28.

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Stranamente nei giorni successivi non me lo ritrovo a sbraitare fuori alla mia porta e non torna nemmeno più al locale. Forse ha capito che anche io sto cercando di andare avanti e che quindi deve lasciarmi stare. Ormai sta per finire anche febbraio, ci conosciamo da cinque  mesi ed è ora di decidersi. Finalmente tra qualche giorno partirò per il Marocco con Gaia, arrivata a questo punto sto contando le ore. Ho davvero bisogno di staccare la spina e andare lontano da tutto e tutti.
Ho appena finito il mio turno in libreria, torno a casa a piedi perché mi manca di nuovo la benzina. Arrivo sotto il mio palazzo e non faccio in tempo ad aprire il portone che mi ritrovo qualcuno che mi si scaglia addosso. È una settimana che non si fa sentire né vedere, ma a quanto pare non gli è passata. Come non detto..
"Che ci hai fatto con quello eh? Ma poi chi cazzo era? Chi? Che ci hai fatto Martì?" Mi urla contro spaventandomi ma non mi faccio intimorire. "Non sono affari tuoi, tornatene a casa" dico e provo a mettere la chiave nella serratura ma me lo impedisce di nuovo. "Sono affari miei eccome, dimmi che cazzo ci hai fatto con quello!" Alza di nuovo la voce, ha il viso rosso e i capelli attaccati alla fronte col sudore. Lo guardo negli occhi e gli rispondo lentamente. "Sono cose mie" dico. Lui si imbestialisce, esce fuori di sé come non l'ho mai visto prima. "Ti ho detto di dirmi che cazzo ci hai fatto!" Urla e tira un cazzotto al lato della mia testa, mi sfiora e distrugge il citofono alle mie spalle. Resto con gli occhi spalancati e il cuore che mi va a mille mentre lo guardo. Si ferma, non dice nient'altro. Vedo il suo petto salire e scendere, è agitato e mi fa paura. Scappo via e corro in casa mia chiudendomi dentro.
Ma che gli è preso? Sembrava una bestia, un animale inferocito. Non riesco a credere che è la stessa persona che fino a poco tempo fa mi faceva stare bene. Sono ancora sconvolta e provata quando mi affaccio al balcone e lo vedo attraversare la strada e tornarsene a casa. Corro a farmi una doccia e poi mi metto comoda sdraiandomi a letto. In che razza di situazione mi sono cacciata? Fabián non mi sembra stabile emotivamente, sembra avere due personalità, non so.
Quando Gaia torna le racconto tutto e mi dice di stargli lontano.
"Come faccio? Se si presenta al locale che faccio?" Chiedo in preda al panico. "Lo dici al proprietario che ti dà fastidio e lo fai buttare fuori" risponde lei. "Non lo cacceranno mai, è un buon cliente" sbuffo, certe situazione vado proprio a cercarmele.
La sera dopo però, al locale non c'è. Mi tranquillizzo e torno a concentrarmi sul mio lavoro. Ritorna il ragazzo con cui la settimana prima avevo fatto sesso, mi chiede di ballare per lui e lo faccio. Stavolta ballo solo e non facciamo altro, non voglio che prenda l'abitudine, non ne ho intenzione.
Torno a casa distrutta e mi addormento quasi subito. La mattina un campanello che suona, poco prima delle otto, mi sveglia. Sento Gaia urlare e non capisco il perché così mi alzo e vado a vedere. La trovo sul ciglio della porta che litiga con Fabián.
"Sei di nuovo qua tu? Ti avevo detto di andartene" gli dico appena mi vede. "Ti ho portato i soldi per il citofono, l'ho rotto io e ve lo ripago" dice e Gaia mi mostra l'assegno di duemila euro che lui le ha dato. Annuisco, ha fatto una cosa buona. Ma non si ferma qui e continua. "Ti chiedo scusa per ieri, ero fuori di me" continua passandosi le mani sul viso. "Sembravi una bestia, potevi farmi male lo sai?" Gli domando e lui scuote la testa. "Non ti avrei mai colpita, non esiste. Volevo solo.." si ferma, chiude gli occhi per qualche secondo e poi fa un respiro profondo "..volevo solo sapere che c'è stato con quello" termina. Non si rende conto che è ridicolo? Scuoto la testa ma Gaia parla prima di me. "Fammi capire tu ti puoi scopare chi vuoi e lei deve rimanerti fedele? Ma come cazzo ragioni?" Gli chiede e lo vedo stringere i pugni. "Lei non è come me, io sono uno stronzo, un cretino.. io.. faccio schifo.." si ferma e passa da Gaia a me "..tu no. Che ci hai fatto con quello?" Chiede ancora. "Vattene a casa Fabián, sono single e mi scopo chi voglio. Buona giornata" gli chiudo la porta in faccia e lo sentiamo urlare e battere i pugni ancora per un po', poi va via correndo giù per le scale.
Non devo dargli conto di niente, lo so, però un po' mi sento in colpa per quello che ho fatto. Non stiamo insieme ma so che se le cose tra di noi fossero meno travagliate e più stabili, io sceglierei mille volte lui.

Nati dalla tempesta | Fabián RuizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora