Il tempo della lontananza

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"Scusami, la leggi la rivista? No, perché vedo che non l'hai presa e se non la leggi, me la puoi passare? La mia è così sciupata che alcune lettere non si vedono! Graaaaazzzie!" Gli disse la rossa dalle lunghe gambe e dalla corta minigonna, con fare da gatta morta, che stava seduta di fianco a lui.
"Io sono Ellison, tu?" Gli chiese allungando la mano aspettandosi una stretta amichevole.
"Ecco la rivista!" Mark replicò, forse un po' troppo secco. "Io sono impegnato con questa relazione e ho delle scadenze, scusa, niente di personale!"

Inserì gli auricolari nelle orecchie, ignorando la rossa, avviò il pc sulla presentazione di una relazione a caso, in versione giapponese e per concentrarsi meglio avviò la sua play list preferita.
Tutta fatica inutile! Mark non riusciva a rimanere qui e ora.
I suoi pensieri volavano oltre la fusoliera dell'aereo, che lo stava portando a Tokyo.

Tornavano alla notte precedente, alla sua pelle, ai suoi baci, alle emozioni che aveva provato, al modo in cui aveva perso il controllo! Così facilmente, senza alcun tentativo di resistere, di evitare di cacciarsi in quella situazione, senza alcun rispetto per i sentimenti di lei! Solo ora si rendeva conto di quanto l'aveva desiderata!
Ma era lei a volerlo! Non hai fatto tu la prima mossa e a dire il vero hai aspettato che facesse lei anche la seconda e la terza!

La vocina dentro di sé tentava di alleviare il suo senso di colpa.
Ma merda! Lei non era lucida! Lei ha detto di amarmi! Di amarmi! Ho sempre chiuso tutte le storie prima che qualcuna arrivasse a dirmelo! Sempre ... dopo Ely!
Col dito ogni tanto fermava a caso la presentazione e fingeva di tornare indietro e rileggere, in modo che la rossa non potesse intromettersi nella sua introspezione.

Gliel'ho detto chiaro e tondo che non sarei restato e lei ha detto di non volerlo! Ma quante donne ho conosciuto che dicevano il contrario di quel che volevano! Sono sempre così contorte! Mentre noi maschi ... saremo pure stronzi, ma siamo chiari!

Non aveva idea di come stesse Mary ora ... la immaginava in lacrime, o peggio, tenersi tutto dentro: d'altro canto glielo aveva ordinato proprio lui, di non parlarne con nessuno! Il rischio era troppo alto! Ed era tutta colpa sua!
Per lei, oltre il danno la beffa! Se teneva tutto dentro sarebbe sopravvissuta? E se invece parlava e i fatti arrivavano alle orecchie sbagliate? Si passò una mano sulla bocca in modo sconsolato: la sua vicina pensò che avesse commesso un grosso errore nel lavoro su cui stava così concentrato.

Sarebbe bastata la sua forza, per venirne fuori e rialzarsi? Mary ne aveva passate così tante! Era forte! O no? Ma forse, almeno sperava, lo avrebbe dimenticato presto, non avrebbe dovuto preoccuparsi!
Cosa voleva dire per lei amore? Era un verbo come un altro, definizione di un attaccamento temporaneo, destinato a venire soppiantato dal prossimo, oppure era il più puro dei sentimenti, quello che i più fortunati riescono a sperimentare una volta nella vita? Come era capitato a lui, con Ely?

Che vigliacco era stato a sgattaiolare via così dal suo letto, dalla sua casa! Si era svegliato, abbracciandola, lei gli dava le spalle, lui con il naso tra i suoi capelli, dal profumo inebriante, una mano appoggiata al suo morbido e generoso seno. Lì per lì non voleva svegliarla per lasciarla riposare, l'aveva fatto per lei ... ma ripensandoci, non poteva negare che sarebbe stato decisamente più doloroso, per entrambi, se si fossero detti addio! E così faticoso per lui guardarla negli occhi in un momento del genere!

Quanto desiderava poter tornare indietro! Su quel letto, tra quelle braccia, tra quei baci ... svegliarla e rifare l'amore un'altra volta, e poi ancora e ancora nei giorni successivi! Senza limiti, senza vincoli, senza pericoli ... Quanto avrebbe voluto poter finalmente apprezzare la compagnia di una donna, il mattino dopo, a colazione, ma anche per il pranzo, e magari per cena portarle dei fiori e stupirla, accompagnandola in un posto speciale? Lei, ne era sicuro, avrebbe apprezzato molto di più un luogo intimo e familiare, rispetto ad un ristorante costoso e raffinato ... non era una tipa ordinaria, ma sapeva rendere straordinarie le cose semplici, banali ... forse era per questo che era caduto nella sua rete, che si era invaghito di lei in modo così ... così ... incontrollato, insensato, travolgente. Si sentiva disarmato con lei, indifeso, come se fosse nudo, come se lei potesse scrutarlo fino in fondo al cuore, e senza riuscire a prevedere i suoi pensieri, le sue mosse.

Una volta atterrato, mentre attendeva la propria valigia, guardò lo schermo del nuovo cellulare, fornitogli da De Bonet, quella mattina stessa: gli aveva ritirato il suo, pretendeva da lui assoluta concentrazione sul lavoro, nessun legame con la sua precedente vita, nessun contatto con una persona in particolare! La posta in gioco era piuttosto alta ... sapeva di essere sotto controllo.
Sperava che Mary non lo cercasse, non gli inviasse alcun messaggio! Per quanto lo avesse spento e bloccato, sapeva che De Bonet aveva i mezzi e gli scarsi scrupoli per vedere l'attività del suo precedente cellulare. E dell'attuale!
Gliel'aveva accennato, che avrebbe fatto da tramite con i suoi e poche altre persone a lui care in caso di necessità. E i recapiti erano tutti là dentro.

Ma nonostante ciò, sperava di vedere un messaggio da parte sua ... impossibile! Non aveva avuto nemmeno lui il numero fino a poco prima del volo!
Cosa gli avrebbe scritto: sei uno stronzo! Oppure torna presto! Buon viaggio! Ti amo! Ti odio! Oppure non gli avrebbe scritto proprio nulla? Forse era meglio! Mise in tasca il cellulare e individuò la valigia, segno tangibile di quella nuova vita.

Ed eccolo lì, di nuovo solo, ambiente nuovo, città nuova, lavoro nuovo, ma sempre lui, un numero primo in mezzo ad altri così simili, diversi solo per gli occhi a mandorla e la lingua madre ...

Nel freddo e nuovo appartamento, il suo letto gli sembrava grande e vuoto ...

La prima giornata di lavoro passò fra infinite presentazioni, piani di lavoro, elenchi di obiettivi, documenti da esaminare, pratiche e promesse che gliene sarebbero state portate altre nei giorni successivi. Molte volte pensò di aver sbagliato ad accettare quell'incarico. Troppo gravoso, troppo complicato.
Prima della fine della sua giornata, lo chiamò il direttore, in ufficio, col suo vice, quegli stessi clienti presenti alla festa di De Bonet.

Espressero interessamento sul suo volo, sull'adeguatezza della sua sistemazione, gli illustrarono gli accordi standard per la governante, con possibilità di modificarne i termini, gli chiesero se aveva bisogno di qualcosa per ottimizzare il lavoro. Gli chiesero se la sua assistente personale, Mee Lou, era di suo gradimento e gli raccomandarono di far riferimento a lei per qualsiasi esigenza, lavorativa e non, come la scelta del ristorante, la lavanderia, le commissioni, il tour della città, consigli per il tempo libero.

Mark sapeva che tanta attenzione alle sue esigenze lavorative e non, gli sarebbe poi stata chiesta indietro in termini di produttività.

Gli fecero anche delle domande più personali, come per esempio se necessitava di assistenza sanitaria per patologie attive o se aveva allergie, se intendeva ospitare qualcuno tra amici, familiari o altri cari.

Il suo pensiero volò per un attimo a Mary, ma subito scacciò l'idea.
Rispose ai suoi interlocutori che non ne sentiva il bisogno, anche se non era la verità.
I due, fra mille apprezzamenti accennarono ad una sorpresa, una sorta di regalo di benvenuto, che gli sarebbe stato consegnato nel suo appartamento.
Mark ringraziò, senza capire bene cosa aspettarsi.
Si salutarono e lui raccolse la sua roba, pronto a rientrare.

Una volta a 'casa' scambiò poche parole con la colf circa la cena, che mangiò al bancone della cucina, controllando dal pc le principali notizie dal mondo.
Balzò ai suoi occhi, tra le notizie di gossip che solitamente scorreva senza leggere, un nome, in grassetto, nel titolo, De Bonet: era un articolo che riguardava la festa di qualche sera prima, corredato di qualche foto e poche, imprecise notizie su quanto accaduto.

Mentre lui scorreva l'articolo, la colf aveva rassettato la cucina e l'aveva salutato, prima di imboccare la porta e chiuderla alle sue spalle.
Mark era ancora rapito da foto e parole, attirato dall'idea di rivederla, di rievocare nella sua mente la figura ammaliante di Mary, quando il campanello suonò.
Chi era? Non attendeva nessuno. Forse la governante aveva dimenticato qualcosa.
Aprì la porta, ma la figura femminile che vi stava oltre non apparteneva alla colf.

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