Mentre scendeva dall'auto, pronta per un nuovo giorno di lavoro, di impegno, dedizione, professionalità, in un mattino soleggiato, Mary già programmava la scaletta degli impegni del pomeriggio. Manco a dirlo, non avrebbe avuto un attimo libero, tanto per cambiare! Un riflesso, un secondo la costrinse a chiudere gli occhi, cosa di poco, ma abbastanza da attirare inconsciamente la sua attenzione e farle girare la testa per vedere l'origine di quel lampo di luce.
Ci mise poco a capire che doveva essere il riverbero del sole sull'orologio al polso di quel tipo elegante, girato di spalle, che stava con la mano alzata per attirare l'attenzione di qualcuno un po' più il là, una sagoma nota, uno stile che non le era nuovo, lì per lì non ci fece caso e si concentrò per attraversare la strada.
Ma l'inconscio le fece nuovamente girare la testa appena fu al di là, verso il punto dove aveva visto quel riflesso: più nulla! L'orologio e il suo proprietario erano come svaniti, si apettava di poterne rivedere il contorno, il grigio scuro del vestito, altri particolari meno nitidi, ma nulla! Beh, si disse che non era importante ed entrò nel palazzo del suo ufficio, passò a ritirare la posta (nessuna delle colleghe ci pensava mai, ma a lei piaceva ottimizzare i tempi), tre piani di scale a piedi (evitava l'ascensore per tenersi un po' in forma da quando c'erano i ragazzi con lei; poca cosa, ma almeno ci provava), ed entrò dalla porta del suo posto di lavoro.
Fu accolta con un ciao distratto dalle colleghe, Lucy e Mandy, che parlottavano fra di loro: "È proprio carino!" "Carino, io lo trovo sexy" " Cosa darei perché mi rivolgesse la parola, mi chiedesse un caffè!": Mary prestava poca attenzione ai loro pettegolezzi, ma ciò nonostante una delle due, arrivate pochi minuti prima di lei l'aggiornò: " Di là dal capo c'è un nuovo cliente, è... è così... " "È un fico da paura" intervenne l'altra. Mary scrollò la testa con un leggero sorriso sulle labbra, pensando a quanti clienti erano stati definiti così dalle due colleghe, per poi rivelarsi, magari sì attraenti, ma altezzosi, misogini, pronti ad afferrare l'occasione di farsi l'ennesima ochetta attirata da soldi e bella vita.
Squillò il telefono alla sua scrivania, strappandola rapidamente a quei frivoli pensieri: "Mary" strillò il suo capo " scenda al bar e ci porti 2 caffè, il mio come il solito, l'altro nero, ristretto, senza zucchero né latte!", "Certo, vado subito". Con un dito chiuse la comunicazione e subito fece a memoria il numero del bar: un suo stratagemma per fare prima era di ordinare per telefono, per poi scendere e attraversare la strada, trovando già pronto, solo da ritirare. Per quello il capo mandava quasi sempre lei, mentre le due colleghe, che non erano certo il massimo dell'efficienza, dell'arguzia e della celerità, sembrava facessero apposta ad impiegarci quasi 20 minuti a fare quello che a lei riusciva in meno di 5.
Mentre si recava al bar ripensò a quanto accaduto il giorno prima: aveva parcheggiato qualche centinaio di metri più avanti, perché non c'era posto di fronte all'ufficio, capitava qualche giorno.
Per fortuna, almeno nessuno dell'ufficio o del palazzo ha visto, o almeno spero! Beh, in ufficio se n'erano già andati tutti, eccetto il capo, che ha le finestre sul lato opposto.
E per fortuna era il pomeriggio e ora al bar non c'era quella pettegola di Lou che le avrebbe fatto mille domande, mille commenti sulla sua faccia stravolta, mille allusioni al rapporto tra lei e il suo salvatore! Con un po' di fortuna sarebbe riuscita ad evitarla per tutta la settimana, convinta che poi avrebbe trovato altro ad attirare la sua attenzione, dimentica di ieri.
Già, lei scordava velocemente, al contrario di Mary ancora stravolta dall'accaduto; doveva averlo capito anche Bryan, il barista del turno di mattina: "tutto bene, Mary? Hai una faccia!" "Si .... si, il capo ... sai, ... pareva già di cattivo umore fin dal mattino! Meglio che mi sbrighi!". Era un caro ragazzo, carino e premuroso, chiamaramente gay: difficile trovare uno così sensibile e attento fra gli etero! Mary rispettava quel suo aspetto e pensava gli si addicesse, ma soprattutto apprezzava che lui non lo ostentasse, né con l'intonazione della voce, né nel modo di vestire, né con gli atteggiamenti. Come al solito le fece quella battuta: "Quand'è che ti liberi per bere un aperitivo con me? Sai che ho delle chicche per te, sul tuo ufficio, sul tuo capo, potrei esserti veramente utile .... lo sai le voci girano prima nei bar!", e lei con un sorriso gentile " Hai ragione, devo trovare un momento, vediamo se la prossima settimana ...." " Attenta, non fare promesse che non puoi mantenere, ma non tardare. Ho delle anticipazioni succulente!" lo disse strizzandole l'occhio e nel contempo porgendole i caffè in un vassoio e il resto. Lei ricambiò con un sorriso complice, ma innocente allo stesso tempo.
Rientrò velocemente, ma con cautela, con i due caffè in tazzine di ceramica, e si diresse verso la porta del capo, bussò mentre con la coda dell'occhio vide le altre due allungare il collo per sbirciare dentro; alzò gli occhi al cielo e fece un mezzo sorriso, aprendo la porta.
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Il valore del Tempo
RomanceChe fareste se improvvisamente la vostra vita fosse stravolta? Se vi trovaste di fronte ad una scelta difficile tra famiglia e amore? E se dopo aver fatto questa scelta tutto diventasse più difficile, più complicato? Mary, credeva di essere felice f...