Alice era stata in grado di cancellare ogni traccia. Come un mistero, non riuscii a spiegare per quale ragione mi mancasse il fiato a pensare a lei.
Una settimana dopo, mi svegliai con un braccio in una costola. Spostai il corpo, da vicino a me e mi misi seduto sul letto. Portai le ginocchia al petto, chiedendomi quale fosse il corpo che si sposasse perfettamente con il mio. Alice. Era sempre lei la risposta.
Chissà quali braccia, la stavano stringendo. In quale abbraccio, si stava sentendo protetta, o se stava amando qualcuno.
Certo, non potevo proprio permettermi di provare gelosia. Sara, con i suoi capelli lunghi e mori si dimenò. La guardai sbuffando.
Mi veniva da vomitare, se solo mi ricordavo di essere andato a letto con lei. Non provavo nulla, e il solo pensiero di usarla, mi stava togliendo il fiato."Ao. Non dormi?" Borbottò.
"Sì. Dormi." Mi alzai, andando in bagno mi scontrai con uno specchio. Non riuscii a guardarmi negli occhi. Tirai dritto, buttandomi sotto l'acqua fredda.
"Stai bene?" Sara apparì sulla porta.
"Certo." Uscii dall'acqua, e lei tese una mano sulla pelle nuda del mio petto.
"Non me va. Lasciami stare." Bofonchiai tornando in camera mia.
"Che stronzo." Borbottò seguendomi.
Farfugliai qualcosa contro di lei, e mi buttai di nuovo sul letto, chiudendo gli occhi. "Alice. Dove sei?" Pensai stringendomi le braccia al petto.
"Ti va di fare l'amore?" La sua mano si mosse lungo il mio fianco.
"T'ho detto de no!" Le spostai la mano, cercando di addormentarmi.
La mattina seguente, mi svegliai e Sara era al mio fianco. La guardai e pensai, che alla fine se rimaneva in silenzio era fattibile. Quasi sopportabile.
Andai a fare colazione, e dopo una lunga doccia, mandai un messaggio a Adriano. Il mio migliore amico da tempi immemori. Ci saremmo visti appena possibile."Come si chiama?" La voce di Sara mi fece scattare.
"Telecomando." Scossi l'aggeggio che avevo fra le mani.
"Sei un idiota..." smisi di sentirla prima che lei concludesse la frase.
"Daje Sara, falla finita." Borbottai accendendo una sigaretta. Spostai i capelli nervosamente dal mio viso, e lei mi seguì di fretta e furia.
"Eh no. Non la concludi così la discussione." Si parò davanti al mio viso, ed io sputai il fumo senza far trasparire emozioni.
"Senti, io non c'ho intenzione de sta a discute, su quelle che pe' me so cazzate evidenti. Non c'ho nessuna. So' esausto e devo uscì'. Se sentimo dopo." La accompagnai alla porta e lei scosse la testa.
"Che cazzo di coglione che sei." Sbottò andando via.
Chiusi la porta, e sperai vivamente che finisse quella relazione nociva.
"Niccolò." Mia madre mi richiamò.
"Dimmi." Risposi angelico. Sapevo che stava per richiamarmi.
"Non mi piace come la tratti." Ecco la ramanzina.
"Nemmeno a me." Ammisi sedendomi al suo fianco.
"Succede qualcosa?" Chiese lei preoccupata.
"Nulla di eclatante." Scrollai le spalle, fingendo un sorriso che non convinse me, figuriamoci lei.
"Non penso di esse' poi così scema. C'è di mezzo un'altra veramente?" Chiese indagatoria.
"Dai ma', smettila. Non c'ho più dodici anni." Mi lamentai alzandomi.
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Ovunque tu sia.-𝒰𝓁𝓉𝒾𝓂𝑜.
FanficNiccolò è un ragazzo pieno di sogni, ambizioni seppure sia anche pieno di insoddisfazione. All'alba di una svolta e di una realizzazione di un piccolo, enorme, sogno, cercherà se stesso in un paio di occhi. Come ogni cosa, bisogna saper cogliere l...