Capitolo 42

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Kyle POV

sento il cancello dell'uscita delle  macchine sbattere, come fa sempre quando si chiude definitivamente.
Diamine.
Ormai non posso fare altro, non la seguirò di certo, non dopo averle dato false speranze, e averla abbracciata la scorsa notte.
Non dopo aver dato anche a me false speranze. Il suo corpo freddo e morbido mi aveva lasciato  senza fiato devo ammetterlo, esserle così vicino senza trattarla male...
Rientro in casa.

2 ore dopo
Il campanello suona e il cucciolo ruota la testa. Megan ci ha impiegato una eternità.
Ma non c'è lei, ci sono due carabinieri, in uniforme e con il cappello abbassato.
"Kyle Douglas?" parla uno, sbircia in casa e sorride a Jason
"si?"
"c'è stato un incidente e la sua vettura è stato soggetto di quanto riportato"
"Cazzo"
"lei non era alla guida della sua macchina, c'era una ragazza"
"è Megan"
"cognome?"
"non saprei" prendo il telefono di casa e faccio uno squillo a Lara "vieni subito, il più veloce possibile" metto giù.
Non dovevo lasciarla andare.
Ora sarà morta.

L'ho uccisa. Ho ucciso Megan e la colpa è solo mia. I miei occhi si sbarrano e i miei pugni si chiudono, ringrazio i poliziotti e li scaccio il più in fretta possibile. Mi guardano male, provano a farmi un paio di domande ma non lascio il tempo di finire. Vedo Lara salire dal corridoio e salutare i poliziotti.
"che è successo?"
"stai qui tu"
Corro il più velocemente possibile, i polpacci mi bruciano ma fermarsi non è consentito, attraverso con il rosso e mi becco clacson dietro clacson. Giro velocemente curva e cambio direzione, entro in un villaggietto di case piccole e ancora rovinate dalla tempesta.
Come se corressi in pieno attacco nemico, mi fiondo nella prima via per poi uscire di fianco all'ospedale.
Entro e mi fiondo alla reception "MEGAN"
"scusi, faccia piano" mi guarda bene e so già che il momento del mio riconoscimento  è alle porte
Apre gli occhi, fa un passo indietro e continuando a guardarmi prova a chiamare la sicurezza.
"la smetta e mi dica della ragazza che è stata investita, era sulla mia auto" ringhio stanco
Digita qualcosa e mi riguarda.
"traumatologia, stanza 16"
Batto la mano sul banco di legno in segno di ringraziamento e corro.
So dov'è traumatologia, so dove è qualsiasi reparto, li ho visitati tutti negli ultimi anni.

Salgo le scale tre a tre, arrivo davanti alle porte elettriche di traumatologia
"dai, dai, dai" cerco affrettare l'apertura delle porte ma devo aspettare.
A destra i numeri pari e a sinistra quelli dispari, la 16 è in fondo al corridoio prima della prima curva del reparto , la porta è aperta, entro senza pensare.
Lei è lì, sdraiata sul letto, con le braccia fuori e un camice bianco e piccoli rombi azzurri.

È viva, è sveglia e gli occhi si incastrano nei miei, sorride
"devi smetterla di correre"
"e tu di non ascoltare"
"c'è Lara?"
I miei piedi si bloccano, non riesco ad andare verso di lei, non posso e basta.
"vieni"
"io..."
"smettila, qualsiasi patema ti stia creando, no. Prendi una sedia e vieni vicino a me. Non farmi stancare"
"come è successo?"
"te lo racconto, ma vieni"
"sono stato io"

"no, non siamo in campo da guerra, non ho preso nessun proiettile al tuo posto" è arrabbiata, la sua voce trema, e lei chiude gli occhi. Mi presenta davanti agli occhi la scena di due anni fa. Attraversamento della barriera musulmana, il mio compagno Henry Martinez di fianco a me. Un suono e poi lui sbatte la testa violentemente a terra, il suo fucile si incastra nella sua divisa e così il guanto destro, si spara al cuore.

I miei occhi vedono forme indistinte, forme verdi, nere e un cielo azzurro come pochi. Sento ancora lo scricchiolio della sua arma a terra. Aveva appena ricordato sua figlia Clara.

"Kyle" la sento ovattata "Kyle, mi dispiace"
"cosa ti sei fatta?"
"vieni qui, ti prego, non voglio vederti li in piedi"
"l'airbag si è aperto subito, ho solo male alla schiena"
"niente rotto?"
"nulla, solo la tua macchina" sorride imbarazzata, le sue guance diventano più vive e le sue sopracciglia si alzano. I suoi occhi non sono mai stati così chiari, non mi sono mai soffermato a guardarla, non ho mai nemmeno pensato a quanto dovesse sopportare tutti i giorni con uno malato come me.
"ti ho portato una cioccolata calda, ti dev-"
Mi alzo di scatto, il Generale Ross è lì davanti a me. Le gambe tese, le spalle dritte e il viso alto per il saluto a colui che mi ha salvato la vita da morte certa.
È SUO PADRE.
"Kyle" dice lui piano, Megan sembra confusa
"perché?" dice
"Kyle... io..."
"lo conoscevi?"
"è una storia complessa"

Credo di aver fatto una cazzata colossale
————————

Due settimane dopo

E sono ancora a casa Douglas, Jason sta per saltarmi addosso, Kyle lo prende e Lara ride. Il cucciolo è cresciuto troppo in fretta

"ciao foca" lo saluto e lui mi morde il pollice
"ciao ometto" mi da un bacio e mi prende il viso tra le sue manine.
Morirei per quel bambino.
"stasera pizza?"
"si!!!" sapevo di scegliere bene

Ore 23.00
"dovresti andare a dormire ora" Kyle è in cucina, intento a guardare il cane dormire "se lo guardi ancora un po' si consumerà" mi va di scherzare

"Jason lo ha chiamato Sauth"
"va bene"

Prendo un bicchiere di latte e lo bevo piano, quella casa mi era mancata, stare a piedi scalzi e spegnere le luci per ultima.

Si rialza piano, mi guarda dall'alto verso il basso e sorride nel vedermi nella mia solita tuta e top, senza tanti fronzoli e con poca voglia di raccogliere i capelli se non in uno chignon brutto e storto.

"ho paura di avvicinarmi a te"

Quasi sputo il latte "sto bene, non mi fa più male nulla"
"ti farò male"
"non lo farai, non sei cattivo"
"sono malato, ho tanti pensieri nella testa, ho la morte in testa, ho macchie di sangue in testa, ho urla, ho pianti e ho dolore. Mi faccio male"

"Kyle, ne stai parlando, è un segno di speranza"

"la speranza non l'ho mai avuta, ti voglio solo avvisare. Sai la mia storia, sai che ho ucciso, sai che sono stato cattivo e che non mi controllo" toglie le mani dalle tasche e le fa cadere sui fianchi, ha delle spalle larghe, il collo rilassato e una vena sale verso la mandibola.

Ha bisogno di un taglio di capelli, sono lunghi e ricci, lucidi e forse ancora umidi.
È perfetto, fuori e credo possa diventarlo anche dentro.

Non farlo, stai facendo l'abbonamento al dolore Megan...
Non è vero
È vero, ora basta, vai su
Lo voglio.

"non avere paura di me"
"stai lì, non venire da me"
Faccio un passo dopo l'altro, lui indietreggia recuperando ciò che io ho eliminato, arriviamo ad un punto dove basta un solo passo e c'è il muro

"tu non mi farai male" lo ripeto come se servisse anche a me...
Gli prendo il viso e come Jason, lo accarezzo. Lui chiude gli occhi e inspira.

Da lì è breve il passo, mi bacia velocemente e io non posso che esserne stupita e felice.

Gli permetto di continuare, le mie mani vanno sul suo collo e le sue mi abbracciano avvicinandomi ancora di più a lui. Le sue labbra sono morbide, sanno di arancia.

I nostri nasi si accarezzano piano e i nostri baci schioccano nel silenzio della notte.
"tu non puoi" riprendo fiato, e nel sentire le sue parole mi rassegno

"io posso, e tu?"

••••••••••••
CIAO BELLESSE ☁️

Aaaaaaaaah eccoloooooo
Spero vi stia piacendo, la mia amica aspettava con ansia questo momento
Aveva google traduttore pronto hahahah

Grazie per le 200 letture tra ieri e oggi, ancora non ci credo♥️

-mappleluzz 🥬

Cry but do not bleed [ IN REVISIONE ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora