie. Le mani iniziano a percorrere le mie curve e mi accarezza i capelli. Corro con le mani sul suo jeans e glielo sbottono. Lui sembra sempre più perplesso, non se lo aspettava. Se lo sfila via e finalmente prende il comando. Mi tira a lui e poi mi fa sedere sul divanetto mettendosi su di me. Mi sposta leggermente il tanga, si mette il preservativo e mi entra dentro. Trattengo il respiro fino a quando non esce e poi rientra. Lo fa velocemente e senza fermarsi, mi fa mancare l'aria.
"Martina, cazzo! Ci sei tu qui dentro? Che stai facendo? Rispondi, de puta madre, rispondi!" Qualcuno batte i pugni sulla porta, so chi è ma non lo lascerò vincere anche stavolta. La vita è mia e decido io. Il ragazzo si ferma un attimo ma gli faccio segno di proseguire e lui mi ascolta subito. Fabián continua a urlare e a chiamarmi ma non gli do retta. Poco dopo il ragazzo finisce e si riveste. "Quanto devo.." è imbarazzato nel chiedermelo ma no, non l'ho fatto per soldi e probabilmente non lo farò mai più quindi lo fermo subito. "Sono una ballerina non una escort. Non l'ho fatto per lavoro" dico. "Ah.. okay allora meglio così" sorride imbarazzato più di me. "Già. Puoi uscire da qua? Se lo sa il mio capo succede un casino" gli indico la porta d'emergenza e lui annuisce andandosene. Esco anche io tornando al mio lavoro. Fabián non c'è più in giro, forse ha capito ed è andato via, meglio così. Gaia aveva ragione, avevo proprio bisogno di togliermi il suo odore da dosso, ora mi sento meglio.

Nati dalla tempesta | Fabián RuizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora