𝑃𝑜𝑒𝑠𝑖𝑎 𝑠𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑣𝑒𝑙𝑖

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I giorni passarono lenti senza Niccolò.
Lavorai per la bambina, e conquistai sedute con psicologi infantili.
Aspettai a lungo questo giorno, il suo ritorno.
Seduta sul divano con una tazza di tisana al finocchio fra le mani, guardavo un film senza neanche preoccuparmi di capire la trama.
L'orecchio teso verso la toppa della serratura che non si muoveva, statica e immobile.
"Perché deve viaggiare di sera questo imbecille!" Borbottai cercando di calmarmi.
Guardai l'orario sul cellulare, i due zeri accompagnati da un undici imperavano sullo schermo.
Decisi di scrivergli, ma non rispose.
Tornai a cercare di concentrarmi sul film, tenendo stretta la tazza tra le mani.
Un muoversi di passi sul pianerottolo e un colpo sordo della tazza a terra.
Aprii la porta prima ancora che potesse prendere le chiavi dalla tasca.
Mi guardò stupito, cercando di leggere le emozioni sul mio viso.
"Ciao amore mio." Gli saltai fra le braccia e mi baciò sulla guancia, senza mettermi giù.
Baci continui sulla guancia. Come se gli fosse mancata anche a lui l'aria senza avermi vicina.
Poi mi mise giù posandomi un bacio interminabile sulle labbra.
Chiusi la porta con la mano, senza staccarmi da lui.
"Piccola." Sussurrò posando la fronte contro la mia.
"Gnomo." Sorrisi facendo toccare le punte dei nasi.
"Voglio sapere tutto! Come sta andando con quel fatto?" Chiese posando la valigia all'ingresso.
"Ne parliamo domani. Raccolgo i vetri, vai a fare la doccia." Lo baciai dolcemente.
"Vieni con me!" Mi tirò in bagno alzandomi da terra. Mi posò sul lavello lasciandomi una scia di baci.
"Mmmh. Così è un bel ritorno." Sorrisi baciandolo di nuovo.
Lasciammo alla passione gli ultimi minuti intensi, di una giornata pesante.

Allungai una mano sulla parte di letto vuota. "Di nuovo!" Lamentai ancora ad occhi chiusi.
"Buongiorno piccola." Sussurrò lasciandomi un bacio fra i capelli.
"Dov'eri?" Gli afferrai la mano dolcemente.
"Al bar, ti ho preso la tua colazione e sono andato a fare la spesa! Non parlare! Questa sera non devi fare niente." Mi posò le labbra sulle mie e sorrise.
"Caffè." Farfugliai buttandomi di nuovo con la testa sul cuscino.
"Tutto per te." Mi passò il mio cappuccino scuro, il mio cornetto integrale col miele e poi il caffè.
"Ti sei ricordato tutto!" Sorrisi stropicciandosi gli occhi.
"Dai Ali, mi sottovaluti proprio." Rise guardandomi sorseggiare il cappuccino.
Mangiai il cornetto veloce e mi sbrigai ad andare sotto la doccia. Uscii dalla doccia volando in camera da letto, buttai giù il caffè e mi vestii con un pantalone stretto nero stile capri e una giacca fucsia sopra una canottierina nera con bordi in pizzo.
"Hai visto i miei occhiali da sole?" Chiesi infilando le Vans nere.
"Tieni." Me li posò sulla testa e prese la mia borsa all'ingresso. "Quelle metti?" Chiese aprendo l'armadio al lato delle mie borse.
"La nera con le borchie." Borbottai in lotta con la scarpa che non entrava. Mi posò il portafogli, le chiavi della macchina e il cellulare in borsa e me la passò nel tempo in cui riuscii ad infilare la scarpa.
"Grande." Lo baciai entrando in cucina, una bottiglietta d'acqua fra le mani ed ero pronta.
"Hai i soldi?" Chiese entrando in ascensore.
"Certo." Risposi ovvia.
"Sicura? Devi mettere benzina?" Chiese accarezzandomi la guancia.
"Nic!" Lo richiamai severa.
"Scusa, è che vorrei essere più presente per te." Si giustificò stringendosi nelle spalle.
"Smettila, sei semplicemente perfetto sempre." Lo baciai quando si aprirono le porte. Uscii a passo spedito fuori dal portone per poi guardarmi intorno.
"Non mi ricordo dove ho messo la macchina ieri sera." Mi grattai la testa nervosamente, come se potessi frugare nei pensieri.
"Cerchiamola, hai parcheggiato lontano?" Chiese guardandosi intorno.
"No, mi ricordo di aver parcheggiato sotto casa,     ma non c'è." Un'idea si fece strada prima nel cuore squarciandolo a metà, per poi salire alla mente. "L'hanno rubata." Sussurrai incredula.
"Sicura Ali?" Chiese prendendomi il fianco.
"Sì, mi ricordo di averla parcheggiata lì." Indicai una macchina grigia a pochi metri di distanza.

I minuti successivi furono intensi, in macchina con Niccolò ero persa in chiamate per il furto.
"Amore mio, come ti senti?" Chiese appena attaccai con l'assicurazione.
"Lo so che la insultavo sempre, che non mi piaceva per niente, che aveva lo sportello che se non lo chiudevi tre volte dava la spia accesa, so pure che per parcheggiare il gioco di frizione era un esercizio di aerobica; ma era mia, e ce l'avevo da quando ho preso la patente... mi ha portata ovunque e ce l'avrò sempre a un passo dal cuore." Farfugliai amareggiata.
"Facciamo che appena abbiamo finito andiamo a vederne un'altra?" Mi baciò dopo aver parcheggiato davanti l'asilo.
"Perché scendi pure tu?" Chiesi seria.
"Mo vedi." Mi posò un braccio intorno al collo indossando gli occhiali da sole.
"Vedi de fa il bis, chiudi la macchina campio'." Lo spronai ridendo.
"Fatto crocchè." Sorrise tenendomi la porta aperta.
"Buongiorno Rossella." Salutai ridendo ancora di come mi aveva chiamata.
"Buongiorno!" Salutò austera.
"Buongiorno." Niccolò schiuse un sorriso bellissimo.
"L'hai trovata vedo! Felicitazioni." Tuonò la donna alzandosi.
"Avevi chiesto di me a lei?" Sussurrai al suo orecchio. Dire che ne ero stupita era riduttivo.
"Eh." Annuì ovvio.
"Temerario." Risi lasciandogli un bacio fra le labbra.
"Devo andare in classe, sentiti libero di dirmi cosa sta succedendo." Annunciai prendendo la borsa.
"Poesia senza veli." Sorrise mentre mi allontanavo. Tornai in dietro in un baleno.
"Il video? Qui?" Chiesi non riuscendo a trattenere un sorriso spontaneo.
"Ah ah." Annuì con la lingua fra i denti.
"Niccolò stai giocando col fuoco, devo scappare, me la paghi." Intimai prendendo a correre.
"Non vedo l'ora." Rispose ridendo.
𝐹𝑖𝑔𝑙𝑖𝑜 𝑑𝑖 𝑢𝑛𝑎 𝑏𝑢𝑜𝑛𝑎 𝑚𝑎𝑑𝑟𝑒, 𝑠𝑎𝑙𝑣𝑎𝑛𝑑𝑜 𝐴𝑛𝑛𝑎!
Entrai in classe di fretta, una sola ora e poi potevo dileguarmi a vedere le riprese.
I bambini erano troppo eccitati all'idea che fosse tornato a trovarli Niccolò, tutti tranne Jacopo.
"Ei bimbo!" Sorrisi battendo sulla piccola spalla.
"Ali." Rispose triste.
"Che c'è?" Mi misi seduta a terra e lui mi imitò.
"Niccolò è venuto qua." Incrociò le braccia indossando un piccolo broncio.
"Non doveva?" Chiesi scompigliandogli i capelli.
"Doveva venire da me no?" Borbottò risentito.
"Purtroppo ha avuto da fare, ma appena si libera ti prometto che viene a salutarti. Lo sai tenere un segreto?" Chiesi sussurrando. Lui annuì accostandosi a me.
"Sei il suo preferito!" Sussurrai sorridendo.
"E il tuo?" Spalancò gli occhioni posando le manine sul mio braccio.
"Non posso dirlo, ma sei un genietto, lo capisci comunque no?" Chiesi sorridendo.
"Ali! Ti voglio bene." Mi abbracciò rannicchiandosi su di me, mentre gli altri bimbi continuavano a giocare.

Ovunque tu sia.-𝒰𝓁𝓉𝒾𝓂𝑜.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora