𝑃𝑟𝑜𝑚𝑒𝑡𝑡𝑜 𝑑𝑖 𝑟𝑒𝑠𝑡𝑎𝑟𝑡𝑖 𝑎𝑐𝑐𝑎𝑛𝑡𝑜 𝑝𝑒𝑟 𝑠𝑒𝑚𝑝𝑟𝑒.

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Alice Pov.

Non avevo mai trovato qualcuno che mi facesse sentire speciale, qualcuno che aspettasse di sapermi al sicuro prima di andare via.

Non ero mai stata guardata, come se fossi un qualcosa da adorare. Non mi ero mai sentita come con lui.

Il destino infame, scelse al mio posto. Lui era di Sara.

Quando non hai attenzioni, quando è tutto vuoto, quando non provi certe emozioni la mancanza non la conosci. Non sai quanto faccia male, salire in macchina senza che ti apra lo sportello. Non sai quanto sia fastidioso, non sentirsi da ammirare.

Salii i scalini a due a due, il casco penzolava battendo sulla gamba. Non faceva male, non più di sapere che ci volevamo, ma non potevamo averci.

Sara avrebbe trovato un modo per costringerlo a lei. Almeno finché non avrebbe raggiunto la sua volontà.

La porta di casa, ai miei occhi, sembrò un miraggio. E se ci fosse stata Ludovica, sarei stata realmente bene.

Avrei parlato con lei di qualsiasi cosa, e avremmo cercato di risolvere. Sì, doveva esserci Ludovica.

Quando entrai, chiusi la porta rendendomi conto che il respiro era bloccato. Posai la schiena contro la porta e cercai di respirare.

"Ali?" Ludovica si affacciò dalle scal. Faceva sempre ridere come si conciava prima di andare a dormire. Lei e le sue fissazioni per la cura della pelle.

"Ludo." Risposi lanciando il casco sulla poltrona.

"Tesoro, sei stravolta. Ti ha fatto del male?" Chiese preoccupata.

"Tutto il contrario." Salii le scale lanciando il giubbotto della moto.

"Ali, dopo rimetti tutto in ordine o t'ammazzo." Entrò di nuovo nel bagno, e continuò nella sua routine.

"Sono una cogliona, con la c maiuscola." Mi misi seduta sul bidet, e Ludovica mi guardò ridendo.

"Hai aperto l'acqua." Sembrava divertirla parecchio la scena.

"Cacchio. Mi sono bagnata." Mi alzai di scatto ed ero completamente fradicia.

"Pipì sotto o camicia bianca?" Mi prese in giro, se possibile ancora più divertita dalla scena.

"Ludovica. Cinque minuti di serietà. Non chiedo altro." La guardai di traverso, lei annuì appoggiandosi al lavandino. Segno che era pronta ad ascoltarmi.

"Che cosa c'è che ti manda in palla?" Non sapevo decifrare il suo sguardo, forse intenerito da una me abbastanza patetica, o semplicemente uno sguardo di biasimo, per una povera scema.

"C'è che mi sento bene. Mi sento male. Non lo so come mi sento. Non ho voglia di scappare quando mi parla, anzi vorrei che parlasse tutto il tempo. Non mi sento neanche a disagio, incastrata in quello sguardo.

E poi c'è quando mi sfiora, lì sento che i muscoli si bloccano. Invece, non riesco ad avere filtri, mi esce quello che penso, e non riesco a contenermi. Mi avrà preso per una morta di..." Ludovica mi bloccò con la mano, prima che finissi di parlare.

"Non concludere la frase. E poi prendi fiato, da quanto tempo non respiri?" Chiese ridendo.

"Eddai, lo so che sono ridicola. Non prendermi in giro." Bofonchiai incrociando le braccia.

"Ali, non ti sto prendendo in giro. Non penso neanche che tu sia ridicola, e a dire il vero non penso neanche che abbia quell'opinione su di te. Non ti toglieva gli occhi di dosso, e ogni motivo era buono per parlarti. Non ti sei resa conto che avevi il suo sguardo addosso perennemente? Sei stata molto più contenuta tu, che lui." Mi guardò intenerita, ed io pensai a quanto potessi essere stata sciocca. Avrei potuto dirgli del mio interesse, e chi se ne frega di Sara.

Ovunque tu sia.-𝒰𝓁𝓉𝒾𝓂𝑜.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora