𝐸̀ 𝑙𝑎 𝑝𝑎𝑢𝑟𝑎 𝑐ℎ𝑒 𝑖𝑛𝑠𝑖𝑠𝑡𝑒!

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Otto e trenta del mattino.

In zona Talenti c'è un traffico disumano. Qualcuno urla, altri suonano il clacson. Una coppia di anziani entra al panificio. Una ragazza corre verso l'autobus che sta per partire. Due uomini si salutano da lontano.

Allo Zio D'America, c'era un gruppo di ragazzi intento a fare colazione prima della scuola. Immaginai che, avrebbero saltato anche la giornata scolastica per puro divertimento.

Anche a me, succedeva spesso, a dire il vero, di voler saltare la prima ora, e poi trovarmi in un parco a giocare a pallone con amici. Lontano dalla scuola e dagli impegni.

Tra discorsi su cosa fare a cena, i buon lavoro sussurrati spezzati da baci. Mi persi nei pensieri a camminare. Guardai delle coppie scambiarsi effusioni affettuose, e mi chiesi se in fondo la mia relazione era proprio giusta. Non veniva mai spontaneo un bacio, o una carezza.

A dire il vero, non veniva spontaneo nulla se non le urla. Sara, è una ragazza carina d'aspetto. Non mi fa onore dirlo, ma esteticamente è accettabile. Caratterialmente, è un arpia senza remore di far del male. Non ho alcuna stima di questa persona, eppure dopo tante esperienze, non mi sento neanche di lasciarla andare.

Forse, è la paura che non mi fa camminare da solo. Ecco, la mia paura è di morire da solo. Vecchio e solo. Trovato solo perché da fastidio ai vicini, un olezzo. Per la vecchiaia e la morte c'è tempo. Non dovrei pensarci... Eppure la paura insiste e non mi fa andare avanti.

Per puro caso. Il flusso di pensieri mi  spinse a rendermi conto, di dove mi trovavo.

La mia vecchia scuola, dove ho fatto gli anni dell'asilo.

Entrai con un moto di curiosità, che mi stupì. Volevo vedere se tutto era come l'avevo lasciato, se ero ancora uno di quei disegni fantasiosi di un bambino, un po' troppo chiuso.

Se i banchi erano veramente giganti come mi sembravano, o se invece, erano specchio di un occhio troppo critico. Volevo vedere, se la mia maestra che profumava di di borotalco e lavanda, aveva conservato ancora lo sguardo di chi, ci crede nelle nuove generazioni o se invece la avevamo delusa.

Entrai ed era tutto, proprio tutto come l'avevo lasciato. Il profumo mi ricordò la pizza rossa che, con tanto amore veniva infilata nello zainetto, da mia madre. Un piccolo bacio sulla guancia, ed io che mi pulivo dicendo: "A mà, no davanti a tutti!" E poi scappavo a giocare con gli amichetti 

Quante cose si perdono, per paura dei giudizi.

"Buongiorno." Un uomo mi sorrise, riconobbi in quel sorriso, certo più invecchiato, il segretario della scuola.

"Buongiorno, cercavo la maestra..." mi bloccai su due occhi color cielo, era apparsa come niente. Ed era bella. Il suo profumo arrivò dritto al cuore. Non sapeva di borotalco, neanche di lavanda. A dire il vero non aveva neanche una ruga a dispetto della mia maestra.

Invidiai i bambini, che si beavano della sua bellezza ogni giorno. Le labbra rosee si incresparono in un sorriso timido. Io,  sentii le notizie del telegiornale annunciare che la Russia aveva buttato le armi, la Corea lanciava fuochi d'artificio e l'Italia era un paese ricco.

Lo sguardo di chi, non sa, che se solo volesse potrebbe davvero far cadere la pace nel modo.

"Alberto, sto cercando il preside. Mi ha detto di aspettarlo per dargli il foglio delle mie ore di supplenza. Sai oggi è l'ultimo giorno e..." smisi di ascoltarla. La prima e ultima volta che l'avrei vista. Non avrei più saputo dove vederla.

"Alice." La voce di un uomo, ormai prossimo alla pensione mi fece girare. Eternamente grato, di aver svelato un elemento in più, sull'identità di quella ragazza.

Ovunque tu sia.-𝒰𝓁𝓉𝒾𝓂𝑜.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora