Jerk

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«sono a casa» urlo entrando dalla porta principale per avvertire del mio arrivo.

Raggiungo la cucina e con sorpresa trovo tutti a casa, ho forse scordato il compleanno di qualcuno?

«ciao famiglia» saluto ancora sulla soglia della stanza, lanciando due baci in aria in segno di saluto verso tutti; andare da ogni singola persona sarebbe troppo lungo.

Mi siedo al mio posto ed inizio a mangiare la pasta che mia mamma mi ha gentilmente preparato.

«come mai tutti a casa?» chiedo sorridendo, versandomi dell'acqua nel bicchiere.

«è già martedì Lili, te ne sei dimenticata?» allude a non so cosa mia madre.

Do una botta alla gamba di mia sorella Sara che si trova di fronte a me, ma l'unica risposta che ricevo è un'alzata di spalle con fare confuso.

Tento con Naomi, che si trova alla mia sinistra, ma la reazione è la stessa, e poi d'istinto do una gomitata anche alla mia destra, dove però c'è Alex, che dubito possa darmi una risposta alla mia domanda.

Sospiro leggermente e sposto di nuovo il mio sguardo verso il mio piatto; finché ad Alex viene voglia di parlarmi, ed a me di sotterrarmi per la vergogna.

«Liliii» dice lui allegro e pimpante.

Quando ha imparato il mio nome, che è stata la sua prima parola: ho esultato anche in lingue a me sconosciute, ma quando si fissa a ripeterlo mi verrebbe da prenderlo a pugni.

«dimmi Ax» rispondo dandogli un bacio sulla guancia.

«opo iami Ben co me?» "dopo chiami Ben con me" mi chiede sorridente, facendosi capire da tutta la famiglia, che inizia a farmi domande.

«Chi è Ben?» chiede Tara confusa, non ricordando probabilmente di aver mai sentito nominare questo nome. Ultimamente parlo poco con Tara, dovrei riniziare a romperle di più.

Porca puzzola, sono in imbarazzo senza motivo di esserlo, e questo non può che farmi sentire ancora più vergogna.

«amico Lili» spiega Alex ed iniziano a fissarmi.

«perché mi state guardando così? Mettete paura» rido cercando di spostare il punto della mia attenzione altrove.

«non sapevo avessi un nuovo amico» ammette Sara che era rimasta letteralmente a bocca aperta.

«nemmeno io» aggiunge Naomi scioccata quanto la sua gemella.

«neanche io» mi osserva Rebecca con un sorriso inquietante sulle labbra.

Ho tanti amici maschi, non capisco perché mi stiano guardando come se avessi confessato di provare attrazione verso gli animali.

«ho milioni di amici maschi, perché fate le sorprese in questo modo?» chiedo ridendo, guardandomi intorno in cerca di qualche appiglio dal quale poter cambiare discorso.

«si ed anche milioni di appuntamenti rifiutati, ma questo non cambia le cose» spiega Tara con gli occhi a cuoricino.

«ma di che state parlando?» chiedo io non capendo un tubo.

«ecco perché eri così strana ultimamente» dice Noemi sorridendo anche lei.

Io continuo a girare il mio sguardo tra queste 4 sceme che si fanno troppi film mentali.

«LILI HA LA SUA PRIMA COTTA» urlano insieme come se si fossero messe d'accordo per farlo e salendomi addosso per abbracciarmi.

I miei non hanno reazione, sorridono ma non si intromettono. I miei genitori non sono affatto severi quando si parla di ragazzi, loro si sono innamorati quando avevano solo 15 anni.

Mi sento un po' come in quei film dove la protagonista annuncia di essere incinta e tutti gli altri attori fanno la fila per congratularsi della gravidanza.

Sono forse incinta e non lo sapevo?

Mentre eravamo tutti intenti a ridere per la scena appena avvenuta il campanello suona, facendomi sentire una cogliona completa quando aprendo la porta vedo l'unica persona al mondo che non sopporto= nonno Alberto.

«ciao» sussurro spostandomi di lato per farlo passare, ed alla sua risposta mancata, provo una strana tristezza nascere dentro di me.

«ciao nipotine» dice Alberto sorpassandomi e salutando tutta la mia famiglia, tranne me.

Ed adesso ricordo cosa dovesse succedere questo martedì: la visita del mese del diavolo, e no, non parlo del ciclo, ma dell'uomo più insopportabile sulla faccia della terra, Alberto Caputo.

Salgo le scale non volendo vedere o ascoltare niente di quello che succederà nelle prossime ore.

Avevo 3 anni quando ho capito di non piacere a quello che avrei voluto chiamare nonno, ricordo perfettamente il suo discorso da perfetto stronzo, nel quale sosteneva che non essendoci tra noi alcun legame di sangue, non dovessi perciò considerarmi alla pari delle mie sorelle.

Mi chiedo spesso come abbia fatto mio papà a crescere con una persona del genere, e l'unica risposta che riesco a trovare è che forse davvero il sangue non conta, e famiglia è solo un gruppo di persone che si vogliono bene reciprocamente.

Prendo il telefono per distrarmi e scrivo a Ben.

A numero sconosciuto
Ciao

Da numero sconosciuto
Ehi.

A numero sconosciuto
Tutto bene?

Da numero sconosciuto
Si, tu come stai?

A numero sconosciuto
Sei a lavoro?

Da numero sconosciuto
Improvvisa voglia di gelato?

A numero sconosciuto
No
Improvvisa voglia di stare con un amico :)

Da numero sconosciuto
Sono qua,ti aspetto.

Prendo le chiavi del motorino ed esco di casa, non prima di aver salutato tutti.

Arrivo alla gelateria con un incredibile voglia di gridare, o mangiare, ma probabilmente più la seconda.

«ciao Lili» mi viene incontro Ben in maniera un po' impacciata.

«ehi» rispondo abbracciandolo, e lui ricambia subito il mio gesto d'affetto.

Ben torna dietro il bancone e prende una coppetta, ma mentre la sta per riempire di panna lo blocco.

«no, oggi voglio qualcosa di dolce, mi dai nutella e nocciola?» sussurro triste guardandolo.

«certo, come mai questo cambiamento?» dice passandomi il mio ordine, ma non prendendo i soldi che lascio sul bancone.

«Oggi offre la casa» mi spiega quando nota la mia faccia confusa.

«che ti succede?» chiede sedendosi ad un tavolo con me.

«sto bene» sforzo  un sorriso e torno  a concentrarmi sul mio gelato buonissimo.

«vuoi che andiamo giù e parliamo un po'?» sussurra preoccupato dopo circa due minuti di silenzio imbarazzante.

«si ti prego» lo guardo negli occhi, senza lacrime da far scendere.

Lollypops #wattys202Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora