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|Fabián|

"Dai sei sicura che non lo vuoi? Giuro che non ti darò fastidio, ti porto il gelato e vado via" le dico al telefono quasi pregandola. Non ci vediamo da una decina di giorni, dice di non sentirsi ancora pronta e la capisco. Ogni tanto ci vediamo dai nostri rispettivi balconi ma non siamo mai andati oltre un saluto veloce ed un sorriso. "No Fabi, tra poco devo andare a lavoro non posso" rifiuta anche stavolta e mi sento scoraggiato. Non voglio darle fretta ma vorrei davvero vederla, stare al tavolino di un bar con lei e parlare di qualsiasi cosa, non mi importerebbe dove, per quanto tempo, mi basterebbe solo vederla. "Non voglio insistere perché te l'ho promesso però se cambi idea, anche alle cinque di mattina, in qualunque momento, chiamami, ok?" Le dico e la sento sorridere tramite la cornetta. "Sì va bene. Buona serata Fabián, ci sentiamo domani" mi dice e ci salutiamo chiudendo la telefonata.
Si sta trattenendo, lo so. So che vorrebbe vedermi, vorrebbe uscire con me, fare tutte le cose che il questi giorni le ho proposto ben sapendo che avrei avuto un no come risposta. Si sta trattenendo perché non si fida ancora e me l'ha detto chiaramente, non si fida ed è solo colpa mia. Se ci penso ci sto solo più male e non voglio, ho deciso di riconquistarla e non voglio abbattermi. Non so fare gesti eclatanti ma quelli piccoli e quotidiani posso benissimo farli. Le ho mandato dei fiori, dei dolci, una borsetta. Ha sempre accettato e ringraziato gentilmente ma al momento non vuole ancora vedermi. Dice che se mi vede cade tra le mie braccia e perde ogni ritegno e non vuole. Mi fa ridere per quanto è onesta, so bene che ha un debole per me ma non vuole rendermi le cose troppo facili. Ora però dopo dieci giorni di assiduo parlare a cellulare, su whatsapp e sui social vari, mi sento più vicino a lei. Tra poco la stagione finirà ma non andrò ancora in vacanza, ho gli Europei under 21. Il mister conta molto su di me e io non voglio tradire la sua fiducia. Ne ho parlato con Martina che mi ha detto che non ho rivali e che tra quei piccolini io sono il più forte. Mi ha fatto ridere ancora, a crepapelle. Ci conosciamo da più di otto mesi e non ha ancora capito le regole basi del calcio però non fa altro che ripetermi che sono il migliore come se ne capisse qualcosa. Annaspa, cerca di usare termini calcistici ma si sente ridicola e me ne accorgo anche io. Mi fa ridere e di ridere con lei non mi stanco mai. La vorrei più spesso con me, vorrei portarla allo stadio a vedermi giocare, agli allenamenti o a cena da Dries o da Piotr. Gliel'ho proposto qualche volta ma come sempre ha declinato il mio invito gentilmente. Però non perdo le speranze, mi addormento pensando che magari domani cambia qualcosa e che finalmente la vedo. Quando mi sveglio però, vedo tutt'altro: Piotr.
"Fabian, sveglia su, è tardi abbiamo gli allenamenti tra mezz'ora" gli sento dire mentre mi scuote. Ieri tra mille pensieri ho fatto fare le due passate e ora sono le nove e ancora dormo. "Dai cammellone, sveglia!" Mi urla nelle orecchie e poi fa ironia su quel soprannome stupido che un opinionista napoletano mi ha affibbiato. "Sì eccomi, sono sveglio cretino" mi metto seduto nel mio letto e mi stiracchio un po'. "Ancora che perdi tempo? Vatti a fare una doccia che tra cinque minuti me ne vado e ti lascio qui, giuro" mi minaccia e io sbuffo alzandomi. "Ti sei visto con Martina e non hai dormito?" Mi domanda seguendomi fino alla doccia. "Ma magari Piotr, non mi vuole vedere ancora" rispondo spogliandomi. "Un po' di pazienza su" mi dà uno scalpellotto dietro al collo e mi lascia da solo in bagno. Per tutto il tragitto verso Castelvolturno non faccio che parlare di lei, di quanto riesce a calmarmi, di quanto mi manca. E' grazie a lei se mi sono calmato e non faccio più casini e anche in campo sto tornando ai miei livelli. Piotr mi dice di non demordere e di continuare a lottare e io annuisco. No, amico, non mollerò.

Nati dalla tempesta | Fabián RuizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora