Niccolò Pov.
La luce fioca del salone illuminava leggermente il disordine sul tavolo di fogli e libri che accoglieva la testa bionda comodamente appoggiata al braccio teso, con ancora la matita spuntata stretta fra le dita. Forse sparso fra i fogli o nascosto fra le pagine dei libri c'era tutto il suo groviglio di sogni e obiettivi da raggiungere. Amavo vederla combattere per raggiungere i suoi risultati tanto quanto, vederla stringerli fra le mani per paura scappassero; eppure quella scena bruciava come fuoco rovente nel petto.
Erano giorni che non riuscivo a dormirle accanto, la sentivo sgattaiolare via dal letto e armeggiare sul tavolo. Qualche notte l'ho sorpresa a sbuffare contro i fogli e altre volte l'ho sentita memorizzare a voce alta ciò che stava leggendo.
La sentivo tornare a letto alle prime luci del mattino e la vedevo sveglia insieme a me, la potevo notare la sua stanchezza; nel tentare di incastrare il lavoro, lo studio, i preparativi del matrimonio e soprattutto tutti gli imprevisti dei suoi affetti. La sentivo aspettare che mi addormentassi per chiudersi nel suo mondo fatto di sospiri e speranze."Alice..." Le accarezzai i capelli con timore, come se non meritassi di averla fra le dita. La guardai battere lentamente le ciglia, abbandonò controvoglia forse un sogno, forse il sonno. Stropicciandosi gli occhi con la manica della felpa. Con quell'aria da bambina si guardò intorno spaesata, per poi puntellare il gomito sul tavolo per tenere salda la testa sotto il palmo della mano.
"Amore." Sorrise e di colpo non esisteva più la notte, non per me. "Che ore sono?" Domandò stringendosi nella felpa.
"Quasi le cinque. Vieni a letto?" Tentai, ma sapevo che era una vana speranza la mia.
"Devo finire qui..."
"Va bene, non sono proprio un validissimo aiuto, ma posso provarci. Dove iniziamo? I periodi sensitivi? Benissimo."
"Nic..." Mi afferrò la mano ed io la guardai a lungo prima di proferire parola.
"Testa sui libri cara." Picchiettai l'indice sul libro; lasciandola scuotere la testa mentre giocherellava con la matita.
"Sono le cinque Niccolò." Alzò gli occhi al cielo ed io annuii in cerca di qualcosa per convincerla a lasciar stare. A riposare un po'.
"Alice sono le cinque anche per te, se però lo facciamo insieme, magari si fanno subito le sei e sembra meno catastrofico no?"
"Non lo trovo catastrofico farlo da sola." Sbuffò aggiustando le pagine del suo quaderno dall'aria malconcia e vissuta. "Devi dormire... dico davvero."
La sua mano sulla mia guancia era la certezza più bella che potessi avere, egoisticamente avrei potuto tenerla così per il resto della mia vita; se solo non l'avessi amata più di ogni cosa avrei potuto fregarmene e bearmi delle sue attenzioni anche passando sopra di lei.
"Quando la smetterai?" Domandai cercando il suo sguardo.
"Di fare?" Eccolo, era confuso e luminoso.
"Di mettere davanti a te chiunque ti sia a cuore, di preoccuparti per la tua famiglia, per i tuoi amici, per me, per il lavoro..."
"Niccolò..."
"No, niente Niccolò. Basta Alice. Te lo garantisco, il lavoro sarà fermo lì anche se ti fermi dieci minuti a riposare, siamo tutti adulti e seppure con difficoltà ti giuro, che ce la possiamo fare ad andare avanti anche se tu te ne freghi per un quarto d'ora di ciò che ci affligge."
"Mia sorella non è adulta." Bofonchiò come in cerca di un'attenuante.
"Io adoro come tu veda ogni bambino come tuo figlio, adoro come te ne prendi cura; ma lo capisci da sola che è sorella c'è un motivo!"
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Ovunque tu sia.-𝒰𝓁𝓉𝒾𝓂𝑜.
FanfictionNiccolò è un ragazzo pieno di sogni, ambizioni seppure sia anche pieno di insoddisfazione. All'alba di una svolta e di una realizzazione di un piccolo, enorme, sogno, cercherà se stesso in un paio di occhi. Come ogni cosa, bisogna saper cogliere l...