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Le valigie sono pronte, il Marocco ci aspetta. Saliamo sull'aereo che in meno di tre ore ci porterà a Marrakech e metto subito gli auricolari con la musica. E' l'unica compagnia che posso avere dato che Gaia si addormenta quasi subito, lo sapevo. Io non ci riesco mentre lei crolla subito. Soffre il mal d'aereo e prende dei calmanti quando dobbiamo volare e quasi sempre poi dorme per tutta la tratta. Quando atterriamo il caldo è torrido, siamo a marzo, alle sette di mattina ma qui l'aria è già irrespirabile. Abbiamo scelto un resort nel deserto a cinque stelle, con tutti gli straordinari che stiamo facendo a lavoro abbiamo potuto permettercelo. Camera con vista sul mare, due piscine e pensione completa. Viaggiamo per rilassarci e vogliamo ogni comfort. Appena arrivate mettiamo il costume e andiamo in spiaggia. Il mare è leggermente agitato, la schiuma delle onde dell'Oceano Atlantico è bianca splendente, rumorosa, spumeggiante. Metto gli occhiali da sole e mi sdraio sul lettino. Un cameriere del resort ci chiede se vogliamo qualcosa, io prendo un succo di pera, Gaia una spremuta.
Vedo che il ragazzo mi guarda, anzi, ci guarda. Secondo me guarderebbe qualsiasi donna europea da cui potrebbe avere qualche  profitto. Gli sorrido, Gaia mi dice di approfittarne, le rispondo che potrebbe farlo anche lei. Perché dovrei essere io la disperata tra le due? Le chiedo e lei se la ride.
"Io ne ho già adocchiato un altro, questo lo lascio a te" risponde abbassandosi gli occhiali da sole e indicandomi con lo sguardo un bagnino muscoloso a riva. "E brava, come al solito non ti lasci scappare nulla" le do un colpetto sulla spalla e lei annuisce. "Deve essere mio, già me lo sento sopra che mi cavalca" continua leccandosi le labbra. Rido e penso che se non ci fosse dovrei inventarla. "Vado a conoscerlo, a dopo" si alza di scatto, mette le pantofole con la zeppa e si allontana. La guardo mentre lo avvicina e gli dice qualcosa, il ragazzo sembra quasi spaventato, poi lei gli sorride e lui inizia a sciogliersi. Gaia è sempre stata così, molto più sfacciata di me, però negli ultimi anni - da quando viviamo insieme, più o meno - stavo iniziando ad imitarla. Imitarla nel senso che ero diventata molto più aperta con gli uomini e a volte li avvicinavo anche io. Se fossi stata libera mentalmente, sicuramente avrei abbordato qualcuno anche io ma non ci riesco, almeno non ora. Magari più in là mi passa ma ora penso ancora a Fabián e alla sua espressione ferita e sofferente dell'ultima volta che ci siamo visti. E' uno stronzo, ok? Lo so, però.. Non riesco a togliermelo dalla testa. E' più di una settimana che non lo vedo e non lo sento ma è come se l'avessi visto mezz'ora fa per quanto è viva la sua immagine nella mia mente. Non riesco a liberarmene.
Durante tutta la vacanza mi sento trattenuta dalla sua presenza-assenza, come se potesse in qualche modo vedermi e sentirsi ferito da un mio eventuale comportamento sbagliato. Magari lui mi ha già dimenticata, forse se ne è fatte dieci o venti in questi giorni ma non mi interessa, io non mi sento di andare con altri al momento. Gaia mi ripete che devo godermi questi giorni intendendo che devo spassarmela con qualcuno come lei sta facendo col bagnino ma io le continuo a ripetere che preferisco il mare, la piscina e i massaggi rilassanti alla Spa. Sto bene e non voglio incasinare ancora di più la mia situazione, è già troppo incasinata così.
Dopo gli otto giorni torniamo a casa, lei con un avventura in più, io più rilassata e tranquilla.

Nati dalla tempesta | Fabián RuizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora