𝑇𝑢 𝑚𝑖 𝑖𝑛𝑓𝑜𝑛𝑑𝑖 𝑠𝑖𝑐𝑢𝑟𝑒𝑧𝑧𝑎.

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Il risveglio in hotel non era dei migliori. Avevo passato la notte in bianco a girarmi fra le coperte in cerca di spiegazioni dei nostri comportamenti.

Le discussioni e le frecciatine non erano mancate nelle giornate precedenti.

"Ludo. Sei pronta?" Bussai alla porta della sua stanza difronte alla mia. La sua aveva la vista mare, la mia al cortile interno. Nessuna risposta, bussai di nuovo e Ludovica con una scarpa è una ciabatta mentre si legava i capelli aprì.

"Scendi così?" Chiesi ridendo.

"Ali, me so scordata una scarpa me sa." Borbottò cercandola nella borsa delle scarpe.

"Ludo, sta lì." Indicai lo stivaletto  vicino la finestra. "Anche perché con quelle ci sei partita." Mi misi seduta sul letto sfatto e lei scosse la testa battendosi il palmo sulla fronte.

"Scusa, è che c'è un casino. Non trovi?" Borbottò guardandosi intorno. Considerando che a casa la scarpa l'avremmo potuta trovare sul lampadario, e invece lì non c'era uno spillo fuori posto mi preoccupai.

"Lu' che ti prende?" La fissai e lei scosse la testa. Il suo silenzio mi diceva di insistere, non era mai così strana. "Ludovica." Incrociai le braccia e lei armeggiò con il mascara per poi portarselo vicino alle labbra. "Ludovica." La fermai prima che fosse troppo tardi.

"Oh Cielo. Lo stavo facendo davvero?" Guardò la sua mano e poi me, sconcertata per ciò che stava per fare.

"Eh sì." Feci una smorfia e lei scosse la testa posando i trucchi. Per una perfezionista come lei, calcolatrice fino al millesimo, organizzatrice seriale, era sconcertante che avesse potuto fare un gesto simile.

"Che hai?" Chiesi premurosa, sapendo che era l'unico modo per farla parlare.

"Che ho? Che ieri è stato il giorno più decente dalla mia nascita. Tu sai cosa significa stare con qualcuno che non ami? Una tortura." Sbottò. Non sapevo cosa provasse lei, ma la tortura inversa la conoscevo benissimo. Provai a capirla.

"Lascialo no?" Era l'ovvio ciò che stavo dicendo, ma almeno avrebbe vuotato il sacco.

"Ma se ho la data del matrimonio programmata da quando avevo cinque anni." Ecco, questo non lo sapevo.

"Che dici?" La guardai attonita cercando una sedia.

"Me l'ha presentato mio padre, gli serviva l'appoggio per candidarsi alle comunali, e il padre di Alessandro ha detto espressamente che lui voleva me. "Sono cattolici, capiscono i nostri valori" Con questo si difende dalle accuse che alzo contro di lui." Sentii un peso allo stomaco. Per un attimo la presi per matta, ma poi ci pensai bene. Alessandro conosceva suo padre da prima che Ludovica glielo presentasse. E Ludovica come poteva sfuggiva.

"Ma è assurdo, ti hanno programmato il matrimonio." Farfugliai sperando che almeno mi capisse, lo shock non mi permetteva nemmeno di formulare frasi di senso compiuto nella mia testa.

"Sì Alice. E sai cosa? Fingo di essere sempre felice e contenta, ma sono stanca di questa maschera. E con te, io vorrei che fosse diverso. Trovalo tu, prima che te lo trovino loro. Anzi, visto che l'hai trovato, prenditelo." Sembrava distrutta.

"C'è qualcosa che ti ha fatto scattare?" Chiesi ignorando la parte in cui parlava di Niccolò.

"Si. La parte che hai volutamente ignorato. Mi piacerebbe anche a me avere qualcuno con cui litigare di brutto, dircene di tutti i colori e poi ricevere un'attenzione che agli altri è banale.

Non ve ne rendete conto, ma nel modo vostro di litigare c'è tutto l'amore del mondo. Non litigate perché realmente c'è un problema, litigate perché c'è sentimento è tanto.

Ovunque tu sia.-𝒰𝓁𝓉𝒾𝓂𝑜.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora