Un anno prima, 21/02
Città di San DiegoOsservo mia sorella che mangia il suo piatto con gusto, le sue labbra avvolgono la forchetta più e più volte e io deglutisco ogni volta che lo fa.
«Sergio? Non mangi?»
Scuoto la testa e abbasso lo sguardo sul mio piatto ancora immacolato e mi insulto da solo quando il mio stomaco borbotta alla vista di quel che lo riempirà a breve; sorrido a mia madre e le dico che ero solo sovrappensiero.
Il che è anche vero, è da ieri che non riesco a smettere a quel che è successo nella camera di mia sorella e agli sviluppi che non ci sono stati.
La conversazione, attorno a me, si snoda verso orizzonti che non osservo, né cerco di comprendere perché sono fermo a ricordare le mani di mia sorella attorno alla mia virilità; al piacere che mi ha provocato essere toccato da lei e il mio timoroso tentativo di ricambiare il favore a lei. Continuo a pensare a come mi sono fermato al bordo dei suoi pantaloni, non riuscendo ad andare oltre e al panico che non sono riuscito a nasconderle; ricordo come mi sono alzato di scatto dal letto e ho compiuto qualche passo indietro, allontanandomi da lei senza scappare.
Rivango i ricordi di come siamo rimasti a fissarci a lungo, prima che io riuscissi a rivestirmi e sedermi al suo fianco, mentre mangio e osservo i lunghi capelli scuri di mia madre oltre le sue spalle.Sussulto al tocco di una mano sul mio braccio e torno alla realtà, smettendo di vedere e sentire ancora e ancora le parole che ci siamo scambiati io e Olly quando le ho passato i vestiti di cui l'avevo privata. È proprio di mia sorella la mano che è ancora poggiata sul mio bicipite e i suoi occhi mi fissano con mille domande al loro interno e il suo sorriso mi incita a essere sempre il solito Sergio.
Le sorrido e aiuto a sparecchiare, poi mi chiudo in camera mia per sdraiarmi sul letto a pensare; continuo a riportare quei momenti alla memoria, come se questo potesse aiutarmi a cambiarli, a renderli meno veri. Come se potesse servire a cambiare me.
Chiudo gli occhi, stanco di osservare quel soffitto troppo chiaro per i miei gusti e mi lascio cullare da ogni momento dolce che ho condiviso con mia sorella, in poco tempo, il cervello si annebbia e intorno a me diventa tutto nero; portandomi in un sonno profondo e, spero, privo di sogni.Quando mi sveglio, avverto subito le carezze sui capelli e degli sbuffi d'aria fredda che raggiungono il mio viso; tengo gli occhi chiusi per cercare di capire di chi si tratta e annuso il profumo dell'intruso. Olly.
«Hai voglia di farmi un po' di spazio tra le tue coperte?»
Rimango in silenzio ancora un attimo, fingendo di dormire, ma un colpo di tosse cerca di smascherarmi e sono costretto ad aprire gli occhi e fissare la luce che illumina gli occhi di mia sorella; avverto il sorriso sulle sue labbra e mi sposto, permettendole di sdraiarsi al mio fianco.
Rimango sdraiato supino e osservo le ombre scurire anche il soffitto e cerco, a tentoni, la mano della ragazza che amo, trovandola in poco tempo.
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Il mio amore sbagliato
Teen FictionATTENZIONE: Questa storia è da considerarsi un prequel di "Come una goccia d'acqua su un incendio", storia che trovate sul mio profilo. La lettura delle storie non ha un ordine e potete decidere qualche leggere prima o se leggerne solo una delle due...