Capitolo 18: Perché non posso baciarti sulla pista da ballo?

147 17 68
                                    

Due anni prima, 12/06Città di San Diego

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Due anni prima, 12/06
Città di San Diego

Osservo il riflesso che lo specchio mi regala e osservo con occhio critico tutto questo nero con il quale mi sono vestito. Per la prima volta da quando ho memoria, vorrei essermi addobbato con mille colori, come si fa con l'albero di Natale; ma mi è stato impedito di farlo.
Sento bussare alla porta e mi volto verso di essa, dando il permesso di entrare a chiunque si trovi lì fuori: mia madre sembra camminare in punta di piedi, come se avesse paura di disturbare e vedo i suoi occhi luccicare anche in questa penombra nella quale mi sono nascosto.
«Il mio bambino sta diventando grande!» Mi abbraccia e poi si stacca subito, mettendosi a sistemare i vestiti che mi ha stropicciato. «Sei così bello, piccolo mio.»
Continua, dandomi una carezza sulla guancia liscia e fissandomi dritto negli occhi, in un tripudio di somiglianze e affetto incondizionato.
«Posso entrare o disturbo?» La voce di mio padre mi coglie impreparato, ma mi volto subito nella sua direzione e gli faccio un cenno d'assenso: tiene una fiore di uno strano colore tra le mani e lo incastra alla perfezione all'interno del taschino della giacca.
«Non perderla mai d'occhio.» Mi mormora, solamente.

Mi lasciano solo e torno a osservare il mio riflesso, riuscendo a vedere perfettamente la rosa verde che dà l'unico tocco del colore al mio outfit; chiudo gli occhi e prendo un bel respiro.
A quanti ragazzi è consentito portare la propria sorellina al ballo? E quanti di loro ne sono innamorati come lo sono io di lei?
«Andiamo, è solo un ballo.» Cerco di dire al me stesso dello specchio per autoconvincermi che andrà tutto bene, ma il tremore che avverto nel mio tono mi fa capire che sono molto lontano dal mio obiettivo.
Prendo un altro respiro ed esco dalla stanza, raggiungendo il salone dove il resto della mia famiglia mi aspetta. Non mi chiedo quale sarà il colore del suo abito, l'ho capito nel momento esatto in cui ho visto il colore del fiore nel mio taschino, né mi interessa sapere se sarà pieno di roba luccicante o corto fino al ginocchio; le uniche cose che mi interessano sono l'acconciatura che avrà e la felicità che spero splenda nei suoi occhi.
Sto arrivando Olly, spero che sarai contenta di avere me come cavaliere.
La prima cosa che mi colpisce è tutto il verde che la circonda, poi riesco a mettere a fuoco la sua nuca e rimango a bocca aperta nello scoprire che ha lasciato i capelli sciolti sulle spalle. Tutto il resto del mondo scompare, mentre io continuo a tenere i miei occhi puntati su quei suoi lunghi e setosi capelli scuri che le adorano la schiena.
Poi si volta e incrocia il mio sguardo; il suo si illumina subito e mi viene incontro come ho visto fare solo alle protagoniste dei film romantici che lei e Alex mi costringono a guardare. Mi riscuoto dallo stato di contemplazione nel quale ero caduto e compio un paio di passi, impaziente di averla tra le mie braccia e poter inalare il suo dolcissimo profumo di pesche. L'abbraccio e la cullo tra le mie braccia, mentre il mio cuore comincia una galoppata infinita per l'amore che provo per questa ragazza che conosco fin dalla sua nascita.

«Ragazzi, dobbiamo fare le foto prima che arriviate in ritardo.»
Io e Olly ci separiamo a malincuore e ci mettiamo in posa per il servizio fotografico al quale mia madre ci vuole sottoporre: le avvolgo un braccio attorno alla vita e la stringo contro di me, volto la testa e mi abbasso leggermente per posarle un bacio tra i capelli.
«Sbaglio o sei cresciuta nell'ultima, piccola?»
Avverto il suo sorriso senza vederlo e torno a tenere la schiena dritta, mentre mia madre ci chiede di metterci in una posa differente e lei si alza leggermente il lungo vestito per mostrarmi i tacchi argentati che porta ai piedi; le rivolgo un sorriso sghembo e osservo le sue braccia, coperte da lunghe e leggere maniche portarsi ai lati della nuca per sistemarsi i capelli. Il cellulare interrompe i miei sguardi e lo recupero dalla tasca dei pantaloni eleganti che indosso e vedo il messaggio del mio amico che afferma che la festa sta già cominciando. Prendo mia sorella sottobraccio e dico ai nostri genitori che siamo in ritardo, così papà recupera le chiavi dell'auto e ci dice che ci aspetta fuori.
«Mi raccomando, divertitevi ragazzi!»
La salutiamo con dei baci sulla guancia e usciamo dalla porta; il vento fresco mi fa alzare gli occhi al cielo e sorridere al manto ancora chiaroscuro della sera di fine primavera.
«Sergio? Andiamo?»
Torno a osservare Olly e le rivolgo un sorriso felice e luminoso, prima di aprirle la portiera dell'auto e farla accomodare. Una volta che è chiusa dentro, torno a osservare quel cielo che si sta scurendo e riempiendo, pian piano, di stelle e ringrazio chiunque sia lassù per tutto questo.
«Giuro che la proteggerò sempre, a qualunque costo.» Sussurro al vento, un secondo prima di salire anch'io sopra l'automobile di papà e chiedergli di partire.

Il mio amore sbagliatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora