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Il mio ormai è un pensiero fisso. Non faccio che pensare a lui e a cosa succederebbe se incrociassimo i nostri sguardi. Mi avrebbe ignorata? Mi avrebbe sorriso? Gli sarei piaciuta? Gli sarei stata indifferente? Non riesco a pensare che a questo.
La mia vita prosegue come sempre, lavoro, uscite con Gaia, famiglia; ma appena sono a casa corro in camera mia e mi affaccio per vederlo. Ultimamente però, non lo vedo mai. Da quando mi sono messa in testa di volermi far vedere da lui è praticamente scomparso. Le imposte e gli infissi sono sbarrati e le luci sempre spente. Cerco su internet per scoprire il motivo e leggo che il Napoli ha tre trasferte di seguito e che è fuori città fino alla prossima domenica. Mi sento improvvisamente triste, come se la sua lontananza influenzasse il mio umore.
Trascorro il resto della settimana ad aspettare la domenica e fino alle dieci che esco per andare al locale non è ancora tornato.
"Si può sapere che hai ultimamente? Sei intrattabile" mi dice Gaia quando le rispondo male ad una sua domanda "te l'ho detto, a te serve un po' di pasta e pisello, magari ti calmi un tantino" continua strappandomi un sorriso. "E a te non serve? A tutte noi serve ma purtroppo non possiamo crearlo se non c'è" rispondo alzando un sopracciglio. "Se non c'è lo troviamo, non ci mancano i mezzi. Stasera a lavoro vedi qualcuno che ti piace e stacci" mi consiglia seria più che mai. "Non mi va, ho altro per la testa" dico, guardando verso la finestra della cucina che dà sul palazzo di Fabián. "E cosa sarebbe?" Chiede socchiudendo gli occhi e piegando leggermente la testa. "Non lo so, è un periodo un po' così, non so nemmeno io bene cos'è" rispondo alzandomi e prendendo il borsone per andare a lavoro. "Ho capito, vedrai che passerà presto. Però se trovi un bel maschione fattelo, non perderti l'occasione" dice facendomi l'occhiolino, poi mi abbraccia e mi saluta. Vado al locale e come al solito lì azzero la mia mente. Penso solo a seguire la musica e a ballare, stop. Ballo e sudo, ammicco, sorrido. Solita serata di una ballerina come tante che stasera lo fa per dovere più che per voglia. Sono quasi le tre quando scendo dal palco e mi vesto per tornare a casa. Ho sonno, gli occhi quasi mi si chiudono mentre guido verso casa ma riesco a mantenermi sveglia fino al mio palazzo. Prima di entrare guardo verso casa di Fabian e vedo le luci accese. Do un urlo di gioia irrefrenabile, inizio a saltellare sul mio sedile e quasi mi dimentico che devo parcheggiare l'auto. La lascio al posto a me assegnato nel cortile e salgo a casa come un razzo, Gaia dorme, la casa è buia e silenziosa. Corro verso camera mia in punta di piedi e vado diretta al balcone. Lo apro lentamente col cuore a mille. Guardo casa sua ma non lo vedo, le luci sono ancora accese ma lui non c'è. Aspetto un po' ma poi il sonno inizia a prendere il sopravvento sulla mia forza di volontà e sto per desistere quando un movimento desta la mia attenzione. E non mi sbaglio. Fabian appare sul balcone come fosse una visione: tuta del Napoli, capelli rasati ai lati e occhi vispi. Era tanto che non lo vedevo e mi era mancato. Si guarda intorno come se alle quattro di notte ci fosse qualcosa di interessante da guardare, poi guarda verso di me. Forse qualcosa di interessante l'ha trovato visto come mi squadra. I nostri sguardi si incrociano, lui mi fissa socchiudendo gli occhi e inclinando leggermente la testa come a scrutarmi. Mi squadra da capo a piedi poi inarca le labbra in una sorta di sorriso. Non mi fa nessun cenno, né io ne faccio a lui. Fa scorrere i suoi occhi su di me lentamente, studiando ogni centimetro. Poi mi guarda di nuovo negli occhi tornando serio. Il nostro scambio di sguardi dura un'eternità, è silenzioso ma dice di noi tante cose. Mi guarda ancora un po' poi se ne va sempre senza fare nessun gesto verso di me come se non fossimo stati a scrutarci per quasi un quarto d'ora. Chiude le persiane e semplicemente se ne va.
Rientro anche io in casa con il cuore che mi schizza fuori dal petto e le ginocchia che mi tremano. Mi ha vista, finalmente mi ha guardata e mi sento così bene che mi sembra di fluttuare su una nuvola. Sostenere il suo sguardo non è stato per niente semplice, mi ha prosciugato tutte le forze soprattutto mentali e ora crollo letteralmente sul mio letto e mi addormento senza neanche spogliarmi.

Nati dalla tempesta | Fabián RuizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora