𝑀𝑖 𝑝𝑒𝑟𝑚𝑒𝑡𝑡𝑜 𝑑𝑖 𝑐𝑜𝑛𝑡𝑟𝑎𝑑𝑑𝑖𝑟𝑙𝑎 𝑠𝑖𝑔𝑛𝑜𝑟𝑖𝑛𝑎.

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Niccolò Pov.

Fabrizio fumava da solo in cortile, e mi sembrava il momento più giusto per rendere onore alla promessa che avevo fatto ad Alice.

"Fabrì." Accesi la sigaretta e lui si girò verso di me sorridendo.

"Niccolò." Rispose pensieroso.

"Ansia?" Chiesi avanzando verso di lui. Dovevo andare per gradi e fortunatamente avevo appigli.

"Abbastanza. Le interviste me agitano." Ammise sedendosi sui scalini. Lo stava dicendo a me, che ufficiali ancora non me avevo fatte.

"A chi lo dici. Io penso che userò la tattica delle risposte elusive prese alla larga senza dire niente." Sorrisi sedendomi anche io.

"Ah, praticamente alla Vasco Rossi. Eh ... già..." lo imitò facendomi ridere.

"Ho un'ansia pazzesca. Troppe pressioni addosso. Mo domani devo andare a fare il video che presenta la canzone. Poi cominciano le prove..." Un'ammissione di terrore c'era già nel mio volto, ma le parole erano chiare e il suo sguardo intenerito mi fece capire che ci era già passato sopravvivendo.

"La prima volta che io so' arrivato qua, C'avevo un po' più de anni rispetto a te. Più delusioni e conflitti interiori. Mi guardavo allo specchio e vedevo un fallito. Uno che i lavori li ha provati eh, ma nessuno che ero in grado di tenere. E allora, varcata questa soglia qua, me so detto, o questo o niente. Deve esse' pe' forza così." Guardò la sigaretta come se si stesse guardando dentro, e poi girò il viso verso di me. Nei suoi occhi c'era riflesso se stesso. "Al me che vedo un po' in te, dico di goderti ogni istante qui. Tutto e dico tutto fa bagaglio. Non scende a compromessi se qualcosa te se ferma in gola, tu continua per la tua come se non perdessi niente, che poi alla fine torna tutto. E se la paura di fallire prova a bloccarti, allora respira e con tutto il fiato che hai, scacciala via sputandola fuori. Tu ce la fai." Annuii, sentendo già il cuore più leggero.

"Grazie, sei uno delle poche persone che mi tranquillizzano." Risposi guardando le stelle giocare a nascondino tra le nuvole.

"Alice? Alice ti tranquillizza?" Chiese sorridendomi. Ci stava arrivando lui al discorso, e questo era un sollievo.

"Alice sì, sarà che ha quel modo dolce di guardarmi... prima abbiamo parlato e ha ammesso che prova qualcosa per me." Sospirai e lui sfoderò l'espressione da: "Te l'avevo detto."

"Sai però cosa non capisco? Come faccia a non far mai trapelare la voglia di baciarmi. Cioè aspetta, esaminando bene, prima un mezzo bacio me l'ha dato, ma può esse' che ha preso male le misure." Ripensai alle sue labbra sull'angolo delle mie.

"Le donne non fanno mai niente per caso. Era un modo per dirti che si sente pronta e devi farlo tu." Consigliò buttando la sigaretta nel posacenere.

"Sarebbe più facile se fosse come Ludovica che fa sempre ciò che sente, no?" Non era per niente vero che Ludovica si lasciava andare, ma se tanto mi da tanto, l'avrei fatto sbottonare.

"Non credo che Ludovica sia come la vedi tu. È fin troppo simile a me, per far credere una cosa simile." Lo guardai con finta confusione per farlo parlare. "Ludovica è bellissima senza ombra di dubbio, ma sai cosa? Ha una fottutissima fragilità, quella di aver sempre la sensazione non far la cosa giusta." Sospirò incrociando le braccia, come se non volesse esporsi di più, un po' come se non avessi morale finsi di non notare il suo atteggiamento.

"Ma non è che niente niente, De Angelis senior ti ha fatto innamorare?" La buttai sullo scherzo, ma il suo modo di scuotere la testa mi fece capire altro.

"È più piccola di me, manco me vede. E poi siamo due mondi distanti, lei è pulita. Non ha un passato di eccessi. Pensi che una venticinquenne possa uscire con un padre di famiglia quarantenne?" Chiese guardandomi con apprensione.

Ovunque tu sia.-𝒰𝓁𝓉𝒾𝓂𝑜.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora