𝐿'𝑒𝑞𝑢𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑖 𝐷𝑖𝑟𝑎𝑐.

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Due mani si posarono davanti ai miei occhi, il profumo di lui non era neanche in discussione.
Le afferrai spostandole.
"Niccolò." Sussurrai girandomi per dargli un bacio.
Il volto stanco e il sorriso sul viso.
"Ciao piccolina." Sussurrò accarezzandomi i capelli. "Sei scesa solo tu per pranzo?" Chiese sedendosi accanto a me.
"Ludo è in bagno e Fabrizio e Ermal ancora non sono tornati." Risposi giocando con le posate.
"Quindi ancora non si sono incrociati." Posò una mano sulla mia gamba ed io annuii. "Pronta al peggio?" Chiese ridendo.
"Sinceramente? Penso la ignorerà." Risposi scrollando le spalle.
"Io non credo. A proposito, devo dirti una cos..."
"Ludovica?" Fabrizio arrivò come un razzo. Sembrava anche abbastanza incazzato.
Niccolò mi guardò come a dire: "Te l'avevo detto." Ed io mi limitai a cercare qualcosa da dire quando un rumore sordo ci fece girare.
"Dai, era nuovo." Ludovica guardava il cellulare a terra, senza riuscire a muoversi.
"Si è rotto?" Mi alzai per salvarla dall'ira di Fabrizio, ma non era proprio riuscito come tentativo.
"Penso che il cellulare possa alzarlo Alice. Perché non sei rimasta?" Chiese senza preoccuparsi di altri.
"Perché..." Ludovica guardava in tutte le direzioni tranne la sua.
"Non dirmi cazzate! Ci sono rimasto come uno stronzo." Fabrizio incrociò le braccia e lei diventò rossa fuoco.
Andai vicino a Niccolò e sussurrai: "no buono. Si sta incazzando anche lei, finirà male."
"Le cazzate non le dico! Ma che vuoi che ti dica eh? Sei talmente abituato a farlo alle donne, che non ti è mai passata per la testa l'ipotesi che potessi subirlo tu?" Ludovica alzò gli occhi verso di lui. Una pugnalata al petto di Fabrizio che lei infierì un'altra volta. "Che pensi? Che non sei stato all'altezza? Che ti chiamerò o c'è stata una falla alla tua virilità?" Sembrava soddisfatta.
"No, in realtà mi aspettavo qualcosa di diverso, almeno da te." Ammise lui senza troppe remore.
"È un'amara verità, ma le persone deludono." Rispose lei girandosi di spalle. Fabrizio la prese per il braccio senza preoccuparsi se le facesse male, in fondo come biasimarlo, lei nemmeno l'aveva fatto.
"Sei una codarda! Pur di non scegliere dove sei stata bene, torni nel tuo cubicolo di delusioni e come le chiami tu? Amare verità? Beh, tieniti lo schifo che ti circonda, e domandati se potevi uscirne migliore." La lasciò e lei a passo spedito  andò via.

"Posso?" Entrai nella stanza di Ludovica a passo leggero e lei annuì. Le sue valige chiuse vicino la porta e gli occhi di chi aveva pianto decisamente troppo.
"Non ha ragione, no! Glielo faccio vedere io! Ho preso il treno per domani mattina. Ne parlerò con mio padre, io non voglio sposare Alessandro e non voglio avere più niente a che fare con loro." Sbattè la porta del bagno e buttò i trucchi nello zaino.
"Mi lasci qui da sola?" Chiesi cercando di muoverle compassione.
"Ah Alice... non sei mai sola! Vieni venerata da tutti per come ti guarda Niccolò." Sbuffò spostandosi nervosamente i capelli dal viso.
"Ti ho fatto qualcosa Lu'?" Chiesi avvicinandomi.
"No, non c'entri niente tu. È che come al solito me la prendo con tutti. Te la cavi senza di me? Si tratta solo di un giorno... no?" Mi sorrise ed io annuii sedendomi sul letto.
"Se vuoi andare non ti fermo. Però, perché non gli hai detto la verità?" La studiai e lei scosse la testa con le lacrime imminenti.
"Perché era più facile non dare importanza che ammettere di..." si fermò mandando giù con prepotenza, come se non volesse far uscire quelle parole.
"Di esserti innamorata." Conclusi annuendo.
"Ma devi per forza capirmi sempre?" Bofonchiò fingendosi infastidita.
"Non devo, ma ci riesco sempre benissimo." Risposi ridendo.

Niccolò Pov.
"Fa'." Accesi la sigaretta sedendomi vicino a lui, le gambe strette al petto e una sigaretta fumante tra le dita.
Doveva essere almeno la centesima, se si era scordato anche di averla in mano.
"Oi." Rispose accennando un sorriso. "Scusa se prima mi sono rivolto male verso Alice." Spense la sigaretta e si girò verso di me.
"Ma va, era normale. Vuoi parlarne?" Lo guardai e lui scosse la testa.
"Solo che ha ragione, io da un po' di tempo a questa parte facevo la stessa cosa e non capivo quanto dolore provocassi." Annuii alle sue parole, ero sicuro che le avrebbe dette.
"Però vedila così, se l'avesse fatto una qualsiasi non avrebbe avuto la stessa entità di Ludovica no?"
"L'ho idealizzata, ecco perché."
"No lei è quella che hai visto. Solo che non hanno una situazione normale in famiglia. E per quanto Alice sia più serena, ma serena manco troppo, Ludovica ha programmata la sua vita da sempre e conosce a cosa sta andando in contro. Con te non lo conosce."
"Ma potrebbe conoscerlo."
"Metteresti la testa a posto per lei?"
"Certo. Non sai quanto mi abbia fatto male." Ammise sommesso. Un po' mi sentivo una merda per aver consigliato a Ludovica di trattarlo male, ma non mi aspettavo che dicesse quelle parole.
"Ma tu saresti rimasto al suo fianco se lei..." mi interruppe scuotendo la testa.
"No. Non sarei rimasto, mi spaventava legarmi a qualcuno, eppure è ciò che è successo. Me ne sarei pentito e avrei fatto di tutto per riprendermela." Accese un'altra sigaretta, il dovere di amico fu quello di togliergliela.
"Basta Fabri'. Fa finta che l'hai mollata te dentro un letto, e riprenditela. Sicuramente le hai mosso qualcosa dicendole che è codarda. È troppo orgogliosa per darti ragione, e questo te fa gioca' in vantaggio." Almeno provai a convincerlo, anche se sapevo che era difficile che Ludovica prendesse una decisione così forte. "Fidati di uno che ha sofferto da cani, ma alla fine c'ha quello che voleva." Mi indicai e lui rise.
"Ce stai bene co' Alice?" Chiese sorridendomi.
"Tanto... comprese le botte da psicopatica." Risposi annuendo.
"Tipo?" Stava cambiando discorso, ma lo assecondai.
"Tipo ieri sera che ho detto: "eh ma." E ha capito Emma." Spiegai.
"Come se potessi anche solo immaginare di volerne un'altra." Mi prese in giro ed io annuii.
"Sì, che poi ha avuto un attacco di panico e ho dovuto chiamare Ludovica. Non si riusciva a farla riprendere."
"Sì anche con me. Diceva che l'aveva delusi..."
"Sì, penso che siano la peggior specie! Lo sai no? Di Ludovica..." Dal suo sguardo rovente mi accorsi che stavo per entrare in un argomento che non aveva mai toccato con lei.
"Cosa?" Sembrava essere tornato alla rabbia.
"Deve sposare Alessandro per volere dei genitori, la proposta doveva essere in questi giorni, ma lei è qui." Lo sputai fuori sentendo che stava per esplodere una bomba.
"Che cosa?" Ecco appunto.
"Comunque non è scappata Fabrì, per sbaglio ha chiuso la porta mentre usciva per venire da Alice." Mi alzai e lui mi fissò intensamente.
"E perché mi ha detto quelle cose?" Chiese confuso.
"Perché un po' te le meritavi è un po' Fabrì, l'hai aggredita e per difendersi sai come è fatta." Alzai le spalle.
"Niccolò." Alice sembrava aver corso per tutto l'hotel.
"Ei." Risposi preoccupato. "Calmati." Sussurrai vedendola prender fiato.
"Ludovica parte domani mattina presto. Vuole fa un macello." Farfugliò.
"E che partisse allora." Fabrizio entrò dentro sbattendo la porta.
"Il tempismo non fa pe' te." Risi abbracciandola.
"Che è successo?" Chiese sedendosi sulla sedia per calmarsi.
"Stavo per riuscire a fargli muovere il culo a Fabrizio, ma te sei arrivata come un cavallo pazzo." Risposi sedendomi vicino a lei.
"Vuole dimostrare a se stessa di non essere codarda, affronterà suo padre e io invece sto qua." Sembrava disperata.
"Ali amore, vuoi andare con lei?" Cercai di andarle in contro.
"Mi dai della vigliacca se ti dico che non voglio vedere i miei genitori almeno per tre anni?" Chiese bianca in volto.
"No, ti posso fare una domanda?" La guardai e lei annuì.
"Vi hanno mai fatto del male fisico?" Mi preparai alla risposta sperando il meglio, ma pronto al peggio.
"No, fisico mai. È più un lavoro psicologico." Rispose giocando con le maniche della felpa.
"Io mi chiedo che fine abbia fatto Sara." Sussurrò poi venendo a sedersi su di me.
"Da quanto mi ha detto mia madre, dovrebbe essere partita stanotte, l'ha vista quando è tornata in hotel." Si strinse a me, come se fosse finalmente al sicuro.
"Piccioncini, il tempo della solitudine è finito. Siamo arrivati noi." Adriano seguito a ruota da tutti si misero seduti al tavolo.

Ovunque tu sia.-𝒰𝓁𝓉𝒾𝓂𝑜.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora