𝑈𝑛 𝑝𝑖𝑐𝑐𝑜𝑙𝑜 𝑎𝑛𝑔𝑒𝑙𝑜 𝑠𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑎𝑙𝑖.

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"Papà... ascoltami prima di entrare." Lo fermai e lui dopo avermi guardata a lungo aprì la porta.
Non c'era verso di parlarci in privato. Mia madre mi salutò come se fossi tornata da una passeggiata.
"Ludovica, devi parlarmi. Che cosa ha fatto Alice?" Sua madre sembrava disperata come se le avessero detto che sua figlia è una tossicodipendente.
"Sta bene." Garantii vaga.
Mio padre aprì di nuovo la porta, i brividi lungo il corpo.
Alessandro sorrideva avvicinandosi a me, ed io arretrai scontrandomi con il camino di marmo.
"Sono felicissimo di vederti, Ludo." Mi lasciò un bacio sulla guancia, perché stile Matrix mi girai prontamente.
"Sì anche io, una felicità delirante." Borbottai andando a sedermi sul divano.
"Se siamo tutti d'accordo, Alice torna a vivere a casa con noi. Controlleremo il suo cellulare a sorpresa e le sue uscite saranno solo per il lavoro, ammesso che riesca a tenerselo un lavoro." Mia zia, faccia arcigna e sguardo da polaretto mi fece scattare come una molla.
"Non sono d'accordo io! Alice vuole stare con me, è adulta." Risposi alzandomi di scatto.
"Senti, hai già fatto troppi danni ad Alice. Non ti permetto di continuare. Siete due mine vaganti insieme, e l'unico modo per redimervi è  quello di dividere." Tuonò sua madre.
"Ma quanto mi fate schifo! Quanto!" Uscì come un sibilo.
"Che hai detto a tua zia?" Mia madre si alzò minacciosa.
"A zia niente, ce l'avevo co' proprio tutti dentro 'sta merda de casa!" Risposi a muso duro.
"Vieni con me." Mio padre mi afferrò il braccio strattonandomi in cucina.
"Mi fai male." Lamentai, ma non voleva saperne di lasciare. Mi spinse in cucina e chiuse la porta con rabbia.
"Ascoltami bene Ludovica, o ti dividi da Alice con le buone o lo faremo con le cattive. Tra poco ti sposerai, che fai? Porti Alice a vivere con te?" Chiese a un palmo dal mio naso.
"Almeno una delle due figure in casa la scelgo." Lo sfidai.
"Ludovica, ascolta bene. Togliti quest'aria strafottente, non te lo puoi permettere. I suoi genitori stanno cercando un modo per farle sposare qualcuno e limitarle i danni." A quelle parole lo spostai. Dovevo difendere la felicità di almeno una delle due.
"Non ci provate. Non provate a far sposare Alice, per l'amor di Dio, faccio un casino." Non potevo sapere di cosa stessero parlando in mia assenza, ma la madre si alzò di nuovo venendomi incontro.
Il mio respiro irregolare.
"Ludovica, che casino vorresti fare?" Chiese con una calma inquietante.
"Tu non ti preoccupare, ho i miei mezzi." Risposi modulando il respiro.
Sembrava come se il tempo si fosse fermato in un impercettibile suono del campanello.
Una testa mora, scoprì un viso preoccupato al limite del pianto.
"Sara?" Spalancai la bocca, ormai arresa. Se avesse raccontato la sua verità, Alice era fortemente compromessa.
"Sono passata a casa vostra e il giardiniere mi ha detto che vi avrei trovati qui. Devo parlarvi di Alice. Non la riconosco più." Si buttò sul padre di Alice piangendo.
"Che sceneggiata." Bofonchiai.
"Tu zitta! Tu zitta! L'hai rovinata tu! Le serate in discoteca e l'hai fatta avvicinare da quel ragazzo per vendergli la sua purezza! Come farà? Eh?
E poi gli hai presentato quel poco di buono. Si droga e bestemmia! Oh... mi sento mancare!" Finse di svenire e si posò sul divano.
"Ma smettila cretina. Raccontale bene le verità." Mi sentii la rabbia crescere.
"Ah io?" Lei mi guardò per un istante e tanto bastò per farmi scagliare contro di lei.
"Dillo in faccia a me chi è Alice e chi è Niccolò." Urlai buttandomi su di lei.
"Ludovica!" Urlò mio padre tirandomi via da lei.
"Sappi che qua sei coperta, ma se ti becco per strada non ti riconosce manco la scientifica." Tuonai mentre i due uomini mi tenevano.
Sputò fuori un mare di bugie, la prima fra tutte che ero stata io a spingere Alice tra le braccia di un ragazzo in discoteca, che lei la voleva proteggere finché non è partita con il: "tossico." 
Che avevano perso una figlia, perché ormai era sulla via della distruzione.
Se fare l'agente immobiliare mi aveva insegnato qualcosa era quello di riuscire a chiacchierare e prender tempo, ma in quel momento non mi veniva in mente nulla, il vuoto.
"Vado in bagno, con permesso." Mi voltai ed entrai in bagno posando la schiena contro la porta.
-Ti sembra il momento di non rispondere Niccolò?- Pensai torturandomi i capelli disperatamente.
"Oh Lu'." Rispose ed io ripresi a respirare, poteva aiutarmi a salvare la loro relazione.
"Non ho concluso un bel niente, c'è Sara qui." Sussurrai tormentando i capelli.
"Cazzo! Ha raccontato..." lo fermai.
"Un mare di cazzate!" La mia rabbia uscì come un sibilo.
"Tipo?"
"Tipo che sei un tossico e che l'ho spinta io a fare cose con quello in discoteca. Che ormai l'hanno persa, si professa disperata per Alice.
Niccolò dobbiamo fa qualcosa, altrimenti perdiamo la Alice che conosciamo. Tu aiutami, non so cosa fare... io..." lasciai uscire le lacrime.
"Sta' calma. Troveremo un modo per risolvere tutto, io ho la registrazione delle minacce di Sara e l'ammissione che è colpa sua. Tu non ti preoccupare, Alice non sarà mai..." si fermò e si sentì in sottofondo rumore di passi.
"Ho capito c'è Alice, ci sentiamo dopo. Ti posso scrivere?" Chiesi sistemandomi il trucco.
"Certo, ci sentiamo più tardi." Attaccò ed io presi fiato uscendo dal bagno.
"Ludovica, lo sai che Alessandro ha un fratellino?" Chiese mio padre.
"No! Vada che io me devo sposa' un todano, che non sa distinguere un orgasmo da uno sbadiglio, ma lei proprio no!
Anzi non va manco che me lo sposo io! E sai che te dico papà? Il tuo fantastico Alessandro non è così tanto puro come credi, anzi!
E indovina? Neanche io! E tu? Tu sei un cornuto, che soddisfazione! E ora andate affanculo tutti quanti!" Mi sentii leggera per un minuto, poi uno schiaffo in pieno viso.
"Quanta Misericordia in queste mani fedeli." Lo canzonai con gli occhi lucidi, ma la testa alta.
-𝐹𝑎𝑏𝑟𝑖𝑧𝑖𝑜 𝑑𝑜𝑣𝑒 𝑠𝑒𝑖?- Pensai.
"Come sarebbe a dire che sono cornuto?" Per l'ennesima volta contavano più gli altri, di quanto contassi io.
"Mah, era così per dire." Mi tornò in mente Alice quando diceva: "Dì la verità e poi svagheggia."
"Nono non era così per dire! Non me la sposo una..." Alessandro si bloccò sotto lo sguardo di mio padre.
"Una?" Prese le mie difese. Mi veniva da ridere, prima mi insultava poi mi difendeva. Un po' come: "solo io posso farle del male."
"Ludovica, scusami. Senz'altro è stata rabbia e la paura di perdere Alice." Lui mi accarezzò la mano ed io annuii scostandomi.

Ovunque tu sia.-𝒰𝓁𝓉𝒾𝓂𝑜.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora