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Sono uscita da quella porta fingendo compostezza e tranquillità ma credetemi, mi sento morire. Il cuore mi si è atrofizzato, non lo sento più battere, non lo sento più vivere. Mi ha guardata negli occhi e me l'ha detto, non mi sembra vero. Mi ha inferto una coltellata dritto in petto ed è stata la cosa più dolorosa che mi abbiano mai fatto. Salgo in auto e guido fino a casa cercando di restare concentrata sulla strada e di trattenere le lacrime. Ma come le trattengo se passo proprio dove l'ho raccolto quella notte dopo il suo incidente? Come le trattengo se il marciapiede, il portone, il citofono, mi ricordano lui? Come le trattengo? Spiegatemelo perché io non ci riesco. Entro nel mio appartamento piangendo a singhiozzi, sono quasi le quattro, Gaia dorme ma appena mi sente corre da me. Crollo in ginocchio appena metto piede in cucina, lei mi raggiunge e mi abbraccia, mi chiede di raccontarle cosa è successo, ma io non riesco a risponderle, so solo piangere. Mi tira su e mi fa sedere sul divano, mi dà un bicchiere di acqua, mi abbraccia ancora. Cerco di riprendermi e di spiegarle.
"Mi ha lasciata definitivamente" dico e di nuovo non trattengo le lacrime "non ho più nessuna speranza, basta Gaia, l'ho perso" termino appoggiandomi alla sua spalla e lei mi accarezza i capelli. Mi chiede di calmarmi e di spiegarle bene la serata, mi dice che starà con me fino a che non mi sarò tranquillizzata. Dopo un po' ci riesco, mi calmo e le racconto di Fabián e dei suoi compagni di squadra, del suo sguardo ferito su di me, del mio ballo, del compleanno e poi le dico della nostra conversazione.
Mi sento meglio dopo essermi sfogata, mi tranquillizzo.
"Ci perde lui lo sai, può averne quante ne vuole per scopare ma una come te non la trova da nessuna parte" dice cercando di rincuorarmi. Apprezzo che lo stia facendo ma non credo alle sue parole. Il problema è questo, ho paura che Fabián la trovi una come me se non meglio. Ho paura che il problema sono io, ho paura che sono stata io a farlo scappare. E se mi fossi comportata diversamente? E se mi fossi fatta desiderare di più? E se invece avessi insistito di più o di meno? Ho la mente che mi scoppia, mi sento come se avessi una bomba al posto del cervello.
"Ora ti calmi, dormi qualche ora e vedrai che domani già andrà meglio" Gaia mi coccola ancora un po' e poi mi porta a letto, mettendosi accanto a me.
Quando mi risveglio sono quasi le due del pomeriggio e mi sento come se ieri mi fossi ubriacata. Sì, mi sento come se avessi bevuto fiumi di alcool ma non è così, sarebbe stato molto meglio perché la sbronza poi ti passa, mentre il dolore che sento io dentro ci metterà di più per andare via. Poi mi concentro e ripenso a ieri notte, al nostro incontro, alle nostre parole.
È tutto finito, non ci sono più ma, però, forse, magari.. basta. Non c'è nient'altro da aggiungere, nient'altro da spiegare. Gli ho chiesto di prendere una decisione e l'ha presa. La peggiore per me, ma l'ha presa. Mentre ci penso mi sporgo dalla finestra e lo vedo uscire dal portone con una valigia e il solito cappellino. Entra in un taxi e sparisce senza nemmeno guardarsi intorno. Non ha nemmeno alzato lo sguardo verso casa mia, non ci ha nemmeno pensato. È inutile che io ci giri ancora intorno, è finita, basta.
Devo prenderne atto e andare avanti o non ne uscirò viva.

Nati dalla tempesta | Fabián RuizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora