𝑄𝑢𝑖𝑛𝑑𝑖 𝑐𝑒𝑟𝑐𝑎𝑚𝑖 𝑑𝑜𝑣𝑒 𝑖𝑙 𝑚𝑎𝑟𝑒 𝑓𝑖𝑛𝑖𝑠𝑐𝑒!

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Niccolò Pov.

Le ricerche iniziarono da subito.

Alice non aveva lasciato impronte. O forse facevo semplicemente pena a cercarla.

"Sono giorni che la cerchiamo! So' dodici ore che camminiamo per il quartiere, e ancora nessuno la conosce. Possibile che non abbia identità?" Sbottai.

"Più che altro trovo impossibile trovarla così. Magari lei sta portando le buste della spesa al palazzo difronte e noi la cerchiamo qua. Che ne sai." Adriano mi guardò ridendo. Dovevo essere proprio ridicolo.

Una coppia scese dall'autobus. Per un attimo, mi spaventai di vedere Alice tra le braccia di quel ragazzo. Non era lei.

Una ragazza mora, scontrò la sua spalla contro Adriano.

"Scusami. I traslochi mi offuscano la vista." Borbottò continuando a camminare.

"Tranquilla." Rispose guardandosi intorno. Il furgone bianco dei traslochi era pieno di cose femminili. La ragazza si allontanò ed io la guardai camminare.

"Già dimenticata Alice?" Adriano rise.

"Macché. C'è qualcosa di strano. Mi sto sentendo una merda. Andiamo a casa. Non la troverò mai." Mi girai di spalle. Il motore caldo del furgone bianco, dove salì la ragazza di poco prima, divenne un rumore in lontananza, mentre andava via.

Tornai a casa, disilluso e anche un po' incazzato. Tempo perso a cercare un'ombra. Che poi, l'avrei dovuto capire, le ombre sembrano sempre più grandi di ciò che si è realmente.

Magari era una Sara, o anche peggio.

No, il mio istinto non poteva aver sbagliato.

Fanculo le casualità, il destino infame. E i film che, smielati ci danno speranza.

L'amore è come i spicci in tasca. Prima ce l'hai e quando li cerchi, non hai che il vuoto.

Ecco. Vuoto era la definizione giusta.

Fanculo pure a lei, un involucro di buone sensazioni e il profumo di mistero. E un altro a me, che non sapevo più combattere senza lei.

"Fratè, a che pensi?" Adriano mi guardò  preoccupato.

"A quanto devo avere l'aria stupida." Ammisi in un sussurro misto a sbuffo.

"Naaah. Io alla fine, sono l'ultimo a poterti giudicare." Rispose accennando un sorriso amaro.

"Ma no, è solo che... cioè dai insomma... pensavo davvero di aver trovato la donna della vita? Non me lo direte mai, ma sono un deficiente. Dovrei innamorarmi di Sara. Provare a guardarla con altri occhi." Poggiai la testa al sedile, arrendevole all'idea di aver perso l'angelo, che abbagliante era entrato nei miei pensieri.

"Non dirlo neanche per scherzo. Insomma, dai... tu sei il primo a dirmi che non devo lasciar perdere no?" Mi guardò ed io scossi la testa.

"Non è la stessa cosa. Lei ti ama." Risposi guardando le persone camminare. Mi scoppiava la testa. Probabilmente tutto il freddo, mi aveva provocato la febbre.

"Non sai se Alice ti ama. Che ne sai, magari ti sta cercando anche lei." Rispose lui.

"Ne dubito." Mi assentai di nuovo. Una sigaretta fumante fra le dita, la sensazione amara di un groppo in gola che non voleva scendere.

"Mamma." La guardai con gli occhi distrutti, di chi si rende conto di non poter ribattere contro la realtà.

"Oh. Che hai fatto?" Chiese lei preoccupata.

Ovunque tu sia.-𝒰𝓁𝓉𝒾𝓂𝑜.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora