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Anche stasera vado al locale, spero che mi danno qualche show privato o qualcosa di simile. Ho mal di testa e anche il ciclo, non mi va di ballare per ore in mezzo alla gente ubriaca. Preferisco ballare per una massimo due persone e non avere la musica che mi rimbomba nella mente. Gaia ha la serata libera e si sta organizzando per venire a trovarmi con un gruppo di nostri amici. Quasi la prego di affittarmi per la serata ma so che è improbabile. Quando arrivo al locale c'è più movimento del solito, mi ricordano che stasera c'è la serata Latina che piace molto. E' impossibile che non mi facciano ballare sul palco, addio al mio sogno di spettacolo in privato. Mi danno un completino lucido rosso e mi legano i capelli in uno chignon con un elastico con tulle come se fossi una ballerina di flamenco. Esco in scena alle dieci e cinque e inizio il mio spettacolo. Verso mezzanotte il locale è strapieno, c'è talmente tanta gente che a stento riescono a ballare tutti in pista. "Marti! Tieni bevi.." Mi giro e vedo Gaia con un drink per me, la raggiungo e in un attimo lo mando giù. Le mando un bacio e torno al mio posto. E' venuta coi nostri amici e sono tutti in pista a ballare. Con l'alcol che mi riscalda e che ancora mi brucia in gola mi sento più libera e inizio a sciogliermi ancora di più sul palco. Molti ragazzi lo notano e mi avvicinano facendomi delle avances ma neanche li rispondo, fino a che ad avvicinarmi non è l'unica persona che non volevo mi vedesse.
"Entiendo perché sei così brava con gli spogliarelli.." sento dalla mia destra e mi volto di scatto trovando i suoi occhi e un ghigno sulle labbra. Non parlo, non saprei cosa dire. Lui invece continua. "Quanto vuoi per uno spettacolo privato completo?" Dice avvicinandosi e prendendo il portafoglio come ad indicarmi che non ha problemi a darmi tutto ciò che potrei chiedere. "Non faccio spettacoli di quel tipo" rispondo sentendomi colpita nell'orgoglio. Fa un sorrisetto e scuote la testa. "Fai la puttana e poi fai la difficile con me? Sei strana davvero. Se il problema sono i soldi dovresti sapere che ne ho quanti ne vuoi.." dice e inizio a non sentirmi più le ginocchia. "Puttana chiami tua sorella" lo dico con un filo di voce ma so che mi ha sentita. "Quanto vuoi? Quattrocento? Cinquecento? Però voglio tutto.." Chiede con la voce rauca dandomi l'impressione di un maniaco. "Vattene, prima che ti faccio cacciare" Rispondo con la rabbia che mi scorre nelle vene. "Che c'è, ti ho offesa?" Se la ride e poi continua. "Ho solo detto ciò che sei, una puttana da quattro soldi. Dai andiamo in bagno che ho proprio voglia di scoparti lì.." sputa con cattiveria. In questo momento vorrei sparire da questo palco, dal locale, dalla città. E invece l'unica cosa che riesco a fare è tirargli uno schiaffo e tornare al mio posto sul palo. Non mi giro più verso la sua direzione, semplicemente continuo a ballare fino all'orario di chiusura. Lo sento che ogni tanto mi chiama, ride alle mie spalle, mi insulta. Fingo di non sentirlo e continuo il mio lavoro. Alle tre e mezza torno a casa in lacrime e mi addormento solo in mattinata.
Nei giorni seguenti lo vedo spesso sia fuori al suo portone che al balcone. Ogni volta che mi vede fa espressioni strane, gesti sconci, ride in modo sguaiato. Mi fa vergognare di aver condiviso con lui momenti fantastici, momenti che sono ormai solo ricordi lontani che non torneranno mai più. Meglio così, ripeto tra me e me, perché il vero Fabián non è quello che ho nei miei ricordi ma questo schifoso essere che mi ritrovo di fronte.

Nati dalla tempesta | Fabián RuizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora