Tramonto

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Alla fine, per quella sera, aveva optato per qualcosa di semplice, pasta al tonno e pomodoro. I ragazzi non ne lasciavano nel piatto neanche l'ombra, era veloce da fare e con la testa che sentiva ancora vagare fra sensazioni discordanti, sentimenti poco chiari e la necessità di essere attenta ai suoi due tesori, non voleva fare cose complicate.
Il sole stava già tingendo di rosso il cielo, con sfumature che andavano dall'arancione al rosa intenso, e quell'immensità si scuriva verso est fino a diventare quasi viola, per poi perdersi nel blu più scuro della sera che lentamente, ma inesorabilmente reclamava il suo spazio.
Nella serenità che quello spettacolo le trasmetteva sempre, mentre la pasta cuoceva, e lei finiva di preparare la tavola, chiamò i ragazzi con voce complice: "Hei, sapete qual'era il gioco preferito di me e Sam quand'eravamo piccoli?". Vide accendersi di curiosità gli occhi di entrambi e avvicinarsi a lei: li condusse nel terrazzo, dopo aver preso una coperta per evitare che prendessero freddo. "Al tramonto uscivamo in terrazzo e cercavamo di contare tutti i colori del cielo che riuscivamo a vedere prima che la notte li portasse via" "Ma sono tre, rosso, blu e ..." disse candidamente Greta. "Guarda bene" aggiunse Matt, felice di avere la possibilità di condividere finalmente un'abitudine dell'adorato papà, "c'è anche il rosa, l'arancione, là una striscia di azzurro chiaro, una zona di azzurro intenso..." "Si, anche un po' di giallo" battè entusiasta le manine la piccola, guardando la piccola porzione di sole, che diventava velocemente sempre più minuscola.
Complici e spensierati nel dedicarsi ad un gioco tanto semplice, quanto profondamente rispettoso della natura, della magia che essa sapeva creare, anche se effimera e fugace, erano ciascuno a modo suo, intimamente grati per quello spettacolo, che tanto tempo prima aveva incantato anche Sam.
Già, le cose belle durano poco, pensò Mary, mentre quei colori lentamente si uniformavano nel buio della sera, e le apprezziamo abbastanza solo quando non le abbiamo più.
Mi manchi fratellone!
Con gli occhi umidi, senza farsi scorgere, disse a quel punto "alla fine per non dover rientrare subito cercavamo la prima stella che accendeva la sua luce, poi la seconda, la terza, ... finché mamma e papà ci richiamavano dentro". "Zia possiamo rimanere un altro po' fuori?" chiese Matt, quasi pensando di osare troppo. " Certo, ma se avete freddo, rientrate subito". "Intesi!".
Mary si bloccò un attimo a guardarli, mentre lui già alzava glu occhi verso l'infinito. Intesi! La stessa parola che tante volte aveva sentito dire a suo padre, lo stesso tono, la voce che somigliava alla sua da ragazzino, loro due da bambini nella coperta a guardare il cielo .... un deja-vue così intenso da bloccarle il respiro, cancellare qualsiasi altro pensiero, crearle un desiderio così forte di fermare il tempo, riavvolgerlo e tornare indietro alla sua infanzia, quando tutto era più facile e felice, quando SuperSam risolveva i suoi problemi di bambina prima e di ragazzina poi, insieme erano forti contro il mondo ....
I suoi pensieri furono bruscamente interrotti dal timer e a malincuore si riscosse "ragazzi, io entro, la pasta è cotta, fra un po' dovrete rientrare anche voi" disse sottovoce, quasi per non disturbare quel momento di ritrovata serenità. "Prima! là!" Esclamò Greta, puntando il ditino. "Brava!" le disse Matt che quasi sicuramente l'aveva lasciata vincere per farla felice. Era proprio come suo padre, era sicuro che l'avrebbe protetta sempre ...
Brava Mary, continua così! la voce di Sam le diceva mentre finiva di preparare la cena. Non era solo il ricordo di tutte le volte che lui la incoraggiava, no, era rivolto al presente, le stava indicando il modo. Oh, Sam, stammi vicino, ora!
I ragazzi rientrarono chiudendo la porta della terrazza, Greta felice strillando "ho visto la mia stella! La mia stellina!". Matt invece no, di nuovo col broncio, di nuovo silenzioso, gli occhi che la guardavano fissa, quasi accusatori, il mento un po' abbassato, le palpebre strette, la fronte un po' aggrottata, la sua solita aria di sfida.
Dopo una giornata tanto faticosa, non se la sentiva di intavolare una battaglia, finse di non aver colto il suo sguardo chiedendo "Allora, vi è piaciuto, questo gioco?" " Siiiii! possiamo farlo anche domani? Perché è finito così presto? Io sono la più brava!" disse la piccola, con entusiasmo. Sembrava quasi camminare a un palmo da terra. Lui la guardò, con occhi che si erano inteneriti, ma poi girò di nuovo lo sguardo verso Mary, non una parola, quella maschera dura che poco si addiceva alla sua età di nuovo saldamente presente sul suo viso, su quei lineamenti dolci da ragazzino che facevano immaginare che sarebbe diventato un giovane uomo attraente e sicuro di sé, forte e intelligente, come suo padre ....
"Ora tutti a tavola!" disse lei, interrompendo il disagio che il silenzio le suscitava, sentendosi scrutare da quei due occhi, che parevano bruciare ciò su cui si posavano, capaci di capire quanto lei fosse in difficoltà, pronti ad approfittarne ad ogni momento. Ci si può sentire così  indifesi di fronte ad un ragazzino? Forse perché si sentiva in dovere di difenderlo, consigliarlo, aiutarlo, mentre da lui  riceveva solo affronti verbali e schiaffi virtuali? Forse perché cercava il modo di farlo uscire da quel muro di ostilità, ma non aveva idea di come e quando, ma soprattutto SE ci sarebbe riuscita? Il suo scopo era vederlo felice, realizzato, maturo; non aveva importanza se lei ne sarebbe uscita sconfitta e ferita, in qualche modo si sarebbe rialzata.
La cena proseguì serenamente, almeno in apparenza, Greta che parlava allegramente, spezzando il silenzio, con argomenti leggeri, infantili. Mary gliene era grata. Matt taciturno, con lo sguardo indagatore, pronto a sfoderare le sue armi più taglienti, rispondeva solo alla sorellina, con tono gentile.
"Zia, ho finito tutto, posso guardare i cartoni di là?". "Va bene, ma solo mezz'ora, poi ci prepariamo per la nanna, domani c'è scuola". "Evvivaaaaaa!". Le bastava così poco ....
Matt, gli occhi bassi, sul piatto su cui aveva persino fatto scarpetta col pane, sembrava attendere il momento in cui pronunciare il fatidico "Al mio via, scatenate l'inferno!".
Mary si era alzata, iniziando a spreparare la tavola. Era girata di spalle, quando lo sentì pronunciare "Tu e papà, eravate felici? ... intendo da piccoli".
La domanda la colse di sorpresa, si aspettava un'accusa, un rimprovero, una frecciata! Appoggiò quello che aveva in mano sul bancone della cucina e tornò a sedersi di fronte a lui. Iniziò con tono dolce "tuo padre era il mio eroe, un po' come tu lo sei per Greta. Eravamo due bambini in un quartiere come altri, non poveri, ma di certo nemmeno ricchi. I nostri genitori si ammazzavano di lavoro per darci il meglio e la sera erano stanchi morti, alle prese con le bollette e i conti da far quadrare. Come tutti i genitori cercavano di fare del loro meglio per farci crescere sereni, senza problemi, ma cercavano anche di essere un po' severi, insegnandoci a rispettare gli altri, a non rubare, ad aiutarci l'un con l'altra, a capire il valore dei soldi, a non pretendere tutto firmato o all'ultima moda. E noi eravamo così uniti, nonostante ci fossero sei anni di differenza, Sam era il mio mito, io ero la sua scimmietta, la sua principessa. Con me era protettivo, ma complice al tempo stesso, mi diceva quello che pensava, mi criticava se era necessario, ma mi era sempre vicino. E io cercavo di esserlo per lui, non so quanto ci riuscissi, ma spesso mi ringraziava, perchè lo ascoltavo, con la mia semplicità, diceva, gli facevo capire tante cose. Quand'era più grande mi diceva che si era sempre tenuto lontano da giri sbagliati perché non voleva deludermi, perché voleva che io non smettessi di vederlo come un eroe. Mi presentava ai suoi amici e mi difendeva da loro se qualcuno diceva che ero una lagna, una palla al piede. Mi allenava a calcio, la domenica, così quando ci saremmo trovati con loro al campetto mi avrebbero fatto giocare, si prendeva cura di me, e io cercavo di prendermi cura di lui, come la mia età mi permetteva. Sì, eravamo felici, e ci giurammo di esserlo sempre, di aiutarci sempre .... Lui ti avrà raccontato qualcosa di me, no?" Chiese lei, svuotata dai propri sentimenti, dalle paure, mostrandosi a quella 'furia pronta a scattare' così com'era, fragile, malinconica, insufficiente a ricoprire un ruolo, quello di genitore, che suo malgrado le era toccato ... per di più genitore, single, impreparata, con 'figli' già in parte cresciutii. Era come se avesse deposto la sua corazza, schiena al muro, un'arma puntata di fronte, a momenti l'esecuzione....
"Qualche volta mi ha raccontato che vi divertivate, che tu eri una pasticciona, come quella volta che per vedere la schiuma uscire, hai shakerato una bottiglia di cola e l'hai aperta di colpo, bagnando tutta la stanza fino al soffitto, poi lui ti ha aiutato a pulire e si è preso la colpa con i nonni" Mary arrossì e sorrise, "Oppure quando hai aperto la lavastoviglie mentre funzionava per vedere cosa succedeva dentro, ma siccome il meccanismo di blocco della ventola non funzionava, mentre si allagava la cucina, ti sei spaventata piangendo e sei corsa via senza chiudere lo sportello". "Già, ero una frana! E lo sono ancora ... " disse piano, tornando seria.
Ma stranamente lui non la accusava, non  la criticava, non stava infierendo come avrebbe potuto facilmente fare.
"Era un bellissimo gioco, guardare i colori del tramonto, una volta lo ha fatto anche con me, papà, quando eravamo più piccoli, Greta avrà avuto pochi mesi, eravamo in vacanza. A casa nostra, un appartamento fra i palazzi, raramente si vedeva qualcosa in quel fazzoletto di cielo..." disse ancora malinconico. Mary non volle interrompere il flusso dei suoi pensieri, era lì seduta a guardarlo, rendendosi conto che forse, per una volta, non era lei il bersaglio della sua rabbia, che forse lui non aveva intenzione di sparare! Gli occhi di lui bassi, malinconici, tristi, ad un tratto puntarono fissi sui suoi, indagatori, accusatori, ora di nuovo armi letali con la sicura tolta "Perché non ci parli mai di papà?".
A bruciapelo, come uno sparo, la bocca le rimase aperta, asciutta, i pensieri alla rinfusa ... era vero? Era vero! Stavano con lei da un anno ormai e sta sera era la prima volta che ne parlava. Sam era sempre nei suoi pensieri, ma non aveva mai varcato la soglia delle sue labbra, era rimasto un fantasma solo suo, uno spirito guida che non aveva mai condiviso, di cui era diventata gelosa. Gelosia? Che fosse quello il motivo? Malinconia? Senso di protezione?
"Io ... " iniziò incerta "io non sapevo se sarebbe stata una buona idea, voi eravate così tristi ogni volta che qualcuno lo nominava, Greta piangeva sempre e tu ti rabbuiavi", non voleva dirle che glielo aveva consigliato la psicologa che le era stata affiancata al momento dell'affido: "... e per carità non nomini MAI i loro genitori, altrimenti non si abitueranno alla loro nuova vita, sia evasiva se fanno domande ...". Quante cantonate aveva preso quella tipa! Sgridarli se ne combinavano qualcuna, senza pietà del loro stato di orfani o quasi, far piangere Greta da sola nel suo letto, quando si svegliava di notte con gli incubi! I primi mesi erano stati un inferno! Solo quando aveva iniziato a fare di testa sua, senza ovviamente farlo sapere a quella megera, le cose avevano iniziato a migliorare. Le risposte non erano nemmeno nella ventina di libri che aveva letto sull'argomento, ognuno con le sue teorie, ognuno con le sue verità. Per quello esplorava ogni nuova sfida provando, seguendo il suo istinto, sbagliando, sentendosi inadeguata, ma senza perdersi d'animo, sostenuta dall'amore per loro.
"E anch'io mi commuovevo ricordandolo" ammise esponendo ancora una volta la sua fragilità, "avrei rischiato di annegarvi con le mie lacrime" scherzò per portare un po' di leggerezza all'argomento così difficile. "Mi manca tanto e avrei dovuto venire più spesso a trovarvi, ma il viaggio era lungo e Thomas non era mai disposto ad accompagnarmi, né a lasciarmi venire da sola. Con una scusa o con l'altra, mi faceva sempre rimandare, prendere tempo.... avrei dovuto capirlo anche da quello che non era il tipo giusto per me, avrei dovuto mollarlo prima e venire dalle persone a cui tenevo e tengo veramente" disse quasi a sé stessa, rendendosi conto ancora una volta del valore del tempo.
Matt sembrava pensieroso, lei credette che stesse rimuginando su tutti i suoi difetti, sui suoi sbagli. Lui invece stava pensando a quelle ultime parole: le persone a cui tenevo - papà, di sicuro - e tengo veramente. A chi si riferiva? Mamma? Non è mai parso che fra loro ci fosse un gran legame, anche se le ha sempre detto che l'avrebbe aiutata, più che poteva! Noi. Noi .... noi per lei siamo solo un peso, una scocciatura, anche se non ce lo ha mai detto, anche se non si lamenta mai ... deve far attenzione che i soldi bastino, deve mantenere il lavoro, altrimenti diventeremo tutti e tre poveri, non ha più un fidanzato per colpa nostra, va pochissimo dalla parrucchiera e corre sempre per portarci ai nostri allenamenti, per i nostri impegni, di sicuro non era mai stata a festine di compleanno di bimbetti urlanti ... Ma ha sempre il sorriso, assomiglia a quello di papà, anche quando è stanca morta perché non ha dormito, e sembra avere una pazienza infinita, da dove la prende? Anche con me, che forse non sono sempre gentile, assomiglio sempre di più a mamma, così scontrosa e mai felice; ma io non voglio assomigliarle! Dov'è andata mamma? Perché ci ha lasciati soli proprio quando avevamo più bisogno di lei? Per fortuna c'è la zia ... sentiva le lacrime affiorare ai suoi occhi, ma non doveva assolutamente farsi vedere così, ormai era grande, non era più una mammoletta ... si alzò bruscamente facendo rumore con la sedia e si girò per tornarsene in camera.
Mary lo guardò andarsene, pensando di averlo deluso un'altra volta. Forse era stato un confronto senza armi, ma il colpo lo aveva accusato lo stesso: cosa ho sbagliato sta volta, Sam? pensò con lo sguardo al tavolo. In quel momento Matt si fermò sulla soglia e sussurrò qualcosa: "Grazie".
Non era sicura di aver sentito bene, o forse si? Il suo desiderio di fare qualcosa di buono con quei due era così forte da farle sentire parole inesistenti? No, non se l'era sognato ... ma cosa aveva fatto per meritarlo? Te l'ho detto, sii te stessa e lasciati andare io ti suggerirò come! Ancora una volta la voce di Sam, dolce e rassicurante, mentre finiva di rassettare la cucina.
Mise Greta a letto, controllò che Matt a sua volta si preparasse.
Quando entrambi furono a letto, tornò in salotto, prese la coperta e il cellulare, uscì in terrazza e scambiò messaggi con l'amica, guardando le stelle. Quella sera non aveva tanta voglia di frivolezze, ma non riuscì a nasconderle di aver rivisto il suo salvatore, o almeno la sua copia antipatica e irritante, e come se non bastasse aveva la sensazione di doverlo rivedere ancora, in quanto nuovo cliente del suo capo.
Si, ora sapeva descriverlo meglio e si sentiva ancora più irritata a dover riconoscere che era davvero notevole, un'autentica bellezza, un fico da paura!
Ma fu felice di poter cambiare discorso, parlando di quanto successo con Matt, di quello che sembrava un nuovo inizio, anche se partito così in sordina che non avrebbe saputo esserne sicura. 'Speriamo' fu il suo ultimo messaggio prima della buonanotte. Rimase un altro po' a guardare le stelle a pregare Dio, a parlare con Sam, ma le pareva di non ricevere risposta ....
Solo l'intensità di quella distesa buia le parlava, ma non riusciva a capire il filo del discorso, quei puntini luminosi che spesso erano stati guida a marinai e viaggiatori nel passato, avessero potuto guidare anche lei ... un pensiero si faceva avanti nella sua testa: solo il tempo avrebbe guarito le ferite, sue e dei suoi amati nipoti, e solo osservando la situazione da un altro punto di vista sarebbe riuscita a venirne a capo ....
Quella sera niente yoga, era troppo stanca, andò subito a letto, ancora una volta in balia di sentimenti difficili da interpretare, di pensieri che si aggrovigliavano fra loro. Il sonno fu agitato, sogni incomprensibili si sovrapponevano, spezzoni della sua infanzia, mescolati a quel che avrebbe potuto essere se avesse fatto scelte diverse, a qualche episodio degli ultimi giorni. Non rimase nulla nella sua memoria al risveglio.

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