Capitolo 16: Dove vado da qui?

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Due anni prima, 04/03Città di San Diego

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Due anni prima, 04/03
Città di San Diego

Visito altri cinque siti internet differenti, prima di trovare quel che cercavo e scorro tra i vari link della pagina per giungere alla mia meta.
E questa volta, mi è bastato solo rimanere seduto sulla sedia della scrivania, al posto di ricevere placcaggi su placcaggi.
Clicco sulla mia scelta e studio con vivo interesse quel che trovo scritto in quelle poche righe: tutte informazioni delle quali necessito e che mi fanno capire che è la scelta giusta.
Porto il puntatore del mouse su quel riquadro e clicco, pronto a inserire tutto quel che chiedono, ma la voce di mia sorella mi fa sussultare sul posto e chiudere tutto.
Dannazione, dovrò ricercare tutto da capo.
«Sergio, disturbo?»
Ruoto la sedia nella sua direzione e mi lascio sfuggire un sorriso, nonostante tutto.
«No, Olly. Tu non disturbi mai, dimmi pure.»
Si avvicina a me con cautela, quasi avesse timore che le mie parole siano false, ma quando vede che non accenno a eliminare il sorriso dalle mie labbra o altro, sorride di rimando e si siede sulle mie gambe.
Il suo dolce profumo di pesche inonda le mie narici, arrivando al mio cervello; chiudo gli occhi, assaporando questo momento e poggio il mento sulla sua testa, in attesa che mi spieghi il motivo di questa sua visita.

«Sto pensando di entrare nella squadra delle cheerleaders all'inizio dell'anno prossimo; sarebbero crediti extra per i college, in futuro.»
Le sue parole entrano in me con la forza di mille frecce e l'immagine di lei vestita con gli stracci della squadra mi tornano in mente; devo pensare ad altro.
«E a quale college pensavi di iscriverti?» Le chiedo, cercando di distrarmi e di capire le sue reali motivazioni.
La sento prendere grossi respiri e rimanere in silenzio, come se stesse pensando solo adesso a questa domanda o se cercasse le forze per darmi la risposta. La prendo in braccio e la siedo sul letto, mettendomi al suo fianco, per poterla guardare più facilmente.
«Olly.» La chiamo, ma tiene le sue perle scure lontane da me; così sono costretto a prenderle il volto tra le mani e voltarlo nella mia direzione, anche se continua a tenere gli occhi bassi.
Mi sdraio a pancia in su, poggiando la nuca sulle sue cosce in modo da poterla guardare in viso senza che sposti gli occhi e le sorrido quando del rossore le imporpora le guance.
«Olly, piccola mia, voglio la verità da te.» Mi guarda, ma sembra ancora non sapere cosa dire, così poggio il palmo aperto sulla sua guancia per darle supporto. Lei si poggia meglio contro la mano, come a ricevere più calore da parte mia o sostegno e chiude gli occhi.
Mi concedo un lungo momento di contemplazione al suo viso, lasciando che l'amore che provo per lei si manifesti anche attraverso il mio sguardo e non riesco a smettere di pensare a quanto lei sia bella e perfetta ai miei occhi, poi chiudo le palpebre e nascondo tutto questo in fondo al mio cuore. Riapro gli occhi e la trovo ancora come prima e le pongo la domanda alla quale sono sicuro che non abbia ancora un risposta.

«Piccola, tu che cosa vuoi diventare?»
Apre gli occhi, puntandoli nei miei: marrone nel marrone e non serve altro per sentire come il mio cuore viene rubato da lei per l'ennesima volta, ma non distolgo lo sguardo.
Sei la mia priorità e la tua felicità è lo scopo della mia vita.
Si morde un labbro e la sua bellezza aumenta a dismisura, ma mi impegno al massimo per tenere il contegno e aspetto la sua risposta; non le metto fretta o pressione, attendo che sia lei a liberarsi del peso che le opprime il petto.
Rilascia un sospiro e il labbro si libera dalla presa dei denti e mostra su di sé il colore rosso scuro per la prigionia; vorrei solo baciarlo per fargli passare il dolore e, poi, morderlo a mia volta per rimarcare i miei sentimenti nei suoi confronti.
«Non ne sono sicura, fratellone; non sono come te, non ho le idee chiare come, invece, le hai tu.»
Le sue parole mi colpiscono e mi rendo conto di come lei si senta inferiore a me quando non ne ha assolutamente motivo.
«Lo sai che nemmeno io sapevo di avere le idee chiare finché non ho detto a papà quel che volevo? E neanche ne ero consapevole.»
I suoi occhi si sgranano e si fissano ancora di più nei miei, non credendo a quello che le sue orecchie hanno appena udito. Sorrido, cercando di infonderle una sicurezza che dovrebbe sempre appartenerle e non distolgo lo sguardo.
«Te lo giuro, Olly. È andata proprio così.»

Il mio amore sbagliatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora