Capitolo 1: Le belle ragazze non piangono

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Tre anni prima, 25/01Città di San Diego

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Tre anni prima, 25/01
Città di San Diego

«Sergio, disturbo?»
Mi volto verso la porta, trovandola quasi del tutto aperta e con il viso di Olive farci capolino. I suoi occhi, grandi e pieni di quel barlume infantile la vita non è ancora riuscita a toglierle, luccicano e mi sorridono.
Le sorrido di conseguenza, dimenticandomi del videogioco con il quale stavo giocando, ma il suono della mia sconfitta ci distrae entrambi.
Non distolgo gli occhi da lei, ma vedo i suoi rattristarti e dirmi, con voce ancora più flebile, che sarebbe tornata quando non avrebbe disturbato. Mi alzo e, con uno scatto, la raggiungo prima che abbia la possibilità di rinchiudermi ancora da solo all'interno di questa camera.
«Olly, tu non disturbi mai. Dimmi tutto.»
La vedo asciugarsi le guance e la stringo a me in un abbraccio.
«Non sopporto quando piangi, fai stare male anche me.» Borbotta qualcosa in risposta e la sento tirare su con il naso. La porto dentro la camera e faccio in modo che entrambi ci sdraiamo sul mio letto senza districare il nostro abbraccio.
Dopo qualche attimo, sposto le mani sui suoi fianchi e comincio a farle il solletico, riuscendo a farla ridere immediatamente. Mi scosto e alzo il suo viso prendendole il mento tra l'indice e il pollice, osservando come le sue guance paffute e ancora da bambina la rendano ancora più bella.
«Hai visto? Quando ridi sei la ragazza più bella dell'intero universo.» Le sussurro a pochi millimetri dal suo naso, prima di schioccarle un sonoro bacio su di esso.
Ridacchia ancora e poi si spalma sul mio torace, toccando e tastando la quantità di muscoli che quasi cinque mesi interi di football hanno iniziato a regalarmi.
«E tu sei sempre il più bello di tutti.»
Ascolto le sue parole e sento il suo respiro regolarizzarsi; il tutto mentre il mio cuore comincia a perdere un battito per poi riprendere la sua corsa in maniera sfrenata.
Non capisco, che cosa voleva dire con quella frase?

Mamma entra dalla porta, facendo attenzione a non fare rumore, visto il silenzio che deve aver sentito prima di arrivare qui

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Mamma entra dalla porta, facendo attenzione a non fare rumore, visto il silenzio che deve aver sentito prima di arrivare qui.
«Sergio, tu sai dove...» interrompe la sua frase appena posa gli occhi su di me e sulla proprietaria dei capelli scuri che sto accarezzando, abbassando subito dopo il tono della voce. «Ero venuta a chiamarvi perché è pronta la cena, la svegli tu?» Annuisco in risposta e lei torna in cucina.
Sono passate un paio d'ore da quando Olly è venuta a trovarmi in camera e da quando mi ha detto quella frase, ma io non sono ancora riuscito a capirne il significato nascosto.
Tantomeno sono riuscito a far pace con me stesso.
«Olly, piccola. È pronta la cena.»
Mugugna qualcosa e si rigira, mettendosi più comoda su di me. Il cuore torna a essere sul punto di esplodere e la mia testa continua a lottare contro di esso.
No, non può accadere.

Provo ancora un paio di volte a svegliarla, senza il minimo accenno di riuscita e sono sul punto di prenderla di peso per alzarla dal letto, ma qualcuno mi precede e si lancia su di noi.
«Liv! Sergio!»
Dei lunghi capelli rossi mi coprono la visuale, ma riesco subito a identificare la fonte di questo intervento non richiesto e tento di parlare per salutare la nostra migliore amica; però ottengo solo di sentirmi i suoi capelli fino in gola e comincio a tossire per eliminarli dalla mia bocca.
«Ma che cosa sta succedendo?» Mormora, con la voce arrocchita dal sonno, mia sorella mentre si alza e si siede, poggiando la schiena contro il muro rosso.
Finalmente, Alex scende dal mio corpo e mi lascia libero di respirare e parlare, così rispondo a Olly prima che lo possa fare lei.
«Succede che nostra madre ha mandato su questa pazza perché ha capito che io non riuscivo a svegliarti. O meglio, che tu non volevi alzarti.»
La vedo sorridere, colpevole, alle mie parole prima che si dedichi a LexLex. Le guardo parlare e ridere, mentre si abbracciano e saltellano sul mio letto e, per un minuscolo lasso di tempo, mi sento messo da parte, inutile.
Eppure, so che loro non pensano questo di me, anzi.

Olly si pone a pochi millimetri dal mio volto e mi guarda, colpito dalla forte voglia di baciarla che inizio a sentire, non riesco a interpretare il suo sguardo e lotto contro me stesso per tenere a freno degli istinti che non dovrebbero esistere.
Sono un mostro.
«Che aspetti a venire a tavola anche tu, fratellone?» sento la sua domanda e le sorrido, alzandomi in piedi per seguirle.
Mi prende per una mano e intreccia l'altra con quella di Alex, prima di donare un sorriso enorme a entrambi.
«Se ha cucinato Sum, vi rubo tutto. Siete avvertiti!» Detto questo, mia sorella ci lascia le mani e comincia a correre per accaparrarsi tutto il cibo possibile, mentre io e la rossa rimaniamo fermi a capire quel che è successo, per poi inseguirla.
La supero facilmente, sedendomi per primo al mio posto, ma dividendo le delizie che sarebbero state il mio premio con lei, che mi siede sempre di fianco.
Quando anche Alex ci raggiunge, inizia a lamentarsi del fatto che io non le abbia divise con lei, ma Olly la mette a tacere con una linguaccia e sua madre le mostra il piatto che le aveva riservato, facendo scoppiare tutti a ridere.
La mia priorità sarà sempre mia sorella.

Buongiorno cuoricini,Eccoci con il primo capitolo della storia del mio amatissimo Sergio; chi ha già letto "Come una goccia d'acqua su un incendio" saprà che cosa succederà, ma potrei riuscire a sorprendervi ugualmente

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Buongiorno cuoricini,
Eccoci con il primo capitolo della storia del mio amatissimo Sergio; chi ha già letto "Come una goccia d'acqua su un incendio" saprà che cosa succederà, ma potrei riuscire a sorprendervi ugualmente.
Spero che la sua storia possa piacervi quanto quella di Olly.

Spero che la sua storia possa piacervi quanto quella di Olly

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Ci vediamo con il prossimo capitolo

Ci vediamo con il prossimo capitolo

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Il mio amore sbagliatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora