7.

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Ed ecco il martedì, il mio giorno della settimana preferito. La mattina mi sveglio presto, accompagno Gaia a lavoro e poi passo da mia madre per un saluto veloce. Vado anche in un paio di negozi a comprare qualche nuovo vestito e completino intimo. Torno a casa per pranzo e cucino per me e Gaia.
"Oggi sono io a sfamare te" le dico mettendole il piatto sul tavolo. "Di solito non sei una grande cuoca Marti, spero di non vomitare" mi dice facendo un'espressione schifata. Le do una spintarella e mi siedo anche io a tavola. Mangiamo tra le sue lamentele su quanto fosse scotta la pasta, su quanto fosse salata e tutti gli altri difetti possibili. Nel tardo pomeriggio usciamo insieme e andiamo in palestra, ci siamo iscritte questo mese e cerchiamo di andarci sempre insieme per stare in compagnia. Torno a casa distrutta quando sono quasi le nove, Gaia si cambia e va al suo locale e io resto a casa. Mi ordino il sushi e lo mangio sul divano guardando la tv. Ogni tanto guardo verso casa di Fabian: le luci sono accese e lui è in casa ma non si affaccia. Almeno fino alle undici, quando i nostri sguardi si incrociano. Lui si porta una sedia e la mette appena dentro casa sua, con il balcone spalancato e si siede come se fosse su una moto, abbracciando lo schienale della sedia. Accenna un sorriso e io mi sciolgo. Accendo la luce della mia camera e mi metto proprio davanti ai suoi occhi. Mi mostro sotto il suo sguardo lussurioso, ho una camicia da notte di seta nera che copre il nuovo completino nero. Lui mi guarda ancora, fa gesti per indicarmi di continuare e mi fa sentire bene. Non lo so il perché, non ho mai fatto nulla del genere in vita mia ma con lui, con un perfetto sconosciuto, mi viene naturale. L'imbarazzo iniziale è acqua passata e ora mi godo ogni attimo in cui i suoi occhi sono su di me. Giro su me stessa lentamente, sto per legarmi i capelli ma mi ferma con un segno della mano. "Sei bella così" dice, facendomi scoppiare il cuore. Non so perché ma anche le cose più banali, dette da lui, mi danno una gioia immensa. Sarò esagerata ma è così.
Le mie mani iniziano a muoversi sul mio corpo, mi sfilo la sottana nera e resto in lingerie. I suoi occhi sembrano marchiarmi a fuoco, saettano su tutto il mio corpo, mi studia, mi stampa nella sua testa. All'improvviso stacca i suoi occhi da me e usa il cellulare, poi poco dopo parte una musica da spogliarello. Rido coprendomi la faccia con le mani ma quando lo riguardo ha le mani congiunte come a pregarmi e non so dirgli di no. La musica è incalzante, la conosco bene perché nel mio locale la mettono spesso, lui mi incita, il suo sguardo è come una spada di Damocle sulla mia forza di volontà. Inizio a ballare sensuale, ad appoggiarmi ad una sedia e usarla come supporto per la mia coreografia. Ballo, ballo e ballo, i suoi occhi non mi mollano un attimo e so che lo sto eccitando. Tamburella il piede contro il pavimento e si inumidisce le labbra, poi ad un certo punto spegne la musica. Mi giro verso di lui e ha lo sguardo più duro, più profondo del solito. Vuole di più. Lo vuole e anche io lo vorrei ma poi? Se volesse solo questo e non mi cercasse più? Non posso permetterlo. Gli darò qualcos'altro ma deve capire che sono io che comando il gioco, non lui.
Mi fermo sotto il suo sguardo, lui non si smuove, non trasuda emozioni di alcun genere. Mi accarezzo i lineamenti lentamente, arrivo sulla spalla destra e mi sfilo la bretella del reggiseno, poi faccio lo stesso con l'altra spalla. Me lo sgancio anche dalle spalle e lo lascio cadere sul pavimento. Improvvisamente lo vedo agitarsi, le mani gli scendono tra le gambe dove è evidente la sua eccitazione. Qui decido di smetterla, almeno per stasera. Faccio due passi in avanti e chiudo le imposte lasciandolo alla solitudine del suo balcone.

Nati dalla tempesta | Fabián RuizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora