Capitolo 36

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ALl'ospedale parcheggia vicino e tutto storto, mi spinge in ascensore sotto agli occhi di tutti. Lo riconoscono e più volte dicono il suo nome come se fosse un nemico nazionale.
Raggiungiamo il famoso studio del suo medico, nemmeno bussa, spalanca la porta.
Fortunatamente non c'è nessuno. I miei occhi terrorizzati e il mio corpo freddo incontrano quelli stupiti di lui
"signorin-"
"HA CHIESTO LEI DELLA MIA STORIA?!" urla trattenendomi ancora più forte
"KYLE, METTILA GIU'"
"RISPONDIMI!" le sue urla mi fanno chiudere gli occhi e voltare la faccia
"KYLE, METTILA GIU'!" lo dice una volta sola, e finalmente sento la sua mano mollare la presa
"tu sei malato" ringhio spaventata "dovresti andartene da questa città"
"NON AVEVI IL DIRITTO DI SAPERE LA MIA STORIA!" mi indica e parla al medico "lei" respira "non" punta il dito ancora più intensamente contro di me "doveva sapere nulla"
"non ha chiesto lei di te, sono stato io, lei voleva solo aiutarti"
"SEI CONSAPEVOLE CHE DOVRO' FARLA LICENZIARE!?"
"IO NON ME NE VADO ASSOLUTAMENTE!!!"
"beh è quello che ti costringerò a fare"

Passano 4 giorni, Megan piange, Jason pure e risale nella sua memoria il vecchio borsone di Kyle.
Sicuramente intatto anche dopo tormente spaventose...

Esco sul balcone della mia stanza e finalmente ho il coraggio e il tempo di aprire quel maledetto borsone.
La cerniera è usurata e il bottone della tasca davanti è ricucito più e più volte, con fili di colore diverso. Il mio cuore batte forte e delle piccole scosse elettriche mi pizzicano i polpastrelli delle dita. Il suono interrotto della cerniera mi vibra in testa e piano piano inizio a capire l'enorme errore che sto per fare.
Ma fino alla piena consapevolezza dei miei errori, io continuo ad esplorare ogni millimetro della sacca.
Sa di muffa e spazzatura, nonostante tutta l'acqua che si è preso...
Iniziamo.
Le cose dentro sono tutte rovesciate e incastrate in posizioni naturali, tolgo un mucchio di magliette macchiate di bianco e rosso, come se fosse tinta, estraggo due pantaloni pesanti come il marmo. Entrambi hanno si e no 8 tasche, piene di... proiettili?
PROIETTILI!?!
Saranno tre dozzine comode, e ora che faccio?
La mia ansia continua a spingermi a svuotarlo, anche se dovrebbe fermarmi dal tirare fuori un paio di scarponi totalmente distrutti e una lama lunga un dito contenuta in un astuccio trasparente.
C'è anche una borraccia e un contenitore in alluminio sigillato, che non aprirò... non ora.
Rimangono poche altre cose, un paio di coltelli, due cinture con buchi fatti e una foto.
Anzi due..
E nella seconda ci sono io.
Ci sono io, nella seconda foto.
Credo di mandare giù una palla di cemento, perché i miei polmoni di chiudono velocemente e la bocca dello stomaco entra ancora più in profondità, sento le viscere rigirarsi.
Quella foto era stata scattata durante una serata al Luna Park, ero andata con Jason e suo padre... ma nelle mie dita c'era solo il mio ritaglio. L'altra era una foto di Jason da piccolo, quando ancora portava il pannolino.
Quella sera al Luna Park, il padre di Jason aveva chiesto ad un ragazzo di uno stand di farci una foto
"dobbiamo tenerla di ricordo" aveva detto...
Allora perché mandarla oltre oceano!?
Dietro la foto di Jason c'è scritto "Jason"
E dietro la mia "compagnia 223-" la scritta si interrompe allo strappo della carta lucida... e mi fa andare in bestia.
Ho bisogno di risposte. E l'unico che può essere attendibile è il medico di Kyle. Decido di non lavare nulla, verso tutto in un mio vecchio borsone da ginnastica, saluto papà e gli dico di non aspettarmi per cena.
La mia destinazione? Terzo piano dell'ala ovest dell'ospedale.
In bus mi guardano tutti straniti, di certo un borsone così pesante non fa al caso di una ragazza minuta come me, ma mi limito a guardare fuori dal finestrino ogni fermata, fino alla mia dove scendo e mi trascino.

Busso per cortesia, ma so che non ce n'è bisogno
"l'orario delle visite è finito" sento sbuffare da dentro la stanza
"sono Megan" sbuffo anche io, ma dal peso enorme di Kyle.
La porta si apre velocemente e un viso corrucciato mi dice di entrare "mi scuso"
"perché a quest'ora e perché porta quel borsone?"
"ho bisogno di risposte. È il borsone di Kyle" lo avviso subito per non perdermi nel discorso, così metto in chiaro subito l'argomento
"te lo ha dato lui?"
"no, lo aveva buttato tanto tempo fa in un mega bidone dei rifiuti, io l'ho recuperato. Ma l'ho aperto solo oggi"
"perché?" sembra esausto ed è solo l'inizio. Sembra anche che abbia perso tutta la stima in me, ma ora io ci sono dentro
"voglio solo sapere."

Inizio ad estrarre le maglie
"quella vernice rossa che vedi, è la sabbia del deserto mischiata a saliva e colla, la usavano per dipingersi la testa"
"la testa?" mi immagino Kyle rosso e non mi dispiaccio più di tanto
"quando stavano appartati sotto le dune, dovevano portare gli occhi al livello della sabbia e non farsi vedere"
"e le macchie bianche?"
"per riconoscersi nella compagnia"
Compagnia, come la scritta dietro la mia foto...
"quale compagnia?"
"compagnia 223500"
"perché?"
"ogni compagnia resta unita e ha un codice di presenza, devi saperlo per farti riconoscere. Di solito serve per identificare le cose smarrite, come foto o oggetti di valore dei soldati. Loro lo scrivono dietro e se le perdono, sempre che venga ritrovato, gli viene fatto recapitare"
Cerco di dare forma alle mie parole, ma ne esce solo un sibilo roco.
"probabilmente avrai trovato dei coltelli e dei proiettili"
"tanti proiettili"
Sospira e guarda in alto, come se volesse dirmi una cosa ma non potesse. "ormai ci sei dentro..."
"ormai..."
"bene, allora ti dico che Kyle è fuggito dal campo di guerra ed ha intrapreso il viaggio fino a casa a piedi, o quasi"
"a piedi? Non è possibile"
"infatti, avrà chiesto dei passaggi..."
"..."
"spesso i soldati lo fanno, non ti devi stupire"
"okay, ma perché avere così tanti proiettili? E non una pistola..."
"mi piace il fatto che non sai nulla, la pistola l'ha gettata una volta uscito dalla zona rossa, i proiettili non poteva buttarli, perché se vedi bene ci dovrebbe essere scritto un codice. Quel codice lo identifica"
" sono spietati"
"si"
Non tiro fuori l'unica cosa per la quale vorrei veramente una risposta, butto tutto dentro e lascio lì coltelli e proiettili"
"che ne farai ora?"
"li ributto"
"io non lo farei"
"perché, dopo se la prenderebbe con me e lei sai benissimo cosa farebbe"
"potrebbe essere la cura"
"non credo, lo farebbe arrabbiare ancora di più. È da giorni che dovrei essere a lavorare, ma non posso varcare la soglia di casa Douglas. Di certo non lo farò con i suoi oggetti di guerra"
"lava ciò che si può salvare, tienili con te. Potrebbero servirti."
Ci salutiamo in fretta e me ne esco con ancora più terrore. Sono stata saziata con tante risposte, ma non abbastanza per capire il motivo della mia presenza mal ritagliata dalla foto.

•••••••
HEY BELESSE🕺🏼
Da ora in poi mi impegnerò a fare i capitoli più lunghi!
Grazie ancora
Non ho potuto rispondere al messaggio, ma perché Wattpad non me lo fa fare, però grazie per avermelo detto💋
-mappleluzz 🍝

Cry but do not bleed [ IN REVISIONE ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora