𝐼𝑙 𝑚𝑖𝑜 𝑎𝑛𝑔𝑒𝑙𝑜 𝑐𝑢𝑠𝑡𝑜𝑑𝑒

417 12 6
                                    

Niccolò uscì velocemente di casa quella mattina, un bacio veloce e si dileguò.
Con un caffè fra le mani, mi poggiai al tavolo con un foglio posato davanti.
Fuori sembrava stesse per arrivare il diluvio universale, mentre dentro casa, c'era un freschetto abbastanza pungente. Indossai una felpa di Niccolò tornando seduta al tavolo.
La penna fra i denti, fra un sorseggio di caffè e un altro.

"Partirò con una poesia... poi... oh andiamo dai!" Sbuffai sentendo il cellulare squillare in camera da letto. Ormai erano ore, in cui segnavo con la matita un piano per la recita.

-Anna!- Sentii il cuore in gola, e se era successo qualcosa a Nic?

-Alice, tesoro mio. Come stai?-

-Bene tu?-

-Bene, ci sei per un caffè più tardi?-

-Certo. Facciamo fra un'ora sotto casa tua?-

-Perfetto.-

-A dopo.-

-A dopo.-

Tornai a buttar giù le idee.

"Ecco, sì. Devo trovare canzoni natalizie... dove ho messo il computer?" Parlare da sola, lo stavo facendo decisamente bene. Stilai una lista di canzoni da ascoltare e le infiali in una playlist di Spotify.

Doccia veloce, mi truccai svogliatamente e indossai una maglietta oversize nera, la legai ai fianchi con una cinta e indossai delle Converse bianche a stivaletto. Il pantaloncino nero sotto, giusto per non far vedere troppo e presi la borsa.
Chiavi della macchina fra le mani e uscii.

La vicina innaffiava le piantine sul pianerottolo, il sottofondo dei cartoni animati dei bambini alla televisione.

"Buongiorno." La salutai spostando il tappeto davanti la mia porta, con la punta del piede.

"Buongiorno. L'ascensore è rotta." La indicò alle sue spalle.

"Cosa? Dai non di nuovo!" Borbottai.

"Eh sì. L'hanno riparata con la Vinavil." Scherzò.

"Andrò a piedi. Grazie. Buona giornata." La salutai correndo per le scale. Passai accanto alla porta di un'anziana coppia al secondo piano, la Signora Greco aveva sempre l'abitudine di lasciare la porta aperta quando era in casa. Il marito seduto su una sediolina mi salutò con la mano.

"Buona giornata." Augurò con le rughe che si formavano come solchi sul viso, incurvando la bocca, per scoprire la bocca senza denti.

"A voi." Risposi ricominciando a scendere le scale, pregando come ogni mattina di non incontrare la matta del primo piano.

"Ehilà! Chi è?" La voce della spossata mi fece alzare gli occhi al cielo, ritrovandomi a pensare: 𝑀𝑎 𝑡𝑢, 𝑜𝑔𝑛𝑖 𝑡𝑎𝑛𝑡𝑜 𝑚𝑖 𝑎𝑠𝑐𝑜𝑙𝑡𝑖?

Scesi l'ultimo scalino, l'odore acre della donna mi lasciò un senso di nausea.

"Perché sei a casa mia?" Urlò la donna.

"Perché non è casa tua." Risposi senza guardarla.

"È casa mia!" Iniziò a piangere ed io scossi la testa, continuando a scendere. Non potevo preoccuparmi di tutti, ma stava piangendo, ma non potevo occuparmi anche di lei, ma piangeva.

𝐷𝑎𝑖, 𝑏𝑎𝑠𝑡𝑎 𝑐𝑜𝑠𝑐𝑖𝑒𝑛𝑧𝑎.

Al piano terra, una coppia di fidanzati parlava animata, forse litigavano. Li sorpassai.

Ovunque tu sia.-𝒰𝓁𝓉𝒾𝓂𝑜.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora