𝑇𝑢𝑡𝑡𝑜 𝑖𝑙 𝑟𝑒𝑠𝑡𝑜 𝑠𝑡𝑎 𝑎 𝑧𝑒𝑟𝑜!

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Niccolò Pov.

La persiana socchiusa regalava piccoli raggi di sole sul corpo di Alice, ancora dormiva beata con un sorriso appena accennato. Le accarezzai la guancia perdendomi in quei lineamenti perfetti.
"Ei." Socchiuse gli occhi sorridendo.
"Piccola bertuccia, è il momento di alzarci!" La baciai e lei mi guardò in cagnesco.
"Bertuccia?" Chiese aggrottando la fronte.
"Alzati." Bofonchiai ridendo.
"Mmmmh... dormi." Si lamentò girandosi.
"Alza questo culetto che io c'ho da fa dopo." Risi scoprendola.
"Dai!" Si coprì il viso col cuscino e scalciò con i piedi per tirare le coperte.
Aspettai qualche minuto e poi usai l'artiglieria pesante.
"Ciao amore, Alice sta dormendo... ne ho approfittato per sentirti!" Sentii due occhi fissi su di me.
"Con chi stai parlando?" Urlò.
"Con nessuno. Ora che sei bella sveglia, andiamo!" La tirai giù dal letto sotto il suo sguardo truce.
"Non si fa così Niccolò! Non si fa!" Borbottò strofinandosi gli occhi.
"Dai Ali!" Lamentai mentre si sdraiava di nuovo.
"Solo cinque minuti." Bofonchiò nascondendo il viso fra le pieghe del cuscino.
"Ali... c'è un modo per svegliarti?" Chiesi sedendomi affianco a lei.
"Togli la maglietta, pantaloni e vieni qui." Rispose battendo la mano sul materasso.
"Mi stavi quasi convincendo con togli la maglietta e pantaloni... ma so già che lo dici per farmi riaddormentare." Le accarezzai la spalla provocandole dei suoni di piacere. "Fai le fusa?" Risi lasciandole un bacio fra i capelli.
"Mi piace quando mi coccoli." Sussurrò socchiudendo gli occhi.
"E va bene. Due minuti ti concedo." Sussurrai stringendola al mio petto. Affondai il viso fra la chioma bionda e il sospiro che la colse sembrava l'ammissione più profonda di amore puro.
"Ei tu." Si girò verso di me posando una mano sulla mia guancia.
"Piccola." Sussurrai posando le labbra sulle sue.
Le schiuse leggermente lasciando al bacio le parole.
Morbide e calde sembravano aver bisogno di quel contatto per essere in pace.
"Non potevo chiedere di meglio." Sussurrò stringendosi contro di me.
"Di un bacio?" Mi finsi confuso e lei mi guardò di traverso.
Quel nasino arricciato e quel sorriso semi nascosto mi ricordarono ancora per quale ragione fossi così tanto innamorato di lei. Quella dolce bambina che sapeva diventar donna, e viceversa.
"Di iniziare la giornata con il tuo calore addosso, e il tuo bacio sulle labbra." Sussurrò lei schiudendo le labbra in un perfetto sorriso.
"Ti sono mancato davvero?" Chiesi tenendole il fianco delicatamente.
"Perché pensavi fosse una bugia?" Incrociò le braccia e indossò un tenerissimo broncio.
"Un po'." La provocai, ma non arrivò la reazione che mi aspettavo.
"Dovresti amarti almeno un quarto di quanto ti amo io." Bofonchiò giocando con i lacci del pantalone. "Capiresti quanto manchi quando non ci sei, e vale anche per quando non sei tu! Per quando hai le lune storte e i tuoi tormenti e non sei tu, mi manchi. Mi manchi quando ti allontani da te stesso, per indossare i panni del turbamento. Figurati se non mi manchi quando sei tu, ma sei lontano." Evitò il mio sguardo ed io non potei ignorare le sue parole.
"Ali, piccola... perché dici così?" Chiesi preoccupato.
"Perché me ne accorgo sempre quando sei turbato, quando ti costa fatica parlare perché qualcosa non va. Sputa il rospo." Intimò guardandomi negli occhi.
"Ma non mi turba niente." Evitai il suo sguardo inquisitorio, e forse proprio per quello esplose la bomba.
"Parla ora, o giuro che lo scoprirò da sola, e non sarà piacevole per te." Non si mosse dalle mie braccia eppure sembrava lontana anni luce.
"Vuoi sapere che mi turba? Che sono stato lontano relativamente poco tempo, eppure sembra essere stata una vita. Mi turba che ti sento strana a un cazzo di telefono e scopro del tuo capo, per l'inciso io lo denuncerei per molestia. Eppure non importa a te, perché sembra che l'unica cosa che ti abbia fatta star male sono sempre io. La mia assenza ti ha fatto del male, ed è coinciso con quel verme... e dovresti avere ascolto per quello che vuoi fare, perché ti rende onore e aiuteresti non solo la bambina ma potresti salvare sua madre. Ed io Alice? Io Alice? Io non sono neanche lontanamente una bella persona paragonato a te." Sputai tutto perdendomi nel suo sguardo luminoso.
"Ma come fai a dire una cosa simile? Ma sei scemo o t'è finito l'ossigeno al cervello?" Chiese sconvolta. "Tu pensi che tra tutte le persone che hai abbracciato in questi giorni, non ci sia un'anima salvata da un dolore lancinante?
Tu pensi che con una sola frase in una tua canzone non hai salvato qualcuno? No dimmelo!" Mi fissò quasi delusa da chi le stavo mostrando.
"Tu pensi?" Le spostai i capelli dal viso e lei sorrise a quel gesto, per poi prendermi la mano.
"Io penso che dovresti guardarti dentro e renderti conto che sei speciale come pochi. Sai che cosa?
Hai presente quando in mezzo alla strada trovi un gattino minuscolo, e trovi le persone che lo ammirano camminando? Pensano che sia tenero, e magari ci riflettono pure se prenderlo o no... e poi invece passa una persona, lo guarda e senza pensarci due volte lo prende e con pazienza gli insegna a tornare alla fiducia? Ecco io sono quel gattino. Avevo gli occhi ancora chiusi, e disillusa camminavo su muretti stretti in bilico, a rischio di farmi male... qualche volta sono caduta e altre volte qualcuno che cercava di acchiapparmi mi ha fatto cadere... e allora ad ogni persona ho cominciato a correre di più per non cadere di nuovo.
Poi ti sei avvicinato tu, forse stavo prendendo fiato dall'ultima corsa o forse stavo semplicemente leccando le ferite con fare distratto... eppure m'hai preso per la collottola prima ancora che mi accorgessi che stavo correndo nella direzione più buia che ci fosse, quella della solitudine.
Mi hai presa e senza mettermi collari o campanellini, m'hai insegnato ad essere me, e che posso e devo essere migliore se voglio essere un briciolo degna di esserti vicina." Era davvero così che si vedeva? E così vedeva me?
"Ali... io..." Cercai qualcosa da dire, ma la realtà era che mi aveva spezzato in due con quelle parole.
"Non dire niente, sentiti solo una grande persona, perché lo sei." Si spostò dal mio corpo e si alzò.
"Ali, tu ami." Mi uscì con un tono di sorpresa.
"E ti stupisci? Cioè dai, dopo mesi?" Chiese ridendo mentre apriva l'armadio.
"No, Ali... non è normale, non è l'amore solito... io e te..."
"Siamo legati da molto di più, ora possiamo cominciare la giornata litigando come al solito su chi va prima a fare la doccia?" Chiese girandosi leggermente verso di me. Presi tutto ciò che era mio e corsi verso il bagno.
"Dai! Lo sai che ci metto il doppio del tuo tempo." Borbottò da dietro la porta. Mi fermai sul corridoio e la lasciai passare.
"Tutto tuo." Accettai cingendole la vita con un braccio.
"Che cosa?" Chiese baciandomi.
"Il bagno, ma anche io se vuoi." Risi accarezzandole i capelli.
"Dai muoviti, siamo in ritardo." Borbottò entrando in bagno.
"Ah, mo sarebbe colpa mia che siamo in ritardo?" Mi indicai indignato.
"Come al solito, ti perdi in chiacchiere e non ti svegli mai in tempo." Borbottò fingendo disappunto.
"Senti topo pigmeo che non sei altro, è solo colpa tua!" Le aprii l'acqua della doccia mentre era intenta a spostare i vari flaconi da sotto il getto. La colsi in fallo e saltò fuori come un cane rabbioso.
"Ti spezzo ogni singolo osso." Minacciò.
"Dai piccolo ratto, non è successo niente!" Le accarezzai la testa e lei mi spinse via con forza.
"Ratto?" Urlò aprendo l'acqua e stavolta ci posò un braccio sotto per sentire la temperatura.
"Mamma come sei permalosa! Ostile e anche un po' furastica." La presi in giro e lei scosse la testa.
"Se non la fai finita anche vedova." Finse un sorriso angelico ed io la abbracciai.
"Come faresti senza di me?" Chiesi dolcemente.
"Vivrei da paura. Con permesso." Mi spostò spogliandosi ed entrò nella doccia.
Lasciandomi di sasso ad aspettare le almeno dodici ore di shampoo e balsamo, con scrub corpo e quello viso, come se ne avesse realmente bisogno di tutte quelle schifezze sulla pelle già di seta.

Ovunque tu sia.-𝒰𝓁𝓉𝒾𝓂𝑜.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora