𝑃𝑎𝑐𝑒

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Alice Pov.

Lasciai Niccolò a letto, andando a fare una doccia velocissima. Mi vestii ancora più veloce della doccia e uscii di casa quasi correndo.

"Buongiorno." Entrai nel bar, quasi a scrutare la situazione. C'era solo la proprietaria quindi potevo dirmi tranquilla. "Ti pago la colazione di Niccolò e scappo. Anzi fammi un caffè pure a me e poi scappo." Sorrisi allacciandomi la giacca.

"Dove vai così di corsa?" Chiese lei curiosa.

"A lavoro. Già sono in ritardo!" Lamentai guardando l'orologio. Se non trovavo traffico sarei arrivata a filo della puntualità; ma stavo a Roma e sicuro l'avrei trovato.

"Vai corri!" Mi passò il caffè senza neanche poggiarlo. Glielo ripassai velocemente e corsi più veloce della luce.

I miei bambini tutti seduti in fila, aspettavano il mio arrivo per iniziare la recita. Li incoraggiai come meglio potevo, e provai a concentrarmi sulla recita; ma il pensiero che si sarebbe svegliato da solo, in un giorno così importante per lui, mi stringeva lo stomaco.

Uscii da scuola quasi col cuore in gola, buttai la borsa in un punto indefinito della macchina, di cui poi me ne sarei pentita dopo

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Uscii da scuola quasi col cuore in gola, buttai la borsa in un punto indefinito della macchina, di cui poi me ne sarei pentita dopo. Il traffico, per una volta mi aveva assistito, regalandomi la sua assenza. Merito delle preghiere interiori, forse.

Il momento di ritrovare la borsa arrivò, la cercai velocemente trovandola incastrata sotto al sedile.

"Porca Ev... no Eva no. Porcaccia..." imprecai cercando di raccogliere le chiavi, cadute sotto la macchina.

"Ti serve una mano?" Occhi azzurri, capelli neri corvo, che sotto il sole avevano riflessi quasi blu.

"No, non me serve niente." Risposi continuando a cercare di prenderle.

"Dai, fatti aiutare... come ti chiami?" Chiese posando una mano sul mio braccio.

"Ho detto che non mi serve una mano!" Sbottai spostandomi. Mi accucciai sotto la macchina, allungando un braccio. Afferrai le chiavi e con uno scatto di ira spostai il palestrato, che aveva deciso di fissarmi.

"Io mi chiamo Davide!" Urlò mentre entravo nel portone.

-𝑆𝑒 𝑙𝑜 𝑠𝑐𝑜𝑝𝑟𝑒 𝑁𝑖𝑐𝑐𝑜𝑙𝑜̀... 𝑁𝑜𝑛 𝑙𝑜 𝑠𝑐𝑜𝑝𝑟𝑒, 𝑛𝑜! 𝑀𝑎 𝑝𝑜𝑖 𝑛𝑜𝑛 𝑐'𝑒̀ 𝑛𝑖𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑑𝑖 𝑚𝑎𝑙𝑒, 𝑖𝑜 𝑛𝑜𝑛 ℎ𝑜 𝑓𝑎𝑡𝑡𝑜 𝑛𝑖𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑑𝑖 𝑚𝑎𝑙𝑒!-

Salii a piedi e lasciai che la porta sbattesse. Lanciai tutto sul divano e mi spogliai entrando in bagno. Una doccia velocissima e mi cambiai.

Pantaloncino e canottiera andava benissimo. Decisamente. Tornai in bagno per truccarmi alla svelta e poi un elastico per i capelli infilato nella tasca.

Ovunque tu sia.-𝒰𝓁𝓉𝒾𝓂𝑜.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora