Capitolo 17: E se decidessi che tu sei il mio destino?

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Due anni prima, 13/04Città di San Diego

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Due anni prima, 13/04
Città di San Diego

Osservo, da lontano, Olly che conversa serenamente con delle ragazze del suo anno, ridendo e scherzando con loro. La osservo e noto come ci siano più ragazzi che spesso le si avvicinano per chiederle qualcosa e poi andarsene senza il sorriso sulle labbra; cerco di scoprire quale dei tanti potrebbe quello per il quale ha preso una cotta. Non ottengo risultati però, li tratta tutti nella stessa maniera e nessuno riesce a imporporare le sue guance o fa scattare qualcosa in lei.
La conosco così bene che potrei accorgermene anche a chilometri di distanza.
«Che cosa mi nascondi?» Bisbiglio la domanda al vento di metà aprile, rivolgendola a mia sorella; ma viene udita da qualcun altro
«Hai gli occhi anche sulla nuca? Altrimenti non si spiega il fatto che tu mi abbia sentito arrivare.» Jason, dalla voce inconfondibile, mi dà una poderosa pacca sulla spalla e io mi accartoccio su me stesso per il dolore che mi provoca.
Non mi è ancora guarita la botta presa nell'ultima partita.
«E comunque, amico, non ti nascondo nulla; perché dovrei?»
Rimango in silenzio e cerco di nascondere i segni del mio malessere e torno a tenere dritta la schiena.
«Dannazione, amico! Certo che ti hanno ridotto proprio male la volta scorsa?»
Vedo che alza la mano, con l'intenzione di replicare il gesto di prima; lo fulmino prima e lui le alza entrambe per scusarsi.
«Non so come sopravviverò all'allenamento di oggi, in queste condizioni.» Ammetto, senza vergogna, confidando questa mia debolezza al mio migliore amico.
Si siede sul muretto, al mio fianco e fissa un punto di fronte a sé; mentre io torno a osservare mia sorella e le sue dita che si intrecciano ai suoi lunghi capelli corvini racchiusi nella solita coda alta.
«Magari il coach ti grazia oggi.»

Gli lancio un'occhiata, dopo questa sua uscita, e rimaniamo in silenzio; sappiamo entrambi che questa è solo una mera speranza che verrà spazzata via appena metteremo piede dentro lo spogliatoio.
«Già, forse.» Rispondo, senza pensarlo davvero e lascio libero il mio sguardo, osservando tutto quel che ci circonda come se non lo avessi mai visto.
«Tu ci andrai al Ballo?»
Mi volto verso di lui e lo trovo intento a osservarmi con interesse e una punta di timore nello sguardo, poi torno a rivolgermi al verde che mi circonda.
«Non saprei, non sono molto convinto. Come mai questa domanda?»
Porta indietro la schiena, stiracchiando i suoi muscoli e poi appoggia i gomiti contro le ginocchia.
«Perché così so di avere una possibilità in più per poter invitare qualche bella fanciulla.»
Scoppio a ridere e gli tiro una manata sulla spalla; per vendicarmi di quella che mi ha regalato lui prima. Quasi perde l'equilibrio e io non faccio altro che ridere ancora di più.
«L'unica cosa che ti ha sempre fermato dall'invitare qualcuna è solo la tua timidezza, amico mio. Io non c'entro affatto!»
Scuote la testa, ma rimane in silenzio, osservando quel che gli si para davanti e punta il dito in un punto a caso.
«Lei, inviterò lei al ballo.»
Seguo la direzione del suo dito e rischio di perdere la mascella quando capisco che è proprio Olly quella che lui vuole invitare, mi alzo di scatto; pronto a fermarlo, ma lui l'ha già raggiunta e si è messo a parlarle.

Mi avvicino, cercando di non destare sospetti e rimango a portata d'orecchio; sento come lei rida a una sua battuta e come lui cerchi di mostrarsi per qualcuno che non è. Mi pietrifico quando lui sgancia la bomba e tutte le amiche di mia sorella trattengono il fiato a sentire quella proposta da un giocatore di football; neanche fosse un normale giocatore, ma è il nostro quarterback e tutte lo amano.
Ma non potevo farmi amico un nerd che non avrebbe mai osato fare una cosa del genere?
Osservo come mia sorella sia rimasta a corto d'aria e come sembra riflettere a lungo sulla risposta da dare; rimango a guardare anche quando i suoi occhi si puntano nei miei e una scintilla li anima.
«Mi dispiace, Jason, non posso venire al ballo con te. Sto aspettando l'invito da parte di una persona speciale.» Vedo ancora i suoi occhi collidere con i miei, per poi tornare in quelli del suo interlocutore.
Mi allontano, senza spostare i miei occhi da loro e li vedo continuare a parlare come se niente fosse; alla fine il mio amico torna da me con un grande sorriso sul volto e gli occhi pieni di luce.
«Avevi ragione, la colpa è sempre stata mia: le quattro ragazze che circondano quella con la coda si sono tutte proposte di accompagnarmi al ballo!»
Rilascio un sospiro di sollievo e i muscoli smettono di essere tesi; gli regalo un sorriso e gli tiro un'altra pacca.
«Andiamo agli allenamenti, che è meglio.»

Il mio amore sbagliatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora