Entro in casa cercando di fare il meno rumore possibile. Ho già ormai praticamente dimenticato la questione nonnaccio.
Non so dove siano, e non saluto nemmeno, meno disturbo e meglio è.
Mentre sono in camera mia sento bussare, e senza aspettare risposta, come è tipico in questa famiglia, entra mio padre con una faccia dispiaciuta.
«ehi» gli sorrido.
«ehi piccola, volevo scusarmi» mi risponde venendosi a sedere sul mio letto.
«di cosa?» chiedo capendo ovviamente a cosa si riferisce, ma non il motivo per cui debba essere lui quello a scusarsi.
«per quello che è successo stamattina, ti sei sentita costretta ad andartene dalla tua stessa casa, e questo non mi piace» mi spiega accarezzandomi il ginocchio.
«ma papà, non è colpa tua tranquillo» lo abbraccio. Non sono arrabbiata con lui.
«abbiamo litigato con il nonno, tutti quanti, se avessi sentito quanto abbiamo gridato probabilmente adesso saresti sorda» mi strappa un sorriso.
«davvero?» dico con una punta di speranza nella voce.
«ma ovviamente, stai scherzando? Sei parte della famiglia, e la famiglia si difende SEMPRE» risponde sincero, ricordandomi quello che è stato il mio motto dalla nascita, o meglio, dall'adozione.
«si, ma anche lui fa parte della tua famiglia» sussurro dispiaciuta, visto che ha discusso con suo padre per me.
«Lili, non dire cazzate, famiglia non è sangue, è qualcosa che va oltre. e tu questo lo sai bene» mi riprende mettendo una mano sulla mia guancia destra.
«ti voglio bene papà» dico sorridendo felice.
«anche io figlia, anche io» sta ancora seduto sul mio letto.
«vai giù se vuoi, io e te viviamo insieme, tu e l'innominato vi vedete una volta al mese, lo so che vuoi passare del tempo con lui» ammetto guardandolo negli occhi sincera.
«no, è tanto che non sto un po' con te. Chi è questo famoso Ben?».
Con tutte le cose successe oggi avevo quasi dimenticato della figuraccia successa durante il pranzo, e probabilmente adesso mi toccherà fare questo discorso milioni di volte prima che capiscano che Ben è solo un amico.
La porta si spalanca di nuovo, facendo così entrare tutte le mie sorelle con mia madre, ed Alex addormentato tra le sue braccia.
Non posso che allargare le braccia in attesa di un abbraccio di squadre che non tarda assolutamente ad arrivare, la famiglia viene prima di tutto.
Scendiamo insieme al piano di sotto, come un blocco unico, e ci mettiamo a tavola per cenare.
Mamma ha preparato una crostata, nonché l'unica cosa buona che le riesce, e non posso che pensare che lo abbia fatto per farsi perdonare da me, nonostante io non sia ormai arrabbiata con nessuno di loro.A tavola nessuno parlava, fortunatamente la visita è mensile, altrimenti a quest'ora mi sarei già sparata in testa; odio la tensione a tavola, ho bisogno di relax mentre mangio.
Do la buonanotte e saluto tutti, compreso Alberto, che di gentilezza e sfacciataggine non ce ne è mai trappa. Torno in camera mia.
Prendo il telefono e trovo parecchi messaggi non letti, ma decido di aprire per primi quelli della chat con Charlie, o meglio, di chiamarla direttamente, dato che i suoi messaggi sembrano scritti in una lingua antica.
«ciao amica» la saluto quando accetta la chiamata.
«ciao anche a te amica» risponde lei con un tono allegro.
«e così ti sei addormentata a casa di Zack eh» scherzo io.
«si, sono stupida lo so» ride lei.
«si vabbè ma quello lo sapevo anche io prima, voglio i dettagli scema, come ti sei addormentata? Con la bocca aperta?» chiedo curiosa.
«Liliii guarda che paranoie mi devi far fare»
«daiii scherzo, raccontami tutto e basta»
«allora» inizia con una voce che mi fa scoppiare a ridere, ancora.
« non fare così peròoo» si lamenta dato che continuo a bloccarla senza nemmeno rendermene conto.
«scusa scusa hai ragione»
«dicevo, mi ha invitata da lui a vedere un film, e da perfetta genia mi sono addormentata sul divano, sono o non sono una cogliona?» Mi spiega lei.
«oh si che lo sei, era così noioso il film?» chiedo immaginandomi la scena di Zack che parla da solo, mentre la mia amica in realtà dorme.
«non ne ho idea, non ricordo nemmeno il titolo, probabilmente sono crollata alla prima scena» ammette divertita quanto me.
« noo Charlie giuro morta, ti adoro troppo quando fai ste cazzate»
«ma dopo quanto ti sei svegliata?» continuo.
«mi sa un sacco, ma non lo so, lui non mi ha svegliata, forse credeva che mi sarei arrabbiata, ricordo solo che mi sono trovata sul divano sopra di lui, e la prima cosa che ho detto, o meglio gridato, è stata " mamma sono in ritardo per la scuola perché non mi hai svegliata"» racconta lei.
«pensa se hai russato» la prendo in giro.
«pensa invece se ho parlato, roba tipo "quanto sei figo" o cose del genere, ho praticamente firmato il mio contratto per la morte» pensa lei allegra.
Il miglior modo per affrontare una figuraccia è riderci sopra.
«noo ci sarebbe di peggio, tipo sbavare, hai visto se magari ti è colata la saliva su di lui?» mi accascio a terra per le troppe risate.
«oddio speriamo di no»
«anyway» inizio io provando a tornare seria.
«anyway» ripete lei.
«Zack ti ha detto che ho chiamato?» chiedo io per iniziare il discorso "scroto".
«si, ha detto che dovevi raccontarmi un sacco di cose, sono tutta orecchi sorella» mi da la parola.
«non puoi capire cosa è successo oggi» inizio.
«no, ma immagino centri un certo ragazzo inglese di nome Ben» risponde.
«si, devo ammettere che ci hai mezzo azzeccato, brava amica» le dico, per poi cominciare a raccontarle tutto quello che mi è capitato, tranne la cosa dell'infanzia di Ben, le cose private degli altri non si condividono con nessuno.
STAI LEGGENDO
Lollypops #wattys202
Ficção AdolescenteUn gioco stupido, Un gelataio scorbutico, Una leccalecca invitante, Ed una ragazza pazza, Esiste qualcosa di più scoppiettante? Se l'incoscienza adolescenziale avesse un nome, probabilmente sarebbe quello di Lili Caputo. Scema al punto giusto...